Giorgia continua a diffondere il Buddismo sfidandosi nel realizzare i suoi sogni
Ho conosciuto il Buddismo da bambina, quando mia mamma iniziò a praticare.
Dopo un lungo periodo di scetticismo, all’età di venti anni, dialogando con un’amica e chiedendoci come avremmo potuto cambiare il mondo, decidemmo di praticare il Buddismo.
Uno dei primi benefici fu quello di trasformare il difficile rapporto con mio padre.
Grazie al Daimoku, la sofferenza causata dal tenerlo a distanza da anni per paura di star male si trasformò nel desiderio di creare un legame con lui. Con naturalezza iniziammo a conoscerci fino a costruire un bellissimo rapporto.
In quegli anni l’amica con cui avevo iniziato a praticare e sua sorella divennero membri della Soka Gakkai. Compresi che lo shakubuku, regalare la felicità agli altri, era la via diretta per la trasformazione del proprio karma e per innalzare lo stato vitale dell’umanità.
Nel 2018 vissi un periodo di smarrimento, non sapendo cosa fare del mio futuro post laurea. Mi dedicai all’attività buddista, condividendo il Buddismo con tante persone, sei delle quali iniziarono a praticare. Inoltre studiavo le guide di Sensei che mi illuminavano la strada. Decisi che avrei continuato il lavoro iniziato con il professore con cui avevo fatto la tesi. La mia preghiera si fece più determinata grazie allo studio de La rivoluzione umana: «Chiunque penserebbe che la vittoria sia impossibile e probabilmente è cosi che vi sentite adesso. Ma non dimenticate questo meraviglioso Gohonzon, che ha il potere di trasformare ciò che normalmente riteniamo impossibile in qualcosa di possibile. Chi rinuncia ancor prima di provare non conosce il potere della Legge mistica» (RU, 10, 25).
Basai il Daimoku su questa incrollabile convinzione e in breve tempo riuscii a incontrare il professore. Mi affidai alle sue proposte e partecipai a un bando di dottorato in ingegneria elettrica con un progetto sull’integrazione delle risorse rinnovabili nell’ambito dell’energia elettrica. Sebbene fossi laureata in ingegneria energetica, non a pieni voti, tra i cento candidati fui io a vincere il bando! E ad aprile 2019 partii per Pechino per proseguire la ricerca. Lontana dalle attività e dai compagni di fede, recitare Daimoku era tutt’altro che facile. Ma animata dal debito di gratitudine che sentivo nei confronti del mio maestro, in quanto sua unica rappresentante in quel luogo, decisi di realizzare una grande prova concreta.
Poco dopo, una ragazza che avevo incontrato due volte, sapendo che ero buddista mi chiese di incontrarci per saperne di più. Facemmo Gongyo insieme già la prima sera e decidemmo di realizzare un ponte di amicizia Italia-Cina.
Poco dopo, al di là di ogni aspettativa, ricevetti i complimenti del professore per la ricerca accademica e per gli sforzi che stavo compiendo nel cercare di migliorarmi.
Un altro grande sogno era andare in Giappone, e il giorno in cui cinque anni prima ero entrata a far parte della Soka Gakkai, rinnovai il mio voto al Kosen-rufu Daiseido.
Ora sono determinata a risvegliare tanti Bodhisattva della Terra, per concretizzare insieme ai giovani l’Agenda2030, offrendo agli altri ciò che sto imparando attraverso i miei studi.