Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Il "bastone della gioventù" - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:49

480

Stampa

Il “bastone della gioventù”

A ottantaquattro anni Dora è diventata un punto di riferimento per i giovani che praticano nella sua zona. E, come una ciliegia tira l’altra, oggi da uno sono diventati un gruppo folto che si incoraggia e sostiene a vicenda

Dimensione del testo AA

A ottantaquattro anni Dora è diventata un punto di riferimento per i giovani che praticano nella sua zona. E, come una ciliegia tira l’altra, oggi da uno sono diventati un gruppo folto che si incoraggia e sostiene a vicenda

«Mamma, dimmi perché mi hai messo al mondo». È con questa frase disperata detta a sua madre circa trent’anni fa, che Dora di Nunzio, “ragazza” vercellese di ottantaquattro anni, risponde ogni volta che qualcuno le chiede da dove è partita nel suo percorso di fede. «Vivevo nel mondo di inferno – ci spiega – e specialmente dopo la morte di mio padre domandavo spesso a mia madre perché continuavo a essere viva, facendola soffrire e mancando totalmente di senso di gratitudine. Ma non ero una quindicenne inquieta, avevo cinquant’anni ed ero senza speranza». Puntualmente una decina di anni dopo, a forza di disprezzo e invettive, la vita le risponde con una nuova sofferenza. Dora trova sua madre morta in casa. È morta da sola, senza poter avere l’aiuto di nessuno. Dora prova un enorme senso di colpa e scopre una cosa: che fino a quel momento non aveva ancora toccato il fondo. Ora invece sì, adesso sta male veramente perché ormai tutto è perduto, è una naufraga in attesa che il mare della vita se la porti via. La sua disperazione spinge una giovane amica a offrirle un aiuto fatto di due cose: una frase astrusa e un meeting di gente un po’ strana. «Quando sono andata al primo meeting erano due anni che non dormivo – ci racconta Dora – ho ascoltato e non ho aperto bocca. Ma ho capito che ero arrivata al mio porto sicuro e quella notte per la prima volta ho dormito senza prendere medicine». Vent’anni dopo Dora è una splendida ottantenne dallo sguardo azzurro e luminoso, ha messo in salvo la sua vita e vive un altro genere di inferno. «Avevo ormai vinto la tendenza a non amarmi – ci confida – avevo costruito insieme ai pionieri il centro Vercelli e Valsesia, sentivo nel mio cuore un’enorme gratitudine per il Gohonzon… ma avevo un problema. Avevo un enorme bisogno di dare, ma mi sentivo ferma».
È l’”inferno” del bodhisattva, voler aiutare e non sapere come. Dora aumenta l’impegno nella pratica, cambia casa ed entra a far parte di un nuovo gruppo. «La prima volta che ho sentito Dora parlare a un meeting – racconta Ottorino – giovane vercellese di ventotto anni, nella foto con Dora – ero proprio felice. Finalmente potevo conoscere la nuova arrivata, Dora, quella signora saggia ed energica che avevo incontrato solo una volta. L’avevo sentita parlare dell’amore per la sua vita durante una sosta all’Autogrill, mentre andavamo al Centro culturale, e mi aveva colpito per l’energia che sapeva infondere. La sera del meeting avevo deciso di dare una svolta, ero proprio stufo di vivere senza uno scopo. Praticavo in modo non regolare da un anno e andavo avanti a tentoni, nella pratica come nella vita. Quella sera avevo deciso di avere più disciplina nella pratica e di fare Gongyo mattina e sera. Così chiesi aiuto a tutti e ammisi che le cose non andavano poi troppo bene. Facevo una fatica atroce a fare Gongyo da solo, ma per i miei orari di lavoro non trovavo nessuno che fosse disponibile ad accogliermi mezzo morto di stanchezza alle 22.30 oppure alle 6 della mattina. Nessuno tranne Dora che, guarda caso, era… la mia nuova vicina di casa!». Così ogni giorno “Otto” si alza mezz’ora prima, attraversa la strada e va da Dora per il Gongyo della mattina. Se il turno è quello che termina alle 22, lui arriva a casa, attraversa la strada e va da Dora per il Gongyo della sera. Dopo quindici giorni di “cura Dora”, è felice di riuscire a praticare regolarmente. Ne parla in giro. Arriva da Dora un’altra giovane, Rita, e poi Elisa, Cristian, Sara, tutti con una media di quarant’anni di differenza rispetto a Dora, che va avanti come un treno a indicare la strada. «A volte si facevano anche due turni – ci racconta – uno alle 6.45 e uno verso le 8 così non c’erano scuse. I giovani uomini e le giovani donne aumentavano ogni giorno, una mattina ci siamo trovati in tredici!». Per Otto e gli altri inizia un periodo importante, contrassegnato da una comune presa di coscienza del loro potere. «I valori che avevate dentro – dice Dora rivolgendosi direttamente a Ottorino e ai suoi compagni di fede – voi non li vedevate, ma io sì. È per questo che insistevo!».
Dal gruppo spontaneo di Dora emergono giovani di valore. Ottorino e Cristian ricevono il Gohonzon nell’anno e due membri del gruppo assumono una responsabilità nell’organizzazione. «Se penso a quanto ero perso prima di iniziare – commenta Otto – non finirò mai di ringraziare il Gohonzon per aver potuto vivere questa esperienza. Adesso non solo so quello che voglio, ma so anche quanto valgo». Per Dora l’esperienza è altrettanto determinante. «Il mio amore per la vita non potrebbe essere più grande. Tutto quello che ho dato, l’ho ricevuto in cambio. Io ora provo ogni momento una gioia per essere viva che spero solo di riuscire a trasmettere». E Dora ha un’occasione eccezionale per trasmettere la sua felicità di vivere. Quando arriva il 16 marzo, tutti i “ragazzi di Dora” – molti dei quali per la prima volta – partecipano alla riunione dei giovani. Dora è l’ospite d’onore, come potrebbe mancare? Ed è lì che Dora racconta per la prima volta davanti a tutti la sua esperienza, partendo dalla famosa domanda. «Mamma dimmi perché mi hai messo al mondo». E Dora perché è venuta al mondo ora lo sa.

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata