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Il mio 18 novembre - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:31

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    Il mio 18 novembre

    “Cosa ha voluto dire per te prepararti a questo appuntamento?”. Da questa domanda sono partite riflessioni e percorsi personali che hanno reso l’avvicinarsi alla data del 18 novembre l’occasione per cambiare qualcosa, per rinnovare la propria determinazione, per fare un’esperienza

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    “Cosa ha voluto dire per te prepararti a questo appuntamento?”. Da questa domanda sono partite riflessioni e percorsi personali che hanno reso l’avvicinarsi alla data del 18 novembre l’occasione per cambiare qualcosa, per rinnovare la propria determinazione, per fare un’esperienza

    Quel cuore che non si arrendeValerio C.
    La frase “costruire un castello di felicità indistruttibile nella propria vita”, mi ha portato a fare passi avanti decisivi, sfidandomi con obiettivi importanti, quelli che a volte fanno paura. Partendo dall’impegno nel creare legami con le altre persone è sbocciato un rapporto sentimentale come lo desideravo da anni; ho deciso di continuare lo studio della fisica all’università riuscendo a mantenere la media necessaria per l’esenzione dalle tasse, cosa tanto incredibile quanto sudata. Questo impegno mi ha portato ad aprire la mia vita a nuove amicizie e a nuove esperienze, arricchendomi di passioni come quella per la danza. La sfida più grande però, rimane quella nello shakubuku e nell’attività, fonte infinita di tesori e virtù invisibili, palestra per una crescita continua, ma che mi porta spesso a fare i conti con la mia insicurezza e la mia sfiducia. A volte mi capita di affrontare un fallimento: in quei casi comincio a percepire profondamente il legame col maestro e ad approfondire il tipo di determinazione che lo anima. La cosa più preziosa che sento di avere è la preghiera sincera davanti al Gohonzon, è il coltivare giorno per giorno un cuore che continua a lottare senza mai perdere la speranza, e che proprio nei momenti più sofferti percepisce la gioia e la gratitudine di dedicarsi a kosen-rufu.

    Ricomincio da capoClaudio B.
    Ricordo con entusiasmo l’incoraggiamento del presidente Ikeda a costruire un “incrollabile castello di kosen-rufu nella propria vita” e riflettendo su ciò mi sono detto: «Ce la posso fare». Ho legato tutti i miei obiettivi al completamento dell’edificio per kosen-rufu nel mondo e ho continuato a fare “semplicemente” la mia rivoluzione umana. Fin da piccolo ho sempre provato paura: paura di vivere, paura degli altri, paura di essere me stesso, paura di fare qualsiasi cosa. Questa paura mi portava a non vivere o a vivere “troppo”. Nel corso degli anni ho creato dentro e fuori di me un’impalcatura, una sorta di fortezza che mi permetteva di vivere, di sopravvivere in qualunque situazione io mi trovassi. Qualche giorno fa ho accompagnato una ragazza a ricevere il Gohonzon. Mi ha colpito profondamente la sincerità del suo Daimoku e ho recitato affinché creasse un legame fortissimo con il Gohonzon; a un tratto, mentre mi scendevano le lacrime dagli occhi, mi sono reso conto che insieme a esse veniva giù piano piano quell’impalcatura a cui mi ero aggrappato per anni perché nessuno potesse mai più farmi del male. In quel momento ho sentito che avrei potuto costruire la mia felicità recitando Nam-myoho-renge-kyo. Forse nella mia vita il 18 novembre significa profondamente ricominciare da ora, togliersi tutto di dosso e fidarsi del Gohonzon, del presidente Ikeda e della SGI.

    Brillare di speranzaAlessio S.
    In questi anni di pratica ho sempre avuto difficoltà nel cogliere appieno il significato delle varie ricorrenze nel Buddismo. Questa volta è stato inaspettatamente diverso. Nel messaggio per il 3 maggio, Daisaku Ikeda dice che il completamento della sede centrale della Soka Gakkai «aprirà una nuova fase per la SGI come movimento religioso che offre speranza a tutta l’umanità». Portare speranza a tutti, questo è il significato che sento legato al 18 novembre. Per questo, per non tradire le aspettative del mio maestro, ho deciso di impegnarmi con rinnovata dedizione nei miei studi universitari e di diventare un leader di umanità e competenza professionale nel mio lavoro.

    Allenamento alla vittoriaSole B.
    Personalmente, ho deciso di trasformare ogni aspetto che mi crea sofferenza collezionando nella mia vita una prova concreta dopo l’altra. Nonostante le difficoltà aumentino, sto sperimentando una gioia crescente in quello che io chiamo “allenamento alla vittoria”. L’attività, l’università, la famiglia, le relazioni diventano i luoghi in cui risplendere come membro dell’Ikeda Kayo-kai, lottando col coraggio nel cuore e un allegro sorriso sulle labbra. Il desiderio di rispondere alle aspettative di sensei fa svanire ogni fatica e mi fa credere che nulla sia impossibile da realizzare. Con il mio cambiamento ispiro le altre persone e riesco anche a fare shakubuku.

    Non voglio più essere un’altraLucilla D.
    Con tanti sforzi e grazie all’incoraggiamento dei compagni di fede, mi sono accorta che questo “castello di felicità” lo posso costruire anch’io con le mie mani. All’inizio dell’anno dopo aver interrotto la mia relazione sentimentale mi sono resa conto che non mi ricordavo come fosse vivere la vita quotidiana senza una persona accanto, né mi sembrava di esserne capace. Ho deciso di prendere davvero sul serio gli incoraggiamenti del presidente Ikeda e ho lottato contro il senso di solitudine e la crescente sensazione di non sentire il mio valore fino in fondo. Così ho aumentato il Daimoku e ho trovato il coraggio di affrontare la paura di fallire che mi portava a non fare azioni o a farne tante sconclusionate e superficiali. È stata una lotta con la parte di me che si paragona sempre agli altri e che per paura tende a non agire. Ho cominciato a trasmettere il Buddismo nei luoghi in cui si svolge la mia vita, all’università, in palestra, con le mie amiche, cominciando a non sentire più il bisogno di essere qualcun’altra e cinque mie amiche hanno deciso di partecipare a una riunione. Il risultato più grande che sto realizzando è proprio quello di non lasciarmi andare alle mie debolezze.

    Tutto me stessoSalvo C.
    Oltre a essermi chiesto ogni giorno che cosa rappresenti per me il 18 novembre, nel corso di quest’anno mi sono posto una lunga serie di interrogativi come, per esempio: «Mi sto impegnando nel portare avanti gli stessi obiettivi del mio maestro? Come posso incoraggiare quella determinata persona o quel compagno di fede?». A volte mi sembra di cogliere il senso di queste domande, altre volte esse diventano lo stimolo per recitare un forte Daimoku davanti al Gohonzon. In realtà, adesso che ne parlo, mi rendo conto che queste stesse domande sono per me l’essenza del 18 novembre: decidere di non sentirmi mai arrivato, manifestare ogni aspetto di me, anche quello che giudico meno bello di altri. Ma com’è difficile!

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