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Il potere dell'educazione - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:51

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Il potere dell’educazione

L’impegno nel formare la generazione futura è il primo e più sostanziale passo verso la creazione di una società umana pacifica. Per questo gli insegnanti hanno una missione e una responsabilità immensa che possono assolvere con successo soltanto partendo anzitutto dal proprio miglioramento personale

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L’impegno nel formare la generazione futura è il primo e più sostanziale passo verso la creazione di una società umana pacifica. Per questo gli insegnanti hanno una missione e una responsabilità immensa che possono assolvere con successo soltanto partendo anzitutto dal proprio miglioramento personale

Victor Hugo (1802-85) nel suo grande capolavoro I Miserabili, scrisse che «il futuro è nelle mani dei maestri». Il futuro è nelle mani di voi insegnanti, il vostro compito è quello di formare giovani capaci che siano preziose risorse per il nostro futuro, una missione d’immensa importanza.
Toda disse una volta: «La qualità di una scuola è determinata dai suoi studenti. Una scuola viene valutata in base a quanti buoni studenti si iscriveranno e a quanti matureranno come persone di valore. I buoni insegnanti sono quelli che riescono a svolgere questo compito». Il rettore dell’Università Statale di Mosca, Victor Sadovnichy e io siamo attualmente impegnati in una serie di colloqui su diverse tematiche relative all’educazione, compreso il ruolo dell’università nel ventunesimo secolo. Dato che l’Università Statale di Mosca celebra il suo duecentocinquantesimo anniversario proprio quest’anno, il nostro dialogo verrà pubblicato in Russia per commemorare tale evento.
Nel corso delle nostre discussioni, Sadovnichy ha parlato della cura con cui gli insegnanti dell’Università Statale di Mosca si impegnano per attrarre i migliori studenti verso la loro scuola: per preparare le nuove iscrizioni, anzitutto i membri della facoltà si dividono in piccoli gruppi che visitano oltre cinquanta capoluoghi e cittadine in tutta la Russia. Poi organizzano competizioni accademiche su diversi argomenti per valutare le capacità degli studenti da vari punti di vista, selezionando coloro che ottengono i punteggi più elevati. Una volta identificati quelli di maggior talento, i professori offrono loro consulenza e assistenza per la preparazione degli esami di ammissione.
Questa università di livello internazionale sta operando un serio lavoro per far convergere le menti migliori, e Sadovnichy si sta impegnando come nessun altro per portare avanti questa iniziativa, animato dal profondo desiderio di vedere nella sua scuola molti giovani capaci, a cui affidare la pace mondiale e il destino della Russia nel ventunesimo secolo. Credo che questo grande impegno, e gli sforzi dei responsabili della scuola, abbiano fatto sì che l’Università Statale di Mosca sia riconosciuta come una delle maggiori istituzioni mondiali di istruzione superiore.

Un’istituzione indistruttibile

Le istituzioni che sono state costruite con diligenza non possono essere abbattute tanto facilmente. Al contrario, ciò che è stato creato senza una seria progettualità, prendendo scorciatoie o sperando che qualcun altro si prenda cura di tutti i dettagli al posto nostro, andrà rapidamente in rovina. In quei casi, tutto sembra andare bene per un po’, ma arriva il momento in cui, al primo ostacolo, precipita. In ogni impresa, non dovremmo mai demandare tutto il lavoro ad altri, ma sforzarci sinceramente in prima persona. Sta a ognuno di noi agire, pregare per avere successo e ottenere un risultato. Questa è la ricetta immutabile per una vittoria sicura. Anch’io non mi sono risparmiato nel sostenere l’Università e tutte le scuole Soka: ho lottato con tutte le forze per fondarle, mettendo da parte qualsiasi considerazione legata al mio benessere personale; ho scritto pagine e pagine riversando in queste istituzioni accademiche tutti i diritti d’autore che ne derivavano. Avevo promesso a Toda di far sorgere l’Università e le scuole Soka, ed ero deciso a farlo, a prescindere dai sacrifici che avrei dovuto affrontare. Non possiamo dimenticare neanche i numerosissimi membri della Soka Gakkai che hanno offerto con sincerità contributi finanziari, condividendo il mio vivo desiderio di formare i leader che potranno costruire la pace nel ventunesimo secolo. È così che abbiamo costruito le scuole Soka e l’Università Soka, baluardi di un’educazione voluta dalla gente per la gente.
In questo momento desidero far sì che l’educazione Soka abbia fondamenta ben salde che ne garantiscano una vita duratura. C’è il pericolo che in futuro qualcuno voglia sfruttare queste nobili istituzioni educative per il proprio interesse personale, oppure che siano bersaglio di attacchi motivati da invidia o rancore. Non dovremo mai permetterlo: dobbiamo lottare con tutte le forze contro chiunque cerchi di danneggiare queste scuole e sventare qualsiasi complotto in questo senso. Come soleva dire il presidente Makiguchi: «Se non avete il coraggio di essere nemici dei malvagi, non potete essere amici del bene». I nostri sforzi per lottare risoluti contro le ingiustizie riflettono lo spirito coraggioso delle scuole Soka e lo spirito di giustizia che permea tutta la Soka University.

Battersi contro le ingiustizie

Permettetemi ora di parlare brevemente di Thomas Arnold (1795-1842), che è considerato uno dei più grandi educatori inglesi. Gli allievi di Arnold continuarono ad ammirarlo per tutta la vita, ed è questo che accade ogni volta che gli studenti hanno la fortuna di avere un insegnante eccellente. [Thomas Arnold fu preside della Rugby School, una delle più prestigiose public school del Regno Unito, n.d.r.].
Da parte mia conservo tuttora il vivo ricordo dei miei insegnanti delle elementari. Durante i miei primi anni di scuola infuriava la guerra. I miei quattro fratelli maggiori vennero tutti richiamati alle armi e il maggiore rimase ucciso in Birmania (l’odierna Myanmar). A dispetto di quel periodo cupo, conservo nel cuore gli affettuosi ricordi dei miei insegnanti.
Ma, ritornando a Thomas Arnold, cosa c’era in lui che attraeva gli studenti? Senz’altro il suo spirito battagliero: uno dei suoi alunni scrisse in seguito: «Eravamo consapevoli di ascoltare […] un uomo che lottava con tutto il cuore e con tutta la forza contro ogni cosa meschina, indegna e ingiusta nel nostro piccolo mondo. […] Era esattamente il genere di capitano che ci vuole per un esercito di ragazzini, senza timori né incertezze nei comandi, e che mai si sarebbe arreso o avrebbe accettato una tregua, ma che avrebbe anzi continuato a combattere fino alla fine (così come avvertivamo chiaramente noi ragazzi), fino a che avesse avuto fiato e sangue nelle vene».
Contrariamente a quanto dovrebbe essere, la società umana è perennemente afflitta da ingiustizie e falsità e coloro che stanno dalla parte del bene e della giustizia spesso vengono perseguitati. Gli educatori non dovrebbero guardare il mondo come osservatori passivi o assumere un atteggiamento distaccato, ma dovrebbero, invece, lottare con decisione. Gli studenti seguono con passione e sono motivati dagli insegnanti che si indignano davanti alle ingiustizie e vogliono combatterle. Il tesoro più grande che un educatore possa offrire ai suoi studenti è il coraggio di intraprendere una battaglia a tutto campo contro il male.
Gli alunni di Thomas Arnold avevano la certezza di aver studiato con un maestro di grande levatura. La cosa di cui vado maggiormente fiero nella vita è di essere stato discepolo di Toda: il mio maestro riteneva che formare un solo vero discepolo era equivalente a formare mille o diecimila persone. E con questo spirito si prendeva cura della mia educazione. Quando i suoi affari precipitarono, io sentii di non avere altra scelta se non abbandonare il mio progetto di andare all’università. Consapevole del mio sacrificio, Toda si offrì di istruirmi personalmente, promettendo di aiutarmi a sviluppare un’ampia gamma di competenze. Poi, fedele alla parola data, mi diede lezioni private in molte discipline con il profondo desiderio di darmi un’istruzione tale da permettermi di discutere qualsiasi argomento anche col più eminente degli studiosi. Lettura e scrittura furono le basi di questo tipo di istruzione: Toda mi faceva leggere una moltitudine di libri e sfruttava qualsiasi occasione per sottopormi a veri e propri interrogatori su qualsiasi cosa stessi leggendo. Mi assegnava anche una gran quantità di compiti scritti e inoltre mi diede l’incarico di capo redattore di una rivista per ragazzi presso la sua casa editrice, per la quale scrissi molti articoli, talvolta sotto pseudonimo. Fu questo costante addestramento all’”università Toda” che in seguito mi avrebbe permesso di condurre con disinvoltura colloqui col professor Toynbee e tanti altri pensatori e personalità di tutto il mondo. L’educazione ha il potere di formare persone che in qualsiasi circostanza storica o sociale non saranno mai sconfitte.

La pace comincia dall’educazione

Il 16 settembre, io e mia moglie abbiamo incontrato gli alunni dell’ultimo anno della Scuola Elementare Soka del Kansai. Erano tutti così vivaci e allegri! Sono stato veramente felice di vederli e non ho potuto fare a meno di pregare affinché ognuno di loro in futuro diventi un grande leader. Il primo presidente della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, che sarà sempre ricordato come un eccellente pedagogista, commentò una volta: «Gli educatori autentici che si dedicano al proprio campo specifico potranno non raggiungere la ricchezza materiale, ma proveranno una gioia senza limiti e svilupperanno un’immensa vitalità; conseguiranno una salda pace interiore e una purezza disinteressata, che permetterà loro di godere di una vera, illimitata felicità, simile a quella di un bambino innocente». A Makiguchi non interessavano le ricchezze materiali, e credeva fermamente che dedicarsi all’educazione fosse il modo per condurre una vita pienamente realizzata. Anche il mio scopo è sempre stato quello di mettere in pratica queste parole pronunciate dal fondatore dell’educazione Soka.
Durante la seconda guerra mondiale, Makiguchi sostenne: «Se non ci sarà una riforma dell’educazione, non potrà mai realizzarsi la pace nel mondo, malgrado tutte le conferenze che si possono organizzare». La pace è impossibile senza l’educazione, questa fu la sua conclusione. Quando il sistema educativo si deteriora, si assiste a un pari declino nelle persone e nella società. L’educazione fornisce uno stimolo allo sviluppo umano e costituisce anche la forza necessaria per costruire la pace. Josei Toda, dichiarò: «Il futuro richiederà un tipo di educazione che sia universalmente applicabile in tutto il mondo». In un mondo oltraggiato da una diffusa povertà, dalla distruzione dell’ambiente e da conflitti senza fine, quando per molte persone il futuro appare oscuro e incerto, bisogna ancora una volta concentrarsi sull’importanza dell’educazione perché vinca la pace. Ed è per questo che sono orgoglioso di affermare che pensatori di tutto il mondo considerano l’educazione Soka come un approccio educativo ideale.
Robert Henley, ex direttore della Scuola Superiore Northmead in Australia, ha dichiarato che, mentre molti educatori d’oggi esprimono preoccupazione riguardo al futuro, durante la sua visita alle scuole Soka di Tokyo e del Kansai ha percepito una chiara nota di speranza per la pace e l’armonia globali: gli studenti hanno un grande senso di missione, nutrono rispetto e attenzione verso gli altri, hanno un sincero interesse per i valori della pace e un forte senso di responsabilità. Queste, secondo Henley, sono qualità superiori, caratteristiche dell’educazione Soka.

Lo sviluppo di individui completi

Yan Zexian, ex rettore dell’Università Normale della Cina Meridionale, ha detto che gli scopi fondamentali dell’educazione sono espressi perfettamente dalle parole “creazione di valore” (soka), aggiungendo quindi che il mondo attende con ansia la crescita dei nostri studenti. Attualmente in tutto il mondo c’è interesse e aspettativa per le attività dei nostri laureati. Casimiro B. Juarez jr., presidente del Cagayan Capitol College nelle Filippine, ha affermato che gli studenti delle scuole Soka hanno la fortuna di vivere in un ambiente che sviluppa la completezza dell’individuo, osservando che le scuole Soka non solo trasmettono conoscenza agli studenti, ma forniscono loro anche valori importanti, incoraggiando la partecipazione e il rispetto per gli altri, e ha aggiunto di non avere dubbi riguardo al fatto che produrranno molti dei futuri leader del Giappone. Infatti numerosi laureati delle scuole Soka sono già oggi ottimi leader in molti campi diversi, sia in Giappone che nel resto del mondo.
Wiroj Tirakungovit, vice preside della Scuola di Management alla Siam University in Tailandia, ha detto di essere rimasto molto colpito dai rapporti cordiali tra studenti e corpo insegnante nelle scuole Soka; inoltre ha fatto notare come le nostre scuole attraggano ragazzi caratterizzati da un forte senso dei valori morali e animati dal desiderio di dare il proprio contributo all’umanità, concludendo che se gli studenti lotteranno per la pace basandosi sui meravigliosi ideali dell’educazione Soka, il futuro del mondo sarà garantito. Questi sono solo alcuni dei molti commenti ricevuti. I più grandi educatori e studiosi a livello mondiale ripongono grosse aspettative negli studenti Soka e io ho voluto citare queste parole a voi insegnanti in segno di rispetto e apprezzamento per i vostri sforzi di incoraggiare la fiducia in se stessi nei nostri studenti.

Il ruolo della vita comunitaria

In due diverse occasioni (nel settembre del 1991 e nel settembre del 1993) ho pronunciato un discorso all’Università di Harvard. Fondata nel 1636, nei suoi primi anni Harvard attraversò delle difficoltà finanziarie e il suo primo rettore, Henry Dunster, si impegnò a fondo per dare all’università solide basi economiche. I suoi sforzi assidui assicurarono la sopravvivenza di un’istituzione che sarebbe poi diventata una delle maggiori università a livello internazionale. Dunster era un fautore del sistema scolastico basato sul convitto interno, ritenendo che un fattore chiave di una valida educazione fosse rappresentato da un gran numero di possibilità di scambio tra corpo insegnante e studenti, sia all’interno che all’esterno dell’aula scolastica. Albert Einstein (1879-1955) ha detto: «L’educazione della persona, oltre a promuovere le sue capacità innate, dovrebbe […] sviluppare un senso di responsabilità nei confronti dei suoi simili». In questo contesto, la vita comunitaria gioca un ruolo fondamentale nel forgiare solidi legami tra studenti e per costruire amicizie durature.
Fornire un alloggio agli studenti è senz’altro oneroso, perciò ben presto nella storia dell’Università di Harvard venne fatta la proposta di eliminare gli studenti interni in modo da tagliare i costi. Ma Dunster riuscì a trovare i fondi necessari per il mantenimento del programma. Egli stesso ebbe l’incarico di direttore del convitto per quattordici anni, quindi era particolarmente determinato a fare qualsiasi cosa fosse necessaria per costruire solide fondamenta per Harvard e, facendo questo, ha avviato una meravigliosa tradizione scolastica di relazioni fra studenti e insegnanti. Anche l’Università di Oxford e quella di Cambridge nel Regno Unito, oltre ad altre rinomate università di tutto il mondo, hanno una lunga tradizione di vita comunitaria. Anch’io ho sempre considerato la vita scolastica in comunità una componente molto importante dell’educazione umanistica, sia all’Università sia nelle scuole Soka di Tokyo e del Kansai, di cui ho visitato gli alloggi in più occasioni. Inizialmente, quando vennero aperti i primi istituti Soka, mi sono impegnato moltissimo, insieme col corpo insegnante, per trovare dei posti adiacenti alle scuole che potessero offrire un alloggio ai nostri studenti. Ho anche incontrato le famiglie che li avrebbero ospitati per ringraziarle ufficialmente per la loro collaborazione.
Nel momento in cui coloro che studiano accettano la sfida di vivere in comunità, danno vita a una nobile tradizione scolastica, poiché in questo modo hanno l’occasione di costruire forti legami e di aiutarsi l’un l’altro, migliorandosi attraverso un reciproco scambio. Tali esperienze forgiano uno spirito invincibile. Mi rivolgo a tutti i membri del nostro corpo insegnante affinché seguano con attenzione i nostri studenti residenti, offrendo loro tutti i consigli e il sostegno di cui possano avere bisogno. Vi prego di dedicarvi con tutto il cuore a dialogare e incoraggiare costantemente ogni singolo allievo per fare in modo che diventi una persona di grandi capacità, con una profonda missione.

Zhou Enlai e gli studenti stranieri

Gli studenti stranieri conferiscono ulteriore vitalità all’istituto universitario. Già nella primavera del 1950, l’anno successivo all’instaurazione della Repubblica Popolare Cinese, la nuova nazione accolse i suoi primi allievi stranieri. In quell’occasione, il premier Zhou Enlai (1898-1976), che aveva voluto fortemente questa iniziativa, disse ai futuri responsabili degli studenti stranieri di insegnare loro con impegno e di sostenerli sinceramente. Chiese agli educatori di fare tutto il possibile per aiutarli in ogni dettaglio della loro vita quotidiana, di preoccuparsi del loro benessere e di assicurarsi che avessero una vita ordinata. Quando Zhou Enlai era al potere, la Cina ne accolse molti dall’estero, e lui stesso si occupò personalmente di alcuni di loro.
Questo è lo stesso spirito con cui l’Università Soka considera i suoi studenti internazionali. Dopo che i rapporti diplomatici tra Cina e Giappone si furono normalizzati, la Soka divenne la prima università giapponese ad accettare allievi dalla Cina. [Nella primavera del 1975, il presidente Ikeda provvedette personalmente al sostegno economico di sei di loro che vennero a studiare all’Università Soka, n.d.r.]
L’Università Soka attualmente porta avanti programmi di scambio con novantadue università di quarantadue paesi diversi e, solo in Giappone, ci sono, al momento, duecentosessanta studenti stranieri da oltre quaranta paesi che trascorrono qui un periodo di studio denso di significato. Essi sono risorse preziose per i loro rispettivi paesi: sono i futuri leader delle nazioni dalle quali provengono, ma hanno anche l’importante missione di costruire ponti di amicizia e pace nel mondo. Mi auguro che l’Università Soka li abbia sempre cari ed espanda più che mai la sua tradizione di scambi culturali pieni di calore umano. Come possiamo costruire una solida tradizione e realizzare i nostri ideali? Sono i membri del corpo insegnante che devono dare l’esempio agli studenti; gli educatori devono essere i primi a sfidarsi e a spronare i loro giovani ascoltatori a fare altrettanto. Questa è l’essenza della vera educazione. I docenti che non si comportano come predicano non arriveranno mai al cuore dei loro studenti. Le parole più eloquenti non arrivano a segno se non sono accompagnate da un’azione coerente.
Una volta Toda a una domanda di un educatore rispose: «Lo sviluppo degli studenti è determinato dall’esempio dell’insegnante. Ce ne sono alcuni che i ragazzi seguono con entusiasmo e altri che preferirebbero evitare. Siate quel tipo di insegnante con cui gli allievi hanno piacere di stare». Gli educatori sono una componente decisiva nell’ambiente educativo di un giovane, perché gli studenti apprendono modellando se stessi sul loro esempio. Se gli insegnanti sono carichi di vitalità, sempre pieni di speranza, di passione e integrità, i loro studenti li seguiranno diventando eccellenti esseri umani.

Parole indimenticabili

È di estrema importanza anche che gli insegnanti parlino cordialmente ai loro allievi. Bastano anche poche semplici parole; un sincero incoraggiamento rimane per sempre nel cuore di chi ascolta. «Che buon lavoro!», «Non arrenderti!», «Nutro grandi aspettative nei tuoi confronti», e altre semplici espressioni di apprezzamento come «Grazie», «Non lo dimenticherò mai», possono rendere davvero felice un ragazzo. Io stesso porto ancora nel cuore il ricordo di parole simili. Da giovane frequentavo le serali alla Scuola commerciale Toyo situata nei pressi della stazione Suidobashi. C’erano due insegnanti che mi hanno lasciato un forte ricordo: uno era il mio professore d’inglese che, con coloro che arrivavano a scuola stanchi dopo una lunga giornata di lavoro, usava sempre grande calore e gentilezza. Ci incoraggiava sempre molto e si metteva completamente a nostra disposizione esortandoci a sfruttarlo al massimo per il nostro apprendimento. L’altro era il mio insegnante di matematica. Una volta in cui presi un brutto voto nella sua materia, mi offrì una tazza di caffè nel locale adiacente e mi disse: «Stai andando così bene nelle altre materie che dovrai sentirti deluso ad aver preso un voto basso con me». Le sue parole cordiali e il sincero incoraggiamento sono rimasti vivi in me fino a oggi, a distanza di mezzo secolo.
In un’intervista rilasciata al Seikyo Shimbun (17 aprile 2001), il professor George David Miller della Lewis University nell’Illinois, Usa, asserì che gli insegnanti devono essere sensibili e disponibili verso i bisogni dei propri studenti, spiegando che una persona insensibile o indifferente non può essere un buon maestro. Spero che tutti voi incoraggiate e sosteniate i nostri giovani manifestando con loro tali qualità.

La grande arte dell’educazione

Qual è lo scopo dell’educazione? Educatori e studiosi di tutte le epoche hanno cercato di rispondere a questa domanda. Il filosofo francese Jacques Maritain (1882-1973) sostenne che il vero scopo dell’educazione fosse quello di formare un vero essere umano. L’educazione non è un’idea astratta, ma un’eterna lotta con la realtà, che contribuisce a plasmare il carattere, una grande impresa e una profonda missione. L’educatore americano Robert Hutchins (1899-1977) ha scritto: «L’oggetto dell’educazione non riguarda la futura forza lavoro ma l’umanità. […] In questi termini e con questo obiettivo l’educazione può dare grande prova di sè nel ventunesimo secolo». Più aumenteranno le persone che amano la pace, che lottano per creare felicità e vivono vite rette e oneste, più avremo una società degna e a misura d’uomo. A proposito degli scopi dell’educazione, Alfred North Whitehead (1861-1947), che qualcuno ha paragonato a Cartesio, ha commentato: «Il suo scopo complessivo è la produzione di saggezza attiva». Vorrei formare persone che mettono attivamente in pratica la loro saggezza, viaggiando in tutto il mondo, studiando, impegnandosi nel dialogo e nel promuovere l’amicizia.
Esiste un’altra professione con una missione così nobile come la sacra vocazione all’insegnamento? Ne Il sistema della pedagogia creatrice di valore, il presidente Makiguchi descrive l’insegnamento come “la professione più complessa e difficile, per il pieno adempimento della quale è necessario un intenso allenamento e moltissima esperienza”. Non c’è niente di più impegnativo, perchè esige uno sforzo rigoroso ed è accompagnata da pesanti responsabilità che richiedono lo sviluppo costante di chi esercita questa professione. Ma questo è anche ciò che la rende così appagante: nessun’altra professione è tanto preziosa e determinante per creare un roseo futuro al nostro mondo.
Vorrei dedicare a tutti coloro che sono impegnati nell’educazione le parole di Carl Hilty, pedagogista e filosofo svizzero (1833-1909): «L’educazione è davvero una grande arte». Un insegnamento che risulta difficile da seguire, noioso e pesante non può essere chiamato “arte”. Quando un insegnante è saggio, sincero e profondamente impegnato, i suoi studenti maturano imparando. Questa è la soddisfazione più grande per un maestro, una ricompensa ineguagliabile. La sua gioia più grande è vedere i propri studenti diventare persone eccellenti, valide e piene di talento.
Vi auguro di diventare educatori che suscitano ammirazione, tali che gli ex studenti diranno: «Sono orgoglioso di averlo avuto come maestro», o «È grazie a quell’insegnante, se sono diventato quello che sono oggi». C’è un profondo legame dietro a ognuno dei nostri incontri, e nessun legame è più nobile o bello di quello che si crea nel mondo dell’educazione, nel regno di insegnante e studente, maestro e discepolo. Vi prego di prendervi cura di ognuno dei vostri studenti, che sono il più prezioso dei tesori; desidero continuare a lavorare insieme con voi intensificando sempre più l’impegno in campo educativo.

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