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Il coraggio di fiorire - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:48

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Il coraggio di fiorire

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Ho iniziato a praticare a ventidue anni. In quel periodo con mia madre non ci parlavamo da quasi un anno. I miei genitori si sono separati quando avevo quattro anni e ho sempre sofferto del disinteresse di mio padre nei miei confronti. Dopo aver recitato per la prima volta Nam-myoho-renge-kyo, ho sentito una profonda gratitudine per mia madre e il nostro dialogo si è riaperto.
Mi sono subito resa conto della potenza di questa pratica e ho determinato di continuare per tutta la vita.
All’epoca frequentavo l’Accademia di Belle Arti. Ero molto insicura, convinta di essere priva di capacità. Giunta alla tesi di laurea, grazie al Daimoku sentii la gioia di sfidarmi e di far fiorire la mia vita nel modo a me peculiare, come ci incoraggia il presidente Ikeda.
Ho sentito riemergere la passione per la scrittura e vincendo la paura ho espresso al mio relatore il desiderio di scrivere un romanzo sull’arte contemporanea in forma di tesi sperimentale e lui, sorpreso, mi ha dato fiducia! Così mi sono laureata con 110 e lode.
La mia famiglia era sempre più divisa e mi attaccava sulla pratica buddista. Una sera, dopo aver recitato tanto Daimoku decisi di diventare un faro nella mia famiglia.
Ho iniziato a impegnarmi a fondo nelle attività per gli altri e ho scritto a sensei promettendogli che entro il 18 novembre 2018 avrei realizzato una famiglia armoniosa.
Per cinque mesi ho recitato due ore di Daimoku al giorno e studiato La rivoluzione umana.
Ho parlato del Buddismo a settanta persone in un anno e alcune di loro hanno partecipato agli zadankai.
Dopo qualche mese i miei genitori hanno proposto a me e a mio fratello di cenare insieme, cosa che non accadeva da quando avevo quattro anni! Questo ricongiungimento è stato cruciale per poter affrontare quello che sarebbe accaduto poco dopo.
Il primo gennaio 2018 mia madre è stata ricoverata per una broncopolmonite. Nel giro di due giorni è stata trasferita in terapia intensiva, in coma farmacologico.
In quei giorni grazie al sostegno dei compagni di fede non ero mai sola. Recitavo con tutte le forze un Daimoku “disperato”, ma le sue condizioni peggioravano.
Qualche settimana dopo ha iniziato inspiegabilmente a migliorare, tanto che i medici hanno deciso di svegliarla dal coma.
Per me è stata un’occasione meravigliosa perché ho avuto modo di salutare mia madre e mostrarle che eravamo tutti uniti intorno a lei. Io e mio fratello ci siamo riavvicinati, e con mio padre ho recitato Daimoku per tre giorni.
Poco dopo mia madre si è di nuovo aggravata e il 15 marzo ci ha lasciato, non prima di aver potuto vedere che eravamo finalmente una famiglia armoniosa!
Attualmente ho un lavoro stabile e una casa che rispecchia tutte le caratteristiche che cercavo e il mio capitolo è cresciuto a dismisura realizzando tutte le tappe della campagna Io sono Shin’Ichi Yamamoto!
Mia cugina ha iniziato a praticare e la mia migliore amica ha ricevuto il Gohonzon a luglio. Voglio continuare a impegnarmi a manifestare il cuore di sensei nella vita di tutti i giorni e scrivere un romanzo.
Come afferma il maestro Ikeda: «Non importa come siano andate le cose fino all’anno scorso o fino a ieri, tutto dipende da come ci sfidiamo, da come avanziamo e vinciamo a partire da quest’anno, a partire da oggi» (NR, 597, 4).

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