La formula eterna della vittoria
Nel Gosho si legge:
«Il vero significato dell’apparizione in questo mondo del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, sta nel suo comportamento da essere umano» (I tre tipi di tesori, RSND, 1, 756)
Sono parole ben note. Cosa intende il Daishonin per “comportamento da essere umano”? Significa rispettare, apprezzare e proteggere gli altri esseri umani.
Ci sono individui che trattano chi li circonda con arroganza, considerandoli inferiori. Altri invece, dominati dall’oscurità fondamentale, ostentano la loro autorità e la sfruttano per opprimere e tormentare le persone intorno a loro.
I veri buddisti sono coloro che lottano contro tutto questo. Se pensate seriamente al bene dei vostri amici, della vostra comunità locale e della società, e vi impegnate al massimo in tale direzione, svilupperete naturalmente una saggezza fresca e rigenerante, riuscirete a tirare fuori il vostro coraggio e svilupperete il vostro carattere. Vivendo in questo modo, non sarete mai sconfitti, qualunque cosa accada.
Non solo, nel momento in cui una sola persona si alza basandosi su una salda determinazione, sia la comunità locale che la nostra organizzazione fioriranno sicuramente. Questa è la formula eterna della vittoria.
(Ikeda Daisaku zenshu, vol. 91, pag. 66)
Felicità significa non lasciarsi sconfiggere
«Una spada sarà inutile nelle mani di qualcuno che non si sforza di lottare. La potente spada del Sutra del Loto deve essere brandita da un coraggioso nella fede. Allora egli sarà forte come un demone armato di una mazza di ferro» (Risposta a Kyo’o, RSND, 1, 365)
Nichiren Daishonin inviò questo incoraggiamento a Shijo Kingo e sua moglie, la cui figlia piccola, Kyo’o Gozen, era molto malata.
La vita è una lotta contro le quattro sofferenze fondamentali di nascita, invecchiamento, malattia e morte, a cui nessuno può sfuggire, indipendentemente dalle proprie condizioni. Felicità non significa assenza di preoccupazioni.
La vera felicità è non arrendersi mai, non lasciarsi sconfiggere da nessun tipo di problema o sofferenza.
(Ikeda Daisaku zenshu, vol. 136, pag. 109)
Premura e compassione nei confronti di ogni persona
La Soka Gakkai è forte perché si è sempre presa cura di ogni singola persona, con la massima dedizione. Non abbiamo mai lasciato sole le persone infelici, tristi o sofferenti, anzi, siamo diventati loro amici e alleati e siamo rimasti al loro fianco per aiutarle a superare i loro problemi.
Nel Gosho, c’è un passo in cui Nichiren Daishonin esprime la sua premura per un suo discepolo, affermando:
«[Riguardo al tuo viaggio di ritorno a casa l’ultima volta,] ero estremamente preoccupato» (Il generale Tigre di Pietra, RSND, 1, 845)
Queste parole esprimono la sconfinata compassione del Budda dell’Ultimo giorno della Legge per i suoi discepoli. Lo spirito fondamentale della Soka Gakkai, che ha ereditato e porta avanti il cuore del Daishonin, è esattamente lo stesso.
(Ikeda Daisaku zenshu, vol. 62, pag. 70)
Determinare di creare armonia
La Soka Gakkai è un raduno di persone di ogni tipo, ciascuna con le proprie caratteristiche uniche. Con alcune di loro può essere difficile andare d’accordo. Tuttavia, lo spirito del Buddismo di Nichiren Daishonin è determinare di creare armonia.
Il Daishonin era preoccupato per il fatto che Kingo Shijo, irascibile e caparbio, non fosse in grado di stringere rapporti amichevoli con i guardiani notturni di Kamakura, che si pensa fossero dei praticanti, e gli diede la seguente guida:
«Per quanto possa non piacerti, devi stringere rapporti amichevoli con loro» (I tre tipi di tesori, RSND, 1, 753)
Pregare e agire per creare l’unità di itai doshin (diversi corpi, stessa mente) costituisce di per sé la nobile pratica buddista. Rispettarsi a vicenda e avanzare in armonia e amicizia: è lì che pulsa la Legge mistica.(Raccolta di saggi dal titolo Shuppatsu no hikari, pag. 248)
Un praticante del Buddismo del Daishonin va avanti con spirito indomito
Il Daishonin non temeva neppure le autorità più influenti del Giappone che lo perseguitavano, arrivandole a definire:
«I padroni di queste isolette» (Le azioni del devoto del Sutra del Loto, RSND, 1, 679)
Noi siamo i figli del Budda dell’Ultimo giorno della Legge, il cui “regno interiore”, la cui condizione vitale è sconfinata. Pertanto, siamo tutti “principi” e “principesse”. Un praticante del Buddismo del Daishonin dovrebbe sempre vivere con fierezza, spirito indomito e fiducia in se stesso, senza temere niente e nessuno. Una persona del genere è felice a prescindere da ciò che possano dire gli altri. Piuttosto che provare gelosia nei confronti degli altri, non sarebbe molto meglio far sì che gli altri provino ammirazione nei nostri confronti?
(Ikeda Daisaku zenshu, vol. 74, pag. 464)
Parliamo agli altri con coraggio!
Perché ci dedichiamo così tanto a incontrare ogni singola persona? Perché in questo mondo non esiste niente di più forte di un legame cuore a cuore. Questa è la forza motrice e la linfa vitale del progresso di kosen-rufu. Ecco perché i demoni – “ladri di forza vitale” – agiscono in modo subdolo per cercare di distruggere questi nobili legami di fiducia. Anche Nichiren Daishonin afferma:
«A differenza di molti altri, nel diffondere i miei insegnamenti, io, Nichiren, sono venuto in contatto con un gran numero di persone» (Condoglianze per un marito defunto, RSND, 1, 734).
Raccogliamo il nostro coraggio e incontriamo ogni singola persona, parlando e incoraggiandola con la massima cura! Questo è il principale campo di battaglia di kosen-rufu!
(Ikeda Daisaku zenshu, vol. 135, pag. 146)
Un regno in cui si incontrano persone di ogni età
Il Daishonin scrisse le seguenti parole al prete laico e alla monaca laica di Ko, una coppia senza figli che viveva sull’isola di Sado:
«Il sutra afferma: “Gli esseri che ci vivono [in questo triplice mondo] sono tutti miei figli”. Stando così le cose, il Budda Shakyamuni, signore degli insegnamenti, deve essere per voi due un padre compassionevole e io, Nichiren, vostro figlio» (Risposta al prete laico di Ko, RSND, 1, 435).
Ereditando l’immensa compassione del Daishonin, la Soka Gakkai e i suoi zadankai sono regni in cui persone di ogni età e condizione sociale si riuniscono come membri di un’unica famiglia unita da legami vita a vita. Ne fanno parte i membri dei Gruppi scuole elementari, scuole medie e superiori, giovani uomini e giovani donne, uomini e donne e i nostri esperti nella fede del Gruppo Molti Tesori.
Gli zadankai, incontri tra Budda traboccanti di calore, gioia ed energia, sono la chiave per lo sviluppo eterno di kosen-rufu.
(Raccolta di saggi dal titolo Shuppatsu no hikari, pag. 93)
Nel mio cuore non mi arrenderò mai!
In passato l’UNESCO ha pubblicato un volume che raccoglie citazioni sui diritti umani di personaggi illustri di varie epoche e paesi.
Vi è stato incluso anche il passo del trattato La scelta del tempo dove il Daishonin riporta il momento in cui fece ritorno a Kamakura dopo essere stato esiliato a Sado e incontrò Hei-no Saemon-no-jo, il capo del governo militare del Giappone, affermando con il suo ruggito di leone:
«Anche se, poiché sono nato nel dominio del governante, sembra che io lo segua nelle azioni, non lo seguirò mai nel mio cuore» (RSND, 1, 520).
“Potete anche condannarmi a morte, potete anche condannarmi all’esilio, ma nel mio cuore non mi arrenderò mai, non mi lascerò mai soggiogare”: la Soka Gakkai ha portato avanti questa lotta spirituale che il Daishonin intraprese con il cuore del re leone e risplende nella storia
(Ikeda Daisaku zenshu, vol. 137, pag. 23)
Il Budda è una persona comune
Il Budda è una persona che ha sviluppato a pieno la propria umanità. Non è in alcun modo superiore a un essere umano. In tal senso, cercare di apparire agli altri come supereroi invece di rimanere fedeli a se stessi, mostrandosi per come si è realmente, non è Buddismo.
Nichiren Daishonin, il Budda dell’Ultimo giorno della Legge, ha sempre mantenuto un comportamento da essere umano, da “persona comune”. Allo stesso modo, Shakyamuni era un essere umano. In questo sta la loro grandezza.
Nel primo anno dell’era Koan (1278) il Daishonin, che si trovava sul monte Minobu, scrisse in una sua lettera che quell’anno il freddo era stato eccezionale e che tutti i residenti più anziani, di ottanta, novanta, cento anni, avevano affermato di non aver mai sperimentato un inverno così freddo (cfr. Un rigido inverno fra le montagne, RSND, 2, 757).
Il Daishonin parlava con tutti coloro che vivevano in quella zona montuosa, senza alcuna distinzione, rivolgendo loro parole cordiali e amichevoli, come ad esempio: «Fa proprio freddo!», oppure: «Non ho mai sentito un freddo simile prima!». Questo è lo spirito del Budda dell’Ultimo giorno della Legge.
(Ikeda Daisaku zenshu, vol. 81, pag. 182)
