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Il potere dello spirito umano - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:10

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    Il potere dello spirito umano

    In questa puntata della serie “Impariamo da La nuova rivoluzione umana”, tratta dal Seikyo Shimbun del 27 marzo 2019, il vicepresidente Hiromasa Ikeda evidenzia alcuni punti salienti del sesto volume

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    In questa puntata della serie “Impariamo da La nuova rivoluzione umana”, tratta dal Seikyo Shimbun del 27 marzo 2019, il vicepresidente Hiromasa Ikeda evidenzia alcuni punti salienti del sesto volume

    Punti principali:

    • Un dialogo volto alla comprensione reciproca tra culture diverse
    • Lo spirito di sostenere i membri
    • L’atteggiamento nello studio del Gosho

    Nei primi due capitoli del sesto volume, “Terra preziosa” e “Lungo viaggio”, viene descritto il viaggio all’estero di Shin’ichi Yamamoto che, da gennaio 1962 a febbraio dello stesso anno, visita sette diversi paesi, tra cui l’Iran e l’Iraq. Uno degli scopi della sua visita era conoscere meglio la situazione religiosa del Medio Oriente, culla della religione islamica. Per Shin’ichi, osservare in prima persona la cultura e la storia dell’Islam era estremamente importante per la visione di kosen-rufu mondiale.
    Il 30 gennaio dello stesso anno giunse a Teheran, in Iran, la prima tappa del suo viaggio di pace in Medio Oriente: «Attraverso il potere dello spirito umano, intendeva aprire un varco verso la coesistenza e l’unità tra persone differenti. […] Era consapevole che sarebbe stato un cammino difficile, ma questa era la strada da percorrere per adempiere la sua missione» (NRU, 16, 16).
    Nella parte finale del capitolo “Lungo viaggio” si legge: «Pensò al lungo viaggio di kosen-rufu. Ogni passo sarebbe stato importantissimo. Shin’ichi avrebbe dovuto mantenere vivo il coraggio e la convinzione, qualsiasi cosa fosse accaduta» (Ibidem, 103).
    Desidero che tutti noi incidiamo nei nostri cuori questo brano.
    Nella parte riguardante il viaggio di Shin’ichi in Medio Oriente vengono trattati temi molto importanti, come quello della comprensione tra culture differenti e il dialogo tra le civiltà. Un membro del Gruppo giovani che lo aveva accompagnato chiese al presidente Yamamoto se non fosse difficile dialogare con la religione islamica, che professa l’infallibilità assoluta del suo unico Dio. A quella domanda, Shin’ichi rispose: «Si può iniziare a discutere dei problemi comuni che tutti noi affrontiamo come esseri umani» (Ibidem, 36).
    Poi proseguì: «Toda spesso diceva che una reciproca comprensione sarebbe stata raggiunta velocemente se i maestri delle maggiori religioni – Nichiren Daishonin, Shakyamuni, Gesù e Maometto – avessero potuto incontrarsi […] Visto che questo incontro non è possibile, l’unica soluzione è che i credenti di ciascun gruppo ritornino allo spirito di questi maestri e instaurino un dialogo con gli altri» (Ibidem, 37).
    Attraverso il dialogo ci si riconosce reciprocamente in quanto esseri umani e si è in grado di comunicare: questo è l’atteggiamento più importante per approfondire la comprensione interculturale.
    In occasione della sua visita in Egitto, inoltre, Shin’ichi intraprese una conversazione sulla civiltà con un giovane professore tedesco che si trovava al Cairo per un ciclo di conferenze. Alla domanda di quest’ultimo: «Pensa che ci sia una ragione comune per cui tutte queste antiche civiltà sono decadute?» (Ibidem, 80), il presidente Yamamoto rispose: «Credo che le cause della decadenza di uno Stato possano essere fatte risalire allo Stato stesso e, ancor più in profondità, al cuore della gente» (Ibidem).
    Ciò che crea e cambia la storia a un livello profondo è il potere della convinzione, dell’intenzione incrollabile delle persone. Se si osserva la storia da questa prospettiva, si comprende che «essa non riguarda solo il passato: è un segnale che indica la direzione che dovremmo prendere nel presente e nel futuro» (Ibidem).

    Lo spettacolo di trasformazione e rinascita delle persone comuni
    Il 1962 fu un anno in cui i membri contribuirono a realizzare un’ulteriore accelerazione del movimento di kosen-rufu.
    Nel capitolo “Accelerazione” viene rappresentato lo spettacolo di trasformazione e rinascita dei membri della zona di Dokan, una baraccopoli di Fukuoka, che potrebbe essere definita “l’ombra della società”.
    Per gli abitanti di Dokan, che stavano attraversando una serie di sofferenze, tra cui problemi economici e di salute, la fede rappresentò una luce di speranza, una forza in grado di far emergere il coraggio di vivere.
    Grazie alla fede ogni singola persona riuscì a manifestare saggezza e coraggio; in questo modo, ognuno riuscì a compiere sforzi costanti realizzando molte esperienze e accumulando altrettanti benefici.
    Le guide di Shin’ichi trasmisero a tutti la forza di andare avanti; come si legge in questo capitolo: «I membri leggevano avidamente i suoi discorsi e le lezioni sul Gosho pubblicati sul giornale Seikyo, e in questo modo approfondirono la loro fede» (Ibidem, 118).
    Il cuore di Shin’ichi era costantemente rivolto alle persone che stavano affrontando le più grandi sofferenze. Durante una riunione con i responsabili di centro disse: «Questo è il compito dei responsabili: pensare per prima cosa a coloro che stanno facendo più fatica, sostenerli, incoraggiarli» (Ibidem, 127).
    Poi aggiunse: «Vorrei anche che voi tutti riusciste a stare al passo con me. Ciò significa avere la forte determinazione di prendersi l’intera responsabilità di kosen-rufu» (Ibidem). Questo spirito di sostenere i membri costituisce la base della Soka Gakkai. Dedicarsi ai compagni di fede, infatti, rappresenta una grande fonte di ispirazione e di incoraggiamento per tutti.

    La più profonda determinazione
    Nel capitolo “Giovani aquile” è descritta la scena in cui Shin’ichi, su richiesta dei membri del Gruppo studenti, decise di dare inizio a una serie di lezioni su La raccolta degli insegnamenti orali.
    Egli desiderava ardentemente che gli studenti sviluppassero sempre più spirito di ricerca, in quanto «senza uno studio serio non si può apprezzare il valore della filosofia buddista. Studiando e comparando l’insegnamento del Daishonin con altre religioni si diventa sempre più consapevoli della sua profondità» (Ibidem, 214).
    Colui che si sfidava nello studio più di chiunque altro era proprio Shin’ichi. Nel corso de La nuova rivoluzione umana, infatti, troviamo scene in cui spiega la vita dei fondatori delle tre maggiori religioni monoteiste, ovvero Shakyamuni (nel capitolo “Il Budda” del terzo volume), Gesù (nel capitolo “Gioia”del quinto volume) e Maometto (nel capitolo “Terra preziosa”del sesto volume).
    Tutto ciò era dovuto al fatto che durante i suoi viaggi in India, Europa e Medio Oriente, Shin’ichi rifletteva costantemente su come espandere il movimento di kosen-rufu nel mondo. Un altro punto molto importante del capitolo “Giovani aquile” è quello dell’atteggiamento con cui si studia il Gosho.
    A questo proposito, vorrei soffermarmi su due punti.
    Primo: leggere il Gosho con la fede.
    Shin’ichi diede una guida molto severa ai membri del Gruppo studenti: «Quando leggiamo il Gosho dovremmo farlo con la profonda convinzione che quello che stiamo leggendo è la verità, l’assoluta verità. In altre parole, dovremmo leggere con la fede, ricercare con la fede e capire con la fede» (Ibidem, 220).
    Egli affermò inoltre: « Le nostre azioni dovrebbero essere coerenti con le nostre convinzioni: questo è il giusto atteggiamento con cui avvicinarsi allo studio del Buddismo ed è anche una premessa fondamentale della filosofia orientale» (Ibidem, 219).
    Secondo: è fondamentale mettere in pratica gli insegnamenti del Gosho.
    Shin’ichi proseguì affermando: «Dovremmo leggere il Gosho con le parole, con il pensiero e con le azioni. Ciò significa decidere di vivere secondo il Gosho, condividendone la filosofia con gli altri e mettendone in pratica, in prima persona, gli insegnamenti» (Ibidem, 221).
    Egli esortò i giovani a studiare il Gosho non con senso del dovere, ma in modo attivo, consapevoli della propria missione di Bodhisattva della Terra.
    Non solo, affermò anche: «Quando portiamo avanti le attività della Gakkai o ci troviamo di fronte al Gohonzon, il nostro stato vitale è molto importante. Se ci permettiamo di essere pigri e di perdere il ritmo della pratica, pregando passivamente, non sentiremo mai la vera gioia, né raggiungeremo la Buddità» (Ibidem, 237). Una fede “attiva” permette di crescere a livello personale e di sperimentare la gioia della fede. Il sesto volume de La nuova rivoluzione umana fu pubblicato a puntate sul Seikyo Shimbun da settembre 1996 fino ad aprile dell’anno successivo. In quel periodo, la Soka Gakkai era costantemente attaccata da calunnie spregevoli.
    Nel capitolo “Mari in tempesta” si legge: «La serietà permette di dissipare qualsiasi tipo di calunnia. È il grido di una vita che si dedica completamente alla giustizia. Nel momento in cui tutti i membri si alzano da soli, come dei leoni, e continuano senza sosta a diffondere e a dichiarare la verità e la giustizia della Soka Gakkai, riusciremo a vincere». Kosen-rufu è una battaglia di parole attraverso cui diffondere e dichiarare la verità della Gakkai. Come afferma il Daishonin, «raccogliamo il coraggio di un leone» (cfr. RSND, 1, 885) e facciamo risuonare con forza il ruggito della giustizia Soka.

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    Brani dal sesto volume de La nuova rivoluzione umana

    Mantenere viva la passione istante dopo istante
    «Il sole splende in ogni istante. Allo stesso modo, dedi- care la propria vita a una profonda missione significa mantenere viva la passione istante dopo istante. Il fine di un movimento umanistico come questo è condurre a una pace duratura» (pag. 48).

    Creare nuove amicizie
    «[…] Si tende a dimenticare i vecchi amici. D’altro canto, ci sono anche casi in cui, dato che si mantengono stretti rapporti con i vecchi amici, non si cerca di creare nuove amicizie. Ma dando valore alle vecchie amicizie e facendone di nuove, possiamo aprirci continuamente altre possibilità» (pag. 57).

    Il modo più corretto di praticare il Buddismo
    «I responsabili devono mettere da parte il proprio egoismo e dedicarsi ai membri con tutte le energie. Questo è il modo più corretto di praticare il Buddismo» (pag. 128).

    Il requisito fondamentale per la felicità
    «La vera fede non consiste nel supplicare qualcuno di aiutarci: ognuno di noi è artefice della propria felicità. […] Il requisito fondamentale per la felicità è la determinazione di non essere sconfitti, la capacità di continuare a lottare contro qualsiasi difficoltà» (pag. 197).

    Kosen-rufu è un fiume che scorre per l’eternità
    «Kosen-rufu è come un fiume impetuoso che scorre per l’eternità. Proprio come gli affluenti formano un fiume sempre più grande, così anche kosen-rufu necessita del contributo di centinaia e centinaia di persone di talento. Per quanto grande diventi il fiume, per quanto placido scorra, dovrà essere sempre limpido e non ristagnare mai» (pag. 242).

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