Rossana Pensabene frequenta un dottorato di ricerca internazionale in Scienze dell’Educazione con un progetto sulla pedagogia di Makiguchi e sulle sue applicazioni in alcune parti d’America. A San Paolo ha toccato con mano i risultati di questi princìpi pedagogici
Come è nata la tua ricerca sul sistema educativo Soka brasiliano?
Quando si è presentata l’occasione di partecipare a un dottorato di ricerca internazionale ho colto al volo la possibilità di verificare con i miei occhi come vengono applicati i princìpi educativi di Tsunesaburo Makiguchi nell’America del Nord e del Sud. Avevo concluso un’esperienza di grande soddisfazione nella scuola romana nella quale lavoravo con un progetto extrascolastico che proponeva ai ragazzi tecniche ispirate alla pedagogia di Makiguchi (dal rilassamento al teatro).
E così, nel novembre scorso, sono partita per il Brasile per la mia ricerca sul campo, che mi porterà in seguito anche a New York. Gli educatori della Soka Gakkai brasiliana promuovono questi princìpi nelle scuole statali da circa quindici anni grazie a centinaia di membri che svolgono queste attività come volontari. Il loro impegno mira a integrare scuola, famiglia e comunità, nella ricerca di soluzioni per migliorare l’insegnamento e promuove una presa di coscienza di ciascuno anche attraverso convegni e conferenze informative.
Quindici anni fa, in che condizioni versava la scuola brasiliana?
Negli anni Novanta l’educazione stava attraversando un momento difficile. Il Brasile concentrava nel suo territorio circa il 44% di tutti i poveri dell’America Latina, con un altissimo livello di mortalità infantile e analfabetismo. Il salario minimo era il più basso al mondo e fra la popolazione vi erano grandissime diseguaglianze economiche e sociali. La scuola peggiorava progressivamente in qualità, con un’elevata evasione e un indice bassissimo di alunni che portavano a termine il corso di studi elementare.
La “Conferenza mondiale sull’educazione per tutti” promossa dall’UNESCO, dall’UNICEF e dalla Banca Mondiale, tenuta in Thailandia nel 1990, servì a risvegliare l’attenzione degli stati sulla disastrosa situazione dell’analfabetismo nel mondo e allo stesso tempo ottenne la promessa di impegni concreti entro il 2000 per trasformare questo scenario degradante.
All’indomani di questo evento in Brasile si aprì un dibattito nelle scuole, nelle agenzie educative pubbliche e private e in settori della società civile per consolidare e dare continuità a questo progetto. Venne sottolineata l’urgenza di creare nuovi parametri che definissero le conoscenze basilari necessarie per poter formare cittadini attivi, si enfatizzò la necessità di creare progetti educativi differenziati, guadagnando così libertà nel creare la propria offerta formativa. Al di là delle materie di base come matematica, lingua portoghese, storia, i programmi dovevano essere integrati con temi come etica, educazione sessuale, educazione ambientale, educazione alla salute ecc.
Quali difficoltà incontrarono?
Non potendo usufruire di corsi di aggiornamento costanti, gli insegnanti non furono messi in grado di affrontare concretamente questa nuova sfida.
Che tipo di contributo dettero gli educatori membri della Soka Gakkai?
Gli educatori della Soka Gakkai brasiliana, ispirati dalla proposta educativa di Makiguchi esposta nel suo libro L’educazione creativa, contribuirono ad aiutare i professori a raggiungere gli obiettivi nazionali fornendo loro, attraverso corsi e attività varie, gli strumenti di una didattica innovatrice.
Quali sono gli effetti odierni di questo movimento educativo?
Il Coordinamento educativo della Soka Gakkai brasiliana a oggi possiede una sede propria nella città di San Paolo. È suddiviso in DEPEDUC, “Tradurre Makiguchi in azioni” e Dipartimento per l’alfabetizzazione. Il DEPEDUC è costituito da un’equipe di membri psicologi, pedagogisti, antropologi, sociologi e artisti che crea laboratori e lezioni teoriche come mezzi per sviluppare e diffondere pratiche metodologiche innovative, con interventi interessanti basati sulla pedagogia di Makiguchi. “Tradurre Makiguchi in azioni” è il progetto educativo che si occupa della diffusione delle tecniche pedagogiche create dal DEPEDUC, e viene proposto nelle scuole. Infine il Dipartimento per l’alfabetizzazione, che si occupa di combattere l’analfabetismo tra gli adulti.
Questo progetto viene proposto nelle scuole pubbliche su richiesta del dirigente scolastico o di qualche insegnante, che chiama la sede del Coordinamento educativo della BSGI. In ogni scuola viene inviato un team di membri residente nel quartiere dove sorge la scuola, composto da un responsabile del progetto e da membri esperti, che vengono formati periodicamente alle attività laboratoriali dal DEPEDUC, attraverso corsi e conferenze nella sede del Coordinamento educativo.
Come entrano questi progetti in una scuola? Quanto durano?
Il progetto, una volta approvato dal Collegio dei docenti della scuola interessata, viene inserito nella programmazione annuale. Gli educatori lavorano con i docenti, i genitori e i dirigenti attraverso riunioni con cadenza mensile o bimestrale. In questi incontri si tengono lezioni sugli obiettivi da raggiungere e si coinvolgono i genitori o i docenti negli stessi laboratori, che successivamente dovranno sperimentare con i loro alunni o figli. Alla fine dell’anno si fa un resoconto dei risultati ottenuti, attraverso il progetto, in ogni scuola, partendo dalle problematiche che ciascuna realtà presentava all’inizio del percorso. I laboratori pedagogici del progetto utilizzano linguaggi artistici diversi – artigianato, arte-educazione, culinaria ecc. – come mezzi per creare spazi di discussione e sviluppo di pratiche educative innovative, scambiare esperienze ed esercitare attitudini e valori etici e umanistici essenziali per la formazione di cittadini consapevoli.
Il progetto “Tradurre Makiguchi in azioni” venne applicato per la prima volta nel 1994 in una scuola del secondo ciclo della scuola elementare dell’istituto Caetano do Campo di San Paolo. Lo svolgimento delle attività, durante l’orario scolastico, doveva affrontare le questioni della pesante evasione scolastica, della violenza di alcuni alunni, delle difficoltà di apprendimento e della mancanza di partecipazione dei genitori nella scuola. Gli insegnanti vennero coinvolti in laboratori di orticultura, origami, confezionamento di fiori, costruzione di vari oggetti con materiali riciclabili, che poi passarono ai loro alunni nelle ore di lezione.
Queste esperienze laboratoriali furono utilizzate come strategie di insegnamento, apportando dei cambiamenti significativi nel modo d’insegnare dei docenti e nell’attenzione degli alunni nelle attività scolastiche. Venne dimostrata l’importanza del coinvolgimento nella scuola della famiglia, della comunità e la creazione di spazi e azioni di dibattito, stabilendo nuove relazioni con i vari membri coinvolti.
Qual è stata la diffusione di questi progetti a livello nazionale?
In seguito al grande successo riscosso in questo primo esperimento, attraverso il passaparola, molte altre scuole chiesero di adottare questo progetto. Furono tenuti anche dei convegni, incontri e seminari con professori per diffondere questa nuova metodologia di insegnamento. A oggi il progetto “Makiguchi” è stato applicato in più di trecentocinquanta scuole della rete pubblica brasiliana. Mi hanno raccontato di una scuola che si trovava in una zona di degrado dove si respirava un’atmosfera intrisa di rabbia. Non c’era fiducia e rispetto fra insegnanti e genitori, tanto che a quest’ultimi sembrava normale lasciare la spazzatura all’entrata della scuola. Gli educatori e i volontari della Soka Gakkai hanno iniziato a organizzare laboratori che in tre anni hanno avuto effetti straordinari. È stata ricostruita la fiducia fra il corpo docente e i genitori, i quali hanno imparato anche a svolgere dei piccoli mestieri come creare bigiotteria da vendere nei mercati. Molto spesso si trattava di donne in condizioni di miseria e questo è servito anche a migliorare la condizione delle famiglie. Un effetto secondario, ma non meno importante, è stato la riqualificazione del quartiere che di conseguenza ha trovato uno spazio adeguato anche per la raccolta dei rifiuti.
Che cosa ti ha particolarmente colpito di questo movimento educativo?
Di questa mia esperienza mi rimane impressa soprattutto l’accoglienza che ho ricevuto da parte dei membri brasiliani, individui straordinari, animati da un grande amore verso il prossimo e che, attraverso un atteggiamento contributivo, si impegnano tutti i giorni nel miglioramento dell’ambiente e della società in cui vivono. In perfetta sintonia, quindi, con il pensiero di Makiguchi e della Soka Gakkai. Il cuore è il punto da cui parte tutta l’attività di queste persone meravigliose, che mi hanno fatto sentire una di loro in tutto e per tutto e con cui ho stretto legami di amicizia profonda. A loro devo l’aver potuto seguire da vicino il lavoro che svolgono nelle varie scuole, dislocate in ogni angolo dell’enorme e caotica città di San Paolo.
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Il pensiero innovativo di Makiguchi
Tsunesaburo Makiguchi (1871-1944) ricoprì l’incarico di preside in alcune scuole elementari di Tokyo per oltre vent’anni. Scrisse numerosi testi di pedagogia e insieme al suo discepolo Josei Toda sistematizzò la sua teoria ne Il sistema della pedagogia creatrice di valore (ampi estratti sono stati pubblicati da La Nuova Italia in un volume attualmente esaurito dal titolo L’educazione creativa).
Una delle importanti innovazioni della pedagogia di Makiguchi fu abbandonare la memorizzazione meccanica, trovando le strade per ispirare gli studenti ad amare ciò che imparavano. «L’obiettivo dell’educazione – scrive Makiguchi – non è quello di trasferire la conoscenza, ma piuttosto quello di guidare il processo di apprendimento, per fornire allo studente i metodi di ricerca».
Il sistema educativo in Giappone era orientato allo sviluppo di soggetti allenati a servire gli interessi dello stato, un mezzo per instillare cieca obbedienza alle autorità militari, le cui azioni erano presentate come espressione del volere della figura apparentemente divina dell’imperatore. Al contrario, per Makiguchi l’educazione aveva a che fare con la felicità dei bambini; era un mezzo attraverso il quale potevano aprire le loro menti e interagire con creatività con l’ambiente, piuttosto che servire come strumento per plasmare una popolazione docile e obbediente.