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I sogni chiusi nel cassetto - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:21

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I sogni chiusi nel cassetto

Anna Maria Romanini, Lucca

Conobbi una persona e mi innamorai pazzamente, ma la mia tendenza non si fece attendere. Non dipendevo più dal cibo, questa volta dipendevo da un uomo e quando la storia finì, mi trovai nuovamente di fronte alla solita sofferenza

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Conobbi una persona e mi innamorai pazzamente, ma la mia tendenza non si fece attendere. Non dipendevo più dal cibo, questa volta dipendevo da un uomo e quando la storia finì, mi trovai nuovamente di fronte alla solita sofferenza

Sono cresciuta in una famiglia armoniosa, serena e benestante. La mia vita ha avuto il suo primo scossone all’età di dodici anni quando mio padre improvvisamente morì a causa di un infarto. Fu da allora che provai una grande rabbia per la vita e per quell’improvviso abbandono, e fu allora che decisi di riversarla su mia madre, prima e, successivamente, su di me. Conobbi la pratica nel 1994 grazie a mia sorella. Iniziai subito a praticare regolarmente. Attraverso il Daimoku sentii riaffiorare la voglia di vivere, che si manifestava ogni mattina al mio risveglio con una grande gioia, fino a quel momento a me sconosciuta.
Incoraggiata dai compagni di fede a pormi obiettivi concreti, dovetti ammettere a me stessa di non avere sogni. Mi ero chiusa in una campana di sfiducia che non lasciava spazio al sogno. Fu così che identificai il mio obiettivo: tirare fuori i miei sogni da quel cassetto, chiuso a doppia mandata. Aumentai il Daimoku, studiavo il Gosho e facevo attività di protezione nel gruppo byakuren. Da lì a qualche mese decisi che mi sarei laureata in psicologia e che avrei ricevuto il Gohonzon.
Trovai un lavoro compatibile con lo studio, e riuscii anche a chiudere una relazione che mi ostinavo a tenere in piedi solo per la paura di restare sola. Partecipai al mio primo corso a Trets, e lì mi ritrovai di fronte al mio grande male: dall’età di sedici anni soffrivo di bulimia, ma non avevo mai voluto vedere il problema. Ero diventata così brava a nasconderlo agli altri che lo nascondevo ancor meglio a me stessa. Da anni, non passava giorno senza un episodio bulimico.
I mesi successivi furono molto duri e iniziarono a emergere forti dubbi sulla fede. Recitavo poco ma continuavo, non senza sforzo, a partecipare alle riunioni di discussione. Fu in quel frangente che mi venne proposto di partecipare a un corso nello staff di protezione e, benché fossi riluttante, accettai. A quel corso partecipavano novecento persone e mi fu affidata la responsabilità degli alloggi. I quattro giorni del corso furono molto difficili e intensi ma l’ultimo giorno fu semplicemente meraviglioso. Ebbi modo, infatti, di conoscere una ragazza che alloggiava nel mio albergo e che, fin da subito, aveva attirato la mia attenzione. Rimasi scioccata quando, parlando con lei, appresi che stava vincendo la sua lotta contro la bulimia. Mi incoraggiò molto, e tornata a casa sentii una forte determinazione nel cuore, mista a una enorme paura. Recitai Daimoku e leggendo un brano del Gosho Lettera ai fratelli, ebbi la netta sensazione che Nichiren avesse indirizzato a me le sue parole: «Dovete riuscire a superare questa prova e verificare di persona i benefici del Sutra del Loto. Anche Nichiren invocherà ardentemente per voi gli dèi celesti. Ora più che mai non dovete né dimostrare né provare paura» (RSND, 1, 442). Piansi come non avevo mai fatto prima, accettando di accogliere, una volta per tutte, la mia sofferenza. Il giorno dopo presi appuntamento con una psicoterapeuta. Con due incontri a settimana e tanto Daimoku, nel giro di qualche mese gli episodi bulimici entrarono a far parte del mio passato.
I mesi che seguirono furono spettacolari. Ero felice. Allargai oltremodo le mie amicizie, mi tornò il ciclo mestruale che non avevo più da due anni. Avevo vinto la dura lotta con me stessa, sperimentando per la prima volta il potere del Gohonzon.
Nel pieno di questa gioia conobbi una persona di cui mi innamorai pazzamente. Inizialmente le cose parevano funzionare, ma la mia tendenza alla dipendenza non si fece attendere. Non dipendevo più dal cibo, questa volta dipendevo da un uomo. La storia finì e mi trovai nuovamente di fronte alla solita sofferenza. Con quel fardello nel cuore mi iscrissi all’università decisa a portare avanti il mio sogno. Benché razionalmente pensassi che non ce l’avrei mai fatta a laurearmi, decisi comunque di sfidarmi, sostenuta, ancora una volta dal Daimoku. Fallii i primi tre esami, confermando così quell’idea. Chiesi un consiglio sulla fede e fui incoraggiata a decidere sempre sulla base di una vittoria, mai di una sconfitta, altrimenti si sta rinunciando. Ripartii con grande decisione, superando questa volta quei tre esami. Spedii le mie determinazioni a sensei: entro il 2005 mi sarei laureata e avrei costruito una relazione di valore per kosen-rufu. Nel frattempo, dopo due lunghi anni di tira e molla, Luigi, l’uomo con cui avevo una relazione, mi lasciò per l’ennesima volta. Dopo cinque anni di pratica, questo era il bilancio delle mie lotte: avevo perso il lavoro, avevo problemi con le banche, due anni di università e solo tre esami all’attivo e, per concludere in bellezza, avevo raggiunto gli ottanta chilogrammi di peso.
Affrontai un periodo di depressione e dovetti iniziare una nuova terapia. Nonostante i miei sforzi non accennavo a stare meglio e, ancora una volta, il dubbio si faceva strada in me. Venni incoraggiata a risolvere i conflitti e la rabbia verso mia madre. Attribuivo a lei la causa di tutti i miei difetti, dei miei errori e delle mie sofferenze e provavo molta rabbia nei suoi confronti. Iniziai a recitare Daimoku sforzandomi di vincere quelle tendenze che mi facevano entrare in contrasto con lei. I risultati non si fecero attendere. Riuscii a ottenere dal mio datore di lavoro un contratto part-time e un orario che coincideva perfettamente con le mie esigenze di studio. Iniziai l’ennesima dieta, che riuscii finalmente a portare avanti, avviai una nuova storia sentimentale, e l’università finalmente cominciò a decollare. Stranamente, ricevetti anche un incoraggiamento, da parte di mia madre, a laurearmi. Sentii per la prima volta che potevo mantenere la promessa fatta anni prima al mio maestro, il presidente Ikeda. Il 17 novembre 2005 mi laureai, realizzando uno dei miei più grandi sogni. Qualche mese prima avevo iniziato a recitare un milione di Daimoku per fare chiarezza nella mia vita sentimentale e chiusi quella relazione iniziata tre anni prima. Capii di essere ancora innamorata di Luigi e dopo aver trovato il coraggio di dichiararmi, lo scorso 8 agosto ci siamo sposati, realizzando il secondo dei miei sogni più belli.
Dopo la laurea compresi anche che il senso di quella lotta risiedeva tutto nella mia rivoluzione umana e che, in realtà, non volevo affatto fare la psicologa. A gennaio 2008 ho iniziato una scuola di estetista. Sono dimagrita di venti chili e ho finalmente un bel rapporto con il mio corpo. Il corpo, antico veleno, nemico giurato da sempre, ora è diventato l’oggetto di cura del mio lavoro, trasformandosi in gradevole medicina.
Ogni giorno ringrazio la vita e riconosco, in quella che sono oggi, tutti gli sforzi fatti nella fede e nella vita personale. Sento un grande debito di gratitudine verso il presidente Ikeda, che mi ha sempre incoraggiata a perseverare e a buttare il cuore oltre l’ostacolo. Ho partecipato all’incontro del 16 marzo a Milano e ho determinato di fare del rapporto col maestro la base della mia vita, di sforzarmi ogni giorno per costruire una famiglia felice, di impegnarmi affinché gli ultimi anni di vita della mia mamma siano i più felici che lei abbia mai vissuto e di diventare una bravissima curatrice d’immagine.

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