Imparare l’arte del dialogo sincero è l’obiettivo emerso alla riunione della Consulta nazionale che riunisce i rappresentanti delle regioni italiane
Alla riunione del 6 settembre scorso, alla presenza dei rappresentanti di regione e dei responsabili nazionali, hanno partecipato anche Hideaki Takahashi, responsabile europeo, e Shoichi Hasegawa, consigliere per l’Europa. «Sono molto felice di rivedervi – ha esordito un sorridente Hasegawa. – In passato ho partecipato spesso alle attività in Italia e adesso si è ripresentata questa occasione». Dopo aver esteso a tutti i saluti del presidente Ikeda, ha citato un brano di un recente episodio della Nuova rivoluzione umana per fare alcune considerazioni sul percorso, spesso lungo e accidentato, verso la costruzione della pace: «Il viaggio per realizzare kosen-rufu è lungo e la lotta deve essere costante. Durante questo viaggio è normale incontrare numerose difficoltà, sono occasioni per trasformare il karma e realizzare la propria rivoluzione umana. Di fronte agli ostacoli, dovremmo fare ardere nel cuore lo spirito combattivo e affermare con convinzione: “Non sarò mai sconfitto, non indietreggerò”. Mettendo il Daimoku al primo posto, si trova sempre la via d’uscita, emerge la Buddità, si trasforma l’ambiente e l’intero universo ci sostiene». L’augurio conclusivo di Hasegawa è stato di continuare a lottare insieme per sviluppare il movimento di kosen-rufu in Italia. Sia il direttore dell’Istituto Buddista, Tamotsu Nakajima che il responsabile della SGI europea Hideaki Takahashi, hanno affrontato il tema della capacità di dialogare. «Il dialogo è il mezzo più importante per realizzare l’unità. Il 16 luglio, lo stesso giorno in cui si è tenuta la trentunesima riunione generale a Tokyo, Nichiren Daishonin nel 1260 scrisse il trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese (Rissho ankoku ron), uno scritto che contiene tutto il significato del Buddismo di Nichiren Daishonin. Il Daishonin precedentemente aveva inviato undici lettere in cui invitava le autorità del suo paese a dialogare; le parole scritte infatti non trasmettono il cuore di una persona come lo scambio che si realizza attraverso il dialogo diretto. Per dialogare occorre tanta pazienza, ma non ci sono alternative, non esiste una scorciatoia o una strada diversa da questa. Non si può evitare il dialogo se vogliamo realizzare i nostri scopi. Dato che ciascuno vive sulla propria pelle una situazione diversa, non si può negare l’esperienza altrui, dovremmo invece imparare a rispettare gli altri. Senza restare ancorati al passato e alle cose che sono successe, impariamo a guardare avanti e a occuparci di cosa vogliamo fare da ora in poi. Per esempio, se desideriamo migliorare, è necessario cambiare il nostro atteggiamento e cercare di mettere in pratica i consigli del presidente Ikeda nella quotidianità. Tra i compagni di fede non esistono nemici. Anzi, il compito di un buddista è creare unità fra i compagni di fede. Una parola e un’azione contro l’unità distruggono kosen-rufu. Creare unità richiede un impegno incessante, mentre può bastare un attimo per distruggerla e le azioni di questo tipo sono sempre negative».
Anche Takahashi ha fatto il punto sulla situazione italiana: «La Soka Gakkai italiana sta iniziando una nuova fase per lo sviluppo di kosen-rufu in Italia. Tamotsu Nakajima è stato nominato direttore generale dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai da sette anni, inoltre è stato da poco approvato il cambiamento dello Statuto. Si conclude un ciclo di sette anni e se ne apre un altro. Alla trentunesima riunione generale tenutasi il 16 luglio, alla quale ero presente anch’io, insieme a un gruppo di responsabili italiani, Ikeda ci ha indicato tre punti chiave: 1. la strada della relazione fra maestro e discepolo; 2. la strada dell’unità; 3. la strada del dialogo. Rispetto a questo terzo punto, dialogare non significa limitarsi a uno scambio superficiale di opinioni. Ikeda ha approfondito questo tema nell’editoriale pubblicato nel Nuovo Rinascimento (NR, 425, 3), nel quale racconta come Shakyamuni per primo invitasse al dialogo, andando incontro agli altri con umanità, senza aspettare che fossero gli altri a farlo. Il calore e l’umanità nei confronti di ogni persona sono l’essenza del Buddismo. Il Bodhisattva Mai Sprezzante (Fukyo) rappresenta questo spirito: egli rispettava tutti e continuava a credere nel potenziale positivo di ogni persona nonostante ricevesse continuamente attacchi e insulti. Il dialogo di cui parla sensei avviene quando due persone si relazionano sulla base del livello più profondo della vita, cioè la natura di Budda presente in ciascuno.
Io pratico da circa cinquant’anni, nel corso dei quali ho attraversato momenti difficili, soprattutto nelle relazioni interpersonali. Nei primi anni di pratica ho avuto problemi con i membri più anziani nella fede, a volte trovavo insopportabile fare attività con loro. Pensavo che tutto sarebbe andato meglio senza di loro poiché ostacolavano e rallentavano lo sviluppo di kosen-rufu. Durante una riunione con Ikeda compresi che è fondamentale dialogare sinceramente con i compagni di fede e che, per riuscirci, è necessario stare sempre all’interno della via di maestro e discepolo.
Abbiamo tutti un carattere, una storia e delle opinioni individuali e diverse fra loro. Possono crearsi delle situazioni in cui qualcuno si allontana dal nostro movimento, il che è normale, ma pensare ai compagni di fede come a dei nemici non ha niente a che fare con il Buddismo. A volte si arriva al punto di desiderare di non incontrare più una persona, ma dovremmo ricordare che ci è stata affidata la responsabilità della felicità di tutti i membri, non solo di quelli che ci piacciono. Non è facile realizzare questo tipo di dialogo, richiede molto tempo e pazienza, a volte anni. In questi momenti non serve ricercare la ragione o il torto, ma occorre ricordare che siamo tutti bodhisattva e compagni di fede. È un punto difficile da mettere in pratica, ma è molto importante. Come si fa a chiarire cosa è giusto e che cosa non lo è? Occorre rafforzare il rapporto diretto fra maestro e discepolo e pregare fino in fondo, allora si manifesterà un effetto visibile e chiaro. Perciò è importante approfondire sempre più la relazione tra maestro e discepolo, rafforzare l’unità fra noi attraverso il dialogo e continuare a recitare Daimoku. È una lotta che avviene prima di tutto nel cuore di ciascuno».