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I sogni si realizzano - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:29

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I sogni si realizzano

Corrado Lacava, Cagliari

Nel 1993 cominciai a praticare. Sentivo che dovevo partire dalla relazione con mio padre se volevo trasformare la mia vita

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Nel 1993 cominciai a praticare. Sentivo che dovevo partire dalla relazione con mio padre se volevo trasformare la mia vita

Nel 1987 recitai Nam-myoho-renge-kyo per alcuni giorni, quando fu diagnosticato a mio padre un cancro ai polmoni con metastasi. Quell’occasione evidenziò la mia difficoltà a dialogare con lui, e non ebbi il coraggio di dirgli che gli restavano pochi giorni di vita. La sera del 7 novembre chiamò mia madre, mia sorella e mio fratello e li salutò con un bacio. Quella stessa notte, in cui rimasi ad assisterlo, morì. L’unico che non aveva baciato prima di morire ero io, e questo mi ferì profondamente. Mi sentivo inadeguato e pensavo che dipendesse dal rapporto con lui.
La sensazione di non valere si manifestava anche con mia moglie, che un giorno mi comunicò di volermi lasciare. Caddi in una disperazione profonda, volevo stare con lei anche se mi ero annullato nel nostro rapporto abbandonando tutti i miei sogni. Stavo inoltre affrontando una difficoltà nel lavoro: da tempo ero in conflitto con il mio responsabile, con cui avevo degli scontri spesso molto duri. Non sapendo più che fare, nel 1993 cominciai a praticare.
Sentivo che dovevo partire dalla relazione con mio padre se volevo trasformare la mia vita. Iniziai a fare attività nella Soka Gakkai e ad alzarmi tutti i giorni un’ora prima per recitare Daimoku e risolvere le mie sofferenze.
Mi furono affidate le prime responsabilità, fino a quella di capitolo, che mi offrirono l’opportunità di aprire la mia vita agli altri. Cercavo il più possibile di incontrare gli uomini andando da loro a praticare ogni mattina, ma non avevo ancora deciso di vincere. Durante un corso buddista mi fu consigliato di non cercare più risposte all’esterno, perciò decisi di trasformare la mia sofferenza partendo da me stesso.
Il mio senso di inadeguatezza cominciava a cambiare quando, a novembre del 1997, mia madre fu ricoverata d’urgenza: le riscontrarono la leucemia. Questa volta non mi scoraggiai, era la mia occasione per trasformare il karma familiare. Dicevo ai miei fratelli che ne saremmo usciti vittoriosi e così finalmente sciolsi la sofferenza verso mio padre e provai gratitudine nei suoi confronti per avermi donato la vita.
In quel periodo recitavo molto Daimoku, lavoravo, andavo in ospedale da mia madre – a cui feci shakubuku – e mi dedicavo all’attività per far crescere il capitolo. Mia madre superò quel periodo critico e lo scorso agosto ha compiuto ottantuno anni.
Era arrivato il momento di superare la difficoltà che avevo nel lavoro. Mi incoraggiava una guida di Toda che esortava a vincere nella società, in famiglia e nella vita in generale, perché questo è il significato della fede. Decisi che il mio capo sarebbe diventato mio amico e ci furono subito dei cambiamenti: ricevetti dei premi in denaro e il coordinamento di un settore. Stava cominciando a fidarsi di me. Alla fine del 2001 andò in pensione e pochi giorni dopo mi scrisse: «…so che saremo sempre grandi amici». Un mese dopo mi affidarono il suo posto. Se non avessi lottato così assiduamente durante quegli otto anni non avrei sviluppato le capacità per sostenere un ruolo così importante. Il “nemico” si era trasformato nel mio miglior amico e sostenitore.
Nel 2003 io e mia moglie ci separammo. Passai un periodo molto duro e arrivai a pensare che tutto l’impegno nell’attività buddista non fosse servito a niente. Invece, furono proprio le persone che avevo incoraggiato in tanti anni che mi sostennero senza lasciarmi mai solo.
Nel frattempo il mio capitolo si era diviso ed era nato un nuovo hombu. Grazie alla nuova responsabilità che mi venne affidata decisi di conquistare ancor di più la fiducia degli altri attraverso il mio cambiamento.
Una notte pregai per avere l’occasione di manifestare gioia nella mia vita. Aprii il Gosho: «Se dovesse succederti qualcosa, pensa che i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo ti appariranno come la luna che sorge luminosa nella notte scura» (RSND, 1, 931). Pochi giorni dopo mi chiesero di partecipare a uno spettacolo al Centro culturale in cui mi divertii molto: fu la molla per iscrivermi a dei corsi di recitazione. La gioia e l’allegria erano entrate nella mia vita!
Passarono alcuni anni prima che desiderassi di avere una nuova compagna. La immaginavo solare, bella, indipendente, in gamba. A una riunione vidi arrivare un sorriso seguito da una ragazza. Cominciai a praticare per lei, dopo qualche mese ci mettemmo insieme e dopo un anno iniziammo a convivere. Era cattolica praticante, insieme facemmo un cammino di “scambio interreligioso” e sentimentale bellissimo. Una sera le raccontai il mio sogno di iscrivermi all’università, una volta in pensione; lei mi incoraggiò a non perdere tempo e il giorno dopo mi iscrissi alla facoltà di Scienze della Comunicazione.
Durante il percorso universitario ho vissuto momenti di sconforto, talvolta ho pensato di abbandonare gli studi, ma la relazione che avevo creato con sensei mi ha portato a superarli. Soprattutto una frase mi ha particolarmente incoraggiato: «Anche solo pochi neuroni del cervello umano sono in grado di provocare una serie di precise reazioni chimiche in risposta a un sottile cambiamento della mente. Il potere contenuto in una singola cellula cerebrale è davvero meraviglioso» (I misteri di nascita e morte, esperia, pag. 150). Praticando per quel “singolo neurone” ho dato diciotto esami, prendendo anche dei trenta e lode. Ne sono rimasti cinque per laurearmi.
Quattro anni fa recitai molto Daimoku per sostenere la mia compagna che stava affrontando delle difficoltà. Dopo sei mesi lei si sedette al mio fianco e iniziò a praticare: in poco tempo entrò a far parte della Soka Gakkai e diventò insegnante di ruolo a scuola, dopo nove anni di precariato! Inoltre le è stata affidata la responsabilità di un gruppo.
Da quel giorno a casa nostra si tengono zadankai e riunioni di studio. A dicembre del 2015 siamo riusciti a realizzare il sogno di comprare una casa come la desideravamo, alle condizioni che volevamo e con uno spazio più ampio per fare attività. E nel 2016 ci siamo sposati.
In questi anni il nostro hombu si è ingrandito includendo nuove zone, ed è passato da centocinquanta a milleduecento membri. Tre anni fa lo abbiamo diviso e siamo pronti a dividerlo di nuovo.
Sento un profondo debito di gratitudine nei confronti del maestro Ikeda che mi ha sempre sostenuto con i suoi insegnamenti e le sue guide, e verso tutti i miei compagni di fede. Senza la Soka Gakkai non sarei mai riuscito a trasformare la mia vita e a iniziare il percorso della mia rivoluzione umana.

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