Abbiamo da poco celebrato insieme il 6 giugno, quarantesimo anniversario del Giorno di maestro e discepolo per l’Europa, con un evento che ha unito i membri di tutta l’Europa (vedi NR, 710, 3). Attraverso le testimonianze dei nostri pionieri, continuiamo il viaggio verso la nostra prossima tappa, il 19 ottobre, che quest’anno segnerà il sessantesimo anniversario della prima visita del presidente Ikeda in Italia
Una reciproca promessa
Giancarlo Maurino, Roma
La visita del presidente Ikeda nel 1981 ha senza dubbio segnato il punto di partenza di uno sviluppo senza precedenti del movimento di kosen-rufu in Italia.
Sono sicuro che quelle giornate di attività così intensa abbiano rappresentato per tutti noi la base stessa della nostra esistenza, oltre che della crescita della Soka Gakkai italiana.
Ho molti ricordi di quei giorni e in particolare della riunione del 30 maggio a Firenze, che si svolse nella villa di un caro amico.
Eravamo una cinquantina di membri in attesa dell’arrivo di Sensei, e l’emozione mista alla tensione erano palpabili. A un certo punto ci avvisarono che Sensei era arrivato e ci attendeva in giardino insieme alla signora Kaneko!
Erano seduti sotto gli alberi e lui vedendoci da lontano ci invitò a raggiungerlo con ampi gesti rassicuranti delle braccia.
Sotto quegli alberi si è tenuta una piccola riunione informale con uno scambio di doni e abbiamo scattato una foto ricordo.
Solo una volta che l’atmosfera era veramente rilassata, il presidente Ikeda ha esclamato: «Adesso possiamo andare a fare Gongyo!».
Questa incredibile sensibilità che esprimeva tutta la sua cura, l’amore e l’attenzione per noi giovani italiani, mi è rimasta sempre nel cuore come modello di comportamento, per tutta la vita.
Del discorso di Sensei, la frase che ricordo sempre è questa: «Oggi, 30 maggio 1981, è diventato un giorno memorabile nel quale abbiamo rinnovato una reciproca promessa. Siamo consapevoli che questo giorno sarà sicuramente ricordato come un evento storico da qui a cinquant’anni».
Anche se non comprendevo il senso profondo di questa affermazione, sapevo interiormente che doveva essere assolutamente così.
Nel periodo successivo ho realizzato esperienze incredibili nel campo artistico che mi hanno portato a essere probabilmente il più giovane musicista autodidatta a lavorare con i più importanti artisti del panorama nazionale. In particolare, sono entrato a far parte del gruppo di un famoso cantante napoletano e ciò mi ha permesso di viaggiare spesso nel sud Italia, dove cercavo di trasmettere ai membri delle località più lontane tutta la determinazione e la passione maturata in quei giorni trascorsi con il nostro maestro.
Naturalmente ho affrontato anche molte tempeste e sofferenze, ma la promessa fatta a Sensei insieme a tutti i compagni di fede non è mai venuta meno e mi ha permesso alla fine di vincere sempre.
A quarant’anni di distanza, il significato storico di quella riunione è sempre più evidente e adesso sono ancora più determinato a proseguire questo meraviglioso cammino sforzandomi di migliorare e approfondire la mia fede, guardando sempre a Sensei come un esempio e tuffandomi in questi prossimi dieci anni verso il 2030 con una rinnovata consapevolezza della nostra “reciproca promessa”.
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Risplendere come un sole
Laura Alecci, Roma
Anch’io ho avuto la grande fortuna di partecipare all’incontro con il presidente Ikeda a Firenze il 30 maggio dell’81, il giorno prima del garden party. Con i membri della mia zona ci eravamo preparati recitando tantissimo Daimoku. Onestamente non capivo bene il significato di quella visita, mi spaventava l’idea che anche nella Soka Gakkai potesse esserci un “capo”. Tuttavia mi affidai ai consigli dei responsabili che mi incoraggiarono a fare un’esperienza basandomi sul Daimoku. Quando ho incontrato il presidente Ikeda ho sentito profondamente cosa vuol dire avere un maestro: la sua condizione vitale influenzò in un attimo quella di tutti noi che eravamo lì ad aspettarlo.
Immediatamente ci ha fatto sentire a nostro agio, dove fino a un attimo prima c’era tanta ansia e tensione. Proprio come un genitore, con il suo modo di essere ci ha mostrato come funziona la vita quando ci basiamo sul Gohonzon.
Durante l’incontro Sensei ci ha spiegato l’importanza di continuare a praticare costantemente per tutta la vita. Ha detto che la fede deve essere la base di tutto e che l’unico modo per far emergere la Buddità nella nostra vita è recitare Gongyo e Daimoku.
Poi ci ha parlato dell’importanza di rispettare tutte le persone e di splendere come un sole nelle nostre famiglie e nella società. In questo modo le persone intorno a noi si convinceranno della grandezza di questa fede.
La serenità e la convinzione che Sensei mi ha trasmesso sono rimaste incise nel mio cuore, e al posto dell’impazienza e della preoccupazione è nata tanta gratitudine verso la vita, verso i miei genitori, verso il mio maestro che mi ha indicato la strada, che mi ha fatto sentire che anch’io posso risplendere come un sole.
Ogni volta che ho incontrato difficoltà, sofferenze e problemi, ho rinnovato la mia promessa di seguire insieme a lui questa strada che conduce alla pace nel mondo, sempre partendo dalla mia rivoluzione umana.
Con il motto di quest’anno delle donne e giovani donne: “Diventiamo soli di speranza e di vittoria verso il 2030”, ho deciso di continuare a dedicare la mia vita alla propagazione della Legge mistica come discepola di Sensei!