Ogni volta che leggo le guide per la Divisione futuro mi sorprendo a pensare che sono rivolte anche a me, come se il presidente Ikeda mi stesse incoraggiando a credere con la massima fiducia in questi giovanissimi figli del Budda
«Il primo gruppo che ho fondato dopo essere stato nominato terzo presidente scrive Daisaku Ikeda – è stato la Divisione futuro. Con queste “giovani fenici” che mi ero personalmente impegnato a formare, abbiamo studiato e inciso profondamente nel cuore il seguente passaggio del Gosho Lettera da Sado: “Chi ha un cuore di leone conseguirà sicuramente la Buddità”» (NR, 559, 4).
Da queste parole possiamo comprendere quanta fiducia e aspettativa nutra sensei verso i ragazzi e le ragazze della Divisione futuro e quanto si stia impegnando per far sbocciare le loro infinite potenzialità. Ogni volta che leggo le guide per la Divisione futuro mi sorprendo a pensare che sono rivolte anche a me, come se il presidente Ikeda mi stesse incoraggiando a credere con la massima fiducia in questi giovanissimi figli del Budda, e a fare tutto il possibile per sostenerli affinché possano manifestare appieno le loro capacità e il loro talento, ognuno con la propria personalità.
Cosa significa avere un “cuore di leone”?
È un’espressione che il nostro maestro utilizza spesso rivolgendosi ai giovanissimi, per incitarli a non arrendersi mai di fronte alle difficoltà della vita, ad affrontare con coraggio qualsiasi sfida e a considerare ogni cosa come un allenamento per crescere. Quando c’è il coraggio si può aprire una strada in qualsiasi momento, ma il problema è che spesso ci sembra di non averlo e ci sentiamo bloccati. In realtà tutti possediamo il “cuore del re leone” dentro di noi, e la pratica buddista ci consente di far emergere tale forza interiore. Quando ci impegniamo con questo atteggiamento, anche noi riusciamo a manifestare uno spirito coraggioso nella nostra vita e qualunque cosa accada non saremo mai sconfitti. La fede coraggiosa che tiriamo fuori nei momenti cruciali ci consente di migliorare noi stessi, accumulando buona fortuna e saggezza.
Scrive ancora sensei: «Anche a voi potranno capitare una dopo l’altra circostanze che vi sembrano difficili e faticose. In tali occasioni è importante avere il cuore del re leone che si alza da solo e affronta ostacoli e difficoltà dicendo: “Bene, ci provo!”. La sorgente di tale coraggio è il Daimoku. Sia nello studio che nella lettura, sia nello sport che nel rapporto con i genitori, sfidatevi con coraggio e avanzate in allegria sul cammino della vittoria valorizzando il vostro carattere» (Il mondo vi attende, IBISG, pag. 17).
Proprio in questi giorni, dal 17 al 19 luglio, si svolge presso il Centro culturale di Firenze il secondo corso nazionale della Divisione futuro italiana. È l’occasione per tanti giovanissimi di approfondire la fede, la pratica e lo studio del Buddismo, e di stringere legami di amicizia con coetanei da tutta Italia. Compito di noi adulti è sostenerli con un forte Daimoku pregando per la felicità, la crescita e la vittoria di ciascuno di loro.
Nella meravigliosa famiglia Soka non c’è gioia più grande che vedere lo sviluppo dei propri figli che crescono felici. Sono certa che ogni parola di incoraggiamento e di lode che sapremo offrire loro andrà a nutrire la fiducia e la speranza nel cuore di questi giovani.
Come scrive Ikeda: «Quando sosteniamo i preziosi giovanissimi della Divisione futuro, aiutando il sole delle loro fresche vite a risplendere intensamente, i nostri sforzi si accordano con il vero spirito del Daishonin; la crescita dei più piccoli rappresenta una brillante fonte di speranza per il nostro bel pianeta blu» (Protagonisti della nuova era, IBISG, pag. 77). E anche: «Crescere significa incontrare difficoltà di ogni sorta, e a volte difficoltà inimmaginabili. Ma la Legge mistica è la legge della vittoria assoluta, che ci consente ogni volta di trasformare il veleno in medicina. […] I membri della Divisione futuro sono tutti preziosi e nobili figli del Budda Nichiren Daishonin. Sono cuccioli del re leone. Qualsiasi cosa accada non potranno mai essere sconfitti» (Ibidem, pag. 83).