Era il 2 ottobre 1960, cinque mesi dopo la nomina di Shin’ichi Yamamoto (pseudonimo di Daisaku Ikeda nel romanzo) a terzo presidente della Soka Gakkai, in cui egli intraprende il suo primo viaggio all’estero per realizzare la promessa fatta al suo maestro Toda di realizzare kosen-rufu in tutto il mondo. Parte dall’isola delle Hawaii.
Nel leggere di questo suo primo viaggio possiamo percepire la cura, ma allo stesso tempo la determinazione, di sostenere ogni persona che incontra, con il desiderio che tutte fossero consapevoli della loro missione.
I primi praticanti che vivevano nell’isola dovevano far fronte a molte situazioni difficili, tra cui la discriminazione e i problemi economici.
Il desiderio di Shin’ichi era far comprendere a quei membri che a prescindere dalla loro situazione attuale, quello era il luogo della loro missione dove potevano fare la differenza, e che più profondamente avevano scelto come palcoscenico per realizzare kosen-rufu.
Shin’ichi si era ripromesso di dedicare la propria vita allo sradicamento di ogni forma di infelicità, durante il corso di una riunione incoraggia così una donna che stava piangendo per una sofferenza legata a discordie familiari. Si tratta di un esempio di come affrontando e trasformando le difficoltà che viviamo in questo preciso momento possiamo far risplendere la nostra unica missione, in altre parole possiamo trasformare il karma in missione:
«Quella che ha vissuto deve essere stata un’esperienza molto dura… Deve aver sofferto davvero. Ma lei ha il Gohonzon, non è vero? La fede nel Gohonzon è il potere che ci fa superare ogni difficoltà» […] «Alla luce di questo insegnamento lei può trasformare il suo karma, che la fa soffrire a causa di discordie familiari. Non ha altra soluzione che trasformare incisivamente il suo stato vitale. L’ambiente cambierà conseguentemente alla trasformazione del suo stato vitale. Questo è il principio di non dualità della vita e del suo ambiente (esho funi). Il grande palazzo della felicità è all’interno del suo cuore. La sua fede è la chiave che le permetterà di aprire la porta di quel palazzo» […] «Penso che ci siano molte donne giapponesi, qui alle Hawaii, che stanno vivendo un’esperienza simile alla sua. […] La sua esperienza infonderà loro coraggio. Se riuscirà a diventare felice, non solo la sua esistenza sarà influenzata positivamente, ma apporterà una sferzata di nuova vita a tutte le donne giapponesi che vivono qui alle Hawaii. Per questa ragione non si deve far sconfiggere dalla sofferenza. Viva con coraggio e spirito indomabile. Percorra allegramente il grande sentiero che conduce alla felicità con orgoglio e coraggio» (NRU, 1, 42-43)