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Il Budda che ci viene a trovare - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:39

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Il Budda che ci viene a trovare

Unità, solidarietà, incoraggiamento reciproco. Dalla voce dei protagonisti i “segreti” della grande crescita di un capitolo di Roma

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Unità, solidarietà, incoraggiamento reciproco. Dalla voce dei protagonisti i “segreti” della grande crescita di un capitolo di Roma

28 dicembre 2005. Siamo nel cuore di Roma, a Trastevere, insieme a tanti membri del capitolo omonimo che ci raccontano come hanno fatto a realizzare un risultato così grande: domani c’è l’ultima consegna di Gohonzon dell’anno e il capitolo raggiungerà il totale di quarantanove nuovi membri.

NICOLAUS: io credo che a Trastevere tante persone desiderino ricevere il Gohonzon perché c’è un’atmosfera molto accogliente. Da una parte il nostro è un quartiere internazionale, quindi essendoci molti stranieri fra di noi, io per primo, cerchiamo di accogliere bene tutti. Poi io ho un’esperienza personale: quando ho partecipato per la prima volta a uno zadankai qui a Trastevere le persone mi hanno guardato come se mi conoscessero da sempre, al punto che io mi sono girato perché pensavo che guardassero qualcun altro. Ho percepito una sensazione di accoglienza, di benevolenza, davvero come se fossi già stato lì altre cento volte. Questo mi ha colpito tantissimo. Ora io cerco di trasmettere la stessa cosa agli altri, e di vedere nelle persone nuove il Budda che ci viene a trovare.

Redazione: Come avete accolto la proposta del presidente Ikeda di consegnare tanti Gohonzon?

NICOLAUS: non aspettavamo altro, l’abbiamo subito accolta con entusiasmo. Il nostro impegno ora deve essere diretto a seguire le persone che dopo due mesi, a volte dopo un mese, ricevono il Gohonzon.

PAOLA: fra noi praticanti più “anziani” c’era chi aveva delle remore, però abbiamo seguito il consiglio di Ikeda e abbiamo fatto tante esperienze: ad esempio se si percepiva che forse qualcuno avrebbe fatto meglio ad aspettare un po’, poi ciò accadeva spontaneamente, e ognuno ha trovato il tempo giusto per ricevere il Gohonzon. Nel mio settore, il Belli, abbiamo consegnato diciotto Gohonzon su quattro gruppi, di cui dieci donne e tanti giovani. È stata determinante la forte crescita delle donne, perché fino all’inizio del 2005 eravamo poche e un po’ timide.

ANDREINA: c’è stato veramente un lavoro di squadra, quello che nel Buddismo si chiama itai doshin. Nel mio settore, il Pascarella, che ha consegnato venti Gohonzon, siamo sempre stati molto legati, molto uniti. Per qualunque problema, un gruppo in difficoltà, o una persona da incoraggiare, abbiamo recitato insieme Daimoku a tutte le ore, la mattina, il primo pomeriggio, la sera, c’è sempre stata una fitta rete di relazioni personali e di fede. Credo che questo sia itai doshin. Sicuramente ci ha aiutato molto Roberta Frattarelli (una donna che da molti anni combatteva coraggiosamente contro un tumore, recentemente scomparsa) che con la sua malattia ci ha permesso di tirar fuori una energia, una voglia di aiutarla… e invece alla fine è stata lei che ha aiutato noi. A tutte le ore c’era qualcuno che andava lì, e noi ci siamo sentiti molto uniti grazie a lei.

ROMINA: una delle prime cose che mi è stata insegnata riguardo a Nam-myoho-renge-kyo è che non si tratta di una bacchetta magica. Io aggiungo però che può rendere magica una persona. Quella magia viene fuori quando faccio shakubuku. Le parole mi vengono fuori da sole e sento dentro di me una forza spontanea. Negli ultimi due mesi ho parlato di Buddismo a quattro persone e tutte hanno ricevuto il Gohonzon.

ANDREA: il mio gruppo ha consegnato otto Gohonzon. Mi ha incoraggiato tantissimo una frase del presidente Ikeda su Giorno per giorno che mi ricorderò sempre: «Io diventerò una persona sana, io diventerò una persona forte, io mi impegnerò con gioia per kosen-rufu». Quest’anno ho avuto diverse difficoltà, ma grazie all’attività di gruppo, di settore e al Centro culturale, ho mantenuto sempre uno stato vitale alto e sono proprio felice.

LAURA: la cosa più bella del capitolo Trastevere è mettere in pratica le guide del presidente Ikeda, anche quelle più difficili, come quando dice agli adulti di sostenere i giovani. Quest’anno abbiamo molti responsabili giovani, di gruppo e di settore, e questo è accaduto proprio grazie agli adulti che ci hanno incoraggiato, ci hanno dato molta fiducia.

ANNAMARIA: voglio cogliere questa opportunità per ringraziare tutti i responsabili, dai giovani ai più vecchi, perché mi hanno dato veramente un appoggio fortissimo. Da loro ho imparato tante cose, ma soprattutto la determinazione. Ad esempio mi sono trovata a volte con persone che praticavano da tanto tempo e non riuscivano a decidere di ricevere il Gohonzon. Io recitavo Daimoku per cercare le parole giuste da dire ed ecco che arrivava Paola, la responsabile delle donne che riusciva a sciogliere tutti i loro dubbi.

MICHELE: da quando sono diventato responsabile ho avuto sempre fiducia che qualsiasi cosa potesse accadere c’era il sostegno degli adulti o di altri giovani che mi incoraggiavano e mi aiutavano ad andare avanti, e questa stessa fiducia io cerco di trasmetterla alle persone che ricevono il Gohonzon.

STEFANO: noi quest’anno siamo un po’ la maglia nera di Trastevere, contrariamente alla tradizione che voleva che ogni anno il gruppo Bologna si dividesse. Il prossimo anno vogliamo fare più shakubuku, coinvolgere di più le persone ed essere più centrati sulla loro felicità. E chiaramente dividere il gruppo.

GIOVANNA (al telefono da Genova): io penso che questa nostra esperienza è dovuta al fatto che ci vogliamo bene, che siamo uniti e che cerchiamo di non giudicarci. Penso che il clima che si è creato sia piacevole per le persone, le quali si sentono così a loro agio che decidono di iniziare a praticare il Buddismo. Scopi per l’anno prossimo: aumentare le strade del quartiere dove ci sono i Gohonzon, dividere diversi gruppi, cercare di diventare un hombu.

MARIA: sono brasiliana, lavoravo in questa zona e una donna che si chiama Niusa, anche lei brasiliana, mi ha fatto shakubuku e mi ha invitato a una riunione. Io ho pensato: «Ci provo, perché peggio di così la situazione non può andare». La cosa che più mi ha impressionato, la prima volta che sono arrivata nel gruppo, è stata questa grande coesione, l’attenzione di tutti i membri perché io andassi avanti, perché continuassi a praticare.

PAOLA: quest’anno mi ha dato più dinamismo, mi sono affidata di più al ritmo della vita. E ho sentito che la Soka Gakkai siamo noi.

ANDREINA: l’esperienza di quest’anno mi ha insegnato che il modo migliore per fare attività è la gioia, altrimenti diventa un dovere, una cosa pesante. La gioia è il motore, è la cosa che ti spinge, che ti fa andare avanti. Personalmente vorrei che i miei shakubuku arrivassero a ricevere il Gohonzon.

MICHELE: tutta l’attività che ho fatto quest’anno mi ha portato a una forte crescita e una maggiore apertura verso le persone. Prima ero molto chiuso. Il mio obiettivo è far emergere la felicità delle persone e le loro potenzialità. Come scopo per il 2006 vorrei portare tantissimi giovani nel settore e nel capitolo.

LAURA: io ho deciso di migliorare l’attività di zaimu. E ho già avuto il primo risultato.

NICOLAUS: credo che la crescita del capitolo sia il riflesso di una crescita interiore. Non è che nella mia vita siano successe chissà quali cose, però io sono molto più felice a prescindere da tutto.

Durante la cerimonia per il Capodanno, il capitolo Trastevere ha dedicato il suo grande risultato alla carissima Roberta.

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