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Il mio maestro, Josei Toda - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:41

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Il mio maestro, Josei Toda

Ikeda ripercorre in questo saggio gli anni della propria formazione all'”università Toda” e il modo in cui, nei decenni successivi, ha concretizzato quanto appreso dal suo mentore. Esortando ciascuno a percorrere lo stesso cammino

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Ikeda ripercorre in questo saggio gli anni della propria formazione all’”università Toda” e il modo in cui, nei decenni successivi, ha concretizzato quanto appreso dal suo mentore. Esortando ciascuno a percorrere lo stesso cammino

In questa vita
conquista la vittoria con il nobile spirito
di maestro e discepolo.

Thomas Edison (1847-1931) è ammirato per il contributo che ha dato all’umanità con le sue invenzioni. Tuttavia egli si distinse ancor più per il suo spirito altruistico, che lo portava a gioire intensamente del fatto di poter offrire agli altri le sue invenzioni, frutto di un arduo lavoro. Edison nacque l’11 febbraio 1847; per una curiosa coincidenza, proprio nello stesso giorno del 1900, circa cinque decadi dopo, nacque il secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda, che ha illuminato a lungo il mondo con una nuova grande luce spirituale in nome della pace e della felicità del genere umano. Come discepoli diretti che condividono un profondo legame karmico con Toda, io e mia moglie consideriamo il giorno della sua nascita, l’11 febbraio, il più felice dell’anno. Ogni volta che ricorre questa data, i ricordi delle imprese giovanili al fianco del mio maestro tornano ad affluire. Una volta Toda mi disse con un sorriso: «Quando si tratta di parlare del signor Makiguchi, potrei andare avanti all’infinito». Io provo lo stesso sentimento nei suoi confronti: potrei parlare di Toda per ore, per giorni interi, e avrei sempre ancora da raccontare. Come terzo presidente e come erede dello spirito della Gakkai, il compito e la missione della mia vita è far conoscere alle generazioni future la grandezza e l’integrità del mio maestro.

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I paesi natali dei nostri maestri,
adorni di benefici e di vittoria,
di felicità eterna.

Durante l’inverno una fitta coltre di neve ha coperto molte zone del Giappone settentrionale, tra cui la regione di Hokuriku, dove nacque Toda; l’Hokkaido, dove Toda crebbe; la regione di Shin’etsu, dove nacque Makiguchi; e anche la regione di Tohoku, per la quale entrambi nutrivano un grande amore. I nostri membri che vivono in quelle zone stanno tutti lavorando con gioia per kosen-rufu. In realtà molti membri della SGI si stanno impegnando con coraggio in zone molto fredde, non ultimi i nostri amici dell’Islanda e dell’Alaska. Sto pregando per la salute e la sicurezza di tutti i membri che trascorrono questo periodo dell’anno in un clima rigido.
In questo centodecimo anniversario della nascita di Toda, il mio cuore è colmo di un sentimento ancora più profondo di gratitudine per il mio maestro. Alla luce dell’esempio di Toda, che fu un maestro di fede eccezionale, desidero riconfermare con voi alcuni aspetti essenziali per un leader di kosen-rufu.

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Per prima cosa Toda fu un discepolo senza pari nel suo impegno sincero per ripagare il debito di gratitudine verso il suo maestro, Makiguchi. Il carattere cinese che indica “sincerità” (giapp. makoto) è composto da due elementi che significano letteralmente “essere all’altezza delle proprie parole”. La definizione che troviamo nel dizionario è “agire con integrità”. In altri termini, la sincerità implica l’azione. La vita di Toda fu una perfetta incarnazione della sincerità, perché realizzò fino in fondo la visione del maestro e il proprio voto come discepolo.
Dopo il supplizio di due anni di carcere scontati a causa delle sue idee, durante la Seconda guerra mondiale, Toda, nel settembre 1945, in una lettera a un conoscente scriveva: «Accompagnando il mio maestro Makiguchi e unendomi a lui nel sopportare la persecuzione in nome del Sutra del Loto, ho praticato la fede in solitaria reclusione e ho sopportato privazioni che sfidano ogni descrizione. Ma grazie a questo sono riuscito a sperimentare cosa significa “leggere il Sutra del Loto con la propria vita”. Ho esplorato le profondità delle scritture buddiste e a lungo ho percepito il Budda e ho compreso la Legge».
Toda comprese nel profondo del proprio essere il principio di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese” (rissho ankoku), il cuore del Buddismo di Nichiren Daishonin che aspira a liberare tutte le persone dalla sofferenza aprendo la strada a una duratura pace mondiale. Una volta dichiarò con solennità: «Ho fatto esattamente ciò che Makiguchi indicava. Questa è la via di maestro e discepolo». E un’altra volta disse: «Senza indietreggiare di un solo passo, scagionerò definitivamente Makiguchi propagando in lungo e in largo il Buddismo del Daishonin».
Quali furono i punti chiave su cui Toda si concentrò, dopo la guerra, nel lanciare la sua battaglia solitaria per ricostruire la Soka Gakkai, che era crollata in pezzi? Guide personali risolute, riunioni di discussione piacevoli, approfondimento dello studio del Buddismo, far conoscere agli altri la pratica buddista con compassione e correttezza. In questo modo, facendo ritorno alle basi della Soka Gakkai, Toda aprì la strada assumendo personalmente l’iniziativa, un modo di agire che Makiguchi aveva tenuto sempre in altissima considerazione.

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«Raggiungendo il traguardo di 750.000 famiglie di membri, mostrerò al mondo la vera grandezza di Makiguchi, che morì in prigione per le sue idee!». Questo fu l’appassionato voto pronunciato da Toda il 3 maggio del 1951, nell’indimenticabile occasione della sua nomina a secondo presidente della Soka Gakkai. Il grande lea­der di kosen-rufu era entrato in azione. Come giovane e suo sincero discepolo, fui profondamente ispirato da questa sua potente dichiarazione.
Nel febbraio del 1952, quando avevo ventiquattro anni, Toda decise che era tempo di inviarmi a lottare per kosen-rufu in prima linea, e mi venne affidata la mia prima attività importante. Era la cosiddetta “campagna di febbraio” in cui, con i membri del capitolo Kamata di Tokyo, ottenemmo una svolta che aprì la strada alla realizzazione dell’obiettivo di Toda di convertire 750.000 famiglie. All’inizio mi appellai ai membri: «Celebriamo il mese del Daishonin e della nascita di Toda con una vittoria!». E così ci lanciammo in una storica impresa di propagazione radicata nell’impegno condiviso di maestro e discepolo. Dissi ai membri di Kamata: «Le nostre azioni per kosen-rufu devono iniziare con la recitazione del Daimoku. È anche importante che stimiamo e rispettiamo i nostri vicini e le persone che ci circondano. E dobbiamo condividere fiduciosamente con gli altri le esperienze personali che abbiamo realizzato grazie alla pratica del Buddismo del Daishonin». Mi lanciai con tutto me stesso in questa impresa. Che cosa significa lavorare in prima linea? Significa prendersi cura di ogni membro, visitare le persone a casa e intrecciare dialoghi cuore a cuore.
La vera sfida nella nostra pratica buddista inizia quando siamo completamente soli. Dobbiamo determinare di impegnarci nella fede e vincere, anche se nessun altro vede i nostri sforzi. Il successo del nostro movimento risiede nel sostenere innumerevoli coraggiosi individui che possiedono questo spirito di alzarsi da soli.
Ecco perché ho voluto incontrare molte persone, instaurando ogni volta un dialogo sincero. Insieme ai compagni membri mi sono recato da un luogo all’altro per parlare con tanti amici del Buddismo del Daishonin. Ho profuso tutto il mio cuore nell’incoraggiare una persona dopo l’altra. Ho sempre agito ardendo di una profonda gioia che scaturiva dalla gratitudine per il mio maestro, spinto dalla passione per kosen-rufu. Inoltre, mi sono recato nelle zone di maggiore difficoltà e nei luoghi dove i nostri membri stavano affrontando gli ostacoli più duri. I membri che lottavano con me sembravano rispondere alla mia strenua dedizione e il loro atteggiamento nel corso della giornata si trasformava. Il Daishonin scrive: «Quando la mente inizia a lavorare, il corpo si muove» (WND, 2, 811). Analogamente, il nostro cuore gioioso ci spinse a camminare con passo più leggero. Presto i membri in prima linea nel capitolo seguirono la nostra guida e iniziarono ad agire con coraggio per kosen-rufu.

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Se la nostra organizzazione è alimentata da uno spirito elevato e questo spirito si esprime nell’impegno per kosen-rufu, si svilupperanno persone dalla forza invincibile.
Durante la “campagna di febbraio”, nel capitolo Kamata si risvegliò un desiderio irrefrenabile di lottare al fianco di Toda e di realizzare il sogno a lui tanto caro. Questo è il motivo per cui siamo riusciti a creare un’esplosione di dialogo gioioso e ogni singolo membro ha potuto realizzare una grande crescita personale. Il Daishonin scrive: «Gioire è avere fede e avere fede è gioire» (GZ, 835). Quando con coraggio e in allegria riusciamo ad aprire una breccia in una barriera, senza dubbio si aprirà la strada per abbatterla completamente.
Grazie ai nostri sforzi nella “campagna di febbraio”, ottenemmo un risultato senza precedenti facendo conoscere il Buddismo del Daishonin a duecentouno nuove famiglie in un solo mese, in un momento in cui, persino nei capitoli più grandi, non si arrivava a cento nuove famiglie in un mese. Si può realizzare qualunque cosa se ci si prova con sufficiente impegno! Uno spirito fatto di coraggio e fiducia si diffuse tra i membri del capitolo Kamata e del resto del Giappone, e la Soka Gakkai decollò verso la meta di 750.000 famiglie di membri.
Ripagare il nostro debito di gratitudine verso il maestro significa ottenere senza dubbio la vittoria come discepoli. Sforzandomi instancabilmente per kosen-rufu come discepolo di Toda per più di sessant’anni, ho trionfato in ogni impresa, e questo è il mio orgoglio più grande.
L’11 febbraio del 1990, vent’anni fa, gli occhi del mondo erano puntati su un uomo, Nelson Mandela, che aveva trionfato nella sua battaglia e stava finalmente per uscire di prigione dopo più di ventisette anni.
Come discepolo di Toda, che era stato a sua volta imprigionato per le proprie idee, osservai con grande gioia l’eroica affermazione di questo invincibile campione sudafricano dei diritti umani. Grazie a un’immensa fortuna, otto mesi più tardi, cioè in ottobre, potemmo incontrarci in Giappone su richiesta dello stesso Mandela, arrivando a stringere una profonda amicizia.
Dopo aver giocato un ruolo importante nell’abolizione dell’infame sistema dell’apartheid, Mandela, nel 1994, fu eletto presidente del Sudafrica. Nella sua autobiografia egli dichiara: «Non ho mai perso la speranza che questa grande trasformazione sarebbe avvenuta […] grazie al coraggio delle persone comuni, uomini e donne, del mio paese». Le persone comuni sono grandi, questa era la profonda convinzione di Toda, l’indomabile campione della Legge mistica.
La seconda caratteristica necessaria a un leader di kosen-rufu che dovremmo apprendere da Toda e trasmettere alle generazioni future, è lo spirito che ci fa porre sempre le persone al primo posto. Toda si schierò sempre con la gente comune e condivise le gioie e gli sforzi dei membri impegnati con coraggio in prima linea nella società. «Tendiamo una mano a coloro che soffrono di più», diceva. «La missione della Soka Gakkai non è forse quella di essere loro alleata, di condividere con loro la grandezza della Legge mistica e aiutarli a diventare felici?».
Ci furono anche molti membri che si dedicarono con energia al proprio lavoro prendendo profondamente a cuore la sua guida: «Nella fede fate il lavoro di uno; nel vostro lavoro fate il lavoro di tre». Era un inestimabile consiglio concreto, basato su un passo degli scritti del Daishonin: «Considera il servizio al tuo signore come la pratica del Sutra del Loto» (Risposta a un credente, RSND, 1, 804). Era il tipo di consiglio che i preti indolenti, che evitavano il lavoro duro e passavano le loro giornate nell’ozio e nella chiacchiera futile, non avrebbero mai fornito. Giorno e notte Toda prestava sincero ascolto alle preoccupazioni e ai pensieri dei membri. Intuiva rapidamente le qualità innate della persona con cui stava parlando e offriva una guida che l’avrebbe aiutata a sviluppare quelle qualità e a farle risplendere nella sua vita. Egli sapeva infondere coraggio, e la speranza in una vittoria assoluta basata sul Buddismo del Daishonin che mette in grado ogni persona di trasformare il proprio karma e di compiere la propria rivoluzione umana.

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Toda nutriva un particolare apprezzamento e rispetto per le donne. Una volta disse: «Le donne dovrebbero impegnarsi nella fede per far risplendere al massimo la propria forza vitale e assaporare pienamente la felicità della vita» e «Finché le donne avranno un forte senso di responsabilità e non perderanno il loro acuto intuito, la Gakkai rimarrà solida». Toda sostenne lo sviluppo di donne esperte nell’arte della felicità, le quali non si lasciarono sconfiggere dalle dure sofferenze del karma o dal trattamento ingiusto da parte della società.

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La Soka Gakkai non può esistere senza la sua base di persone comuni. Non esiste Soka Gakkai separata dalle persone comuni che combattono con i vari problemi della vita. O, piuttosto, la Soka Gakkai “è” le persone stesse. Ecco perché la vittoria della Soka Gakkai si traduce nella vittoria delle persone.
Ne Il vero aspetto di tutti i fenomeni il Daishonin scrive: «Una persona comune è un’entità dei tre corpi [il corpo del Dharma, il corpo di retribuzione e il corpo manifesto del Budda], e un Budda originale; un Budda è una funzione dei tre corpi e un Budda transitorio» (RSND, 1, 340). Come sottolinea il Daishonin, “un Budda originale” non esiste staccato dalla base delle “persone comuni”. Un Budda originale non regna sulle persone ma si trova sempre in mezzo a loro e vive al loro fianco.
Toda detestava essere definito “un Budda vivente” o “un fondatore religioso”. Rideva fragorosamente e rispondeva: «Sono un’orgogliosa persona comune!». In una delle sue lezioni sul Sutra del Loto rivolte ai membri della Divisione studenti, dichiarò: «Il punto di vista fondamentale del Buddismo del Daishonin è che un Budda esiste perché esistono gli esseri viventi. Se considerate gli eventi del mondo da questa prospettiva, gli insegnanti esistono perché esistono gli studenti, e i leader della Soka Gakkai esistono perché esistono i nobili membri. Chiunque diventi presuntuoso o pieno di sé perché è un leader di grado elevato o una persona famosa nella società, è destinato a deragliare. Non comportatevi mai con arroganza, né permettete agli altri di farlo». «La Soka Gakkai si trova sempre al fianco della gente», questo è lo spirito fondamentale che Toda ci ha insegnato.

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Terzo punto, Toda era un insegnante dotato che amava particolarmente i giovani e lavorava generosamente per sostenerli.
Da giovane decisi di lasciare i miei studi alla scuola serale perché ero determinato a dare il mio totale sostegno al signor Toda e ad assisterlo nel superare le sue difficoltà aziendali. Per compensarmi, Toda mi impartì personalmente un’istruzione su una vasta gamma di argomenti. Questo è ciò che definisco con orgoglio la mia educazione all’”università Toda”. Toda era un insegnante molto severo. Non mi permetteva mai di essere negligente, o di trovare scuse. Le sue lezioni non si basavano solo sui libri di testo. Ogni volta che mi incontrava, non importa dove o quando, mi chiedeva: «Che libro stai leggendo ora? Di cosa parla?». Aveva la forza inflessibile di un mastro fabbro che forgia il metallo grezzo fino a ricavarne una spada pregiata.
Tutte le onorificenze accademiche che ho ricevuto negli anni dalle università e dalle istituzioni del mondo intero, le devo all’istruzione e alla preparazione che ho ricevuto all’”università Toda”. Ogni volta che me ne è stata conferita una, ho sentito Toda al mio fianco, e a lui ho dedicato ogni riconoscimento.
Nell’anno in cui iniziavano i miei studi all’”università Toda” scrissi nel mio diario: «I giovani non devono essere timorosi […]. Non devono mai accontentarsi di ciò che io ho realizzato fino a ora». Nel periodo della giovinezza il desiderio stesso di apprendere diventa carburante per il nostro sviluppo e successo personale. Il Daishonin scrive: «Il cuore di un coraggioso lascia il superficiale e cerca il profondo» (Sulla profezia del Budda, RSND, 1, 357).
In questo momento sto utilizzando ogni possibile occasione per far crescere giovani discepoli. Ho intrapreso un dialogo, ancora in corso, con i rappresentanti della Divisione giovani, dal titolo I giovani e gli scritti di Nichiren Daishonin, allo scopo di impegnarmi a completare la preparazione dei giovani fornendo loro solide basi nello studio del Buddismo [la serie è in corso di pubblicazione su Buddismo e società, n.d.r.].
«Ciò che ha maggiore importanza in una persona sono i suoi princìpi e le sue azioni» – questa era la conclusione di Toda. Voi membri della Divisione giovani che abbracciate la filosofia fondamentale della sacralità della vita, avete la missione di realizzare kosen-rufu mondiale nel ventunesimo secolo. Ognuno di voi ha la responsabilità di tenere alto il vessillo della vittoria e della pace nel luogo stesso in cui si trova ora, di qualunque parte del mondo si tratti.

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Toda aveva molto a cuore la felicità e il benessere dei membri della Divisione giovani donne. Una volta, durante una riunione in cui erano presenti soprattutto membri delle Divisioni uomini e donne, chiese alle giovani donne che erano sedute in fondo alla stanza di spostarsi nelle prime file, e offrì loro un incoraggiamento personale. Per quanto fosse impegnato, rispondeva sempre alle domande dei membri della Divisione giovani donne con gentilezza e pazienza, citando gli scritti del Daishonin e spiegando loro i princìpi buddisti. Una volta Toda disse a una giovane donna: «Se non crei la felicità nel luogo in cui ti trovi ora, dove altro la troverai?». Dobbiamo sviluppare la forza interiore. Dobbiamo evolverci e diventare persone che non si fanno sconfiggere nelle battaglie della vita. Il poeta inglese John Milton (1608-74) scrisse: «La nostra fede e conoscenza si sviluppano con l’esercizio, come avviene per il corpo e il carattere». Spero che continuerete a sfidarvi sulla base della vostra pratica buddista e a far sbocciare la vittoria nelle vostre comunità e società.

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Per riassumere, dunque, i tre elementi che Toda teneva in conto sopra ogni altro erano: il sentiero di maestro e discepolo, la gente comune e i giovani.
Rimanere fedele al sentiero di maestro e discepolo, rispettare la gente comune e sostenere lo sviluppo dei giovani – queste sono le linee guida senza tempo per una vittoria di Soka assoluta. Al contrario il clero, che aveva perso di vista lo spirito del Daishonin e scherniva la gente comune guardando con disprezzo i giovani, aveva imboccato un sentiero di infelice declino. In qualunque situazione, la cosa importante è avere lo spirito di alzarsi da soli. Quando Toda venne nominato secondo presidente della Soka Gakkai, giurò che si sarebbe assunto in prima persona il compito di kosen-rufu. Invece di fare affidamento sugli altri, ognuno di noi deve alzarsi con decisione e iniziare ad agire in prima persona. Toda offrì questa ben nota guida ai membri della Divisione giovani, quando arrivarono a circa ventimila: «Basta una sola persona – una sola persona che si alzi da sola. Si può realizzare qualunque cosa quando una singola persona intraprende l’azione con un solido, fiducioso impegno».

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Il potere che possiede una persona è insondabile. Nella storica battaglia di Platea, nel 479 a.C., l’esercito greco segnò una vittoria decisiva contro l’impero persiano. C’era un giovane, tra i greci, nel quale tutti avevano riposto grandi speranze, ed era considerato il migliore. Per qualche ragione, però, forse per mancanza di attenzione, egli venne ucciso ancor prima che iniziasse la battaglia. Al contrario, una persona che era stata spesso derisa e considerata codarda viene oggi ricordata dai libri di storia come un eroe per aver combattuto con coraggio e per aver compiuto le azioni più valorose in quella battaglia. Il vero valore di una persona si rivela nel momento cruciale.
Nella grande battaglia per kosen-rufu tutti voi siete individui valorosi dotati di una nobile missione. Mentre vi incoraggiate e vi aiutate l’un l’altro a crescere e a svilupparvi, vi prego di mettere in gioco fino in fondo tutte le meravigliose capacità e l’alto potenziale che ognuno di voi possiede.

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Oggi molti leader di pace internazionali stanno esprimendo la propria ammirazione e rispetto per la Dichiarazione di Toda sull’Abolizione delle Armi Nucleari. [L’8 settembre 1957 Toda pronunciò una dichiarazione invocando la messa al bando delle sperimentazioni e dell’uso delle armi nucleari. La dichiarazione, annunciata in un discorso pronunciato durante l’evento della Divisione giovani atletica della Soka Gakkai tenutosi a Yokohama, è diventata il primo passo delle attività della Soka Gakkai per la pace, n.d.r.].
Il dottor M. S. Swaminathan, ex presidente del movimento Pugwash (Pugwash Conferences on Science and World Affairs), una volta dichiarò che Bertrand Russell, Albert Einstein e Josei Toda furono tre personalità rivoluzionarie rispetto alla propria epoca, riguardo alla questione delle armi nucleari. Il nome e le realizzazioni del mio maestro stanno iniziando a brillare negli annali della storia. Tra l’altro, una mostra dal titolo “La sfida dell’eliminazione delle armi nucleari e la trasformazione dello spirito umano” ha aperto i battenti l’11 di febbraio nella città di Kanazawa, situata nella regione di Hokuriku, proprio dove nacque Toda.

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Il filosofo e saggista americano Ralph Waldo Emerson (1803-82) dichiarò: «Grande è colui che elargisce i maggiori benefici. È spregevole […] ricevere favori e non ricambiare». Non sarei la persona che sono oggi senza quei dieci anni di preparazione che ho ricevuto da Toda. Ho condotto la mia battaglia nei cinquant’anni successivi alla sua scomparsa nella ferma convinzione che il mio maestro mi ha trasmesso la propria vita, esortandomi a continuare a vivere in sua vece. Questo è il motivo per cui dedicherò la mia esistenza alla realizzazione del suo ardente desiderio di realizzare kosen-rufu: la felicità e la vittoria delle persone. Non esiste gioia od onore più grande che lottare con lo stesso spirito del nostro maestro e ripagare così il nostro illimitato debito di gratitudine in quanto discepoli.

Il cuore coraggioso
di un campione
di fede
apre una sorgente
di inesauribile, illimitata forza.

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