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Il cancello del drago - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:12

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Il cancello del drago

Ueno Dono Gohenji (Ryumon Gosho)
Gosho Zenshu pag. 1560
Gli scritti di Nichiren Daishonin vol. 4 pag. 275

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Ueno Dono Gohenji (Ryumon Gosho)
Gosho Zenshu pag. 1560
Gli scritti di Nichiren Daishonin vol. 4 pag. 275

In Cina c’è una cascata chiamata il Cancello del Drago. Le sue acque precipitano da un’altezza di cento piedi, più rapide di una freccia scagliata da un forte arciere. Si dice che migliaia di carpe si raccolgano nel bacino sottostante sperando di risalire la cascata e che quella che riuscirà nell’impresa si tramuterà in un drago. Tuttavia, non una sola carpa su cento, su mille o anche su diecimila riesce a risalire la cascata, nemmeno dopo dieci o venti anni. Alcune sono trascinate via dalle forti correnti, altre cadono preda di aquile, falchi, nibbi e civette, e altre ancora vengono catturate, pescate o perfino colpite con frecce dai pescatori che si allineano su entrambe le rive della larga cascata. Tale è la difficoltà per una carpa di diventare un drago.
C’erano due maggiori clan guerrieri in Giappone, i Minamoto e i Taira[ref]Clan dei Taira: Sadamori (X sec.), Masamori (XI sec.), Tadamori (1096-1153), Kiyomori (1118-1181).[/ref]. Erano come due fedeli cani da guardia ai cancelli del palazzo imperiale. Erano così appassionati nel fare la guardia all’imperatore, come lo è un taglialegna nell’ammirare la luna di settembre che sorge da dietro le montagne. Guardavano con meraviglia le eleganti feste dei nobili di corte e delle loro signore proprio come le scimmie sugli alberi si incantano alla vista della luna e delle stelle che brillano nel cielo. Benché di basso rango, desideravano ardentemente unirsi ai circoli di corte. Tuttavia anche quando Sadamori del clan dei Taira schiacciò la ribellione di Masakado[ref]Masakado (m. 940): valoroso guerriero del clan dei Taira che deteneva il potere nel Giappone orientale. Nel 939, si ribellò contro la corte imperiale proclamandosi imperatore, ma il cugino, Taira no Sadamori, annientò il suo esercito e lo uccise.[/ref], non fu ammesso a corte. Né vi fu ammesso alcuno dei suoi discendenti, incluso il famoso Masamori. Solo a Tadamori, figlio di Masamori, fu permesso per la prima volta di accedere a corte. Il suo successore Kiyomori e suo figlio Shigemori, non solo vissero fra i nobili di corte, ma si imparentarono con il trono quando la figlia di Kiyomori sposò l’imperatore e gli dette un figlio.
Raggiungere la Buddità non è affatto più facile che per gli uomini di basso rango accedere ai circoli di corte o per una carpa risalire il Cancello del Drago. Shariputra, per esempio, praticò le austerità del bodhisattva per sessanta eoni allo scopo di raggiungere la Buddità, ma alla fine si arrese davanti agli ostacoli e cadde di nuovo nei sentieri dei due veicoli. Perfino alcuni dei discepoli diretti di Shakyamuni, ai tempi in cui era il sedicesimo figlio del Budda Daitsu, sprofondarono nel mondo delle sofferenze per la durata di sanzen-jintengo. Altri discepoli di Shakyamuni in un passato ancora più lontano, quando egli raggiunse l’Illuminazione per la prima volta, soffrirono per la durata di gohyaku-jintengo. Tutte queste persone praticarono il Sutra del Loto, ma quando furono perseguitati dal Demone del sesto cielo nella forma dei sovrani o delle autorità, abbandonarono la loro fede e così vagarono per i sei sentieri, per innumerevoli eoni.
Fino a ora sembrava che questi eventi non ci riguardassero, ma adesso ci troviamo di fronte allo stesso tipo di persecuzioni. Qualunque cosa accada, tutti i miei discepoli devono serbare in cuore il grande desiderio di raggiungere l’Illuminazione. Siamo molto fortunati a essere sopravvissuti alla diffusa epidemia dello scorso anno e dell’anno precedente. Adesso, tuttavia, con l’incombente invasione mongola, può darsi che saranno in pochi a sopravvivere. Alla fine, nessuno può sfuggire alla morte. Le sofferenze al tempo dell’invasione non saranno peggiori di quelle che stiamo affrontando oggi. Poiché la morte è la stessa in ogni caso, dovresti desiderare di offrire la tua vita per il Sutra del Loto. Pensa a questa offerta come a una goccia di rugiada che si unisce di nuovo all’oceano, o come a un granello di polvere che ritorna alla terra. Un brano dal settimo capitolo del Sutra del Loto dice: «Il nostro desiderio è quello di condividere questo beneficio in ugual modo con tutte le persone e così, insieme a loro, raggiungeremo la Buddità».
Con profondo rispetto,
Nichiren
6 novembre

Poscritto: scrivo questa lettera con profonda gratitudine per l’incoraggiamento che stai dando a coloro che sono coinvolti nella persecuzione di Atsuhara.

Cenni storici

Nichiren Daishonin scrisse questo Gosho il 16 novembre 1279, all’età di 58 anni. All’epoca si trovava sul monte Minobu, in esilio volontario, dopo avere ammonito per tre volte i governanti dell’epoca sull’imminente invasione dei mongoli. Nel Gosho Il comportamento del Budda possiamo trovare una spiegazione dettagliata sulla vita del Daishonin proprio fino al suo ritiro sul monte Minobu il 12 maggio del 1274. Credo sia di fondamentale importanza, per noi, studiare a fondo la vita del Daishonin, oltre che i suoi scritti, per comprendere come la sua esistenza sia stata un chiaro e preciso esempio di coerenza con gli insegnamenti da lui stesso propagati.
Nanjo Tokimitsu, destinatario del Cancello del Drago, all’epoca aveva ventun’anni. A differenza di altri discepoli, come Shijo Kingo o Toki Jonin, il giovane Tokimitsu praticò per soli nove anni quando Nichiren Daishonin era ancora in vita. Ricevette dal Daishonin ben trentotto scritti. Alcuni di questi sono per noi delle vere e proprie “ancore” nella fede. Parlando di Nanjo Tokimitsu, Daisaku Ikeda afferma: «Nichiren Daishonin loda la fede che Tokimitsu dimostra in quel periodo nel Gosho Il Cancello del Drago, conferendogli il titolo di “saggio di Ueno”. Egli afferma: “Scrivo questa lettera con profonda gratitudine per l’incoraggiamento che stai dando alle persone coinvolte nella persecuzione di Atsuhara”. Al contrario di Tokimitsu, ci sono molte persone che abbandonano la loro fede di fronte alle difficoltà. Dovete sempre ricordare che avere una vera fede significa perseverare di fronte a ogni persecuzione senza mai cadere». Come sappiamo fu proprio la persecuzione di Atsuhara che spinse il Daishonin a realizzare la sua fondamentale missione di iscrivere il Dai Gohonzon per la salvezza di tutta l’umanità, il 12 ottobre del 1279, un mese prima di questa lettera. Infatti, prima di allora, tutte le persecuzioni e gli attacchi erano stati prevalentemente rivolti alla figura del Daishonin. Invece, durante la persecuzione di Atsuhara, furono discepoli comuni a ricevere un durissimo attacco da parte dei governanti. Addirittura tre, dei venti contadini arrestati, Jinshiro, Yagoro e Jarokuro vennero decapitati per essersi rifiutati di abbandonare la loro fede.

Spiegazione

Questa lettera esprime un prezioso insegnamento del Daishonin, al giovane Tokimitsu, sull’importanza di mantenere una fede salda per tutta la vita superando ostacoli e persecuzioni. Anche per noi, oggi, questo Gosho, è di grande incoraggiamento per affrontare qualunque difficoltà e uscirne vincitori.

In Cina c’è una cascata chiamata il Cancello del Drago […] per una carpa di diventare un drago.

Il Cancello del Drago è una cascata che si trova sul Fiume Giallo in Cina. A un certo punto il fiume attraversa una stretta gola per gettarsi in una ripida cascata. Le carpe che risalgono il fiume per deporre le uova si trovano bloccate dal Cancello del Drago. Così, in Cina, è nata questa leggenda che la carpa che riuscirà nell’impresa di risalire la cascata si tramuterà in drago, simbolo di grande maestà e potere. Le forti correnti, le aquile, i falchi, i nibbi, le civette e i pescatori rappresentano gli ostacoli, interni ed esterni, alla nostra pratica buddista. In tanti altri scritti, ma soprattutto attraverso la sua stessa vita, il Daishonin insegna che incontrare ostacoli e persecuzioni è assolutamente normale per un devoto del Sutra del Loto. Anzi, nel Gosho presentato recentemente su queste stesse pagine Una nave per attraversare il mare della sofferenza, il Daishonin afferma che incontrare difficoltà e sofferenze non è solo normale ma è addirittura una grande gioia: «Quanto più grandi saranno le difficoltà che incontrerà, tanto più grande la gioia che egli proverà grazie alla sua forte fede». Quindi, prima di tutto, dovremmo comprendere bene, che le attuali condizioni di vita, qualunque esse siano, con tutte le loro difficoltà e imprevisti, possono essere assolutamente trasformate grazie al potere della nostra fede. Attraverso un esempio dalla natura, il Daishonin spiega quale sia l’atteggiamento fondamentale nella fede al fine di risalire questa cascata e ottenere l’Illuminazione: la perseveranza. Non è detto che riusciremo a risalire la “cascata” della nostra illusione fondamentale al primo tentativo, proprio come rievoca l’immagine di una carpa che tenta, tra mille ostacoli, di risalire il Cancello del Drago. Ma il Daishonin, nel Gosho La difficoltà di mantenere la fede, ci incoraggia con estrema chiarezza dicendo: «Accettare è facile, continuare è difficile. Ma la Buddità si trova nel mantenere la fede. Coloro che abbracciano questo sutra dovrebbero essere pronti a incontrare difficoltà. È comunque certo che essi “raggiungeranno velocemente la suprema Illuminazione”. “Mantenere la fede” vuol dire serbare nel cuore Nam-myoho-renge-kyo, l’insegnamento per mezzo del quale tutti i Budda del passato, del presente e del futuro raggiungono l’Illuminazione». E anche nel Gosho Lettera a Niike ribadisce questo punto cruciale: «Raggiungere la Buddità non è niente di straordinario. Se reciti Nam-myoho-renge-kyo con tutto il tuo cuore sarai naturalmente dotato dei trentadue aspetti e delle ottanta doti del Budda». Rinnoviamo ogni giorno la nostra determinazione di continuare a recitare Nam-myoho-renge-kyo fino all’ultimo momento della nostra vita.

C’erano due maggiori clan guerrieri […] la figlia di Kiyomori sposò l’imperatore e gli dette un figlio.

In questo brano del Gosho il Daishonin spiega lo stesso concetto di prima, facendo un esempio, forse più comprensibile a Nanjo Tokimitsu, che racconta una storia di vita secolare del Giappone feudale dell’epoca. È incredibile come il Daishonin riesca a spiegare un concetto attraverso esempi che descrivono meravigliosamente l’animo umano. Quasi riusciamo, leggendo queste parole, a percepire il profondo desiderio di questi guerrieri che, con tanta dedizione, montavano la guardia ai cancelli dell’imperatore con la speranza di poter, un giorno, accedere alle feste dei nobili. Probabilmente il solo dire che ottenere l’Illuminazione è difficile non avrebbe permesso, con la stessa intensità e forza, di percepire, come in un quadro, numerose sfumature umane che il Daishonin, attraverso queste storie rende vivide e reali. Furono necessari parecchi anni prima che un guerriero, nonostante tante coraggiose vittorie, potesse entrare a corte e addirittura imparentarsi con l’imperatore. Mantenere una determinazione nel tempo è uno degli aspetti più difficili per noi esseri umani nati nell’epoca di mappo. Una volta stabilito uno scopo dovremmo perseguirlo con perseveranza e pazienza senza lasciarci minimamente sconfiggere dagli alti e bassi della vita quotidiana. Il Daishonin così scrive in Lettera a Niike: «Sviluppa sempre più la tua fede dal primo all’ultimo istante, altrimenti avrai dei rimpianti. Per esempio, il viaggio da Kamakura a Kyoto dura dodici giorni: se viaggi per undici giorni e ti fermi quando ne manca uno solo, come puoi ammirare la luna sopra la capitale?». Qualunque “viaggio” abbiamo intrapreso nella nostra vita continuiamo a percorrerlo pieni di speranza, ricordando che l’undicesimo giorno, idealmente, potrebbe essere proprio oggi. Lungo questo cammino sono la lamentela, l’insoddisfazione, l’egoismo e l’ingratitudine che ci riportano inesorabilmente sempre al punto di partenza. Allenarci a vivere ogni situazione della nostra vita, anche la più buia e disperata, con gioia e gratitudine ci permette di stabilire una condizione vitale dove il semplice fatto di essere vivi è motivo di grande felicità. Questo concetto viene spiegato molto chiaramente nel Gosho del feudo indirizzato a Shijo Kingo. Anche noi abbiamo sicuramente provato l’esperienza di piangere di gioia davanti al Gohonzon nonostante la situazione, che ci aveva fatto soffrire fino ad allora, non fosse assolutamente cambiata. Ma ci siamo sentiti liberi e forti. Gioiosi e pieni di speranza. Questo è il potere della fede.

Raggiungere la Buddità non è affatto più facile […] per i sei sentieri, per innumerevoli eoni.

In questo brano troviamo esempi, sulla difficoltà di mantenere la fede di fronte agli attacchi del Demone del sesto cielo, che riguardano alcuni discepoli del Budda Shakyamuni. Nel Gosho Il comportamento del Budda si legge: «Il quinto volume del Maka shikan afferma: “Quando la pratica progredisce e aumenta la conoscenza, i tre ostacoli e i quattro demoni emergono, facendo a gara per interferire”. Se, con lo spirito del Budda, uno pratica il Sutra del Loto come il Budda ha insegnato, nel modo giusto e nel momento giusto, allora questi sette ostacoli e demoni appariranno per affrontarlo. Il Demone del sesto cielo è il più potente di tutti».
Il Demone del sesto cielo si preoccupò vedendo che Shariputra aveva praticato le austerità del bodhisattva già per sessanta eoni. In “soli” altri quaranta eoni avrebbe completato i cento eoni di pratica. Così il demone si travestì da brahmano e implorò Shariputra di dargli un occhio. Ricevuto l’occhio, lo annusò e trovandolo maleodorante lo calpestò. In quel momento Shariputra pensò che gli uomini erano troppo malvagi e così cadde nell’inferno della sofferenza incessante per innumerevoli eoni. Dopo avere raccontato questa storia nel Gosho Lettera ai fratelli, il Daishonin afferma: «Lo stesso vale per i discepoli di Nichiren. Il Sutra del Loto dice: “Odio e gelosia abbondano persino durante la vita del Budda; molto maggiori saranno dopo la sua scomparsa”. Dice anche: “Tutta la società sarà molto ostile e sarà estremamente difficile credere”». E nel Gosho La pratica dell’insegnamento del Budda si legge: «Adesso nell’Ultimo Giorno della Legge […] ci dobbiamo aspettare ancora maggiore ostilità, perché questa è l’epoca di conflitti in cui la pura Legge è andata perduta». Questa è l’epoca di mappo, un’epoca, come la definisce il Daishonin, veramente maledetta per nascere su questa terra. Nel Mondo del Gosho Daisaku Ikeda afferma: «L’ultimo giorno della Legge è un’epoca di conflitti, un tempo in cui tutte le persone indistintamente sono portate necessariamente a scontrarsi. La forza di resistere a questo corso tumultuoso deriva dalla ferma convinzione che la natura di Budda esiste, in noi e negli altri». Il nostro compito, in questa epoca, è proprio quello di contrastare questo torrente impetuoso di conflitti e costruire una pace duratura per tutta l’umanità. È questa la missione che ci siamo scelti. Ora, probabilmente, non ricordiamo di avere preso mai questa decisione o di essere stati così avventati. Ma quando, come racconta il Sutra del loto, il Budda decise di affidare la propagazione ai suoi più fidati discepoli, allora noi emergemmo dalla Terra danzando di gioia. Fummo tutti coraggiosi nell’assumerci i compiti più difficili. Qualcuno di noi disse: «Voglio nascere in Italia, a Roma, Firenze, Palermo e scelgo quella famiglia, e poi, travolti dalla passione e dall’entusiasmo, voglio quella sofferenza di lavoro e non dimenticare quella sentimentale». Fummo veramente meravigliosi e coraggiosi. Questa è chiaramente una metafora che però spiega bene un concetto fondamentale nel Buddismo chiamato ganken ogo, ossia la “libera scelta del proprio destino o karma”. Il Daishonin dice: «Essi mostreranno di possedere i tre veleni e di seguire dottrine errate. Questi sono i mezzi con i quali i miei discepoli salvano la gente». La preoccupazione maggiore del Demone del sesto cielo è quella di impedirci con ogni mezzo di realizzare la nostra missione come Bodhisattva della Terra. Per nessun motivo dobbiamo cedere al dubbio e abbandonare la nostra fede. È proprio nei momenti cruciali della nostra vita che dobbiamo rivelare il potere della nostra fede e della nostra pratica. Il nostro maestro, Daisaku Ikeda, insegna a portare avanti risolutamente la determinazione senza lasciarsi sviare da quello che dicono o fanno gli altri. Anche se si dovesse rimanere da soli.

Fino a ora sembrava che questi eventi […] e così, insieme a loro, raggiungeremo la Buddità».

Nell’ultima parte di questo Gosho il Daishonin chiarisce il punto fondamentale di questo scritto: «Qualunque cosa accada, tutti i miei discepoli devono serbare in cuore il grande desiderio di raggiungere l’Illuminazione… Poiché la morte è la stessa in ogni caso, dovresti desiderare di offrire la tua vita per il Sutra del Loto. Pensa a questa offerta come a una goccia di rugiada che si unisce di nuovo all’oceano, o come a un granello di polvere che ritorna alla terra». Daisaku Ikeda, nel Mondo del Gosho, commenta così questa frase: «La nostra vita può essere effimera come una goccia di rugiada o insignificante come un granello di polvere ma, se ci dedichiamo al “grande voto” (dedicare la propria vita al grande desiderio di kosen-rufu) del Budda in questa vita, si fonderà con il vasto oceano del Sutra del Loto e durerà per sempre. Diventeremo una sola cosa con la terra della Legge mistica, invincibile ed eterna. Quello che ci viene promesso è l’incredibile condizione vitale del Budda» (MDG, 1, 8). In tanti altri scritti il Daishonin parla dell’importanza di dedicare la propria vita. Nel Comportamento del Budda afferma: «Nessuno di voi che vi dichiarate miei discepoli deve essere codardo. Non preoccupatevi per i genitori, le mogli e i figli, non temete per le vostre terre. Fin dall’infinito passato avete sacrificato la vostra vita un numero di volte superiore alle particelle di polvere della terra per salvare i genitori, i figli o le proprietà, ma non una sola volta avete dato la vita per il Sutra del Loto. Forse qualche volta avete cominciato a praticare il Sutra del Loto ma, incontrando qualche ostacolo, avete smesso. Questo atteggiamento è come bollire acqua solo per versarla nell’acqua fredda o come cercare di accendere un fuoco e rinunciarvi dopo alcuni tentativi. Ognuno di voi deve essere convinto che sacrificare la vita per il Sutra del Loto è come scambiare sassi con oro o immondizia con riso» (SND, 4, 42). Non esiste la possibilità di dedicare la nostra vita solo in percentuale. Queste frasi, a volte, sembrano troppo dure e ci spaventano, come se dovessimo perdere qualcosa di noi in una tale dedizione assoluta. Ma non è così. È solo manifestando una tale decisone o grande voto che possiamo vincere sulla nostra “oscurità fondamentale”, nucleo di tutti i conflitti e le discordie. Il Cancello del Drago si chiude con una frase tratta dal settimo capitolo del Sutra del Loto che afferma: «Il nostro desiderio è quello di condividere questo beneficio in ugual modo con tutte le persone e così, insieme a loro, raggiungeremo la Buddità». È adesso il tempo di prendere questa stessa decisione del Daishonin. Non dobbiamo aspettare che qualcosa cambi o che arrivi un momento migliore. Qualunque sia la situazione che stiamo affrontando, nella nostra vita personale o nell’organizzazione, decidiamo noi per primi di cambiare. Allora tutto si trasformerà. Ikeda afferma: «Non importa come sia il vostro ambiente o come siano le persone attorno, poiché se un giovane di voi decide di cambiare per primo, anche tutto il resto si trasformerà. Se non avete la speranza, allora costruitela. Se la situazione è buia, diventate voi il sole che illumina tutto» [dal messaggio per il corso nazionale della Divisione giovani italiana, 30 aprile 2004, n.d.r.]. Non ci sarà niente che abbatterà il nostro stato vitale, niente farà vacillare la nostra speranza di costruire un mondo di pace. Nella famiglia, nel nostro ambiente di lavoro, negli affetti e nella nostra meravigliosa organizzazione, dove ci siamo noi, allora quella è la Terra del Budda. Dove ci siamo noi c’è gioia e speranza. Passione e forza. Non ci sarà mai nessun torrente di conflitti, per quanto impetuoso, fosse anche il Cancello del Drago, che farà vacillare questa nostra determinazione. Credo sia questo atteggiamento ciò che Daisaku Ikeda definisce umanesimo che combatte.

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