In questa parte del suo intervento il presidente Ikeda ripercorre, a beneficio dei membri che hanno aderito più di recente, le tappe fondamentali della vicenda che negli anni ’90 portò alla scissione della Soka Gakkai dalla Nichiren Shoshu
In una lettera a un suo discepolo, Matsuno Rokuro Saemon, Nichiren Daishonin scrive: «Il quinto volume [del Sutra del Loto] afferma che dopo la morte del Budda, quando sarà giunto l’Ultimo giorno della Legge, sicuramente apparirà il devoto del Sutra del Loto e in quel tempo e in quel paese si aduneranno innumerevoli monaci che osservano i precetti o che li violano, i quali, denunciando con false accuse il devoto al sovrano del paese lo faranno esiliare ed eliminare. Questi brani del sutra coincidono tutti con ciò che è accaduto a me. Per questo sono convinto che nel futuro otterrò la Buddità. Ti spiegherò più dettagliatamente quando ci incontreremo» (SND, 9, 197-8). In questo scritto, il Daishonin spiega come le persecuzioni colpiscono i devoti dell’insegnamento corretto nell’Ultimo giorno della Legge, riferendosi alla lotta che egli condusse leggendo il Sutra del Loto con la sua stessa vita.
In altre parole, le persecuzioni saranno causate da preti corrotti, che si serviranno della diffamazione e di accuse infondate coalizzandosi con individui senza scrupoli che detengono un potere secolare. Quando i praticanti trionfano su questi assalti, il loro raggiungimento della Buddità è certo. Questo principio immutabile è spiegato nel Sutra del Loto ed espresso ripetutamente negli scritti di Nichiren Daishonin.
Per esempio, nel Gosho La scelta del tempo, il Daishonin scrive: «I potenti nemici della vera Legge di cui parlano questi brani dei sutra, più che tra i governanti e i ministri malvagi, i non buddisti, i re demoni, i monaci che trasgrediscono i precetti e i grandi calunniatori della Legge si trovano tra i monaci eminenti che paiono essere osservanti dei precetti e fra gli uomini saggi» (SND, 2, 109).
Inoltre, in Sui presagi, cita un brano tratto da una scrittura buddista che afferma: «I monaci corrotti condanneranno all’esilio e a morte l’uomo che sostiene la vera Legge» (SND, 6, 135).
In Risposta alle accuse di Gyobin, egli cita un altro sutra in cui Shakyamuni afferma: «I monaci che danno l’impressione di essere arhat in possesso delle tre illuminazioni o dei sei poteri sovrannaturali saranno coloro che cercheranno di distruggere il mio insegnamento corretto» (GZ,182).
E in Lettera di petizione di Yorimoto – che il Daishonin scrisse per conto del suo discepolo Shijo Kingo (il cui nome completo era Shijo Nakatsukasa Saburo Saemon-no-jo Yorimoto) per scagionarlo da false accuse – egli afferma: «Il Saggio Nichiren, l’inviato dal Budda Shakyamuni fu esiliato a causa delle false accuse lanciate dal prete Ryokan» (SND, 6, 165). La Soka Gakkai sta portando avanti kosen-rufu in perfetto accordo con gli insegnamenti del Daishonin. Per questa ragione, in occasione del sessantesimo anniversario della nostra fondazione [nel 1990], abbiamo incontrato una persecuzione come quella predetta nel Sutra del Loto e indicata nel Gosho e, ovviamente, abbiamo continuato ad andare avanti, imperterriti, decisi a vincere.
Essere insultato e calunniato, incontrare ancor più odio e gelosia di quando Shakyamuni era in vita ed essere attaccato dai tre potenti nemici, sono i segni caratteristici, le prove che qualcuno è il devoto del Sutra del Loto.
[Nel decimo capitolo del Sutra del Loto si legge: «E poiché odio e gelosia abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?» (SDL, 10, 212) e il tredicesimo afferma che nell’Ultimo giorno della Legge appariranno i tre potenti nemici, fra cui «molte persone ignoranti che ci malediranno e parleranno male di noi» (SDL, 13, 253), n.d.r.]. Dovremmo essere orgogliosi che la Soka Gakkai rispecchi esattamente queste profezie. Un devoto del Sutra del Loto è una persona che affronta grandi persecuzioni e pratica l’insegnamento corretto. E chi pratica con coraggio l’insegnamento corretto sta ricercando con coraggio la Via.
Sono trascorsi dodici anni da quando il clero inviò alla Soka Gakkai l’Avviso di scomunica [datato 28 novembre 1991] e, a beneficio dei nuovi membri della Divisione giovani vorrei narrare ancora una volta il susseguirsi degli eventi in quella circostanza. Nel marzo 1990, il clero, senza discuterne preventivamente con la Soka Gakkai, annunciò che avrebbe aumentato l’ammontare delle offerte monetarie richieste per condurre vari servizi religiosi per i credenti laici. Per esempio, aumentò l’offerta richiesta per ricevere il Gohonzon del cinquanta per cento e raddoppiò l’offerta per iscrivere tavolette funerarie (in giapponese toba) e condurre cerimonie in suffragio dei defunti. Fu una mossa autoritaria, in aperto contrasto con ogni ragionevole criterio di comportamento corretto. Con il senno di poi, era un’assaggio della natura avida del clero che si sarebbe pienamente dimostrata in seguito.
Poi, nell’aprile del 1990, con il mio patrocinio, il secondo tempio generale per l’alloggio dei partecipanti ai pellegrinaggi venne completato presso il Taiseki-ji [Il primo era stato ultimato nel 1988]. Solo nel 1990, oltre a questo, la Soka Gakkai aveva costruito altri otto templi per il clero in vari punti del Giappone. Per inciso, la Soka Gakkai ha fatto costruire un totale di trecentosessantacinque templi, trecentoventi dei quali furono eretti durante la mia presidenza. Inoltre, nel corso degli anni abbiamo organizzato innumerevoli pellegrinaggi al tempio principale, che hanno visto la partecipazione di più di settanta milioni di persone e ci siamo sforzati anche di migliorare le strutture del Taiseki-ji, come dimostra la costruzione dello Sho-Hondo [il tempio in cui era conservato il Dai-Gohonzon, n.d.r.] e del Daikyakuden, la sala di ricevimento.
Durante le riforme terriere successive alla Seconda guerra mondiale, i terreni del Taiseki-ji furono drasticamente ridotti a meno di diciassette ettari. Per mezzo dei contributi offerti dalla Soka Gakkai nel corso degli anni, i terreni del tempio principale ora comprendono trecentotrenta ettari, un’estensione senza precedenti nella storia del tempio. Il nostro generoso sostegno al clero è la ragione per la quale i successivi patriarchi Nissho, Nichijun e Nittatsu espressero profondo apprezzamento per la Soka Gakkai [Nissho (1879-1957) è il sessantaquattresimo patriarca, Nichijun (1898-1959) il sessantacinquesimo e Nittatsu (1902-79) il sessantaseiesimo; l’attuale patriarca Nikken è il sessantasettesimo, n.d.r.].
In particolare, nel 1990 ricorreva il settecentesimo anniversario della fondazione del Taiseki-ji e, per celebrarlo, nel mese di settembre la locale Divisione giovani di Shizuoka organizzò un meraviglioso festival culturale. Mentre i giovani stavano lavorando sodo per preparare quell’evento, Nikken e i suoi accoliti si stavano incontrando negli uffici di Tokyo del Taiseki-ji a Nishikata, nella circoscrizione di Bunkyo (16 luglio), e presso il Dai-shoin, una sala conferenze nel parco del tempio principale (18 luglio), per ordire un complotto volto a distruggere la Soka Gakkai che chiamarono Operazione C [dove “C” stava per cut, in inglese “taglio”, n.d.r.]. Questo è il genere di intrighi diretti a ostacolare kosen-rufu ai quali si riferisce il Daishonin quando scrive: «…sono odiato e […] si ordiscono di continuo complotti allo scopo di danneggiarmi» (SND, 6, 114), e «Egli [il prete corrotto Gyochi] escogita piani e diffonde menzogne nello sforzo di eliminare le ultime tracce dei praticanti del Sutra del Loto» (GZ, 853).
Fu durante l’udienza del 21 luglio – solo tre giorni dopo la riunione clandestina presso il tempio principale per progettare la distruzione della Gakkai – che Nikken si scagliò contro il presidente Akiya, accusandolo di essersi comportato in maniera offensiva e arrogante. Il modo in cui perse la calma e la prepotenza che dimostrò non si addicevano affatto a un patriarca di una scuola buddista.
Poi, nel dicembre1990, il clero improvvisamente mandò alla Soka Gakkai una lettera contenente una richiesta di chiarimenti. Racchiudeva un elenco delle accuse più ridicole, come quella che cantare un inno universale alla libertà umana come l’Inno alla gioia di Beethoven, fosse una lode a insegnamenti non buddisti. Per di più, il clero pretendeva una risposta a queste accuse entro sette giorni. Cercando di scoprire che cosa aveva provocato questa situazione, i dirigenti della Soka Gakkai fecero ogni sforzo per chiedere un incontro con i rappresentanti del tempio principale, ma i monaci respinsero in modo perentorio ogni richiesta.
Poi, il 27 dicembre, il clero convocò una sessione consiliare nel corso della quale revisionò le regole della Nichiren Shoshu per destituire me dalla carica di capo delle organizzazioni laiche della Nichiren Shoshu e Akiya e altri dalla posizione di rappresentanti anziani dei laici. In tutto il paese i membri restarono sbalorditi da questa mossa che rovinò loro le tanto attese vacanze di Capodanno. Ancora adesso mi fa male il cuore al pensiero di quanto dolore fu loro arrecato. Inoltre, nel suo messaggio di Capodanno pubblicato sul numero di gennaio 1991 della rivista mensile di studio della Soka Gakkai Daibyakurenge [messa in vendita a metà dicembre del 1990 prima che avessero luogo questi eventi], Nikken lodava lo sviluppo della Soka Gakkai. Questo fu un esempio lampante della sua “doppiezza” e del suo “contraddire le sue stesse parole” che nel Buddismo sono considerate offese gravi [vedi rispettivamente SND, 5, 147, nota 31 e SND, 6, 151, n.d.r.]
All’inizio del 1991, Nikken si rifiutò di ricevere Akiya e il direttore generale Morita per il consueto scambio di auguri di buon anno presso il Tempio principale e da allora evitò di incontrarli affermando che erano «indegni di udienza» con lui.
Nei suoi scritti, Nichiren Daishonin descrive il modo vile con cui l’infame Ryokan tentò nello stesso modo di evitare il dialogo: «Quando tornai davvero a Kamakura, Ryokan chiuse i cancelli e proibì a chiunque di entrare. A volte si finse persino malato dicendo che aveva preso un raffreddore» (SND, 6, 222). Nikken, come un Ryokan dei tempi moderni, si comportò alla stessa stregua.
Il Daishonin scrisse in dettaglio della natura dei falsi santi e arroganti, il terzo dei tre potenti nemici: «Se applichiamo questi brani del sutra a Ryokan, vediamo che lo descrivono perfettamente. Potremmo riassumerli in cinque tratti. Primo, essere famosi per la propria osservanza dei precetti e in realtà avere un comportamento dissoluto. Secondo, essere meschini e avari. Terzo, essere invidiosi. Quarto, avere idee errate. Quinto, essere lascivi» (GZ, 350).
Il Daishonin smascherò la vera natura di Ryokan. Anche Nikken è il tipico esempio di falso santo. Ryokan perseguitò con ogni mezzo il Daishonin e i suoi seguaci e, allo stesso modo, Nikken cercò di perseguitare e stroncare la Soka Gakkai.
Tornando alla lettera con la richiesta di chiarimenti fatta recapitare dai monaci (Domande sul discorso del presidente onorario Ikeda alla trentacinquesima riunione dei responsabili di Centro, dicembre 1990), dato che il clero continuava a rifiutare il dialogo, noi inviammo una risposta scritta, con la quale protestavamo per le loro accuse infondate e facevamo notare le inesattezze nella trascrizione del discorso, ricavata da una cassetta di discutibile provenienza. I monaci furono costretti a riconoscere l’esistenza di vari errori di trascrizione e ritrattarono le domande relative a quelle citazioni fallaci. Quella ritrattazione sgretolò del tutto la base su cui erano imperniate le loro illegittime polemiche. Ma invece di pronunciare scuse ufficiali, cominciarono a creare problemi alle organizzazioni estere della SGI e a intimidire e allarmare le persone in vari modi, per esempio rifiutando di consegnare i Gohonzon ai membri della Soka Gakkai.
Il Daishonin, riferendosi all’insegnamento contenuto nel Sutra del Loto che «i demoni malvagi si impossesseranno degli altri», scrive: «Egli [il Demone del sesto cielo] si impossessa […] di preti stupidi come Ryokan, inducendoli a odiarmi» (SND, 9, 156). Numerosi fatti dimostrano che alla base del complotto per distruggere l’armoniosa unità dei credenti c’era la collusione di Nikken con quello che il Buddismo definisce come un “cattivo amico”, un individuo che Nikken stesso una volta denunciò essere simile a Devadatta, l’acerrimo nemico di Shakyamuni. [Il presidente Ikeda sta probabilmente riferendosi a Masatomo Yamazaki, ex consigliere legale della Soka Gakkai, che poi tradì e prese a ricattare senza successo l’organizzazione pubblicando articoli diffamatori per estorcere denaro, in un’escalation che lo portò a coalizzarsi con Nikken e altre personalità giapponesi ostili alla Soka Gakkai allo scopo di distruggerla, n.d.r.]
Il Daishonin scrive: «[In questo modo] gli uomini malvagi si schierarono con Devadatta» e «Devadatta spiò i movimenti del Budda e con una grande pietra riuscì a ferirlo facendolo sanguinare» (SND, 5, 39). In altri termini è come se un Devadatta e un Ryokan dei giorni nostri avessero unito le loro forze per distruggere la Soka Gakkai, un’organizzazione che cerca di realizzare fedelmente il volere del Budda.
Il clero ci inviò poi un avviso annunciando l’abolizione del sistema mensile di pellegrinaggio della Soka Gakkai. [Dopo la Seconda guerra mondiale, il tempio principale era così povero che stava contemplando l’idea di trasformare il Taiseki-ji in un’attrazione turistica per autofinanziarsi. Mosso dal desiderio di proteggere il tempio principale, il secondo presidente Josei Toda inaugurò nell’ottobre del 1952 un sistema mensile di pellegrinaggio organizzato dalla Soka Gakkai. Nei quasi quattro decenni in cui rimase in vigore questo sistema ebbe un ruolo significativo nello sviluppo del clero, n.d.r.]
Con il nuovo sistema controllato direttamente dal clero, i membri della nostra organizzazione avrebbero dovuto registrarsi presso i rispettivi templi locali per ottenere i permessi necessari per visitare il Taiseki-ji. In altre parole il clero tentò di servirsi del pellegrinaggio per ricattare i membri della Soka Gakkai ma i loro sforzi furono vani perché questi ultimi non si fecero imbrogliare da simili tattiche.
Quando il primo e il secondo presidente della Soka Gakkai Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda vennero arrestati dalle autorità militari giapponesi durante la Seconda guerra mondiale, il clero proibì loro e ai membri della Soka Gakkai di visitare il Taiseki-ji e ogni altro tempio distaccato della Nichiren Shoshu.
Ugualmente, nel 1952, quando un gruppo di membri della Divisione giovani lanciò la cosiddetta Operazione Festa di Tanuki affrontando un prete mendace per le sue azioni sleali in tempo di guerra, il Consiglio della Nichiren Shoshu si riunì per esonerare Toda dalla sua carica di rappresentante anziano dei laici e proibirgli di visitare il tempio principale. [L’Operazione Festa di Tanuki fu un piano elaborato da un gruppo di membri della Divisione giovani nel 1952, in occasione delle celebrazioni per il 700° anniversario della fondazione del Buddismo di Nichiren Daishonin, per protestare contro un prete eretico, Jimon Ogasawara, a suo tempo scomunicato per le sue eresie e poi segretamente riammesso al Taiseki-ji. Durante la guerra, Ogasawara, cercando di ingraziarsi i favori del governo militarista, responsabile della tragedia della guerra e anche della morte in carcere del primo presidente della Soka Gakkai Makiguchi, sposò la dottrina errata che il Budda era soltanto una manifestazione transitoria della Dea scintoista del Sole. Fu anche coinvolto nelle persecuzioni alla Soka Gakkai da parte delle autorità. Il nome dell’operazione derivava dal fatto che Jimon Ogasawara spesso usava dire di se stesso: «Sono furbo come un tanuki (una sorta di procione)». I membri della Divisione giovani, spinti dal desiderio di proteggere la purezza dell’insegnamento del Daishonin, affrontarono in dibattito Ogasawara refutandone la dottrina eretica e lo portarono davanti alla tomba di Makiguchi, intimandogli di inginocchiarsi e scusarsi per la sua collaborazione all’arresto e morte del loro maestro. In tutta risposta la Nichiren Shoshu convocò un consiglio strordinario nel quale affermava che il modo in cui era stato trattato Ogasawara costituiva una intollerabile offesa per il tempio principale e promulgava una serie di sanzioni nei confronti di Toda fra cui l’interdizione per un anno ad accedere al Taiseki-ji, n.d.r.]
All’epoca, su quella decisione, Toda scrisse nella sua rubrica Epigrammi sul quotidiano della Soka Gakkai, Seikyo Shimbun:
«Credevo di ricevere un riconoscimento per la mia lealtà nel rimproverare le offese alla Legge, ma invece della lode mi hanno riservato il biasimo: “Le è fatto divieto di visitare il tempio principale!”. I miei discepoli hanno replicato all’unisono: “Allora nemmeno noi andremo!”».
«Quando ho interpellato il nostro presidente, “Epigramma laico”, lui ha sorriso e poi ha detto: “Non fatene una tragedia, è un buon motivo per festeggiare”».
«Come ho spiegato nella descrizione dei tre potenti nemici, uno dei trucchi dei malfattori è di allontanare i devoti dai templi. Ora il Budda ha concesso al nostro presidente la medaglia d’onore di essere allontanato dal tempio, come prova che egli è un grande leader di shakubuku».
“Epigramma laico” sorride e dice: «Che i membri del Consiglio della Nichiren Shoshu siano il secondo o il terzo dei tre potenti nemici?».
Proprio come Toda saggiamente comprese, il divieto dei pellegrinaggi della Gakkai al tempio principale poteva essere descritto come una medaglia d’onore appuntata dal Daishonin. La Soka Gakkai diresse la gestione dei pellegrinaggi al Taiseki-ji con grande cura dei dettagli, pregando sempre che le visite si svolgessero senza incidenti. Grazie a quegli attenti sforzi, stabilimmo il record di oltre settanta milioni di visitatori al tempio principale nell’arco di quarant’anni. Se i nostri pellegrinaggi fossero continuati a quel ritmo avrebbe potuto succedere qualche incidente.
Il Daishonin si preoccupava costantemente per l’incolumità dei suoi discepoli. Con questo pensiero sempre in mente, egli esortò Shijo Kingo ad astenersi dal fargli visita a Minobu fintanto che le condizioni del viaggio fossero rimaste così pericolose (vedi SND, 4, 182). La saggezza del Budda e la considerazione del Daishonin si sono rivelate immensamente profonde in tutti i sensi. Sono certo che chi di voi ha lavorato sodo per organizzare quelle visite al tempio principale e garantire la sicurezza dei membri lo comprenderà sempre più profondamente con il passare degli anni.
Nel novembre 1991 il clero inviò alla Soka Gakkai l’ordine di scioglimento (7 novembre) e successivamente emanò un’Avviso di scomunica (28 novembre), due sfacciati tentativi di intimidazione. Ma i membri della nostra organizzazione, imperturbati, celebrarono il giorno della “scomunica” che attestava la nostra indipendenza spirituale dal clero corrotto.
Il 27 dicembre, ossia un anno dopo che il clero mi aveva sollevato da responsabile di tutte le organizzazione laiche della Nichiren Shoshu, la Soka Gakkai inviò una petizione chiedendo le dimissioni di Nikken dalla carica di patriarca. La petizione venne firmata da qualcosa come sedici milioni e duecentocinquantamila persone in tutto il mondo. Era Nikken, dunque, a essere “scomunicato” da un’alleanza mondiale di Bodhisattva della Terra, forte di oltre sedici milioni di unità. Allo stesso tempo, preti onesti e dalla coscienza pulita presero posizione e annunciarono la loro solidarietà nei nostri confronti come compagni di fede per kosen-rufu: complessivamente trenta templi e cinquantatré preti lasciarono la Nichiren Shoshu.
In tutto il mondo, un gran numero di persone informate e di buon senso cominciò a dichiarare esplicitamente il proprio sostegno alla Soka Gakkai. Sono grato a ognuno di loro e vorrei citarvi alcuni di questi messaggi.
Il professor Nur Yalman dell’Università di Harvard è un noto antropologo culturale. Nel suo commento al mio secondo discorso tenuto in quella prestigiosa istituzione nel settembre 1993, disse chiaramente di fronte a un pubblico di insigni educatori e ricercatori che la riforma religiosa intrapresa dalla Soka Gakkai costituiva uno sviluppo significativo nella storia del Buddismo, come la riforma protestante era stata una pietra miliare nella storia della Cristianità. La straordinaria riforma intrapresa dalla Soka Gakkai, osservò, avrebbe avuto importanti implicazioni non solo per il Buddismo ma anche per altre confessioni religiose. La descrisse come rappresentativa di un nuovo cambiamento nella storia della religione.
Il defunto David Norton, professore di filosofia all’Università del Delaware, Stati Uniti, [nel 1991] dichiarò con convinzione: «Il clero, attaccando la Soka Gakkai che sta creando una rete sempre più ampia di pace e cultura in tutto il Giappone e nel mondo, si è reso colpevole di ciò che si può soltanto definire una grande miopia o perfino cecità. Riguardo alle cause di quella cecità, temo che l’unica risposta potrebbe essere la gelosia». Inoltre disse: «L’avviso di scomunica va completamente contro l’insegnamento di Nichiren che afferma che tutte le persone possiedono la natura di Budda e che questo prezioso potenziale non dovrebbe mai essere ostacolato o negato».
Le grandi menti fuori dal Giappone hanno visto chiaramente le azioni folli e vergognose dei preti nella loro vera luce. Shin Anzai (1923-98), defunto sociologo delle religioni dell’Università Sophia in Giappone, disse : «In anni recenti la Soka Gakkai ha cominciato a percorrere un nuovo cammino come organizzazione laica separata dal clero. Vedo questo fatto come un inevitabile risultato della fondamentale differenza tra l’aperta, progressista Gakkai e il clero chiuso e conservatore. Il clero è diventato un anacronismo, non mostrando nessuna comprensione per il valore della pace, della cultura e dell’educazione, aggrappandosi a tradizioni chiuse e tentando di controllare i seguaci laici con la forza e l’autoritarismo. Se la Soka Gakkai non avesse reclamato la propria indipendenza dai monaci, alla fine sarebbe stata destinata a diventare anch’essa un’organizzazione religiosa chiusa e persuasa di essere nel giusto, rovinando il proprio futuro luminoso e il proprio sviluppo globale. È necessario che gli intellettuali e i giornalisti giapponesi lo sappiano, eppure non riescono a capirlo. Credo che questo derivi da una forma di invidia [verso la Soka Gakkai], lo stesso problema che affligge il clero».
Tetsuro Aramaki, economista dell’Università Kanazawa Seiryo, osservò: «Il clero, che si dovrebbe dedicare alla salvezza di tutti gli esseri viventi, con la sua richiesta di scioglimento dell’associazione laica Soka Gakkai, mostra un’insensibilità completamente fuori luogo per un’organizzazione religiosa».
Inoltre, Yukio Kamono dell’Università Asahi, professore di diritto e docente anche all’Università di Kanazawa, ha detto: «Quando sono venuto a sapere del Decreto di scomunica, devo dire che in generale ho sentito che si trattava di una misura arbitraria estrema. Scomunicare un’intera organizzazione laica senza alcuna previa discussione, con un pezzo di carta – anche dal punto di vista di una normale procedura legale – è scorrettissimo».
E il defunto Kuniyasu Take (1933-2002), dell’Accademia femminile Doshisha delle Arti Liberali di Kyoto, disse: «Perché i monaci stanno cercando di sciogliere un’organizzazione di propri credenti laici [la Soka Gakkai], che è dedita alla liberazione spirituale della gente in tutto il mondo? Mi vedo costretto a far notare il comportamento suicida del clero».
Brian Wilson, dell’Università di Oxford, presidente della Società internazionale di sociologia delle Religioni col quale ho pubblicato un dialogo, Human Values in a Changing World: A Dialogue on the Social Role of Religion (Valori umani in un mondo che cambia: un dialogo sul ruolo sociale della religione) ha scritto: «Ciò che emerge dalla reazione del clero a questa apertura [della Soka Gakkai] alle culture internazionali è il ristretto parrocchialismo di queste caste religiose chiuse, tagliate fuori dalle correnti del pensiero contemporaneo, che interpretano la loro eredità spirituale in termini di esperienza locale e limitata […] Senza gli sforzi della Soka Gakkai, la Nichiren Shoshu sarebbe rimasta un’oscura setta giapponese, sconosciuta nel resto del mondo, e forse poco significativa perfino in Giappone. Nell’affermare che il Buddismo è una religione per la la vita, la Soka Gakkai ha riscattato il Buddismo giapponese dalla sua fama di preoccuparsi principalmente dei riti funebri per i morti».
Oltre a ciò, Wilson si è espresso favorevolmente a proposito dell’interruzione dei pellegrinaggi della Soka Gakkai al tempio principale osservando che «la fede religiosa trascende tutto il simbolismo localizzato [rappresentato dal Taiseki-ji]». E ha aggiunto: «È diffondendo l’impegno e la sua manifestazione nella vita quotidiana e nel servizio ai credenti che la religione sviluppa la propria influenza e realizza la sua missione. La devozione particolaristica a un luogo – per quanto significativo possa essere nel periodo formativo dello sviluppo religioso – deve lasciar posto a uno spirito universalistico se quella religione vuole influenzare gli affari del mondo».
Wilson auspicava la comparsa di una leadership laica nella religione come parte di un inevitabile processo storico, e la sua affermazione è stata ora confermata al di là di ogni dubbio.
Ho pubblicato un dialogo, Dawn After Dark (L’alba dopo l’oscurità), anche con lo scomparso storico dell’arte e difensore dello spirito umano francese, René Huyghe (1906-97). Huyghe osservò che il mondo dovrebbe ringraziare la Soka Gakkai per aver promosso i valori e l’universalità del Buddismo e per il suo impegno nel promuovere la pace mondiale per mezzo dell’elevazione dello spirito umano sulla base degli ideali buddisti. Chiunque, disse, deplorerebbe attacchi vergognosi, motivati dalla brama di potere o di guadagno materiale che potrebbero ostacolare gli ammirevoli e riusciti sforzi della Soka Gakkai di elevare spiritualmente l’umanità.
Howard Hunter, ora professore di religione presso l’Università Tufts, negli Stati Uniti, disse [nel 1991] che gli sarebbe interessato molto osservare quale effetto avrebbe avuto la scomunica di oltre dieci milioni seguaci laici, da una piccola minoranza di preti che reclamavano l’ortodossia, sui preti stessi, poiché sembrava una cosa strana. Aggiunse che quando un gruppo religioso perde contatto con il cuore dei suoi fedeli che si stanno sforzando sinceramente di applicare il loro credo religioso nella società e nel mondo reale, quel gruppo è sulla strada della fossilizzazione.
Sono passati dodici anni da quando ricevemmo l’Avviso di scomunica dal clero. La nostra vittoria alla luce del Buddismo è cristallina e penso che tutti voi ne siate ben consapevoli. Il Daishonin raccontò la sorte di Ryokan e dei suoi colleghi: «Potresti pensare che coloro che credono in Ryoka-bo stiano prosperando [ma non è certo così]» (SND, 4, 131). La severa retribuzione che ha colpito Nikken e la sua cerchia prova che sono stati scomunicati e condannati dal Daishonin stesso.
Oggi, tutte le aberrazioni della setta Nikken sono venute pubblicamente alla luce: il complotto per distruggere il movimento di kosen-rufu, la falsa dottrina di venerare il patriarca, la visione errata della vera eredità della Legge, l’abuso delle cerimonie e dei servizi sacerdotali, la discriminazione che mette i preti al di sopra dei laici e la corruzione e il decadimento generali che pervadono la scuola. Per contro, la Soka Gakkai è diventata il pilastro del Giappone e una luce di speranza per il mondo. Celebra il suo settantatreesimo anniversario quest’anno con una rete globale che attraversa 186 paesi e con un’ondata di vittorie senza precedenti.
Nichiren Daishonin, il Budda dell’Ultimo giorno della Legge, ci sta indubbiamente lodando, sorride vedendo i nostri sforzi e al contempo ordina alle forze protettrici dell’universo di proteggerci dal male. Sono altrettanto sicuro che la nostra vittoria porterà immensa gioia a Makiguchi. Il nostro presidente fondatore una volta osservò: «Ancor più seria è l’offesa di quei preti buddisti e scintoisti che stanno più a monte e gettano veleno nell’acqua. In questo caso, anche una piccola trasgressione può diventare un’offesa estremamente grave e porre una causa che arrecherà una retribuzione infinitamente negativa. E più grave ancora è allora opporsi al grande bene e contribuire al grande male, piegarsi al grande male e diffamare il grande bene».
Sono sempre stato completamente d’accordo con queste parole. Di fatto, è il grande male di Nikken e della sua cerchia che nutre risentimento e invidia nei confronti del grande bene della Soka Gakkai. In quanto difensori dell’insegnamento corretto, abbiamo trionfato risolutamente sulle macchinazioni di quelle forze malvagie.
Makiguchi inoltre osservò: «Più gli altri parlano male e disprezzano il Sutra del Loto, maggiore è la felicità [che i suoi seguaci alla fine sperimenteranno a seguito di questa persecuzione]. Siamo certi di vincere nella nostra lotta. L’importante è mettere in pratica nella propria vita il principio di “trasformare il veleno in medicina”». In un’altra occasione disse: «Più lottiamo duramente, più diventiamo forti, più rapidamente compare la prova concreta della vittoria nella nostra pratica buddista». Abbiamo lottato in esatto accordo con le parole del fondatore della Soka Gakkai. Ecco perché siamo stati vittoriosi. «Il destino ultimo di tutti i traditori è una storia degradante di sofferenza e ignominia», disse Makiguchi con acuta intuizione. Ciò che dice è assolutamente vero, come avete potuto vedere con i vostri stessi occhi.
Il presidente Toda ha anche dichiarato: «Tradire la Soka Gakkai equivale a tradire il Daishonin. Capirete ciò che voglio dire, quando vedrete la retribuzione in cui incorreranno al termine della loro vita». E discutendo lo scritto di Nichiren Daishonin, Lettera da Sado, disse: «Il Daishonin dichiara che quando i preti malvagi si alleano con i governanti e perseguitano chi cerca di stabilire l’insegnamento corretto, coloro che lottano contro una simile iniquità con un coraggio da leone, raggiungeranno di certo la Buddità». Toda inoltre affermava: «Lo spirito della Soka Gakkai è quello di adoperarsi per la felicità del nostro paese e di tutti i paesi del mondo […] lo scopo di kosen-rufu è di consentire a tutti i popoli del mondo di vivere felici». E dichiarò: «Dobbiamo essere fieri come re leoni! Poiché, secondo il Gosho, è così che diventeremo Budda, “come fece Nichiren”».
Il Daishonin ammonisce severamente: «Sia il maestro che il discepolo cadranno sicuramente nell’inferno di incessante sofferenza se, vedendo dei nemici del Sutra del Loto, mancheranno di rimproverarli» (SND, 4, 100). «Piuttosto che offrire diecimila preghiere, sarebbe meglio semplicemente bandire questo unico male, che è la fonte di tutti i guai» (SND, 1, 25). «Da qui in avanti, qualunque cosa accada, la tua fede non deve minimamente vacillare. Dovresti ammonire [i nemici del Budda] perfino con maggiore forza» (GZ, 1090).