Ripagare quella fiducia
di Stefano Niccoli, Firenze
1981. Solo due anni prima, nel 1979, a causa delle pressioni del clero della Nichiren Shoshu, Daisaku Ikeda si era dimesso da terzo presidente sospendendo le sue attività nella Soka Gakkai giapponese. Da allora si era dedicato con tutte le forze a incoraggiare i membri stranieri incontrandoli spesso al Centro culturale di Kanagawa.
Non sapevo niente di tutto questo quando, nel 1980, durante un viaggio in Giappone lo avevo incontrato per la prima volta proprio lì, entrando a mia insaputa nella “storia” di kosen-rufu.
In quei mesi Sensei iniziò a viaggiare intensamente all’estero e nel 1981 approdò in Europa e in Italia dove, con i miei compagni, lo accolsi con una gioia indescrivibile, ma del tutto inconsapevole. Per noi quella visita era iniziata molti mesi prima e conservo bellissimi ricordi di notti insonni passate a curare ogni particolare.
Facevo attività come autista e alla mia auto fu assegnato il primo posto dietro a quella di Sensei, perché avrei portato uno dei suoi segretari: questo significava che ovunque Sensei andasse, io ci sarei stato.
Tanti ricordi ed emozioni si risvegliano ripensando a quei giorni: l’arrivo di Aurelio Peccei per uno degli incontri da cui sarebbe nato il libro Campanello d’allarme per il XXI secolo; l’autista – che non era membro della Soka Gakkai – dell’auto di Sensei che si stupiva di essere da lui invitato ogni volta a unirsi a noi, che commentò: «Il vostro presidente è un gran signore!». Ricordo la domanda sulla Divina Commedia che Sensei ci rivolse al tavolino di un bar a Fiesole: sapevo la risposta, ma per timidezza restai in silenzio. E al garden party ricordo la mia shakubuku Luciana, primo Gohonzon della Sicilia che venne a mancare poco tempo dopo, non prima di aver piantato dei semi di kosen-rufu che negli anni hanno dato splendidi frutti.
Un episodio in particolare ho impresso nella vita. Ero in tranquilla attesa nel parcheggio dell’hotel accanto alla mia auto, quando vidi Sensei che veniva verso di me, in salita. Mi guardai intorno, ma non c’era nessun altro, perciò mi misi a correre verso di lui, col terrore che le mie scarpe di cuoio mi facessero scivolare rovinosamente nella discesa. Per fortuna rimasi in piedi, Sensei mi strinse la mano e mi disse poche parole.
Eravamo noi due soli e non ho mai saputo che cosa mi disse realmente, ma sento ancora adesso quello che percepii nella profondità della mia vita: «Tu sei qui perché pensi che io sia la persona importante, ma io sono qui perché tu sei la persona importante». E da allora, con maggiore o minore successo, cerco di ripagare quella fiducia.
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Da allora tutto è cambiato
di Valeria Caredda, Firenze
Ho incontrato per la prima volta Sensei nel maggio del 1981, a Firenze. Avevo ventitré anni e avevo ricevuto il Gohonzon l’anno prima. Allora vivevo a Cagliari, in Sardegna, dove stavamo facendo i primi passi sulla via del Buddismo di Nichiren Daishonin.
Quando, nel volume 30 de La nuova rivoluzione umana, ho letto il capitolo che parla di quella visita del presidente Ikeda in Italia, mi sono resa conto di quanto sia realistico tutto ciò che scrive, dalla descrizione della meravigliosa giornata di sole all’atmosfera gioiosa e piena di energia del garden party, la profondità delle sue parole e la grande e incrollabile fiducia che nutriva nei nostri confronti, ragazze e ragazzi inesperti della vita, ma che ai suoi occhi rappresentavano il futuro.
Non finirò mai di ringraziare per quel Gongyo fatto con lui, dove per la prima volta ho percepito una forza che proveniva come dalla profondità della terra e aveva la capacità di rivoluzionare ogni cosa… una forza che nella mia inconsapevolezza di allora definii “plutoniana”, di creazione e trasformazione.
Fu un turbine, capii poco ma intuii di aver partecipato a un evento storico.
Posso dire che da allora tutto è cambiato, a partire dal nostro modo di fare attività in Sardegna, con le persone che intorno a noi via via cominciavano a praticare. È stato come se quel profondissimo ichinen di Sensei, quella sua decisione in un solo istante di vita avesse messo in moto una reazione a catena di cui noi giovani eravamo gli interpreti gioiosi.
Più intimamente, per me è stato come specchiarmi in quella sua limpida condizione vitale e ciò che ho visto di me non è stato piacevole, probabilmente per la mia tendenza autodistruttiva di allora, che è balzata immediatamente ai miei occhi.
Quell’incontro si è concluso per me undici anni dopo, quando ho avuto la fortuna di incontrare di nuovo Sensei a Firenze, nel 1992. Ero molto cambiata, mi accettavo con più leggerezza, ero in grado di sentire il cuore del mio maestro e di avere la certezza che in quel cuore ci fosse un posto anche per me. Piansi di gioia e di gratitudine come non mi era mai successo e in quei cento Daimoku che recitammo insieme a lui, determinai che sarebbe stato il mio maestro per l’eternità.
Ora determino di ripartire da qui per sviluppare ancora di più la mia personale relazione maestro-discepolo. Il passato è pieno di meravigliosi ricordi ma la vita è dinamica e voglio continuare a crescere adesso e sempre.
Un abbraccio affettuoso a tutti coloro che erano con me in quei giorni, e a tutti coloro che leggeranno le nostre esperienze!