Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Il colore del cuore - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:31

305

Stampa

Il colore del cuore

Il nostro cuore, la nostra vita, si deve anzitutto “tingere” del colore del Sutra del Loto. Ciò significa assimilare naturalmente i principi fondanti del Buddismo, come il rispetto per ogni essere vivente

Dimensione del testo AA

Il nostro cuore, la nostra vita, si deve anzitutto “tingere” del colore del Sutra del Loto. Ciò significa assimilare naturalmente i principi fondanti del Buddismo, come il rispetto per ogni essere vivente

Redazione: Qual è, secondo la tua esperienza, un punto da non dimenticare mai nella nostra pratica buddista?

Nakajima: Penso che dobbiamo sempre decidere di usare fino in fondo il Gohonzon e il Daimoku. Nichiren Daishonin ce li ha lasciati, ma il problema è usarli nel modo giusto per avere beneficio. Sicuramente tutti hanno deciso di avvicinarsi alla pratica buddista per essere felici. All’inizio, ognuno aveva una sua personale idea di felicità, poi gli hanno proposto di praticare e ha continuato; ma Nichiren Daishonin spiega che il nostro cuore deve rispecchiare esattamente l’intento del Sutra del Loto. Toda diceva che il Gohonzon è una “macchina” per diventare felici, e una “macchina” può funzionare solo seguendo le indicazioni di chi l’ha fabbricata. Per quanto riguarda il Gohonzon e il Daimoku, il Budda originale – lo ripeto – ha insegnato che il cuore del praticante deve “essere uguale al cuore del Sutra del Loto”, altrimenti il risultato sarà diverso. All’inizio della pratica buddista ognuno aveva un suo modo di vedere, una sua idea di felicità e magari pensava soltanto: «Mi interessa questa pratica, è bella, ci voglio provare», ma dopo un po’ di tempo se si continua con lo stesso atteggiamento, e lo stesso modo di pensare che si aveva all’inizio, si pone un grandissimo limite alla pratica stessa. Nichiren Daishonin dice che questo va bene solo all’inizio. Il Patriarca Nichikan Shonin spiegava che all’inizio della pratica “il cuore non è esattamente aderente al Buddismo”, ma il potere del Gohonzon è grande e perciò si avrà comunque un beneficio, che si chiama “beneficio della partenza” o “beneficio del principiante”.

Redazione: Quindi non si può rimanere principianti a vita…

Nakajima: Bisogna comprendere e cercare di trasmettere bene il Buddismo: a volte si pensa che basti “aver stabilito uno scopo personale da realizzare” ma questo va bene all’inizio, dopo non ci si può limitare a continuare così; il nostro cuore deve comprendere più profondamente il Buddismo e per questo studiamo ripetutamente gli scritti del Daishonin e del presidente Ikeda. Il Buddismo deve diventare il nostro cuore, la guida della nostra vita. Il Daishonin ha lasciato il Gohonzon per realizzare la felicità di tutti gli esseri viventi, per kosen-rufu, perciò noi dobbiamo usare il Gohonzon e il Daimoku per kosen-rufu. Per questo motivo credo che occorra fare molta attenzione all’atteggiamento di fede. Bisogna capire il Buddismo e imparare come usarlo nella vita quotidiana: non si può “adattare” il Buddismo per avallare il nostro modo di ragionare. Quando si pratica sinceramente per kosen-rufu i benefici vengono naturalmente. Il presidente Toda scriveva: «Non appena noi credenti abbracciamo il Gohonzon e recitiamo Nam-myoho-renge-kyo, che lo sappiamo o no, possiamo ottenere la condizione vitale della Buddità come veri seguaci del Budda senza cambiare il nostro stato di comuni mortali. Perciò dobbiamo lavorare per la società come messaggeri del Budda mentre godiamo i benefici del Gohonzon e progrediamo verso un’esistenza felice. In altri termini, è una cosa scontata ricevere benefici nelle nostre vite quotidiane quando realizziamo la funzione di inviato del Budda. Quando svolgiamo il lavoro di seguaci del Budda originale, ci poniamo automaticamente nella posizione di ricevere benefici».

Redazione: Ma se una persona ha una sofferenza, è normale che abbia lo scopo di superarla.

Nakajima: Il nostro cuore, la nostra vita, si deve prima di tutto “tingere” delle tinte del cuore del Sutra del Loto, del Gohonzon: deve tornare in un certo senso al suo “colore originale”, che è presente in ogni essere umano. Il nostro cuore, vita dopo vita, si è “sporcato” e deve tornare alla purezza originale. L’azione per ripulirlo è quella di aiutare agli altri, non quella – ad esempio – di arricchirsi. In Oriente il considerare la nostra vita collegata e interconnessa con quella di tutti gli altri è un modo di pensare più diffuso che in Occidente. Nella lingua giapponese il termine “umano” si traduce con “ningen”: nin vuol dire “persona” e gen “in mezzo a, tra”: quindi la traduzione di “umano” è “in mezzo alle persone”. Nella concezione buddista ogni singola persona possiede la Buddità e tutti i fenomeni originano da un’unica Legge: noi dobbiamo semplicemente tornare alla nostra pura origine, alla grande compassione della Legge mistica. Dobbiamo avere lo stesso cuore del Sutra del Loto e il Sutra del Loto afferma che tutti hanno la natura di Budda e perciò tutti hanno il diritto di essere felici. Su questa base il Daishonin ci ha lasciato il Gohonzon e il Daimoku e, per usarli, dobbiamo avere lo stesso cuore del Sutra del Loto. Dobbiamo apprezzare tutti, altrimenti il nostro cuore non corrisponde al Sutra del Loto. Quindi il rispetto verso tutti non è un dovere, dovrebbe essere naturale. Nel Gosho Il cancello del drago è scritto: «Un brano dal settimo capitolo del Sutra del Loto dice: “Il nostro desiderio è quello di condividere questo beneficio in ugual modo con tutte le persone e così, insieme a loro, raggiungeremo la Buddità”» (SND, 4, 277).

Redazione: Spesso il rispetto viene interpretato come una forma di debolezza e addirittura è capitato che qualche discorso del presidente Ikeda riguardo all’importanza di “refutare il male e rivelare la verità” sia stato usato “contro” qualche persona specifica, considerata una sorta di incarnazione del male…

Nakajima: Il male, l’idea sbagliata cui fa riferimento sensei è la mancanza di rispetto verso la vita di ogni singolo individuo; l’idea che deve “vincere” è quella del rispetto per ogni singola vita, ma si deve vincere attraverso il dialogo, non con altri mezzi. Vincere – ripeto, sempre attraverso il dialogo – su quelle idee che vanno contro il fondamentale rispetto espresso nel Sutra del Loto. Comunque ognuno dovrebbe prima di tutto partire da una riforma di se stesso.

Redazione: Il presidente Ikeda dà quindi per scontato che si sia compresa innanzitutto l’assoluta priorità del rispetto.

Nakajima: Lo dà assolutamente per scontato: per lui è normale che il rispetto sia alla base di tutto. La pratica dell’epoca di mappo è quella del Bodhisattva Mai Sprezzante: la pratica del rispetto degli altri.

Redazione: Quale potrebbe essere la chiave per creare armonia nella zona in cui ognuno di noi fa attività?

Nakajima: Ripartire sempre dal Buddismo di Nichiren Daishonin. Avvicinare sempre più il nostro cuore al Buddismo. Quotidianamente. Non dobbiamo giudicare il Buddismo, dobbiamo apprenderlo, impararlo. E inoltre siamo tutti uguali dal punto di vista del Buddismo, non dovremmo mai pensare di essere più bravi, importanti, intelligenti di altri…

Redazione: Si potrebbe cominciare dalla riunione di discussione, dove si presenta il Buddismo a nuove persone…

Nakajima: Quando vado a una riunione cerco di iniziare da Nichiren Daishonin, il Budda che, per la felicità di tutti, nessuno escluso, ha lasciato il Gohonzon e il Daimoku. Spieghiamo cos’è il Buddismo, discutiamone con le persone nuove e recitiamo Daimoku insieme, senza rimanere rigidamente legati a programmi prestabiliti. Sicuramente è positivo che qualcuno prepari la sua esperienza, ma cerchiamo di capire quali problemi specifici possano avere quelle persone nuove e magari raccontiamo un’esperienza che sia utile a loro. Quindi, prima bisognerebbe ascoltare quali problemi hanno i nuovi, poi – se qualcuno ha un’esperienza in merito – raccontarla. Non dimentichiamo mai che stiamo praticando per star bene tutti insieme: se 100 mila persone stanno bene e 20 male, non va bene. Tutti hanno il diritto di essere felici, questo è il punto fondamentale: il Buddismo non esclude nessuno.

Redazione: Quando si riesce a indirizzare la vita verso il desiderio del Daishonin, a “tingerla” con il Sutra del Loto, come si affrontano le difficoltà che si presentano (malattia, solitudine ecc.)?

Nakajima: Nel Sutra del Nirvana si parla dell’“alleggerimento della retribuzione karmica”: il karma è talmente pesante che non si esaurisce in una vita, e quindi nel futuro ci può portare ancora tanta sofferenza. Tutto quello che abbiamo creato nel passato si presenta in questa vita e nelle prossime. Facendo però tanti sforzi in questa esistenza attraverso la pratica buddista, possiamo trasformare tutto il karma che deriva dall’eterno passato. Per realizzare questo è necessario che il nostro atteggiamento sia basato sull’intenzione e sul pensiero del Budda originale: salvare tutti gli esseri viventi. Salvare una sola vita ha un valore enorme. “Salvare” poi non è la parola giusta: noi non salviamo, indichiamo la Legge mistica. Ognuno deve avere la possibilità di scegliere, ma se non conosce la Legge non può scegliere. Con quale cuore stiamo svolgendo l’attività buddista? Se la facciamo con lo stesso cuore di Nichiren Daishonin, allora possiamo trasformare tutto il karma in questa vita. Ci vuole sempre un grande sforzo comunque. Nichiren Daishonin dice: «Esaudire o non esaudire il tuo desiderio, dipende dalla tua fede». Fede è avere lo stesso cuore del Daishonin. Perciò non filtriamo il Buddismo con il nostro cervello.

Redazione: Noi siamo abituati a praticare ponendoci uno scopo e recitando Daimoku per realizzarlo.

Nakajima: Lo scopo più grande è aumentare la quantità di persone felici, per questo a volte ci poniamo obiettivi sul numero dei praticanti. Invece quando chiediamo sempre: «Gohonzon dammi questo o quest’altro…», continuando a mettere solo scopi personali, si parla di “pratica del mendicante”. Invece, se ti sforzi sinceramente di realizzare kosen-rufu – come scriveva Toda e come insegna il presidente Ikeda – tutto verrà naturalmente.

Redazione: Quindi l’unico scopo da rinnovare ogni giorno è quello di realizzare kosen-rufu?

Nakajima: Sì, e aiutare i membri. Quanti membri hai da seguire, dieci? Aiutali tutti e dieci se possibile. Puoi aiutarne due ogni giorno? Va benissimo, fallo. Fai shakubuku col cuore di Nichiren.

Redazione: Se una persona si sforza ogni giorno in questa direzione la sua vita cambia.

Nakajima: Sicuro che cambia! C’è un enorme cambiamento, c’è un enorme beneficio.

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata