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Il cuore si apre in una danza - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:24

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Il cuore si apre in una danza

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Ho iniziato a praticare il Buddismo nel 2009. La pratica l’avevo conosciuta qualche anno prima a Roma, dove mi trovavo per studiare danza, la mia più grande passione fin da bambino. Anche se allora non riuscivo a comprendere il profondo valore e significato del Buddismo, ero attratto dal modo in cui la mia amica me ne parlava e mi incoraggiava a superare le difficoltà, ma soprattutto a prendere consapevolezza del mio pieno valore. Ricorderò sempre il suo sorriso e il suo continuo incoraggiamento anche se continuavo a ripeterle: «Grazie, ma non sono interessato, io sono cristiano e devoto a Sant’Agata», ma in cuor mio ero desideroso di brillare, gioire e lottare come lei.

Dopo aver completato i miei studi a Roma presso l’Accademia nazionale di danza, decisi di trasferirmi a Bruxelles, dove passai i periodi più duri della mia giovinezza, alla ricerca di un sogno che non si avverava mai: ballare presso le compagnie di danza più prestigiose. Mi confrontavo sempre di più col mio continuo senso di inadeguatezza, su qualunque aspetto. Mi sentivo sempre inferiore e non capace. In quel momento decisi di provare a reagire a questo senso di infelicità, così recitai per la prima volta Nam-myoho-renge-kyo, ma non continuai.
Nel frattempo ero tornato a Catania e a febbraio del 2009, partecipai al mio primo zadankai. Non potrò mai dimenticare che al primo incontro sentii parlare di felicità assoluta, dell’importanza di pregare per una famiglia armoniosa. Da quel giorno non ho più smesso di dedicarmi alle attività della Soka Gakkai e dopo cinque mesi decisi di ricevere il Gohonzon.

Sono grato di aver incontrato il Buddismo e il maestro Daisaku Ikeda, un uomo che ha deciso di dedicare la sua vita alla felicità dell’umanità, per far crescere persone di valore. Accanto a lui sento la forza per lottare come un leone. Ci sono stati periodi molto difficili, ma proprio in quei momenti ho perseverato nel tenere viva la fiamma della relazione maestro e discepolo. Mi sono dedicato con tutto me stesso alle attività della Soka Gakkai senza mai tirarmi indietro. Mi sono sfidato in famiglia, nelle relazioni, nel lavoro, pur continuando a sentire un senso di imperfezione dentro di me percepivo che non era mai abbastanza. Allora ho deciso di dedicarmi ancora di più a tutto quello che facevo, e di prendermi cura dei ragazzi che vivono e praticano nella mia zona, per realizzare la mia rivoluzione umana.

Nel 2016 sono tornato a Roma per intraprendere nuovi studi per la specialistica in Danza contemporanea e per lavorare con una compagnia francese. Allo stesso tempo, ho continuato a portare avanti la mia vita e le attività buddiste in Sicilia, viaggiando ogni settimana tra Roma e Catania, dove il giovedì andavo prima a zadankai e poi a insegnare danza.

Nel gruppo buddista che ho frequentato sei persone hanno ricevuto il Gohonzon, di cui quattro giovani. Pensavo che a causa della distanza tutto ciò non si sarebbe mai potuto realizzare, ma la profonda preghiera di vedere tutti i membri del gruppo diventare felici e di poter lottare al loro fianco lo ha reso possibile. Inoltre, sempre nello stesso anno, venticinque giovani uomini hanno ricevuto il Gohonzon nel territorio della Sicilia orientale, raggiungendo un record storico, grazie al sostegno delle Divisioni donne e uomini.
Credo che dedicarsi alle attività della Soka Gakkai significhi decidere di aprire il proprio cuore a una vittoria assoluta.
È iniziato il 2017, e una cosa che mi piace del Buddismo è lo spirito di ripartire sempre da ora: il passato è finito, adesso bisogna iniziare una nuova lotta con una determinazione rinnovata. Ho continuato perciò a recitare tantissimo Daimoku per sintonizzare il mio cuore con quello del maestro Ikeda ed essere coraggioso. Così ho deciso di aprire completamente l’intimità del mio cuore a mia madre, con il desiderio di creare una famiglia ancora più armoniosa. In questi anni, quanto ho desiderato parlarle, quanto mi sono sforzato senza mai riuscirci! Non avevo mai avuto il coraggio di dirle chi ero veramente: il Budda Flaminio, pieno di insicurezze e paure. Ho continuato a recitare Daimoku ogni giorno per sentire profondamente il mio valore come essere umano e per far uscire dal mio cuore il ruggito del leone, che non teme nulla. Ogni singolo giorno non mancava l’occasione di leggere e approfondire la frase del Gosho che dice: «Sto pregando con tanta convinzione come se dovessi accendere il fuoco con legna bagnata o estrarre l’acqua dal terreno riarso» (RSND, 1, 395).

Ho deciso di parlare a mia madre del mio orientamento sessuale: «Io sono gay mamma». Nel momento in cui sono riuscito a parlarle ho compreso che finalmente dentro il mio cuore si era aperto il canale della comunicazione, del dialogo, il canale dell’amore che crea una famiglia armoniosa. Come dice Ikeda nel messaggio per il 2017: ­«Kosen-rufu significa espandere l’amicizia, espandere l’empatia e la fiducia, significa compiere sforzi costanti per intraprendere dialoghi sinceri e coraggiosi in famiglia, sul posto di lavoro, nella propria comunità e in tutto il mondo forgiando ed espandendo calorosi legami umani e unendo i cuori delle persone».
Il 31 gennaio 2017 ho fondato il mio collettivo di danza contemporanea. Questo è quello che voglio continuare a fare per tutto l’anno: raggiungere gli obiettivi personali e di attività, per realizzare una felicità assoluta con tutti. Ad aprile conseguirò la specialistica in Danza contemporanea. Mi sto sfidando nel far conoscere il Buddismo a più persone possibili, invitando almeno una persona a ogni zadankai, come la mia amica ha fatto con me. «Il primo tratto distintivo di uno spirito giovanile è l’atteggiamento di sfidarsi. Il secondo tratto distintivo di uno spirito giovanile è il desiderio di imparare. Il terzo tratto distintivo di uno spirito giovanile è un cuore aperto al dialogo». Grazie sensei!

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