Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Il nostro obiettivo per il 2023: un nuovo giovane in ogni gruppo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:09

797

Stampa

Il nostro obiettivo per il 2023: un nuovo giovane in ogni gruppo

Tavola rotonda

Dimensione del testo AA

In questa tavola rotonda i segretari nazionali – Chiara De Paoli, Valerio Baci, Giulia Cesaroni e Giuseppe Palatucci – parlano dell’importanza dell’obiettivo che la Soka Gakkai italiana si è messa per il 2023

Siamo in pieno febbraio, il mese dello shakubuku, e ognuno di noi si sta impegnando nel realizzare grandi esperienze dal punto di vista personale e per il progresso di kosen-rufu.
Quest’anno è stato lanciato un obiettivo molto coraggioso a livello nazionale: che in ogni gruppo d’Italia almeno un giovane, entro dicembre, riceva il Gohonzon. Questo obiettivo è stato lanciato dai giovani e immediatamente abbracciato anche dagli adulti, divenendo di fatto il focus dell’attività del 2023 in Italia. 

Vorremmo riflettere con voi su come portare avanti insieme le attività quest’anno, in unità. Infatti, un aspetto cruciale di ogni campagna o attività della Soka Gakkai è che ogni membro e responsabile ne condivida lo spirito e gli obiettivi. Come si può creare questo tipo di unità intorno a un obiettivo comune, a tutti i livelli dell’organizzazione?

Giuseppe: Questo scopo lanciato dai giovani e immediatamente condiviso dagli adulti è senza dubbio impegnativo, ma non impossibile da realizzare. Credo che far crescere un giovane in ogni gruppo sia un obiettivo che potrà davvero rivitalizzare tutta l’organizzazione, dopo anni così difficili.
Alcune persone reagiscono con un senso di fastidio quando sentono parlare di obiettivi numerici da realizzare. Infatti può sembrare qualcosa di tecnico ma non lo è assolutamente. Partecipare attivamente alla realizzazione di uno scopo nella nostra organizzazione è un’occasione per espandere la nostra vita e realizzare kosen-rufu. Espandere la vita significa sviluppare le proprie capacità in tutti i sensi, e quindi l’impegno per realizzare un obiettivo per kosen-rufu contiene anche tutti i nostri obiettivi personali. Ad esempio tante persone, pur praticando da diversi anni, non hanno ancora sperimentato la gioia che si prova nel far ricevere il Gohonzon a un proprio familiare o a un amico. Qualcuno pensa di non esserne capace, mentre altri pur sforzandosi non ci riescono. Quando in un gruppo si crea unità intorno a uno scopo, ognuno riesce a migliorarsi e a fare un’esperienza di crescita.

Chiara: La mia sensazione è che un punto cruciale su cui possiamo sicuramente migliorare sia quello della rapidità e della capillarità con cui raggiungiamo i vari livelli dell’organizzazione. Ne La nuova rivoluzione umana il maestro Ikeda scrive che «il nostro progresso è dovuto alla comunicazione e ai rapporti dettagliati, seguiti da azioni immediate» (NRU, 13, 196). È molto importante condividere gli obiettivi con i singoli membri di ogni gruppo, tuttavia abbiamo notato che non è facile realizzare questa condivisione, che spesso rallenta o addirittura si blocca. Siamo determinati a invertire questa tendenza! In quest’ottica, abbiamo pensato di condividere un report mensile con aggiornamenti ed esperienze di fede in relazione allo scopo di un nuovo giovane a gruppo. Su Il Nuovo Rinascimentoverranno pubblicati degli articoli dedicati, con l’obiettivo di creare unità mantenendo un ritmo vitale e gioioso che possa coinvolgere ogni persona, nessuna esclusa e far in modo che tutti i membri dell’organizzazione siano aggiornati.

Giulia: Praticando il Buddismo, il desiderio della felicità degli altri diventa un sentimento sempre più presente, così come la consapevolezza di cosa ha significato per noi iniziare a praticare e di cosa potrebbe significare anche per i nostri amici. Per superare il fastidio legato agli obiettivi numerici di cui parlava Giuseppe, credo che la chiave sia andare alla sostanza dell’obiettivo, riflettere profondamente su cosa significa, andare oltre quello che superficialmente può essere vissuto come “un compito” e riconoscere che in realtà la felicità degli altri è anche un nostro desiderio profondo.

Valerio: Credo sinceramente che ogni responsabile di gruppo stia pregando per la felicità dei membri e affinché nuovi giovani decidano di ricevere il Gohonzon, per cui l’obiettivo di un nuovo giovane per ogni gruppo era già nel cuore di ogni responsabile ancor prima che venisse lanciato. Si tratta certamente di un obiettivo impegnativo, e a tal proposito vorrei citare un incoraggiamento del maestro Ikeda, che a proposito della campagna di Osaka scrive:

«Più era difficile lo scopo da realizzare, più sarebbe stato necessario che ogni persona si sentisse traboccare di gioia e si sforzasse attivamente di contribuire all’obiettivo. Era un requisito essenziale e lui non sarebbe mai stato soddisfatto, a meno che i membri di tutta la regione si fossero alzati sulla base della fede.  Per far sì che ciò accadesse doveva dedicarsi con tutte le energie a far crescere nella fede ogni singola persona […]. Avrebbe incontrato il maggior numero possibile di persone cercando di incontrarle direttamente e di conoscere i loro problemi, così da fare di tutto per incoraggiarle nella fede (RU, 10, 23).

L’obiettivo di un nuovo membro giovane a gruppo implica l’impegno di ciascuno di noi nel dialogare con i nostri amici e diffondere il Buddismo nel nostro ambiente più prossimo. C’è un’esperienza di shakubuku che vorreste condividere, o una guida del nostro maestro che vi incoraggia in questo senso?

Chiara: Di recente un’esperienza personale dolorosa mi ha permesso di sperimentare ancora una volta quanto possiamo fare la differenza nella società, in quanto discepoli di Sensei. Ho notato che quando ricerco il legame con il maestro approfondendolo costantemente davanti al Gohonzon, allora la sofferenza non è più un ostacolo alla mia capacità di incoraggiare gli altri. Al contrario, mi sono sentita “le gambe e le braccia di Sensei” nell’avvicinarmi alle persone con calore e umanità. Così lo shakubuku è diventato un effetto diretto e quasi “involontario” di questo tipo di preghiera. In quest’anno cruciale per kosen-rufu in Italia non voglio mai dimenticare nella mia preghiera l’inscindibile relazione che esiste tra la propagazione e la relazione di non dualità di maestro e discepolo.

Valerio: Fare shakubuku è la cosa più difficile. Allo stesso tempo, però, quando riusciamo ad aprire il nostro cuore e a condividere con coraggio la nostra convinzione con gli altri, cercando di trasmettere speranza e fiducia, sperimentiamo una gioia incredibile. Non si tratta di “dover fare shakubuku”, ma di desiderare sinceramente la felicità della persona che abbiamo di fronte: è un atto di estrema compassione, e per questo ogni sforzo è degno della massima lode!

Giuseppe: Ricordo che quando ho sentito per la prima volta parlare del Buddismo ero con due miei amici e uno di loro stava facendo shakubuku all’altro. Ero molto contrariato e pensavo che io non avrei mai cominciato a praticare!
In seguito anche a me è capitato tante volte di fare shakubuku a persone che hanno cominciato a praticare dopo anni.
Non sappiamo quale relazione le persone hanno con il Buddismo ma di sicuro, se piantiamo un seme, prima o poi germoglierà.

Giulia: Una guida che mi ha sempre tanto incoraggiato è quella in cui il presidente Ikeda spiega che i benefici del parlare agli altri della pratica sono incommensurabili, indipendentemente dalla decisione del nostro interlocutore di cominciare a praticare o meno. Purtroppo capita di deprimersi quando vediamo che i nostri sforzi non danno i frutti che vorremmo, ma non dobbiamo scoraggiarci! Per me, specialmente all’interno della famiglia, è stato molto importante non mettere mai da parte il desiderio di vedere tutti felici. Questo è stato come un concime che ha permesso a quei semi di germogliare, magari non subito, ma dopo tre anni nel caso di mia madre, dopo sei anni mio padre e dopo sette anni mio fratello!

L’obiettivo di quest’anno pone ogni singolo gruppo di zadankai come il cardine di tutta la nostra organizzazione. Per realizzare il nostro obiettivo, quindi, è necessario migliorare la qualità dei nostri zadankai e avere cura di tutti gli aspetti legati a questa attività che, come Sensei ci insegna, è la più importante di tutte. Inoltre è importante far sì che tanti giovani partecipino agli zadankai. Potreste approfondire questo aspetto?

Chiara: Non penso che esista un modo per prendersi cura degli zadankai al di fuori della decisione di prendersi cura di ogni singola persona, in modo che sviluppi una fede autonoma. Quando le persone acquisiscono una corretta comprensione del Buddismo, trasformano lo zadankai in un palcoscenico di kosen-rufu dove condividere le proprie esperienze di rivoluzione umana al fine di incoraggiare gli altri. In tal senso, tutto dipende dai responsabili, dalla decisione di sostenere nella fede ogni membro delle nostre zone. Ne consegue che una grande “rivoluzione” degli zadankai, come quella che vogliamo realizzare quest’anno, dipende da una rivoluzione della nostra leadership come responsabili della Soka Gakkai.

Valerio: Non penso che sia una questione di “tecnica”. Quando recitiamo Daimoku sinceramente per vedere i membri del nostro gruppo felici e vittoriosi, dalla nostra vita emerge la saggezza per riuscire a capire come toccare il cuore di ogni persona che partecipa allo zadankai. La strategia del Sutra del Loto non ha eguali, il Daimoku è la chiave di tutto. Quando condividiamo con gioia le nostre esperienze e trasmettiamo la grandezza del Gohonzon agli altri, sulla base di una profonda convinzione, naturalmente arriveremo a far vibrare le corde giuste nel cuore di ognuno. Quindi penso che noi per primi, che ci prendiamo cura degli zadankai, dobbiamo vincere e trasmettere gioia! 

Giuseppe: Sì, sono d’accordo. Quando si crea un’atmosfera familiare durante gli zadankai e tutti partecipano attivamente, si sente gioia. Tante volte ho sentito dire ai nuovi partecipanti che sentivano un’aria diversa e una bella unità, e per questo sono ritornati.

Oltre allo zadankai, quali sono le attività a cui i giovani si dedicheranno in quest’anno così significativo?

Chiara: Quest’anno ricorre il trentesimo anniversario da quando il nostro maestro ha cominciato la stesura del romanzo La nuova rivoluzione umana. Come giovani abbiamo deciso di utilizzare le riunioni della terza settimana per approfondirne alcuni capitoli ai quali viene abbinato un tema specifico: dal lavoro, all’amore, allo studio, al coraggio… Lo scopo è farne la base del nostro “trionfo” attraverso grandi esperienze che possano stimolare e sostenere il movimento di shakubuku.

Valerio: Utilizzando La nuova rivoluzione umana come timone, vorremmo che ogni giovane possa navigare nel mare turbolento della società di oggi e sperimentare fino in fondo nella propria vita la relazione di non dualità di maestro e discepolo. Abbiamo di fronte un anno pieno di opportunità, per ripartire con gioia e gratitudine e realizzare un grande trionfo! 

In che modo gli adulti possono concretamente sostenere i giovani affinché vincano nei loro obiettivi e manifestino tutto il loro potenziale?

Giulia: Come adulti, per sostenere veramente i giovani dobbiamo imparare dal presidente Ikeda, studiare La nuova rivoluzione umana, approfondire le guide che negli anni ha dato a noi italiani e seguire il suo esempio. Più ci sforziamo di andare all’unisono con il maestro, più nel nostro cuore si rafforzerà la convinzione che ogni singolo giovane è infinitamente prezioso per kosen-rufu e per la società.
Il Budda Shakyamuni dichiarò:

«Così come una madre darebbe la vita per proteggere il proprio figlio, il suo unico figlio, così dovremmo sviluppare un cuore sconfinato per tutti gli esseri e una gentilezza amorevole verso tutto il mondo» (BS, 147, 42)

La nostra sfida è far emergere il cuore del Budda e recitare Daimoku per “illuminare” le nostre azioni, facendole diventare quelle più giuste per la persona che abbiamo davanti.

Valerio: Vorrei cogliere questa occasione per ringraziare con tutto il cuore gli adulti, a partire dai responsabili di gruppo, che hanno deciso di abbracciare questo obiettivo e sostenerci fino in fondo. Il loro esempio nel lottare ogni giorno avendo cura di ogni membro e incoraggiando chi non pratica attraverso lo shakubuku, credo possa essere per noi di grande ispirazione. 

Giuseppe: Quando ho cominciato a praticare avevo vent’anni e tutta l’organizzazione era formata da giovani. Osservando ora i giovani credo siano molto diversi da noi, e anche la società è completamente cambiata. Per questo credo che non possiamo basarci sulle esperienze che abbiamo fatto nel passato. Sostenendoli in questo grande obiettivo, noi adulti potremo stare al loro ritmo e rimanere anche noi giovani. 
Come ci incoraggia il nostro maestro, come Gruppo uomini dovremmo promuovere l’armonia tra tutti i gruppi e assumerci la responsabilità di proteggere i membri. Il nostro comportamento è molto importante, quando in un gruppo gli uomini si alzano e prendono l’iniziativa per creare unità, tutti si sentono incoraggiati.
Vorrei concludere con una frase del presidente Ikeda tratta dal libro dedicato al Gruppo uomini, L’orgoglio di essere i pilastri d’oro di kosen-rufu:

«In ogni lotta, il segreto della vittoria è una fervida preghiera e il passo successivo è agire con coraggio.  Conservando il coraggio, la speranza e la perseveranza, spronate ciascuno all’azione e incoraggiatevi a vicenda per la vittoria. Questa è la ricetta per vincere in qualsiasi campagna» (pag. 6)

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata