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Il giorno di kosen-rufu - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:13

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    Il giorno di kosen-rufu

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    16 marzo 1958

    Quando Toda e Makiguchi furono incarcerati, i responsabili dell’allora Soka Kyoiku Gakkai lasciarono l’organizzazione e abbandonarono la fede. Toda ne soffrì profondamente e, soprattutto, non riuscì a sopportare il pensiero che le stesse persone che avevano lodato e seguito Makiguchi, si fossero disperse e ridotte a criticare e insultare l’anziano maestro incarcerato. Quando uscì di prigione, Toda decise che avrebbe cresciuto dei giovani leader dal cuore puro e con una fede forte abbastanza da superare le difficoltà che avrebbe potuto incontrare la Soka Gakkai. Il presidente Ikeda racconta che ascoltare i membri che raccontavano dei loro benefici e prendersi cura dei giovani erano le due cose che rendevano più felice Toda. Nei tredici anni in cui guidò l’organizzazione, Toda non trascurò mai la crescita della Divisione giovani. Inoltre, selezionò due gruppi che seguì personalmente e con cui continuò a tenere riunioni anche quando la crescita della Gakkai lo chiamò a un numero sempre maggiore di impegni. Sin dai primi tempi della ricostruzione della Gakkai, Toda si preoccupò di formare dei successori che potessero ereditare la sua missione; oltre a guidarli e allenarli nelle attività per kosen-rufu, studiava insieme a loro il Gosho e i grandi classici della letteratura. Toda era un maestro severo, ma trovava sempre il modo di manifestare il suo affetto per i giovani discepoli: li invitava al ristorante, andavano insieme in campeggio oppure, alcune domeniche, organizzava delle riunioni a casa sua nel corso della quali, oltre a spiegare il Gosho e molte altre materie, preparava il pranzo per tutti. Nel corso degli anni, la fede di quei giovani si sviluppò enormemente e, dopo la morte di Toda, essi hanno portato avanti la missione della Soka Gakkai, diffondendo il Buddismo nel mondo e restando fedeli allo spirito del loro maestro.
    Il 16 marzo di ogni anno i membri della Divisione giovani della SGI organizzano delle riunioni in cui rinnovano la promessa di ereditare lo spirito del maestro e di assumersi la responsabilità di kosen-rufu. Questa tradizione risale al marzo del 1958. Allora il primo ministro giapponese aveva deciso di visitare il Tempio principale e Toda colse l’occasione per organizzare una riunione della Divisione giovani. Nel progettare l’evento, spiegò a Ikeda che un giorno sarebbe arrivato il tempo in cui tutti i leader della società avrebbero pregato per la pace e per la prosperità del genere umano e che spettava ai giovani il compito di far sì che ciò si realizzasse: per Toda quel 16 marzo rappresentava la “prova generale di kosen-rufu“. Inoltre, già da qualche tempo, stava pensando a una cerimonia in cui avrebbe affidato la sua eredità ai giovani.
    Ormai Toda era molto malato e nei giorni che precedettero il 16 marzo faceva fatica a camminare. Il presidente Ikeda chiese a un membro di costruire una portantina per permettere al suo maestro di guidare la cerimonia, ma Toda si lamentò fino all’ultimo del fatto che la lettiga era troppo ingombrante e che “sarebbe stata inutile in una battaglia”. Il primo ministro, in seguito a pressioni di uomini del suo partito, decise di annullare la visita e avvertì della sua assenza solo la mattina stessa dell’evento, quando i giovani erano già radunati al tempio e molti di loro avevano dovuto viaggiare dalle prime ore del mattino o addirittura dalla notte precedente per essere presenti. Nel corso della telefonata con cui comunicò la sua assenza, il ministro addusse varie scuse di circostanza. Toda divenne furioso.

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    La rivoluzione umana, vol. 12, pagg. 248-256 (estratti)
    di Daisaku Ikeda

    L’espressione di Toda cambiò all’improvviso.
    «Come ha detto?» chiese.
    «Sono davvero spiacente, ma purtroppo devo tornare subito a Tokyo».
    «Signor ministro, qui ci sono seimila giovani che attendono il suo arrivo. Così lei tradisce la loro fiducia!»
    «…Lo so, e ne sono dispiaciuto. Le porgo le mie scuse più sincere».
    «Non è con me che deve scusarsi. Lei dovrebbe scusarsi con tutti i giovani là fuori!». La voce di Toda si era fatta tremante per la collera.
    La telefonata si troncò improvvisamente. Sebbene la linea fosse caduta, il primo ministro non richiamò. Toda, con lo sguardo perplesso, ripose la cornetta cercando di contenere la sua profonda collera.
    Dopo essere rimasto tranquillo per alcuni istanti, osservò gli sguardi interlocutori dei presenti e disse seccamente: «Il primo ministro Mine non verrà».
    In quel momento il suo pensiero corse ai volti dei seimila giovani che erano giunti al Taisekiji quel giorno. Toda si domandava quali fossero le speranze e i sentimenti di tutte quelle persone e si chiedeva come avrebbero accolto la notizia della mancata visita del premier. Con tutto l’amore che provava nei loro confronti, poteva benissimo capire quanto sarebbero stati dispiaciuti.
    «Non è giusto nei loro confronti» mormorò a bassa voce. Poi alzando il tono, disse: «Bene!» come se avesse intenzione di passare all’azione. Convocò immediatamente una riunione dei responsabili della Divisione giovani. Sebbene per lui fosse difficile camminare, aveva deciso di raccogliere tutte le forze per incoraggiare i giovani.
    Con un tono appassionato disse: «Anche se non ci sarà il primo ministro, terremo una splendida cerimonia, proprio come avevamo stabilito. Offriamo ai nostri ospiti una splendida accoglienza. Questa celebrazione, la nostra prova generale della futura realizzazione di kosen-rufu, procederà secondo i piani, senza alcuna modifica. Considero i giovani che sono venuti qui oggi i miei successori e ho intenzione di celebrare con questo evento il passaggio di consegne di tutte le responsabilità per il futuro di kosen-rufu. Dato che il primo ministro non sarà presente, intendo incoraggiarli con tutto il mio essere».
    Aiutato da Shin’ichi, Toda scese verso l’ingresso del Rikyo-bo. All’esterno era stata piazzata la lettiga su cui avrebbe dovuto prendere posto; salì sul palanchino e si accomodò sulla sedia che era stata fissata al centro di esso. Diversi giovani lo sollevarono e cominciarono a incamminarsi in direzione della sala delle lezioni. Shin’ichi camminava a fianco del suo maestro.
    Guardando le file di giovani schierati lungo il viale, Toda si sentì pervaso da un senso di orgoglio. Alcuni giovani vestivano abiti poverissimi con i polsini consunti, mentre c’erano dei ragazzi che indossavano l’uniforme della scuola e avevano l’aspetto di bambini innocenti. Le giovani donne erano vestite di nero e le loro gote erano rosse a causa della fredda aria del mattino. Erano tutti molto poveri, ma davvero orgogliosi di essere dei discepoli di Josei Toda.
    Toda si rivolse a tutti dentro di sé: «Grazie per essere venuti! Il primo ministro non verrà oggi, ma io sono davvero felice di vedervi. Come siete cresciuti! Sarà probabilmente l’ultima volta che ci vedremo tutti insieme. Dopo che me ne sarò andato, tutto sarà affidato a voi! Conto su di voi per realizzare kosen-rufu».
    Lo sguardo appassionato di Toda penetrava nei cuori dei giovani presenti. Osservando il loro maestro e vedendo i suoi occhi brillare, in forte contrasto con il suo corpo indebolito, si sentivano gli occhi inondati di lacrime.
    Nel momento in cui il piccolo corteo che accompagnava Toda giunse davanti alla grande sala delle lezioni, si levarono delle grida di gioia da parte di tutti i presenti.
    «Il presidente Toda! Il presidente Toda!»
    Sebbene Toda fosse debole ed emaciato, i giovani non riuscivano a frenare l’entusiasmo; tutti si sforzavano di vedere, alzandosi sulle punte dei piedi, tutti con gli occhi fissi sul presidente seduto al centro della lettiga.
    Toda rivolse a tutti un sorriso caldo e poi entrò nell’edificio. Sembrava quasi che intendesse scambiare due parole con ciascuno dei presenti. Era davvero felice.

    La cerimonia ebbe inizio e quando fu il momento dell’intervento di Toda, questi non riuscì ad alzarsi e si avvicinò al microfono restando seduto. Nonostante le pessime condizioni di salute, la sua voce era energica come sempre e quando i seimila giovani udirono il suo discorso appassionato, erano fuori di sé dalla gioia.
    Il 16 marzo ’58 Toda, a dispetto delle pessime condizioni fisiche e della mancata presenza del premier, riuscì a trasmettere il suo spirito ai giovani discepoli e a dare un altro dei suoi preziosi insegnamenti. Il presidente Ikeda racconta: «Con gli ultimi brandelli di energia, Toda ci mostrò lo spirito combattivo che pervade una vita totalmente dedicata a kosen-rufu. Fu una cerimonia dello spirito, durante la quale egli trasmise la missione di realizzare kosen-rufu ai suoi discepoli, i giovani leoni che avrebbero ereditato il suo manto» (Il Nuovo Rinascimento, n. 231, pag. 15).
    Molti si rendevano conto che la riunione che si stava tenendo quel giorno aveva qualcosa che la rendeva diversa dalle altre. La responsabilità di kosen-rufu, fino a quel momento sulle spalle di Toda, fu affidata ai suoi discepoli, primo fra tutti Daisaku Ikeda.
    Dopo il discorso di Toda, furono cantate alcune canzoni della Gakkai e la riunione si avviò al termine.

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    La rivoluzione umana, vol. 12, pagg. 263-265
    di Daisaku Ikeda

    Toda, terminate le celebrazioni, risalì sul palanchino con il quale venne ricondotto al Rikyo-bo. I volti dei giovani che salutavano Toda al di fuori della sala delle lezioni erano raggianti e i loro occhi brillavano di determinazione.
    Toda sentiva che aveva fatto tutto ciò che gli competeva. Ebbe la sensazione che le sue ultime energie lo stessero abbandonando, ma era una sensazione piacevole, colma di soddisfazione. Sprofondò nella poltroncina sulla pedana. Dietro il profilo degli alti cedri poteva vedere la cima del Fuji in un manto di neve candida. In quel momento si ricordò la Canzone dei compagni, che aveva composto anni prima:

    Non risparmio la mia vita,
    ma dove sono i giovani portabandiera?
    Non riuscite a vedere la cima del Fuji?
    Radunatevi, presto, accorrete in gran numero!

    I giovani di cui aveva scritto in quei versi ora erano lì e si erano alzati per sorreggere il vessillo della Legge mistica. Toda ripensò al suo maestro, Tsunesaburo Makiguchi, che era morto in carcere. Ricordava perfettamente come lui solo fosse stato il discepolo su cui Makiguchi aveva potuto contare per far progredire il movimento verso il futuro. Erano trascorsi tredici anni da quando si era rialzato in mezzo alle rovine fumanti del Giappone sconfitto, in preda a una collera profonda per la morte in carcere del suo maestro. Ma ora quei giovani che aveva cresciuto con tanto amore si erano alzati per intraprendere la loro marcia verso kosen-rufu.
    Toda invocò il suo maestro dentro di sé: «Sensei, ho ereditato la sua volontà e ho creato delle salde fondamenta per il futuro progresso di kosen-rufu; ora ho affidato tutto ai miei giovani discepoli. La sua volontà continua a pulsare energicamente in loro. Non è lontano il giorno in cui la fiamma di kosen-rufu si diffonderà in Asia e nel mondo intero».
    Toda vide dentro di sé il volto del suo maestro che sorrideva e annuiva con soddisfazione. Un venticello leggero gli accarezzò il viso.
    Shin’ichi, che camminava di fianco al palanchino, guardò in su verso Toda, che aveva chiuso gli occhi e sorrideva soddisfatto. Shin’ichi vide così il ritratto di un grande generale di kosen-rufu che aveva trionfato nella battaglia per diffondere la Legge. Tuttavia, per quanto appagato gli apparisse in viso, Shin’ichi non poteva fare a meno di pensare che la vita di Josei Toda, il grande condottiero di kosen-rufu, stava per giungere alla fine. Osservando Toda poco sopra di lui, Shin’ichi giurò a se stesso: «Sensei! Noi, i suoi discepoli, realizzeremo kosen-rufu. La prego di esserne certo!»
    La luce del sole illuminava il monte Fuji che sembrava sorridere lieto mentre assisteva alla processione. Il 16 marzo, che in seguito sarebbe stato definito il “giorno di kosen-rufu“, avrebbe per sempre rappresentato il giorno in cui i discepoli rinnovavano il loro giuramento volto alla costruzione delle fondamenta eterne e indistruttibili di kosen-rufu.

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    Quarantadue anni dopo, ricordando quel 16 marzo, Daisaku Ikeda ha scritto: «Giovani, tesoro della mia vita, […] alzatevi insieme a me! Anche solo uno di voi, si alzi e sia un leone! Alzatevi con decisione dove siete adesso, da ora in poi. Lavorate con costanza per levare alta la bandiera della vittoria della gente dovunque. La città eterna della SGI sorgerà dalla vostra decisione di combattere» (Il Nuovo Rinascimento, n. 231, pag. 15).

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