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Il potere dell'unità rende possibile l'impossibile - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:59

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    Il potere dell’unità rende possibile l’impossibile

    È grazie al legame con il maestro che noi discepoli riusciamo a creare unità tra noi e a sviluppare una forte fede. Finché abbiamo questo legame fondamentale, questo punto di origine della fede, qualunque cosa accada non saremo mai sconfitti

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    È grazie al legame con il maestro che noi discepoli riusciamo a creare unità tra noi e a sviluppare una forte fede. Finché abbiamo questo legame fondamentale, questo punto di origine della fede, qualunque cosa accada non saremo mai sconfitti

    Il Buddismo è nato per far sì che tutte le persone diventino felici. Nichiren Daishonin ci ha lasciato il Gohonzon e il Daimoku, una pratica semplice e accessibile a tutti, e ha affidato a noi discepoli, alle generazioni future, il compito di propagare la Legge per offrire a ogni persona il mezzo per migliorare la propria vita. L’importante quindi è praticare come insegna il Daishonin, con lo stesso spirito. Poiché «è il cuore che è importante» (RSND, 1, 889), quel che conta è il nostro desiderio sincero di rendere felici tutte le persone.
    A volte ci chiediamo perché, pur recitando Daimoku, non realizziamo i nostri obiettivi. All’inizio va bene praticare solo per i propri desideri, ma una volta sperimentato che la pratica funziona non possiamo continuare a pregare solo per noi stessi.
    Cerchiamo di comprendere ciò che scrive il Daishonin: «Adesso siamo entrati nell’Ultimo giorno della Legge e il Daimoku che io, Nichiren, recito è differente da quello delle epoche precedenti. Questo Nam-myoho-renge-kyo comprende sia la pratica per sé sia l’insegnamento agli altri (RSND, 2, 925).
    «Insegnamento agli altri» significa fare shakubuku, far conoscere il Buddismo affinché anche gli altri possano fare la loro rivoluzione umana e trasformare il karma.
    Fin dall’inizio bisogna trasmettere la pratica corretta: Daimoku, studio, shakubuku, spirito dell’offerta, cercando di far comprendere il significato profondo del Buddismo di Nichiren Daishonin. Spesso si pratica solo per se stessi e manca la pratica per gli altri, cioè lo shakubuku. Ma il Daimoku è per sé e per gli altri, per cambiare insieme e diventare felici tutti: questo è l’obiettivo del Budda.
    Se non trasmettiamo la Legge mistica, se non offriamo anche agli altri la possibilità di diventare felici, non stiamo rispettando ciò che ha fatto il Daishonin.
    Con il Daimoku bisogna risvegliare dentro di sé questo desiderio, ricercare profondamente l’intenzione di far star bene ogni persona. Con questa azione stiamo realizzando kosen-rufu.
    Ogni volta che si recava nei vari paesi, sensei recitava Daimoku con tutto se stesso per richiamare e far emergere i Bodhisattva della Terra. La stessa cosa vale per noi oggi.
    Non esiste una tecnica particolare per realizzare l’obiettivo dei 20.000 membri giovani: bisogna fare Daimoku con una forte decisione! Sicuramente le nostre capacità sono limitate, ma tutto inizia dalla preghiera al Gohonzon. Non esiste altra strategia.
    Un altro elemento fondamentale è l’unità di itai doshin. Il Daishonin afferma con chiarezza che l’unità di “diversi corpi, stessa mente” è la chiave per vincere sempre, e questo tipo di unità si crea soltanto con una forte preghiera. Il presidente Ikeda scrive che quando persone diverse lavorano insieme, possono realizzare molto di più della somma dei loro sforzi individuali (cfr. NR, 426, 3). Ciò significa che unendo diverse forze, diversi tipi di persone, il risultato si moltiplica in modo esponenziale, e si ottengono risultati incalcolabili.
    In tutto il mondo i membri della SGI si stanno impegnando per kosen-rufu tenendo a mente le parole del Gosho: «Sebbene Nichiren e i suoi discepoli siano pochi di numero, poiché hanno lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, realizzeranno sicuramente la loro grande missione di propagare ampiamente il Sutra del Loto» (RSND, 1, 550). Questa è la chiave della vittoria.
    Se ciascuno di noi si alza come discepolo di sensei, sicuramente potrà creare un grande cambiamento. Come scrive Ikeda: «Il legame di maestro e discepolo è ciò che ci ha permesso di lavorare insieme in armoniosa unità e con una forte fede» (cfr. NR, 426, 4).
    È grazie al legame con il maestro che noi discepoli riusciamo a creare unità tra noi e a sviluppare una forte fede.
    Finché abbiamo questo legame fondamentale, questo punto di origine della fede, qualunque cosa accada non saremo mai sconfitti.

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    La chiave della vittoria
    di Daisaku Ikeda (cfr BS, 158, 59)

    Dal settembre 1957 una nuova ondata di kosen-rufu a livello regionale iniziò a pervadere il paese. […] Ovunque andassi, sottolineavo sempre l’importanza delle visite a casa e delle guide personali per stabilire con i membri forti legami a livello individuale.
    Per sfruttare al massimo ogni momento, prima e dopo le riunioni andavo a trovare una persona dopo l’altra, e quando avevo tempo solo per fermarmi a conversare sulla porta promettevo che sarei tornato un’altra volta. Prendevo nota dell’indirizzo di ognuno e spesso inviavo loro cartoline con messaggi di incoraggiamento. Tenevo anche riunioni informali e sessioni di domanda e risposta in modo che i membri potessero conoscere me e conoscersi fra loro.
    Ascoltavo i problemi di lavoro dei giovani uomini o i problemi familiari degli uomini. Recitavo con loro e li incoraggiavo con tutto il cuore. Ero determinato con tutto me stesso e facevo il massimo, volevo che tutti potessero assaporare pienamente la gioia di praticare il Buddismo di Nichiren Daishonin.
    Ogni persona ha una missione che è solo sua. Tutti sono individui capaci, tutti sono compagni che condividono profondi legami karmici. Il modo per far crescere le persone è incontrarle, è importante fare uno sforzo per andare verso gli altri, per stabilire un rapporto con loro.
    La chiave per la vittoria si trova nelle attività di base, svolte in maniera regolare e ininterrotta: gli zadankai, le visite a casa, le guide personali, le sessioni di domanda e risposta, le riunioni informali.
    La SGI è cresciuta grazie a questi solidi e tenaci sforzi, costanti come l’acqua che scorre. Questa formula non cambierà mai, anzi vorrei dire che non dobbiamo mai permettere che cambi. […]
    Incontriamo i giovani. Facciamoli crescere con tutte le nostre forze. E possano i giovani a loro volta alzarsi e svolgere un ruolo trainante per la felicità e il benessere della propria comunità.

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