L’essenza di ogni forma di vita è l’unità, tante piccole parti, ognuna insostituibile, che vanno a comporre un grande mosaico. Dal profondo rispetto per i tesori della propria comunità locale nasce il senso di cittadinanza globale
«La verità attrae sempre seguaci e viene sempre il giorno in cui la sincerità dà i suoi frutti. Non dobbiamo mai mentire, a costo di morire in nome della verità». Sono parole di An Ch’angho (1878-1938), leader del movimento per l’indipendenza coreana. Una persona che detestava la menzogna, integra e di sani principi, che ci esorta a vivere nel mondo della verità e a non farsi mai ingannare dalle bugie. La SGI è un’organizzazione sincera, e i nostri sforzi daranno senza alcun dubbio i loro frutti. Mentre le persone meschine e senza scrupoli che cercano di distruggere chi lavora per la verità e la giustizia sono destinate alla fine a crollare miseramente.
Il filosofo cinese Hsün-tzu (300-230 a.C.) diceva: «Chi disprezza il giusto e si prende gioco di una persona sincera può anche sperare di sfuggire alla rovina ma sicuramente non ci riuscirà».
Tutti i giorni ricevo notizie da ogni parte del mondo. Stamattina mi ha scritto un membro della Divisione giovani donne giapponese che studia cinese a Beijing (Pechino) per informarmi che nel libro di testo pubblicato e utilizzato dall’Università di Lingua e Cultura di Beijing – una delle più importanti istituzioni accademiche per lo studio del cinese alla quale affluiscono studenti stranieri da più di centoventi nazioni – compaiono alcuni brani del mio dialogo con l’artista cinese Chang Shuhong (1904-94), dal titolo Lo splendore di Dunhuang. Chang era noto come il “custode dei tesori di Dunhuang” [un tempo fiorente centro buddista sulla Via della Seta nel quale sono state ritrovate antiche pitture murali rupestri e altri manufatti artistici, n.d.r.]
L’Università di Lingua e Cultura di Beijing è un’istituzione fiera del proprio alto livello di insegnamento, i cui libri di testo vengono sottoposti a severe selezioni e vengono considerati fra i migliori nel loro campo [i testi prodotti da questa scuola sono ampiamente utilizzati dalle altre università in Cina e in tutto il mondo, n.d.r.]. Nel libro sono contenuti anche brani di famosi personaggi cinesi di vari campi come lo scrittore Lu Xun (1881-1936). E la giovane donna che mi ha scritto sostiene che molti studenti stranieri dell’università recitano e imparano a memoria brani del mio dialogo con il dottor Chang.
La parte del dialogo che compare nel testo è quella in cui il dottor Chang e io discutiamo delle qualità uniche dell’arte di Dunhuang. Perché essa brilla d’immortale splendore ancora oggi? Perché gli sconosciuti artigiani di quell’antica città riversarono letteralmente il cuore e l’anima nelle proprie creazioni artistiche. Dun-huang significa “grande splendore”. Ora noi membri della SGI stiamo costruendo la nostra Dunhuang, un’immortale roccaforte della vittoria della gente che risplenderà in eterno.
Sempre a proposito della Cina ho appreso che all’Università di Beijing si è costituito un Gruppo di ricerca Daisaku Ikeda e che all’Università normale di Hunan è stato fondato l’Istituto di ricerca Daisaku Ikeda. Quest’ultima università, fra l’altro, ha sede in una zona che ha stretti legami con il Gran Maestro T’ien-tai. Anche una delle biblioteche della Soochow University ha inaugurato una Collezione speciale Daisaku Ikeda e inoltre sono onorato che i miei scritti vengano citati in diverse antologie cinesi insieme a quelli di altri personaggi internazionali. Mi commuove anche sapere che in India molti dei leader più importanti del paese leggono le mie poesie e che alcuni dei miei scritti appaiono in una selezione di saggi scelti dalla popolare rubrica “L’albero parlante” di Times of India, il principale quotidiano in lingua inglese del paese. Inoltre nel piano di studi della Scuola superiore secondaria Sethu Bhastkara, che educa i futuri leader dell’India, vengono usate le mie poesie. Mi hanno detto che la domanda «Chi è il maestro di Daisaku Ikeda?» è uno dei quiz per gli esami!
Se cito tutte queste cose non è per orgoglio personale ma soltanto per dimostrare quanto la luce di kosen-rufu si stia diffondendo ampiamente in tutto il mondo e verso il futuro.
Stamani mi sono svegliato prima del solito e mia moglie mi ha detto: «Le persone che consegnano il Seikyo Shimbun hanno già cominciato il loro giro. Dobbiamo ricordarci di essere loro grati per questi sforzi». È verissimo. Eroi senza corona, grazie per i vostri sforzi quotidiani! Mia moglie e io preghiamo sempre per la vostra salute, sicurezza e felicità. Tutto nella vita ci serve da allenamento, tutto è per il nostro bene e la nostra crescita. Dobbiammo decidere di accumulare proprio adesso, nella situazione in cui ci troviamo, un’eterna fortuna per noi, le nostre famiglie e i nostri parenti. La rivoluzione umana di un singolo individuo può trasformare qualsiasi cosa in una strada per la felicità, la speranza e la pace. Vi prego di avanzare con gioia ed entusiasmo.
Il Mahatma Gandhi affermava che nessun essere umano può vivere senza religione: «Quelli che dicono che la religione non ha niente a che fare con la politica non sanno cosa vuol dire religione». Anche se una persona è un intellettuale, se pensa che la religione non abbia legami con la politica, non conosce il vero significato della religione, non conosce la società, la politica e la storia. In altre parole Gandhi diceva che chi non conosce il significato della religione non conosce il significato della vita. Un’acuta intuizione e al tempo stesso un fatto largamente assodato.
Il sacerdote e scrittore brasiliano Antônio Vieira (1608-97) si batté contro la schiavitù e la discriminazione nei confronti degli ebrei e degli indigeni del Brasile e come risultato fu bollato come eretico e perseguitato dalla Chiesa cattolica. Fu addirittura incarcerato per due anni. Chi si schiera a favore della verità e della giustizia viene perseguitato – è una realtà immutabile, in ogni luogo e in ogni epoca.
Vieira scriveva: «L’essenza di ogni forma di vita, comprese le cose inanimate, è l’unità. Le pietre si uniscono a formare un edificio. Le assi di legno si uniscono per formare una nave. E le persone si uniscono per formare un gruppo […] Un edificio senza unità crolla. Una nave senza unità affonda. E un gruppo senza unità si disgrega». Un gruppo vittorioso, per la verità e la giustizia, deve essere unito. Senza unità la sconfitta è certa e non ci sarà altro che sfortuna. E questo è terribile.
Il grande poeta tedesco Friedrich Hölderlin (1770-1843) per me è come un caro amico. Ho sempre amato la sua poesia che è un inno alla vita. A dargli la notorietà ha contributo anche un romanzo, Hyperion. Avendo perso il padre quand’era ancora piccolo, compose numerose poesie dedicate a sua madre. Componeva poesie mentre lavorava come istitutore. Conobbe da vicino il filosofo Hegel e fu influenzato anche da un altro poeta, Schiller. Era un poeta magnifico che contemplava i supremi ideali dell’umanità. In una poesia scrive: «Oh! Eroi! Vedete come la vostra meravigliosa vittoria ha già cominciato a risplendere!» Eroi, ecco cosa siete! I giovani della SGI sono gloriosi eroi.
La vita è una lotta. E, visto che è così, trasformiamola in una lotta vittoriosa! Tutto parte da qui. È questo lo spirito di tutti coloro che sin dalla gioventù hanno abbracciato una filosofia e nutrito un profondo senso di missione. È questo lo spirito di chi intraprende la battaglia umana per la felicità dei propri simili. Invece ci sono giovani viziati, preoccupati soltanto dei soldi, della fama e delle scuole prestigiose che, spinti dal desiderio di notorietà e ricchezza, non pensano che a se stessi. Ma, per quanto possano darsi arie con questi superficiali simboli del successo, dal punto di vista del Buddismo le loro vite sono vuote e prive di significato. I veri campioni, i veri eroi sono coloro che si dedicano a una nobile missione nella vita.
Oggi sono venuti a visitarci membri della SGI provenienti da diciotto paesi diversi. Mi tornano alla mente le parole del presidente Toda: «Gli eroi del Buddismo, gli eroi della rivoluzione umana, gli eroi della riforma sociale, gli eroi di kosen-rufu si sono riuniti. Conduciamo insieme vite d’incessante vittoria».
Un caloroso benvenuto ai mebri della SGI-Argentina che hanno attraversato mezzo mondo per venire a questo corso e ai membri della SGI-Corea, in costante aumento.
E ai membri dell’Italia, l’eterna roccaforte. Congratulazioni per la vostra fresca partenza con il direttore generale Tamotsu Nakajima. Fu trentasei anni fa, nel maggio del 1967 che, animato dal sincero desiderio di far crescere nuove persone capaci per il nostro movimento, giunsi a Roma da Parigi per incontrare il giovane Nakajima che studiava arte in una università italiana dopo essersi laureato alla Hosei University di Tokyo. Ricordo con affetto che lo incoraggiai nell’ascensore dell’hotel in cui ero alloggiato. Era tremendamente magro ed ero preoccupato per la sua salute. Nakajima è un responsabile che ho fatto crescere personalmente. Adesso vorrei dirgli: «Nakajima, hai vinto! Nakajima, continua a fare un buon lavoro!».
Sono lieto di annunciarvi che è stata ultimata la versione inglese del mio dialogo con Majid Tehranian, professore dell’Università delle Hawaii e studioso della pace di fama mondiale, originario dell’Iran. Il libro si intitola Civiltà globale: un dialogo fra Buddismo e Islamismo.
Molte persone in Giappone e in Occidente trovano difficile comprendere l’Islam e la sua cultura. Perciò sarei felice se questo umile volume servisse in qualche modo da punto di partenza per una maggiore comprensione e comunicazione. Le persone di coscienza hanno lodato gli sforzi della SGI per seguire una strada superiore in un mondo dilaniato dalla guerra e dai conflitti, una strada che mira a comprendere l’Islam e a forgiare un’autentica armonia fra tutti i popoli.
In occasione della pubblicazione del libro, di cui è in preparazione anche l’edizione persiana, Tehranian ha sottolineato che se gli esseri umani non riusciranno a trascendere le reciproche differenze e a identificare valori comuni attraverso lo strumento del dialogo, non vi sarà alcuna civilità globale nel ventunesimo secolo. A questo proposito egli considera il nostro dialogo un passo nella direzione giusta e spera che potrà contribuire a dissipare un po’ dell’atmosfera tetra che si è creata dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre negli Stati Uniti e a portare speranza e incoraggiamento alle persone di tutto il mondo. In un’altra delle nostre conversazioni, Tehranian osservò che una delle cose che ammira di più nella Soka Gakkai è il senso di cittadinanza globale dei suoi membri. Una cosa indispensabile per il Giappone, con la sua marcata chiusura insulare, per la quale la Soka Gakkai rappresenta un antidoto. E siccome le medicine a volte hanno un gusto amaro, egli ipotizzava che fosse questa una delle ragioni delle persecuzioni nei confronti della Soka Gakkai in Giappone.
Il 28 aprile è il settecentocinquantesimo anniversario della fondazione del Buddismo di Nichiren Daishonin. La volontà del Budda originale dell’Ultimo giorno della Legge era che, in quest’epoca turbolenta, funestata da incessanti conflitti, ci impegnassimo a diffondere il grande insegnamento di pace e felicità della Legge mistica in tutto il Giappone e nel mondo intero. Quest’anno cade anche il settantacinquesimo anniversario della conversione del primo e del secondo presidente, Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda, al Buddismo del Daishonin, nel 1928. Fu l’inizio della loro storica battaglia per kosen-rufu. Anch’io sono nato nel 1928.
Nello spazio di settantacinque anni il legame maestro-discepolo fra i primi tre presidenti della Soka Gakkai ha fatto diventare realtà il grande desiderio di kosen-rufu che il Budda originale aveva nutrito settecentocinquanta anni prima. «Se perdiamo quest’occasione, non realizzeremo mai kosen-rufu!» questa è la convizione che ha sempre animato i tre presidenti fondatori. Per questo abbiamo assunto la guida di kosen-rufu senza arretrare di un solo passo, affrontando senza paura l’ondata di persecuzioni predetta nel Gosho e nel Sutra del Loto. In queste scritture si afferma che nell’Ultimo giorno della Legge i praticanti dell’insegnamento corretto saranno vittime di calunnie e abusi e incontreranno odio e gelosia ancor più che durante la vita del Budda.
La Soka Gakkai va fiera di questo spirito di dedizione altruistica, basato sul propagare la Legge senza risparmiare la propria vita. Insieme ai membri di tutto il mondo abbiamo diffuso la Legge mistica in centottantacinque paesi, un risultato senza precedenti negli annali del Buddismo.
Non c’è alcun dubbio che godrete di infiniti benefici e sarete eternamente lodati e protetti da Nichren Daishonin e da tutti i Budda e i bodhisattva delle dieci direzioni e delle tre esistenze. Il Daishonin nei suoi scritti ce lo garantisce. Il Daishonin afferma: «È grazie al potere trascendentale del bodhisattva Virtù Universale che il Sutra del Loto viene propagato in tutto Jambudvipa [nel mondo intero]» (GZ, 780).
Il bodishattva Virtù Universale rappresenta la saggezza che abbonda nell’universo. È il potere intellettuale di aiutare gli altri e condurli alla felicità e si riferisce anche alla creazione di valore. Mettendo in pratica lo spirito degli scritti del Daishonin abbiamo aggregato insieme tante persone coscienziose e consapevoli di tutto il mondo aprendo un sentiero di pace, educazione e cultura senza precedenti. Abbiamo riunito la gente, abbiamo riunito il mondo e abbiamo avvicinato culture diverse. I numerosi dottorati e cattedre onorarie ricevute in quanto vostro rappresentante dalle università di tutto il mondo sono un segno di riconoscimento dei nostri sforzi in questo senso. Attualmente queste onorificenze sono centoquaranta e, con quelle già programmate, arriveranno a centocinquanta. Sono il risultato degli sforzi instancabili per kosen-rufu di ognuno di voi. Molte persone, anche nell’ambiente universitario, si sono congratulate affermando che si tratta di un risultato senza precedenti. Le cittadinanze onorarie che mi sono state offerte saranno duecentocinquanta entro il 16 marzo. Esse attestano che i membri della SGI, in ogni parte del mondo, hanno salde radici nelle proprie comunità locali e danno il proprio sincero contributo alla società. Anche per questo vorrei ringraziarvi dal più profondo del cuore.
Di recente Koichi Tanaka, uno dei premi Nobel 2002 per la Chimica, ha ricevuto la cittadinanza onoraria della città di Toyama, dov’è nato e cresciuto. Nel discorso che ha pronunciato in quell’occasione ha spiegato con grande modestia cosa gli ha permesso di realizzare le scoperte che gli hanno fruttato il premio Nobel: «Lo devo all’esempio dei miei genitori e delle persone meravigliose intorno a me, che mi hanno insegnato a lavorare sodo e a perseverare. La gente di Toyama è famosa per la propria perseveranza e per i propri sforzi tenaci e sono certo che l’esser cresciuto a Toyama ha contribuito moltissimo alle mie realizzazioni».
Senza dubbio Tanaka voleva incoraggiare altre persone in circostanze simili ad avere orgoglio e fiducia in se stessi, spiegando che crescere da normale abitante di una cittadina di provincia, senza tutti gli agi e le possibilità della grande città, ha contribuito al suo successo. La forza della Soka Gakkai si basa sul grande valore che attribuisce alle comunità locali, alla propria terra natale, all’averla sempre nel cuore e non dimenticarla mai.
La nostra comunità di appartenenza è importante. Chi lavora duramente nella propria comunità, per quanto sia faticoso, è un campione. Possiamo diventare Budda esattamente dove siamo ora. È un grande errore pensare che le grandi città siano per qualche aspetto superiori alla campagna. Credo fermamente che coloro che trionfano nella propria comunità siano i vincitori nella vita più autentici e più umani che esistano. Assicuriamoci sempre di ricordare, rispettare e proteggere la gente che si impegna con diligenza e perseveranza, con modestia e riservatezza nelle proprie comunità. Il mio desiderio più profondo è di far visita a queste persone, inchinarmi davanti a loro e ringraziarle per i loro ammirevoli sforzi.
Come sapete, l’ex presidente dell’Unione Sovietica, Mikhail Gorbaciov è un mio caro amico col quale ho discusso in tante occasioni. Da giovane, dopo essersi laureato all’Università di Mosca fece ritorno alla cittadina in cui era nato. In realtà non avrebbe voluto; i suoi programmi erano di restare a Mosca e lavorare per il governo ma, nel corso della sua carriera, le cose non sono andate sempre lisce. [L’Ufficio di PP che gli aveva promesso un primo incarico improvvisamente cambiò la sua politica di assunzioni nei confronti dei neolaureati e ritirò l’offerta di lavoro. Perciò egli fece ritorno a Stavropol, nel Caucaso settentrionale. n.d.t.]
Così cominciò a lavorare nella piccola città in cui era nato dove, armato di alti stivali, arrancava nel fango per visitare i residenti, parlare con loro e ascoltarne le opinioni e i desideri. Senza dubbio incontrò resistenze e dovette escogitare nuove idee e nuove maniere di instaurare rapporti. Ma quelle attività e quei dialoghi in mezzo alla gente furono un grande allenamento che contribuì al suo sviluppo. Il “nuovo pensiero”, la filosofia propugnata da questo leader che ebbe un ruolo chiave nella conclusione della Guerra Fredda, nasce proprio dal faticoso impegno di quel periodo.
Gorbaciov si rese conto che non c’era bisogno che le nazioni comuniste e quelle democratiche si combattessero a vicenda. Nella società esistono tutti i tipi di persona ma se decidono di discutere insieme delle cose possono trovare il modo di andare d’accordo. Lo stesso vale per le nazioni. Questo fu il primo passo in direzione della pace e Gorbaciov lo fece concretamente.
Quando lo incontrai a Mosca mi disse: «Dopo la laurea andai in campagna dove incontrai tanta gente diversa e pensai tante cose diverse. C’erano i poveri, c’erano persone afflitte da ogni sorta di difficoltà, ma nessuno sembrava preoccuparsene. Che cosa potevo fare per loro? Credo che l’incontro con quelle persone mi abbia fatto crescere come essere umano». Dobbiamo cominciare ad agire lì dove siamo, determinati a fare tutto il possibile. La vera felicità consiste nel ricercare con sincerità e determinazione la vera umanità e la realizzazione di sé nella vita quotidiana. Questo è il primo passo per costruire una vita grande.
Nichiren Daishonin incoraggiava un credente laico dicendogli: «Affido a te la propagazione del Buddismo nella tua provincia» (SND, 7, 237). È finito il tempo in cui tutto veniva deciso a livello centrale. Siamo in un epoca in cui le regioni e le comunità locali assumeranno la guida delle attività. Per questo i responsabili devono apprezzare e proteggere le persone che svolgono l’importante missione di kosen-rufu nelle rispettive comunità, anche se si trovano in zone sperdute.
Oggi è anche la riunione dei responsabili della Divisione Uomini. Le condizioni dell’economia sono ancora molto dure e senza dubbio molti membri della Divisione uomini staranno attraversando varie difficoltà. Ma, proprio per questo, spero che reciteranno Daimoku per superarle. Viviamo nel mondo degli esseri umani nel quale, per sua natura, non vi sono ostacoli che essi stessi siano incapaci di superare. Inoltre abbracciamo la grande Legge mistica e quindi, a maggior ragione, non esistono ostacoli invalicabili.
Il coraggioso Shijo Kingo, nobile predecessore della divisione uomini, affrontò ogni sorta di ostacolo, lottando sempre con tutte le sue forze e superandoli grazie al potere della fede. Shijo Kingo non arretrò mai; non si diede mai per vinto. Il Daishonin vegliava su di lui e ne aveva completa fiducia.
A causa della sua fede Shijo Kingo incappò spesso nelle critiche e nell’ostilità dei colleghi che ne parlarono male al suo signore, Ema. Inoltre preti malvagi e intriganti lo accusarono in maniera del tutto infondata di crimini fabbricati ad arte da loro stessi. Infine perse i favori del suo signore che gli confiscò le terre e lo privò del suo seguito. In termini odierni sarebbe come esser stato retrocesso o addirittura licenziato dal proprio posto di lavoro.
Via via che le persecuzioni nei confronti dei discepoli del Daishonin si intensificavano, pare che il fratello maggiore di Shijo Kingo che, in quanto membro della famiglia, avrebbe dovuto essergli di sostegno, avesse cominciato a criticarlo, causandogli molto dispiacere. Anche alcuni di voi forse avranno persone in famiglia che non comprendono la vostra fede ma non è il caso di angosciarsi per questo. É proprio lì che inizia la rivoluzione umana. Tutto ciò che dovete fare è dimostare poco a poco con il vostro esempio quanto sia meraviglioso il Buddismo.
Shijo Kingo si sposò una prima volta e la moglie morì. In seguito una delle figlie che ebbe dalla seconda moglie, Kyo’o, si ammalò gravamente quand’era ancora piccola. Tutti dobbiamo affrontare varie sofferenze nella vita. Non esistono esseri umani senza preoccupazioni o problemi. Per questo il Buddismo, che insegna che i desideri terreni sono Illuminazione, è necessario per la nostra vita. Occorre trasformare il proprio karma, per questo esiste il Buddismo. Siate coraggiosi! È questa l’esortazione del Daishonin a noi tutti.
Ma anche Shijo Kingo alla fine si lasciò andare a un lamento. Era vicino alla cinquantina quando pronunciò questa frase: «Mi dicesti che coloro che abbracciano questo sutra godranno di pace e sicurezza in questa vita e di circostanze favorevoli nella prossima. Ma invece sono stato sommerso dalle difficoltà» (SND, 4, 153). E il Daishonin rispose ai suoi dubbi con una lettera di incoraggiamento datata 6 marzo 1275 (La difficoltà di mantenere la fede, Ibidem). Il Daishonin attribuiva sempre il massimo valore a ogni individuo e quindi cercava sempre di dare una risposta appropriata per ogni singolo problema dei suoi discepoli. Le lettere che scrisse per incoraggiarli sono innumerevoli. Incoraggiare una persona può significare incoraggiarne infinite altre. Il Daishonin sapeva che una singola persona può aprire la strada a kosen-rufu. Dobbiamo imparare dal suo esempio. Il Daishonin rispose a Shijo Kingo: «Accettare è facile, continuare è difficile. Ma la Buddità si trova nel mantenere la fede. Coloro che abbracciano questo sutra dovrebbero essere pronti a incontrare difficoltà». È affrontando le difficoltà che otteniamo la Buddità e acquisiamo una condizione vitale di pace e tranquillità. Dovremmo esser preparati a incontrare montagne, valli e tempeste lungo la strada e tenerci pronti a superarle.
Il Daishonin incitò Shijo Kingo a non essere codardo, ammonendolo: «Un codardo non potrà mai ottenere risposta a nessuna delle sue preghiere» ed esortandolo «Dovresti rimproverare ancor più severamente coloro che offendono [la Legge mistica]» (GZ, 1123), affermando che questa è la chiave della felicità propria e degli altri. È scalare le montagne e attraversare le vallate che rende interessanti le escursioni. Camminare può essere faticoso ma ci permette di ammirare panorami stupendi e alla fine giungere a destinazione. Raggiungerla direttamente in aereo sarebbe noioso. Lo stesso vale per la vita. La pratica buddista ci permette di risplendere nella nostra maniera unica e di costruire una felicità eterna. Lottare contro le avversità sembra difficile ma è la strada per diventare grandi esseri umani. Le parole di Nichiren Dashonin non mentono.
Shijo Kingo mantenne una fede sincera e determinata in totale accordo con gli insegnamenti del Daishonin per tutta la vita, affrontandone anche gli avversari. Continuò sempre con coraggio a dire apertamente la verità e a difendere la giustizia e il suo nome brilla ancora oggi d’imperituro splendore negli annali del Buddismo.
I discepoli che hanno fatto propria la determinazione interiore del maestro sono forti; non vengono mai sconfitti. È stato così per Toda con Makiguchi e per me con il presidente Toda. Questo è lo spirito dei tre presidenti fondatori della Soka Gakkai. La formula di maestro e discepolo è immutabile.
Negli Insegnamenti orali il Daishonin discute il significato del ruggito del leone di cui si parla nel Sutra del Loto. Egli spiega che i caratteri cinesi che compongono la parola “leone” indicano il maestro e il discepolo e che il vero significato del “ruggito del leone” risiede nella lotta dei discepoli insieme al maestro di cui condividono lo spirito per diffondere l’insegnamento corretto.
«I caratteri cinesi della parola leone significano “maestro” e “discepolo”» (GZ, 771). Gli Insegnamenti orali affermano: «Il ruggito del leone indica la predicazione del Budda. La predicazione della Legge si riferisce al Sutra del Loto e specificamente a Nam-myoho-renge-kyo. Il primo carattere cinese [della parola leone] che significa “maestro” rappresenta la Legge mistica per come viene trasmessa dal maestro. Il secondo carattere cinese [della parola leone] significa “figlio” e indica la Legge mistica per come è ricevuta dai discepoli. Allo stesso tempo, “ruggito” si riferisce al suono di maestro e discepolo che recitano [daimoku] insieme all’unisono. Emettere [il ruggito del leone] significa introdurre Nam-myoho-renge-kyo nell’Ultimo giorno della Legge» (GZ, 748).
Dobbiamo dire apertamente la verità e batterci per la giustizia, dobbiamo sbaragliare il male e l’ingiustizia con il “ruggito del leone”. In gioventù lottai con tutte le forze contro quegli individui che cercavano di screditare la reputazione della Soka Gakkai e di distruggerla. Non stavo mai a guardare quando venivamo diffamati o criticati a torto. Protestavo a gran voce e confutavo le loro asserzioni facendo tutto ciò che era in mio potere per proteggere il presidente Toda.
Nichiren Daishonin lodava Shijo Kingo come «un uomo che non si arrende mai alla sconfitta» (SND, 4, 90). Lo spirito di non darsi mai per vinti è anche il fiero motto delle scuole Soka, che al giorno d’oggi sono considerate fra le migliori del Giappone. I diplomati svolgono ruoli importanti in ogni campo della società: insegnanti, studiosi, artisti, interpreti. Non arrendersi mai: vincere nel proprio lavoro, nella società, nella vita e in ogni impresa è la convinzione fondamentale della Soka Gakkai.
Questo però non significa impuntarsi e voler avere assolutamente l’ultima parola nelle discussioni con vostra moglie! E nemmeno che i responsabili debbano fare i prepotenti, specialmente con quelli che hanno una responsabilità di livello inferiore al loro.
A questo proposito è importante che i responsabili di sesso maschile rispettino e apprezzino al massimo le donne. E spero che tutti i responsabili sosterranno e incoraggeranno con calore i più giovani nella fede.
Goethe disse: «Nei tempi presenti, nessuno dovrebbe rimanere in silenzio o darsi per vinto. Bisognerebbe discutere e darsi da fare…». Il silenzio non è d’oro. È veleno. È sconfitta. Dobbiamo difendere pubblicamente con coraggio la nostra posizione in modo che la verità possa trionfare.