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Il matrimonio è una vera e propria cerimonia buddista? - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:22

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    Il matrimonio è una vera e propria cerimonia buddista?

    In redazione arrivano spesso domande sul significato delle cerimonie buddiste, in particolare sul matrimonio. La redazione ha cercato di approfondire questo tema insieme ad Andrea Bottai, ministro di culto e vice direttore generale dell’Istituto Buddista

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    In redazione arrivano spesso domande sul significato delle cerimonie buddiste, in particolare sul matrimonio. La redazione ha cercato di approfondire questo tema insieme ad Andrea Bottai, ministro di culto e vice direttore generale dell’Istituto Buddista

    Qual è il significato della cerimonia in cui si celebra il matrimonio con rito buddista?
    Mentre nelle scritture come i Gosho si trovano riferimenti ai riti funebri (vedi RSND, 1, 166), non se ne trovano riguardo al matrimonio. Di fatto il matrimonio buddista non esiste come rito. Questo spiega perché non sia mai stato considerato una cerimonia indispensabile per le coppie. Si è assistito piuttosto a un fenomeno di tipo culturale.

    In che senso?
    Mi spiego meglio. Il matrimonio è un vincolo fortemente sentito dalle coppie che si uniscono, e questo si riscontra in moltissime culture, anche in quelle tribali; ci sono dei momenti in cui l’uomo e la donna sanciscono la loro unione: ogni popolo secondo la sua tradizione. Quindi, penso che sia stato del tutto spontaneo per molte coppie portare questa loro decisione davanti al Gohonzon. Così come ognuno di noi desidera mettere davanti al Gohonzon le cose più importanti della vita, è naturale che allo stesso modo si voglia portare la decisione di unirsi in matrimonio. Premesso questo, si intuisce che a definirlo matrimonio buddista il passo è breve, anche se in realtà si tratta piuttosto del desiderio di due persone di condividere con amici e parenti la loro decisione. In risposta a questo desiderio, negli anni passati si celebrava il matrimonio buddista presso i Centri culturali non perché fosse un rito proprio alla tradizione dell’Istituto Buddista, ma per dare spazio alle coppie che desideravano sposarsi al Centro culturale per rinnovare il loro vincolo.
    In seguito è accaduto che i Centri culturali, con spazi limitati da dedicare alle attività istituzionali, non sono più stati in grado di concedere le sale per lo svolgimento di queste cerimonie, tutto sommato di carattere privato. Inoltre, in molti Centri nella loro organizzazione venivano coinvolti anche gli staff, diventando troppo impegnativa. E dal momento in cui non tutti i Centri culturali, per motivi di carattere logistico, potevano ospitare queste cerimonie, si è pensato di sospenderle e lasciare gli spazi alle attività istituzionali.
    Le coppie che lo desiderano continuano tuttora a organizzare i matrimoni in case o strutture private, sempre con lo spirito di portare davanti al Gohonzon questa decisione. Sono coppie che invitano amici e parenti, affittando ad esempio una sala, ci portano il Gohonzon e recitano Gongyo con la determinazione di stare insieme tutta la vita.

    Ma dal punto di vista della nostra fede quale significato ha la cerimonia del matrimonio buddista?
    Non è certamente il rito matrimoniale di per sé a garantirne la riuscita; semmai il fatto che ogni giorno quelle due persone decidano di vivere insieme come compagni nella fede e come marito e moglie; se c’è questo ingrediente essenziale si progredisce, viceversa no, che sia stata fatta la cerimonia buddista o meno. Il matrimonio buddista è quindi più un momento di carattere culturale.
    Questo non vuol dire che vada escluso il matrimonio buddisata. Il Buddismo si è sempre adattato al luogo dove viene praticato. In Italia come nel resto del mondo abbiamo una forte tradizione di dare valore al momento in cui si decide di stare insieme tutta la vita, per questo, probabilmente è così sentita. Tanti anni fa, quando facevamo parte della Nichiren Shoshu, il matrimonio si svolgeva secondo un rito tradizionale giapponese che si svolgeva nei templi, e i preti ricevevano offerte per officiare la cerimonia.

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