Coerenza dall’inizio alla fine. Il decimo dei fattori è quello che li armonizza tutti, spiegando la coerenza di ogni aspetto della vita con la condizione vitale vissuta, e per lo stesso principio il cambiamento di anche un solo fattore influenza gli altri nove e si riflette nella vita
Nel capitolo “Espedienti” (Hoben) del Sutra del Loto si legge: «Il vero aspetto di tutti i fenomeni può essere compreso e condiviso solo tra Budda. Questa realtà consiste di: aspetto, natura, entità, potere, azione, causa [interna], relazione, effetto [latente], retribuzione e della loro coerenza dall’inizio alla fine» (SDL, 66 [30]). Questo passaggio noi lo ripetiamo tutti i giorni per ben sei volte durante la cerimonia di Gongyo. Ma cosa significa in concreto?
In un certo qual modo trovo che il cuore del principio di ichinen sanzen (tremila regni in un singolo istante di vita) sia proprio la “coerenza dall’inizio alla fine”, decimo fattore, che svolge il “gravoso” compito di armonizzare il tutto e permette alla Legge di manifestarsi in assoluta coerenza in ciascuna delle sue tremila espressioni possibili in un istante di vita. Ogni stato vitale avrà un aspetto, una natura ed energia potenziale, un agire ecc., coerente quindi alle caratteristiche e all’unicità di qualsiasi essere. Questa coerenza e unitarietà si manifesta continuamente ma, spesso, senza che ce ne accorgiamo.
Immaginiamo di entrare in un negozio non curato e con addetti alle vendite dall’aspetto sciatto e trasandato. Benché questo di per sé non determini le reali capacità professionali di qualcuno o la qualità della merce in vendita, il biglietto da visita che ci viene offerto sarà davvero poco invitante. «L’aspetto, il primo dei dieci fattori, è il più importante di tutti», scrive il Daishonin (RSND, 1, 520). Stiamo parlando della parte fisica e tangibile della vita, quindi anche del comportamento. «Negli esseri umani, l’apparenza è il lato superficiale e manifesto dell’esistenza, il modo in cui appariamo, cioè il corpo e le sue varie funzioni», spiega Daisaku Ikeda. Aspetto, non inteso come mero “apparire”, ossessione di una società edonistica che cura in modo maniacale la forma a discapito della sostanza, ma come forma apparente e visibile che si esprime nel modo di essere e di agire. È l’inevitabile manifestarsi della condizione vitale interiore.
Ne La meravigliosa Legge del Loto, Richard Causton ci invita a immaginare di incontrare un vecchio amico di cui conosciamo bene l’aspetto fisico, con un suo carattere che si rivela attraverso i gesti, la postura, il modo di parlare e di camminare, le espressioni del viso. L’aspetto fisico e il mondo interiore del nostro amico sono ovviamente correlati in quanto espressioni della totalità della sua vita che può esistere solo attraverso le sue manifestazioni fisiche e spirituali.
Si tratta dei primi tre fattori: aspetto, natura, entità.
Adesso pensiamo di incontrare un fratello gemello del nostro amico del quale ignoravamo l’esistenza. A prima vista li confondiamo, ma poco dopo alcuni particolari ci dimostreranno che non si tratta della stessa persona: la diversità nel loro carattere viene rivelata in ogni particolare dell’aspetto esteriore. Ogni persona è un’entità diversa che si manifesta con aspetti fisici e spirituali distinti.
Le possibilità di un singolo istante
Non solo, ciascuno ha in ogni attimo la capacità di esprimere tremila condizioni possibili (i tremila regni espressi in ichinen sanzen), come dire che ogni istante contiene sempre tutta la vita e le sue sfaccettature. In questo fluire e divenire incessante, c’è un fil rouge che lega i fenomeni e che ci dà una chiara visione di come questi si manifestano nella realtà. Ciascuna condizione di vita, oltre ad avere un proprio aspetto, natura ed entità, ha un proprio potere (una energia potenziale più o meno potente che ci permette di influenzare l’ambiente o di ottenere qualcosa) e una propria azione (manifestazione concreta del potere tramite l’uso del pensiero, della parola e dell’azione).
«Nell’Inferno, il potere è contro la propria vita, nell’Avidità e nell’Animalità è vòlto, ad esempio, alla soddisfazione dei bisogni istintivi; nella Collera si mostra come volontà di dominio; nello stato vitale di Tranquillità (Umanità) ed Estasi (Cielo) si concretizza come coscienza o ragione; nella condizione di Apprendimento e Realizzazione come sforzo impegnato nella creatività; nell’Illuminazione come empatia tradotta in azione e gioia […]. Sebbene siano strettamente legati e apparentemente inseparabili, potere e azione non sono sempre proporzionali: essendo l’azione rivolta alla creazione di valore o disvalore, la cosa importante è manifestare completamente il nostro potere intrinseco in qualche forma di azione» (B. Giangrasso, Felicità e benessere, Amon edizioni, pag. 59).
Tramite l’azione creiamo una causa [interna] e un conseguente effetto [latente], che grazie a una relazione (o causa esterna) diventa visibile, percepibile sotto forma di retribuzione (o effetto manifesto). E tutto questo viene armonizzato dall’ultimo dei dieci fattori: la coerenza dall’inizio alla fine. Nello stato di Inferno, ogni aspetto della nostra vita sarà coerente con quello stato. Non è possibile sentirsi disperatamente infelici e nello stesso tempo avere una grande forza vitale e un aspetto gioioso.
L’armonia della coerenza
«Il decimo fattore – spiega Daisaku Ikeda nei Misteri di nascita e morte – è il fattore unificante, la coerenza dall’inizio alla fine. Esso indica che tutti i nove precedenti fattori, dall’aspetto all’effetto manifesto, sono collegati congruamente e armoniosamente. In altre parole, tutti i nove fattori in ogni dato istante esprimono coerentemente la stessa condizione vitale. Per esempio, una persona nel mondo di Inferno ha l’aspetto cupo e depresso di chi è sopraffatto dalla sofferenza. Dal momento che la sua natura è colma di sofferenza e di rabbia, il suo potere e la sua azione tendono a far cadere nell’oscurità coloro che la circondano. Essa crea le cause e riceve gli effetti del mondo di Inferno. L’aspetto di chi si trova nel mondo di Cielo generalmente è luminoso e sorridente. Dal momento che la sua natura è elevata, tutto ciò che vede lo rende felice. Il suo potere e la sua azione tendono a far sentire ottimista e allegro anche chi gli sta attorno. L’occhio del Budda percepisce la vera realtà di tutti i fenomeni, cioè la realtà che ogni individuo possiede un potenziale latente (natura e potere) e l’apertura al cambiamento (causa interna, relazione, effetto latente ed effetto manifesto). I fenomeni dipendono l’uno dall’altro, sono reciprocamente aperti e tuttavia restano coerenti e unitari». Per riassumere, «l’ultimo dei dieci fattori, “la coerenza dall’inizio alla fine” significa che tutti i nove precedenti fattori, dall’”aspetto” all’”effetto manifesto”, sono coerenti tra loro. In altre parole, lo stato di Inferno possiede e manifesta tutti e nove i fattori in modo coerente dal loro aspetto all’effetto manifesto, proprio come il mondo di Buddità» (La saggezza del Sutra del Loto, vol. 1, pag. 99).
Il principio della coerenza dall’inizio alla fine ci fornisce la chiara visione di come, modificando il nostro stato vitale, possiamo indurre un mutamento positivo in tutti gli altri fattori che sono strettamente legati tra di loro; possiamo acquisire il potere di trasformare la nostra vita e di influenzare l’ambiente, compiere azioni incisive, migliorare la qualità dei pensieri, porre cause positive e ricevere conseguenti effetti positivi.
Inoltre, intervenendo su uno qualsiasi dei dieci fattori, gli altri verranno influenzati di conseguenza. A chi non è capitato di suggellare la propria voglia di cambiamento con una trasformazione fisica, come ad esempio, di scrollarsi dal dispiacere causato dalla fine di una relazione andando dal parrucchiere, comprandosi un vestito nuovo o iscrivendosi in palestra? O di reagire a un momento difficile facendo pulizia nelle proprie cose?
Riferito alla pratica quotidiana, prestare attenzione all’aspetto vuol dire avere cura del luogo in cui conserviamo il Gohonzon, della postura che assumiamo e della voce con le quali recitiamo Daimoku. Significa preparare un luogo confortevole e luminoso per accogliere i membri alle riunioni, significa rivolgerci agli altri con considerazione e calore. Tutti gli sforzi che facciamo nel regno del Buddismo – nelle riunioni di discussione, nelle attività al Centro culturale, nell’andare a trovare le persone e dialogare con loro – si riflettono in ogni istante, nell’abitudine che acquisiamo ad andare oltre i nostri limiti e a metterci in gioco, nelle capacità che riusciamo a sviluppare. Ed è proprio la vita quotidiana il luogo dove mettere in pratica ciò che abbiamo imparato e vissuto grazie alla pratica buddista. A partire da semplici attenzioni come salutare con un bel buongiorno, sorridere, rivolgere la parola per primi per mettere gli altri a proprio agio, ricordando che non sono gesti o pensieri circoscritti a loro stessi, ma che possiedono una forza di influenza e di stimolo con tutti i fattori.
Il punto di svolta, in ogni situazione, è dato dalla direzione che vogliamo dare ai pensieri, alle azioni qui e ora, alle cause che decidiamo di porre da questo momento in poi. E così, invece di reagire a quello che ci succede, possiamo ogni volta rilanciare, decidere questa direzione da imprimere alla nostra esistenza e perseverare con la fiducia che «la fragranza interna otterrà protezione esterna» (I tre tipi di tesori, RSND, 1, 752), e che «virtù invisibili portano a ricompense visibili» (Più lontana è la sorgente, più lungo il corso del fiume, RSND, 1, 835).
I pensieri, le parole e le azioni che intraprendiamo sulla base di un alto stato vitale forgiato con una energica pratica buddista contengono già i semi di un risultato positivo che diverrà effetto tangibile non appena incontrerà i giusti presupposti. Questo ci incoraggia a concentrare la nostra attenzione e cura non tanto sugli effetti, ma sulle cause che, momento dopo momento, stiamo accumulando. In totale coerenza all’impegno profuso, poiché nella Legge mistica c’è totale armonia e coerenza, un’azione saggia e coraggiosa non potrà che manifestare prima o poi, un effetto evidente.
(ha collaborato Alessandra Bini)
Per approfondire
M. di Benedetto, Il Buddismo di Nichiren Daishonin, esperia, da pag. 119
D. Ikeda, I capitoli Hoben e Juryo, esperia
D. Ikeda, I misteri di nascita e morte, esperia, pag. 142
D. Ikeda, La saggezza del Sutra del Loto, vol. 1, esperia, pag. 65
R. Causton, La meravigliosa legge del loto, esperia
B. Giangrasso, Felicità e benessere, Amon edizioni