È il tempo di mettere in pratica i princìpi del Buddismo ed essere il cambiamento che vorremmo vedere nel mondo, come ricorda una frase di Gandhi. Non una volta al mese o alla settimana, ma ogni singolo istante. Questo è il testimone che Josei Toda lasciò ai giovani il 16 marzo 1958. Un’eredità raccolta da Daisaku Ikeda trasmessa, a sua volta, ai giovani contemporanei pronti ad accettare la sfida
Ho ancora impressa nella mente una frase di Catullo: «Amami quando meno lo merito, perché sarà quando ne avrò più bisogno». La citava uno scrittore rivolgendosi agli italiani in merito ai fatti di cronaca del nostro paese; percepii in quel suo messaggio qualcosa di profondo: ora l’Italia, alla luce della crisi mondiale, sta attraversando un momento cruciale; proprio adesso è il momento di non abbandonarla ma di valorizzarla ancora di più. A volte è difficile pensare che proprio noi giovani possiamo cambiare le cose, fare la differenza; è più facile pensare che sarà qualcun altro ad agire oppure che la situazione si risolverà con il tempo. Questo tipo di spirito volto alla passività opprime l’emergere di un profondo senso di responsabilità, ingabbia la creatività, impedendo di visualizzare nuovi orizzonti. Il Buddismo di Nichiren Daishonin invece insegna che tutto parte da noi, che qui e ora possiamo decidere e realizzare il cambiamento che desideriamo. Ogni singolo essere vivente può prendere parte, nel suo peculiare modo di essere, alla realizzazione del futuro. Nel Gosho La scelta del tempo la prima frase che leggiamo è: «Chi desidera studiare il Buddismo deve prima di tutto imparare a conoscere il tempo». Stiamo vivendo nel periodo storico descritto nel Sutra del Loto come l’Ultimo giorno della Legge, un’epoca di conflitti e dispute e, guardandosi intorno, la realtà conferma quanto descritto. Nell’ottica buddista le sofferenze e le difficoltà celano in profondità la più grande delle opportunità. Ora è il tempo di mettere in pratica i princìpi che il Buddismo insegna e di decidere con risolutezza di essere noi il cambiamento che vorremmo vedere nel mondo, proprio come ricorda una celebre frase di Gandhi. Non una volta al mese e neanche una alla settimana ma ogni singolo giorno, ogni singolo istante. Questo è ciò che il presidente Ikeda sta chiedendo a noi giovani, dando lui per primo l’esempio. Ikeda ci sta chiedendo di vivere appieno la nostra giovinezza e di ricordarci sempre che insito nella vita esiste un potenziale infinito. Avere fiducia che questo potenziale esista e che grazie a una dedizione costante nella pratica emergerà, significa approfondire e accrescere la nostra fede verso il Gohonzon, verso la nostra vita.
Una fiducia da guadagnare
Andrea, uno studente di vent’anni ha deciso di guardare oltre ciò che appare: «I professori delle superiori ti consigliano di fare l’avvocato o il medico, i genitori vorrebbero vederti ingegnere e gli amici pensano che la società sta andando a rotoli e non c’è più niente da fare per recuperarla. A quel punto cosa fare? Ed ecco che si insinua in te il “demone del dubbio”: meglio seguire una strada sicura oppure fare nella vita quello che mi piace? Ma quale strada è sicura? Amo scrivere, amo la letteratura e tutto quello che ne deriva. Il mio sogno è lavorare in una casa editrice italiana. Così dopo tanto Daimoku, e varie esperienze, ho capito che dovevo seguire il mio sogno e iscrivermi al corso di Lettere moderne, per approfondire al meglio – per i primi tre anni – la letteratura e avere delle forti basi umanistiche. Le parole di sensei sono state fondamentali: “Siete assolutamente liberi di scegliere la vostra strada. La vita è vostra e siete voi a dover decidere cosa è meglio per voi […], ma il vostro titolo di studio non è l’unico fattore che determinerà la vostra vita. Saranno la vostra forza interiore e la vostra profondità a decidere se vivrete una vita realizzata e soddisfacente” (D. Ikeda, Scuola e lavoro, Esperia, pag. 44)». Il presidente Ikeda ha affidato ai giovani il testimone di kosen-rufu: questo significa che il nostro impegno si basa innanzitutto sullo sviluppo di un profondo senso di responsabilità per ciò che accade nella nostra vita, alle persone intorno a noi, nell’intera società. Tutto parte da noi, tutto parte da me.
In passato, alla luce dei tanti incoraggiamenti di sensei nei confronti dei giovani, davo per scontato che fosse automatico e naturale che gli adulti riponessero in noi una totale fiducia. Ho compreso con il tempo però che siamo noi giovani per primi a dovercela guadagnare attraverso un impegno sincero e costante, qualunque siano le circostanze che stiamo vivendo. Confrontarsi con gli adulti e dialogare sinceramente con loro ci permette di creare una forte unità e di crescere insieme. «Se non capite qualcosa, fate domande – scrive Ikeda – è una qualità fondamentale per chi vuole avere un ruolo importante nella società. I giovani che non hanno paura di chiedere consigli, suggerimenti e aiuto a chi è più grande di loro sono quelli che crescono più velocemente» (BS, 155, 54).
Insieme possiamo farcela
In un recente messaggio, Ikeda tocca un passo del Sutra del Loto dove viene descritta la missione di un Bodhisattva della Terra: «Come la luce del sole e della luna / può fugare oscurità e tenebre, / così questa persona, mentre passa nel mondo, / può liberare gli esseri viventi dall’oscurità». Giulia, una giovane studentessa, mi racconta di quanto sia importante per lei condividere il Buddismo con gli altri. Per le vacanze è stata in montagna insieme a una compagnia di trenta persone ed era l’unica buddista del gruppo. Il clima iniziale era difficile a causa delle continue tensioni che si erano create per via della convivenza tra così tante persone. «Ho deciso subito di recitare Daimoku per trasformare la situazione. Presto le liti scoppiate sono state risolte, ma il vero beneficio si è manifestato il giorno dopo: quando mi stavo preparando per recitare Gongyo sera alcune persone si sono avvicinate e sono rimaste vicino a me». Mi racconta che nei giorni seguenti alcuni ragazzi recitavano Nam-myoho-renge-kyo in giro per la casa, altri la ascoltavano ogni volta che pregava e la proteggevano da chi invece voleva disturbarla. Vivere in mezzo agli altri in coerenza con noi stessi e mostrando loro ciò che siamo con sincerità e gioia: questo ci permette di creare valore nel luogo in cui siamo. «È questo il punto – continua Giulia – le persone percepiscono, anche se non sempre a livello conscio, che il Daimoku funziona e se noi siamo aperti e sinceri si sentono a loro agio, aprendosi a loro volta. Proprio chi conoscevo meno mi ha parlato dei suoi problemi. È questo il mio potere di giovane buddista. È questo che abbiamo ereditato da Ikeda, Toda, Makiguchi, fin dai tempi di Nichiren. Noi abbiamo il potere di far emergere questo spirito del bodhisattva, di “fugare le oscurità” presenti nelle nostre vite e di mostrare agli altri la bellezza di percorrere questo cammino insieme». Per poter sviluppare questo tipo di empatia è fondamentale sfidarci noi per primi, cogliere le avversità come insegnamenti e non come motivo di sfiducia e lamentela. Ogni volta che cado, o sbaglio, gioisco. Sensei ci incoraggia a vivere la giovinezza come il periodo in cui costruire solide fondamenta e afferma: «Non dovete guardare ai vostri errori come a delle sconfitte. Specialmente per i giovani, gli errori e i problemi sono segni di progresso. Poiché vi state muovendo in avanti, dovete affrontare il vento contrario. Ci sono anche dei momenti in cui si inciampa e si cade. Ma quando succede ciò non dovete scoraggiarvi» (BS, 155, 56). Solo sbagliando possiamo conoscere meglio noi stessi e capire che cosa desideriamo davvero. Non trovo lavoro, non realizzo un obiettivo che mi sta a cuore, vedo una persona a me vicina che soffre: recito, lotto, ricerco, studio, condivido, ci credo e realizzo. La vittoria è diffondere e credere che insieme possiamo farcela.
L’universo dentro di noi
Marco è uno studente lavoratore di ventidue anni. Nonostante le numerose difficoltà che ha dovuto affrontare, tra cui il terremoto che ha colpito la primavera scorsa l’Emilia Romagna, la sua grinta è illimitata: «Gli sforzi fatti in questi anni, a livello di studio e di lavoro, e quelli che sto ancora facendo, mi rendono sinceramente felice perché ho imparato che nulla è impossibile. Ho imparato a fare sacrifici, ho imparato cosa vuol dire gestire uno stipendio, ho imparato cosa significa essere disciplinato per preparare un esame. Sto imparando ad avere piena responsabilità della mia vita. Tutto questo grazie alla pratica buddista e al mio maestro. Non nascondo che a volte sono stato e sono a pezzi, perché le paure sembrano avere la meglio e la difficoltà di un esame sembra insormontabile. Credo che i momenti duri, le sconfitte e le “botte” prese in questi anni si faranno sentire per tutta la vita: ne sono felice, perché vuol dire che per tutta la vita ricorderò che grazie al Buddismo io posso vincere. Sempre».
Il Buddismo insegna che lo stesso potenziale dell’universo è dentro di noi. Ci crediamo davvero? Ne abbiamo un esempio ogni giorno: vediamo il sole sorgere, le stagioni susseguirsi, la gravità trattenerci al suolo. Tutto questo, tutto ciò che ci circonda, è una manifestazione di Nam-myoho-renge-kyo. Perché a volte è così difficile crederci?
Il karma, l’oscurità che quatta quatta si affaccia sempre. E noi lì pronti a trasformarla, con pazienza e perseveranza. Questo dobbiamo costruire noi giovani: fare tantissime esperienze per forgiare una forte fede.
Chiara, una giovane donna, mi racconta la sua storia: «Dopo una laurea in giurisprudenza ho deciso di vivere sei mesi a Bruxelles dove ho svolto uno stage retribuito presso uno studio legale. A luglio 2012 sono tornata in Italia e a fine agosto ho cominciato a cercare lavoro. Non è stato facile, soprattutto cominciare a cercare; mi sentivo schiacciare dal pessimismo delle notizie diffuse dai media ogni giorno e, mio malgrado, dallo sconforto generale che ci circonda. Ma non volevo farmi abbattere. Mi sono impegnata al massimo nell’attività buddista sia nel gruppo che come byakuren e ho cominciato a recitare due ore di Daimoku al giorno. Cercare lavoro è diventato il mio lavoro: giravo sempre con il curriculum in borsa. Leggendo le parole incoraggianti del presidente Ikeda ho determinato di non dipendere più economicamente dai miei genitori e che avrei trovato un lavoro per costruire un futuro con il mio fidanzato e per dimostrare che per i giovani c’è ancora posto in Italia. Dopo due mesi vengo contattata da un’agenzia interinale per un posto in una grande azienda che cerca un neolaureato in Giurisprudenza. Sono andata al colloquio con lo stesso spirito con cui partecipo a una riunione di discussione, con il desiderio di incoraggiare e sono riuscita a trasmettere loro gratitudine ed entusiasmo. Quattro giorni dopo la ragazza dell’agenzia mi chiama: ero stata presa».
Sensei ci incoraggia a essere giovani motivati, determinati a dare il massimo. Le capacità sono intrinseche in ognuno di noi e la chiave per reagire a questa crisi economica è manifestare entusiasmo e passione nel lavoro cercando di non farci influenzare dall’ambiente e determinando ogni giorno davanti al Gohonzon di credere sempre più nella nostra innata Buddità. Chiara sta continuando a lavorare per quest’azienda con il desiderio che le prolunghino il contratto: tutti i presupposti ci sono, ma questa è un’altra lotta che sta portando avanti ogni giorno.
Un anno speciale
Il fatto che la vita ci porti ad affrontare delle difficoltà è un fatto fisiologico e inevitabile. Per affrontarle dobbiamo sviluppare uno stato vitale che ci permetta di scalare qualunque ripida e insidiosa salita con la grinta e la fiducia che sicuramente arriveremo alla vetta. Il presidente Ikeda usa questo esempio: «Scalate la montagna che si trova di fronte a voi. Mentre salite le vostre gambe si rafforzeranno. Questo allenamento vi permetterà di sfidare una montagna più alta, e poi un’altra e un’altra ancora. Quando arriverete alla vetta potrete ammirare orizzonti ancora più ampi». Credere nel potenziale della nostra vita è vivere con fede. Il beneficio più grande non è solamente arrivare sulla vetta. Guardare agli obiettivi nell’ottica che solo alla loro realizzazione saremo felici, rischia di illuderci e, anche inconsciamente, il nostro “oggetto di culto” può diventare il desiderio stesso. Il beneficio è invece molto più vasto: sviluppare queste gambe forti che potranno affrontare qualunque tipo di sentiero e godere del panorama che si dipana intorno a noi durante il cammino. Il filosofo Arthur Schopenhauer ne Il mondo come volontà e rappresentazione paragonò il rapporto con le varie arti alla scienza idraulica: per comprendere cosa sia l’acqua non basta contemplarla nello stato di quiete o quando scorre uniformemente, ma occorre esaminarla quando è soggetta a forze contrarie. Allo stesso modo, è in virtù delle numerose difficoltà da affrontare che si portano alla luce quella natura colma di speranza e talenti nascosti. Senza l’arroganza di cambiare il mondo da soli ma con il profondo desiderio di creare legami d’amicizia, cerchiamo di guadagnarci la fiducia di chi incontriamo.
Ogni giorno mi affaccio a questa realtà e ogni giorno sento che qualcosa di meraviglioso può davvero emergere ancora di più di ciò che finora è emerso. Ci vuole convinzione, davvero tanta convinzione che questo possa accadere. È scegliere tra luce e oscurità. Se si cade ci si rialza più forti, se si sbaglia si decide di migliorarci ancora partendo prima di tutto dalla fede nel Gohonzon, dal desiderio di creare valore qui e ora. Dobbiamo scegliere sempre di manifestare questo cuore del Budda. Questa è la strada per diffondere la speranza. Allora bisogna crederci davvero nella nostra Buddità perché dare un magnifico esempio con le nostre vite, le nostre rivoluzioni umane, è il primo passo per avvicinare gli altri a intraprendere con noi questo percorso di felicità. Io ci credo con tutta me stessa e voglio dare tutta me stessa per questo; non solo perché l’ho promesso a sensei ma anche perché sento che dedicarsi a kosen-rufu è un’inesauribile fonte di gioia assoluta. Lo ridetermino ogni giorno. E quest’anno lo slogan non lascia dubbi: si vince. Tutti insieme.