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I motivi della fondazione - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:41

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I motivi della fondazione

Fu durante i preparativi della Conferenza di Guam che fra i membri del comitato organizzatore nacque l’idea della necessità di avere un organismo che rappresentasse e raccogliesse le esigenze dei membri di tutto il mondo. Prosegue il racconto della nascita della Soka Gakkai Internazionale

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Fu durante i preparativi della Conferenza di Guam che fra i membri del comitato organizzatore nacque l’idea della necessità di avere un organismo che rappresentasse e raccogliesse le esigenze dei membri di tutto il mondo. Prosegue il racconto della nascita della Soka Gakkai Internazionale

«Il terzo presidente della Soka Gakkai Shin’ichi Yamamoto [pseudonimo di Daisaku Ikeda, n.d.r.] – proseguiva la riflessione del rappresentante del Sudest asiatico – ha ereditato lo spirito dei primi due presidenti e sta sperimentando la verità dei loro insegnamenti, realizzando tutti i loro desideri. È attraverso il presidente Yamamoto che siamo venuti a conoscenza dello spirito che accomuna i presidenti Makiguchi e Toda, e siamo in grado di conseguire la reale comprensione del Buddismo del Daishonin. Il presidente Yamamoto inoltre ha gettato i semi di kosen-rufu nel mondo e ha fatto in modo che la speranza crescesse in vari paesi. La sua guida e il suo incoraggiamento sono stati il nutrimento grazie al quale i membri di tutto il mondo hanno potuto trasformarsi in leader capaci, contribuendo così allo sviluppo storico del movimento di kosen-rufu nei loro rispettivi paesi. Se vogliamo dunque creare un’organizzazione mondiale dovrà essere un organismo che, sotto la guida del presidente Yamamoto, porti avanti lo spirito della Soka Gakkai». Egli riportò queste riflessioni agli altri componenti del comitato organizzativo della conferenza.
Un membro sudamericano del comitato rispose: «Stavo pensando la stessa cosa. Non c’è mai la parola “Soka Gakkai” nella denominazione di alcuna delle organizzazioni create al di fuori del Giappone. Credo che questo sia un segno del fatto che si è dimenticato lo spirito della Soka Gakkai e si è mitigata l’enfasi sul legame che maestro e discepolo condividono nel dedicarsi a kosen-rufu. Non possiamo permettere che ciò accada».
Difficilmente nel mondo la Soka Gakkai era conosciuta come un’organizzazione buddista. Pochi ne conoscevano il nome e la maggior parte pensava che si trattasse di un gruppo politico correlato al partito giapponese Komei, nato con il suo principale sostegno. Per evitare problemi legati a questa inappropriata percezione, si era fatto a meno di utilizzare il nome Soka Gakkai per creare formalmente le organizzazioni in tutto il mondo. Per esempio, l’organizzazione di Hong Kong era stata chiamata ufficialmente Hong Kong Buddhist Nichiren Shoshu a indicare in maniera chiara che si trattava di un gruppo buddista.
«Penso che per portare avanti la missione di kosen-rufu – continuò il rappresentante sudamericano – sia essenziale vivere il vero spirito della Soka Gakkai. La vitalità dello spirito della Soka Gakkai è la fonte di tutto».
Il grande poeta indiano Rabindranath Tagore (1861-1941) scriveva: «Le facili fortune e gli imponenti imperi vengono tutti ridotti in polvere, ma il benessere spirituale ha valore eterno».
Prese poi la parola un rappresentante europeo che disse con convinzione: «Prima di diventare buddista pensavo che il Buddismo non fosse altro che una reliquia del passato, o, nel migliore dei casi, un aiuto per calmare la mente. Ma il presidente Yamamoto ci ha insegnato che il Buddismo sostiene la dignità della vita ed è principalmente una filosofia di pace; ci ha mostrato come esso ci riveli il sentiero della rivoluzione umana. Inoltre ci ha indicato il principio secondo cui il cambiamento sociale parte dalla trasformazione personale. In altre parole, il presidente Yamamoto ha spiegato le verità del Buddismo rendendole comprensibili a tutti ed è per questo motivo che l’espansione di kosen-rufu è stata possibile».
«È vero» disse un rappresentante degli Stati Uniti. «Attraverso la creazione di tante istituzioni educative e culturali, come l’Associazione concertistica Min-On, l’Università Soka e il Museo Fuji, il presidente Yamamoto ci ha dimostrato che kosen-rufu implica il fiorire di una cultura umanistica e porta alla ribalta un ampio movimento culturale fondato sul Buddismo. È stato un passo fondamentale per sostenere la divulgazione e la comprensione del Buddismo del Daishonin in tutto il mondo, ma è anche qualcosa a cui non avremmo mai pensato da soli. La guida del presidente Yamamoto è indispensabile per kosen-rufu: anche se siamo in grado di gestire il funzionamento delle nostre rispettive organizzazioni attraverso il dialogo, abbiamo bisogno di un maestro da cui apprendere la fede».
Un responsabile della Divisione giovani giapponese approvò annuendo: «Sono d’accordo – disse – un leader centrale sarà assolutamente necessario se intendiamo muoverci nella direzione di un’organizzazione internazionale da cui apprendere lo spirito della Soka Gakkai e il sentiero di maestro e discepolo, e avere contemporaneamente una guida su molti altri aspetti». In questa ottica, un’organizzazione per il sostegno reciproco, come l’IBL, come la stiamo pensando noi, sarebbe insufficiente». Gli altri annuirono. «Forse si dovrebbe fare una nuova bozza della carta della lega», disse il responsabile giapponese della Divisione giovani, tentando di sondare la posizione del comitato a proposito.
Ma venne poi proposta un’alternativa: «Perché non andiamo avanti con l’IBL come pianificato, e non diamo inizio nel contempo a una Soka Gakkai internazionale? Propongo di chiedere al presidente Yamamoto cosa ne pensa e riprendere la nostra discussione da questo punto».
Shin’ichi pensò a lungo alla richiesta dei rappresentanti del comitato organizzativo della Conferenza di pace i quali suggerivano di fondare, oltre all’IBL, un organismo internazionale che aiutasse i membri ad apprendere lo spirito vitale della Soka Gakkai e fosse una guida nella fede e nella pratica buddista. Anche lui aveva sentito la necessità di una simile organizzazione, ma credeva che dovesse nascere dalla forte volontà dei membri di tutto il mondo.
Shin’ichi rifletteva dentro di sé: «Le organizzazioni fondate ufficialmente nei vari paesi operano indipendentemente l’una dall’altra, svolgendo le loro attività nel rispetto della legge e dei costumi locali e questa autonomia deve essere rispettata al massimo. Su questa base, se c’è anche il forte desiderio di creare un’organizzazione che incoraggi uno studio più approfondito del Buddismo e dello spirito della Gakkai e fornisca guide e consigli, non sarebbe irragionevole creare un organismo internazionale separato dalla IBL». Inizialmente Shin’ichi si trattenne dal comunicare la sua opinione al comitato organizzativo. Voleva accertarsi che questa richiesta venisse veramente dai membri di tutto il mondo. «Mantenere e approfondire il proprio credo – pensava – è fondamentalmente espressione di autonomia e automotivazione. Un’organizzazione concepita per ispirare e guidare quella fede potrebbe essere creata solo dalla forte e spontanea volontà e dal consenso di tutti. Se, al contrario, i membri di tutto il mondo dovessero sentire che questa organizzazione viene loro imposta, si perderebbe l’intenzione orginale».
Il 6 gennaio 1975 Shin’ichi partì per l’America senza aver sciolto la questione. Negli Stati Uniti ebbe molte opportunità di parlare con i responsabili regionali e nazionali. A una di queste riunioni, una donna giapponese che era stata una pioniera nella diffusione del Buddismo del Daishonin negli Stati Uniti disse con calore: «Nella mia vita sono stata incoraggiata dalla mia promessa al maestro, il presidente Yamamoto, e dal mio orgoglio di discepola. La forza della mia fede è basata sulla relazione tra maestro e discepolo. Voglio diffondere lo spirito di questa relazione fra i membri così come è insegnato nel Buddismo di Nichiren Daishonin, ma non è semplice trasmettere un concetto simile nella società americana. Spero che il sentiero di maestro e discepolo, così come viene praticato nella Soka Gakkai, possa essere trasmesso attraverso corsi e altre attività di questo tipo in Giappone».
Mentre era negli Stati Uniti Shin’ichi Yamamoto ricevette da tutto il mondo un gran numero di lettere di membri della SGI che, avuta notizia della prima Conferenza mondiale per la pace, esprimevano la loro gioia.
Uno di loro, un giapponese residente nelle Filippine, scrisse: «Provo una gioia immensa alla notizia di questa prima Conferenza mondiale per la pace. La gente del luogo in cui vivo nutre un profondo e radicato rancore a causa dell’occupazione militare giapponese di questo paese durante la Seconda guerra mondiale. Una persona mi ha descritto con le lacrime agli occhi le atrocità commesse dai soldati giapponesi in una scuola locale: incidenti come questo hanno indotto un atteggiamento prevalentemente negativo nei confronti dei giapponesi e dei loro culti religiosi. Ho raccontato loro di come il presidente Makiguchi si oppose alle autorità militari in Giappone, perdendo la vita in carcere per le sue convinzioni, e di come il presidente Toda fu imprigionato insieme a lui. Gli ho spiegato che Toda sosteneva l’ideale della cittadinanza globale basato sul Buddismo e aveva dichiarato necessaria l’abolizione delle armi nucleari. Ho parlato della Soka Gakkai, di come abbia aiutato tante persone a rendere più gratificante la propria vita e di come stia alimentando un nuovo movimento per una società pacifica. Attraverso questo dialogo, l’atteggiamento negativo si è trasformato completamente. Molte persone sono rimaste colpite dall’esistenza di un’organizzazione buddista così ben strutturata in Giappone, e questo ha contribuito a dare una nuova consapevolezza e comprensione del nostro movimento. Questa esperienza mi ha insegnato che, se le persone conoscono la Soka Gakkai, è possibile trasmettere un corretto insegnamento del Buddismo di Nichiren Daishonin. Spero che possa venire qui qualcuno dalla sede centrale, per sostenere una maggiore informazione sulle sue attività».
Shin’ichi chiese a uno dei responsabili della Soka Gakkai, che lo accompagnava nel viaggio, cosa pensasse della creazione di un’organizzazione buddista diversa dall’IBL. Kaoru Tahara, segretario generale del Centro internazionale, rispose: «L’IBL vuole essere un forum che facilita una comunicazione più stretta, il sostegno reciproco e l’unità fra i membri dei vari paesi. Questi sono obiettivi importanti. Però quello che ci serve ancora di più, in questo momento, è un’organizzazione che aiuti i membri ad apprendere lo spirito della Soka Gakkai. In altre parole, una struttura che li sostenga nella fede. Questo ruolo potrebbe essere svolto da una versione internazionale della Soka Gakkai. Per questo motivo, auspico la creazione della Soka Gakkai Internazionale e spero che lei, presidente Yamamoto, ne prenda la guida. Questo è il desiderio dei membri di tutto il mondo».
In qualità di segretario generale del Centro internazionale, l’ufficio incaricato di sostenere e assistere le organizzazioni e i membri di tutto il mondo, Tahara raccolse le opinioni di molte persone diverse. La conclusione che ne trasse fu che il desiderio comune era vedere nascere la Soka Gakkai Internazionale.
Dopo aver ampiamente considerato la questione, durante un incontro al Malibu Training Center, fuori Los Angeles, Shin’ichi comunicò a Tahara le sue riflessioni: «Per quel che riguarda la mia nomina a presidente della Soka Gakkai Internazionale, lasciamo che siano i partecipanti alla Conferenza mondiale per la pace a decidere. Se questo sarà il loro desiderio, accetterò».
«Grazie, sensei!», esclamò Tahara.
L’impegno condiviso di maestro e discepolo – di cui è un esempio la dedizione appassionata di Shin’ichi nell’incoraggiare chi si era risvegliato alla propria capacità di agire per la pace e la felicità dell’umanità, unito al desiderio ardente dei membri di tutto il mondo di trovare il loro mentore nel Buddismo – portò alla nascita della SGI, pilastro della Soka Gakkai mondiale, con Shin’ichi alla guida.
La mattina presto del 26 gennaio, giorno della Conferenza, Shin’ichi se ne stava sulla spiaggia dell’isola di Guam. Gli venne in mente il viaggio che aveva fatto con Josei Toda nell’estate del 1954 ad Atsuta, il villaggio natio del suo maestro in Hokkaido. Fissando il Mar del Giappone al tramonto, Toda gli disse: «Io costruirò solide fondamenta per kosen-rufu in Giappone, ma tu aprirai la strada per kosen-rufu nel mondo». Shin’ichi aveva inciso queste parole nel cuore come se fossero le sue ultime volontà.
E in quel momento, ricordandole in cuor suo, si rivolse a Toda: «Sensei! Oggi i membri di cinquantun paesi si riuniscono in una Conferenza mondiale per la pace. Kosen-rufu si sta espandendo in tutto il mondo, portando il proclama del suo messaggio di pace. Pare che durante la conferenza verrò nominato presidente della Soka Gakkai Internazionale per prendere la guida, di nome e di fatto, di kosen-rufu nel mondo. In qualità di suo rappresentante, voglio volare alto».
Così, quel giorno Shin’ichi fu nominato all’unanimità, da tutti i partecipanti alla conferenza, presidente della SGI. Quel momento segnò l’alba di un nuovo, epocale giorno nella storia di kosen-rufu.

(3. continua)

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