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Il meraviglioso dono della vita - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:32

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Il meraviglioso dono della vita

Riccardo Ambrosi, La Spezia

Riccardo ha condiviso la sua esperienza durante la riunione nazionale uomini del 5 marzo.
Sfidandosi con passione ed entusiasmo a condividere il Buddismo con una persona dopo l’altra, è riuscito a trasformare il suo karma superando numerose sfide, tra cui una grave crisi familiare e la malattia della moglie.

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Ho iniziato a praticare il Buddismo trentaquattro anni fa. Nel 2008 si manifestò una grave disarmonia in famiglia che mi causò un’enorme sofferenza. Desideravo profondamente riportare l’armonia, ma con il passare del tempo le persone intorno iniziarono a considerare questo mio desiderio espressione della mia testardaggine, dell’attaccamento e della paura di dover affrontare un inevitabile cambiamento. Solo io ero consapevole del mio obiettivo, profondo e sincero, che mia moglie e i miei figli fossero felici.
Ne La nuova rivoluzione umana si legge un incoraggiamento di Toda:

«Oggi voglio fare una promessa a tutti voi. Vorrei impegnarmi a fare Gongyo ogni mattina e ogni sera, tutti i giorni, e a fare shakubuku a una persona ogni due mesi. Chi fra di voi ha problemi, faccia un voto. Il Buddismo è una lotta sincera. Se portate avanti questa pratica esattamente come vi ho appena detto, risolverete i vostri problemi. Se così non fosse, vi darò la mia vita» (NRU, 25, 43)

Seguendo alla lettera questa guida non ho mai più saltato Gongyo, per un anno intero mi sono sfidato nel recitare tre ore di Daimoku al giorno, accompagnando, dal 2008 a oggi, circa cinquanta persone a ricevere il Gohonzon. 
Dopo tre anni di sforzi incredibili, nella mia famiglia tornarono amore e armonia, ma presto iniziò un’altra lotta: nell’ottobre del 2011 in un incidente stradale morì a 19 anni la figlia della cugina di mia moglie. Questo incidente ci turbò particolarmente perché esattamente dieci anni prima era morto in un incidente stradale, a 31 anni, il fratello di mia moglie. Io e lei diventammo consapevoli di avere un karma di incidenti e morti precoci in famiglia. 
Decidemmo di scrivere al maestro Ikeda e di visitare il Giappone nel 2012 con i nostri figli per approfondire la nostra fede. Mia moglie Michela partì dichiarando coraggiosamente che preferiva che qualcosa succedesse a lei piuttosto che ai nostri figli. 
Arrivati in Giappone ebbe una febbre altissima e, in seguito a una TAC all’ospedale di Shinanomachi, le diagnosticarono un tumore allo stomaco con metastasi epatiche. Rientrammo subito in Italia dove la diagnosi fu confermata. Sia in Giappone che in Italia tantissimi compagni di fede recitarono Daimoku per mia moglie.
Ulteriori accertamenti diagnostici cambiarono la diagnosi: nel fegato non c’erano metastasi ma ascessi, cioè un’infezione curabile, grazie alla quale “casualmente” era stato scoperto precocemente il tumore allo stomaco che poteva essere operato in tempo. 
Il giorno stesso in cui arrivò questa nuova diagnosi, arrivò una lettera nella quale Sensei diceva che stava recitando Daimoku per la guarigione completa di Michela. 
L’anno successivo, pieni di gratitudine tornammo in Giappone per ringraziare Sensei, e con noi e i nostri figli vennero anche mia suocera che era già membro, mia mamma che divenne membro quello stesso anno e mio papà che è diventato membro a ottant’anni, nel 2016. 
Successivamente hanno ricevuto il Gohonzon anche la sorella di mio papà, mia cugina e suo marito, e sull’onda di questo energico legame creato con Ikeda Sensei, nel 2017 ho accompagnato undici amici a ricevere il Gohonzon, tra cui una giovane donna di Tirana.
Un’altra grande sfida fu quando nostro figlio Luca lasciò la scuola: dormiva fino a tardo pomeriggio, si dichiarava disilluso verso la vita dato che non la considerava un dono ma una condanna e per questo era arrabbiato con noi.  Io e mia moglie eravamo determinati a mettere in pratica questo incoraggiamento di Sensei:


«Quando recitiamo Daimoku fermamente convinti che tutte le divinità celesti ci proteggeranno perché incarniamo la Legge mistica, accadrà esattamente così» (BS, 229, 34)


Nella primavera dell’anno scorso Luca andò a dormire nei boschi a Levanto. In quella zona il cellulare non prendeva. In quel periodo mia moglie recitava Daimoku dalle 5:00 alle 7:00 e quella mattina, verso le 5:30, le arrivò un messaggio da un membro di Levanto al quale avevo fatto shakubuku nel 2010 che diceva: «Sapete chi c’è a dormire qui da me? Vostro figlio Luca, perché ieri sera lui e i suoi amici erano qui a Levanto con mia figlia e lei invece di lasciarli a dormire nei boschi li ha invitati a dormire a casa nostra». Quante probabilità c’erano che potesse accadere una cosa del genere? 
L’anno scorso ho fatto shakubuku a un giovane di 32 anni. Mentre tornavamo insieme da Genova per aprire il Gohonzon che aveva appena ricevuto, mi raccontò la sua esperienza e capii che era simile a mio figlio Luca ma con qualche aspetto più pesante: a diciassette anni non solo aveva lasciato la scuola, ma faceva uso di sostanze stupefacenti e alcuni dei suoi amici erano morti o erano in galera. Era uscito da quella situazione grazie al pugilato. 
Quella sera quel giovane, desiderando sinceramente ripagare il suo debito di gratitudine nei miei confronti per avergli fatto conoscere il Buddismo, recitò Daimoku con forza per mio figlio. 
Quella sera stessa mio figlio Luca, che non sapeva niente di tutto ciò, mi disse: «Papà, ho deciso: voglio fare pugilato!» e da lì ha iniziato ad allenarsi con questo ragazzo.
Adesso che io e mia moglie abbiamo imparato a rispettare le scelte di nostro figlio, Luca continua ad avere il suo modo di vedere la vita ma ha smesso di essere arrabbiato con noi, conversa piacevolmente su ogni cosa e gestisce la casa vacanze di nostra proprietà. E chissà quali altre meravigliose evoluzioni avrà la sua vita!
In questi anni ho imparato che quando abbiamo un problema è importante fare due cose: chiedere un consiglio di fede e fare più Daimoku e shakubuku, perché è così che si trasforma il karma. A questo proposito Nichiren scrive:


«Recita Nam-myoho-renge-kyo con un’unica mente ed esorta gli altri a fare la stessa cosa; questo resterà il solo ricordo della tua vita presente in questo mondo umano» (RSND, 1, 58)

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