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Il gruppo con le ali - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:23

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Il gruppo con le ali

I partecipanti alle riunioni del gruppo Pegaso hanno una particolarità: sono tutti giovanissimi. All’inizio non è stato facile, ma una volta superato l’imbarazzo iniziale ogni incontro è irrinunciabile. Nelle riunioni parlano di Buddismo, di coraggio, di amore e di tante altre cose

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I partecipanti alle riunioni del gruppo Pegaso hanno una particolarità: sono tutti giovanissimi. All’inizio non è stato facile, ma una volta superato l’imbarazzo iniziale ogni incontro è irrinunciabile. Nelle riunioni parlano di Buddismo, di coraggio, di amore e di tante altre cose

Molti ragazzi sono passati e molti sono rimasti in questo gruppo di giovanissimi che si ritrova il venerdì sera per raccontarsi e ascoltare esperienze, e… perché no? Per divertirsi e mangiare!
Ma iniziamo dal principio. Siamo a Firenze, nel quartiere di Novoli. In questa zona c’erano già molti luoghi di riunione, ma ne mancava ancora uno dedicato ai più piccoli.
Un ragazzo, affascinato dalle esperienze raccontate dagli adulti durante le riunioni, decise che era arrivato il momento di cercarsi un gruppo adatto a lui. Ne trovò uno formato da tre, quattro ragazzi che si riunivano un pomeriggio al mese. Poi il nucleo si sciolse e non se ne seppe più nulla.
Il ragazzo però non si arrese e provò a chiedere se era possibile formare un nuovo gruppo di giovani, cosa che accadde un venerdì di novembre del 2007. Ci volle tempo, ma la soddisfazione di vedere questo gruppo tutt’ora attivo è la miglior ricompensa. Venne chiamato Pegaso, come il mitologico cavallo alato.
La prima riunione si tenne proprio a casa di quel ragazzo. Cioè nella mia casa. Io sono Lorenzo.

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«Sono passati ormai quattro anni dal mio primo meeting – dice Eleonora -. Avevo solo dieci anni e ricordo perfettamente l’imbarazzo e la paura di quando entrai in quella stanza: eravamo solo in quattro e io ero la più piccina ma, grazie al supporto della nostra coordinatrice, riuscii a integrarmi. Il gruppo è cresciuto molto in questi anni e noi con esso. Andare al meeting il venerdì sera è diventato un appuntamento importante e spero che il gruppo cresca ulteriormente per poter far provare anche ai miei amici le stesse sensazioni che ho provato e provo tutt’ora io».
Anche Alessandro, diciassettenne, dice la sua: «I miei genitori praticano anche loro il Buddismo, perciò sono sempre stato molto vicino a quest’ambiente ma, un po’ per timidezza e un po’ sinceramente per fatica, non partecipavo alle riunioni. Quest’anno invece, accompagnando un mio amico, ho preso parte a un meeting dove mi sono trovato bene e, dato che siamo quasi tutti coetanei, ho deciso di continuare a frequentarli. Adesso pratico quasi regolarmente e finalmente ho raggiunto un obiettivo che aspettavo da tempo! Suono la batteria da nove anni ma da circa tre sono senza gruppo; inaspettatamente qualche settimana fa un mio amico mi ha chiesto di formare una band musicale con lui.
Prende la parola Gaia, tredici anni e mezzo: «Conoscevo questa religione perché anche i miei genitori sono buddisti. Devo ammettere però, che non recitavo spesso; un po’ per la fatica e un po’ perché la vedevo come un’imposizione. Avevo comunque occasione di recitare durante i week-end al Centro culturale, dove ho frequentato i miei primi meeting, con dei bambini della mia età, ma non facevo esperienze importanti, anche perché non ero costante nella pratica. Poco prima dei dodici anni ho saputo che dei miei coetanei organizzavano riunioni solo per giovanissimi, e mi hanno invitato. Ero imbarazzata perché non conoscevo nessuno, ma è andato tutto bene! Incontrarmi con loro e condividere gli stessi problemi mi ha spinto a recitare Daimoku mattina e sera. Ora mi sento fiduciosa, soprattutto in ambito scolastico. Vorrei incoraggiare tutti, perché recitare ti fa stare meglio con te stesso e con gli altri».
Jara invece dice: «Anche io ho avuto la fortuna di avere due genitori praticanti che mi hanno sempre incoraggiata, ma principalmente ho deciso di avvicinarmi al Buddismo affascinata dall’energia che percepisco. La mia prima riunione per giovani è stata un’esperienza senza eguali. Ho conosciuto ragazzi della mia età che, anche se non raccontavano niente di eclatante, avevano gli occhi traboccanti di sogni. Mi hanno accolta calorosamente in questa nuova avventura, ed è stato fantastico. Ho imparato molte cose e ne ho da imparare tantissime altre, come ad esempio riuscire a essere costante nella pratica. Ancora non ho fatto grandi esperienze, ma sono state tutte piccole tappe per crescere, tanti piccoli traguardi che mi hanno fatta diventare ciò che sono adesso».
Sofia, tredici anni, aggiunge: «A metà agosto mi sono rotta l’ulna e il radio, una frattura scomposta. Non mi hanno operato perché sono ancora troppo piccola e quindi hanno scelto di sistemarlo e di ingessarmi. Un intervento durato cinque ore. Per fortuna ero addormentata e non ho sentito niente. A ottobre mi hanno tolto definitivamente il gesso. Ancora oggi non riesco a fare piccoli movimenti, ma sono sicura che il braccio ritornerà perfetto. Da questa esperienza ho capito che non bisogna arrendersi davanti alle difficoltà».
Federica, tredicenne, dice: «Conosco il Buddismo da sempre anche se per pigrizia non praticavo. A otto anni ho vissuto un momento difficile: la separazione dei miei genitori. Da qualche mese ho iniziato a recitare mattina e sera per problemi scolastici e per cercare di raggiungere alcuni dei miei obiettivi. Per ora sono riuscita a migliorare a scuola, inoltre ho ricevuto una proposta per entrare a cantare in una band, cosa che desideravo tanto. Poco tempo fa, grazie al compagno della mia mamma, sono entrata in un gruppo di ragazzi da tredici anni in su dove ci troviamo una volta a settimana. Mi trovo bene con loro e tutt’ora continuo ad andarci. Sono molto contenta che il Buddismo faccia parte della mia vita».
Anche chi si è unito da poco adesso si sente un “veterano”. Ma la prima volta è stata dura per tutti. «La prima vera difficoltà – spiega Eleonora D. di diciassette anni – era vincere la timidezza iniziale, poi ho iniziato a divertirmi». «Non sapevo come muovermi, e come relazionarmi. Le prime volte durante Gongyo rimanevo in silenzio», specifica Eleonora S.
Durante le riunioni parliamo dell’amore, dell’amicizia, del coraggio, del Buddismo e di tanti altri argomenti… e vogliamo continuare!
Si racconta che Pegaso, terminate le sue imprese, abbia preso il volo verso la parte più alta del cielo trasformandosi in una nube piena di stelle scintillanti. Si racconta altresì che anche loro desiderino trasformarsi in quelle stelle che illumineranno il loro cammino e quello altrui.

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Cambiamenti invisibili

«Può capitare che i vostri genitori siano poveri, che non abbiano studiato, o che discutano spesso. Per favore non lasciate che questa diventi una scusa per pensare di essere sfortunati. Spero invece che considererete queste circostanze come un’occasione per diventare persone compassionevoli e di grande umanità» (Daisaku Ikeda).

Che cosa determina la nostra felicità? Sono le condizioni economiche e la situazione della nostra famiglia? È lo status sociale, il benessere economico o il titolo di studio? O è qualcosa di prestabilito che non possiamo cambiare? Il presidente Ikeda ricorda sempre ai giovani che “è il cuore che è importante” (Il tamburo alla porta del tuono, RSND, 1, 842). Un piccolo cambiamento nel nostro cuore o uno spostamento del punto di vista possono far cambiare direzione alla nostra vita da negativa a positiva.

pubblicato su Daibyakurenge

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