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I dieci mondi - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 06:59

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I dieci mondi

In questo capitolo si parla del principio dei dieci mondi e viene chiarito che lo scopo fondamentale della fede nel Buddismo di Nichiren è di rivelare nella nostra vita lo stato di Buddità intrinseco in noi

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In questo capitolo si parla del principio dei dieci mondi e viene chiarito che lo scopo fondamentale della fede nel Buddismo di Nichiren è di rivelare nella nostra vita lo stato di Buddità intrinseco in noi

I principio dei dieci mondi è una classificazione di dieci stati vitali distinti e costituisce la base della visione buddista della vita. Esaminando i dieci mondi possiamo giungere a comprendere la natura del nostro stato vitale e acquisire la comprensione del modo per poterlo trasformare.
I dieci mondi sono: 1) il mondo di inferno, 2) il mondo degli spiriti affamati, 3) il mondo degli animali, 4) il mondo degli asura, 5) il mondo degli esseri umani, 6) il mondo degli esseri celesti, 7) il mondo degli ascoltatori della voce, 8) il mondo dei risvegliati all’origine dipendente, 9) il mondo dei bodhisattva e 10) il mondo dei Budda.
I primi sei mondi – inferno, spiriti affamati, animali, asura, esseri umani ed esseri celesti – sono noti come i sei sentieri. I rimanenti quattro – quelli degli ascoltatori della voce, dei risvegliati all’origine dipendente, dei bodhisattva e dei Budda – sono noti come i quattro mondi nobili.
Secondo la visione del mondo dell’antica India, i sei sentieri indicano i sei regni dell’esistenza tra i quali la vita trasmigra in un ciclo interminabile di nascita e morte e il Buddismo ha adottato questo concetto. I quattro mondi nobili sono gli stati vitali che si conseguono grazie alla pratica buddista.
Nei sutra buddisti diversi dal Sutra del Loto i dieci mondi sono considerati dieci regni dell’esistenza separati e fissi. Il Sutra del Loto nega questa idea e insegna invece che i dieci mondi sono stati vitali inerenti a ogni essere vivente. Rivela che gli esseri viventi dei nove mondi, da quello di inferno a quello dei bodhisattva, possiedono in loro il mondo dei Budda e che anche i Budda possiedono tutti gli altri nove mondi.
Perciò, un essere che attualmente manifesta uno dei dieci mondi in realtà li possiede dentro di sé tutti e dieci e successivamente può manifestare uno qualsiasi dei dieci mondi in risposta alle influenze esterne. Questo insegnamento, secondo il quale tutti i dieci mondi sono inerenti l’uno all’altro, è chiamato il mutuo possesso dei dieci mondi. (Una spiegazione più dettagliata di questo concetto sarà esposta nel capitolo 5).
Scrive Nichiren Daishonin: «Né la pura terra né l’inferno esistono al di fuori di noi; entrambi si trovano soltanto nel nostro cuore. Chi è risvegliato a questo è chiamato Budda, chi è illuso è chiamato persona comune» (RSND, 1, 403).
Una singola vita possiede tutti i dieci mondi. Ciò significa che, anche se in questo momento possiamo trovarci nella dolorosa condizione vitale dell’inferno, siamo in grado di trasformarla nello stato vitale di suprema gioia della Buddità. Il principio dei dieci mondi basato sul Sutra del Loto apre la strada a questa dinamica trasformazione interiore.
Esaminiamo adesso la natura di ciascuno dei dieci mondi. Anzitutto, riguardo ai sei mondi inferiori, o sei sentieri, il Daishonin scrive in L’oggetto di culto per l’osservazione della mente: «Osservando di tanto in tanto il viso di una persona, talvolta lo troviamo gioioso, talvolta rabbioso, talvolta calmo; a volte mostra avidità, a volte stupidità, a volte servilismo1. La rabbia è il mondo d’inferno, l’avidità è il mondo degli spiriti affamati, la stupidità è quello degli animali, il servilismo è il mondo di asura, la gioia è il mondo del cielo e la calma quello degli esseri umani» (RSND, 1, 317).
Analizziamo ognuno dei sei sentieri alla luce di questo passo.

1. Il mondo di inferno

La parola giapponese per inferno, jigoku (sans. naraka) significa letteralmente “prigione sotterranea”. Le scritture buddiste descrivono molti inferni, come gli otto inferni caldi, gli otto inferni freddi e numerosi altri. Il mondo di inferno è lo stato vitale più basso, nel quale si è imprigionati dalla sofferenza e privi di qualsiasi libertà.
Scrive il Daishonin: «L’inferno è una terribile dimora di fuoco» (RSND, 1, 910). L’inferno è uno stato vitale nel quale percepiamo il mondo attorno a noi come un luogo che ci infligge un’intensa sofferenza, come se fossimo arsi dalle fiamme.
In L’oggetto di culto per l’osservazione della mente il Daishonin dice: «La rabbia è il mondo d’inferno» (RSND, 1, 317). Questa rabbia sorge dalla frustrazione, dalla scontentezza sia nei confronti di noi stessi per non essere chi vorremmo essere o per non avere ciò che desideriamo, sia nei confronti del mondo che ci infligge tale sofferenza. È una espressione tormentata di una vita disperatamente intrappolata nel regno della sofferenza.
L’inferno è una condizione esistenziale nella quale vivere è estremamente doloroso e tutto ciò che vediamo ci appare colorato dalla nostra infelicità e disperazione.

2. Il mondo degli spiriti affamati

Il mondo degli spiriti affamati, o stato vitale di fame, è caratterizzato da una brama incessante e dalla sofferenza che sorge dal non poterla soddisfare.
Nell’antica mitologia indiana il termine “spiriti affamati” (sans. preta) originariamente indicava i defunti, o gli spiriti dei morti, che si credeva patissero costantemente la fame. Di conseguenza venne definito mondo degli spiriti affamati uno stato vitale nel quale si è spiritualmente o fisicamente tormentati da una brama intensa e incessante.
Il Daishonin scrive: «L’avidità è il mondo degli spiriti affamati» (RSND, 1, 317) e «Il regno degli spiriti affamati è la miserabile condizione di chi, morendo di fame, divora i propri figli» (RSND, 1, 910). Una fame così forte da indurre coloro che sono presi nella sua morsa a divorare persino i propri figli indica uno stato vitale di sofferenza nel quale cuore e mente sono governati da desideri insaziabili.
Naturalmente voglie e desideri hanno aspetti sia buoni che cattivi. Gli esseri umani non potrebbero sopravvivere se non provassero l’impulso di mangiare; i desideri possono essere anche la forza motrice del progresso umano e del miglioramento personale. Ma lo stato vitale di fame è caratterizzato da una sofferenza nella quale si è schiavi dei desideri e incapaci di usarli per scopi creativi e costruttivi.

3. Il mondo degli animali

Il mondo degli animali, o stato vitale di animalità, è caratterizzato dalla stupidità, nel senso che si è spinti dall’impulsività e non dalla ragione; è una condizione nella quale ci si preoccupa unicamente dei benefici e delle gratificazioni immediate.
Il Daishonin scrive: «La stupidità è [il mondo] degli animali» (RSND, 1, 317), descrivendo uno stato vitale nel quale si agisce impulsivamente perseguendo vantaggi a breve termine, senza comprendere la legge di causa effetto e senza saper distinguere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è bene e ciò che è male.
A proposito del mondo degli animali il Daishonin afferma anche: «È nella natura delle bestie minacciare il debole e temere il forte» (RSND, 1, 267) e «[Il regno] degli animali è uccidere o essere ucciso» (RSND, 1, 910). Sta dicendo che la condizione vitale di animalità è governata dalla legge della giungla, è una lotta per la sopravvivenza nella quale pur di rimanere vivi si è disposti a far del male agli altri, in cui si agisce in maniera irragionevole e incosciente. È una condizione di stupidità nella quale la persona è concentrata sugli effetti immediati e non riesce a riflettere sulle conseguenze future; perciò coloro che sono dominati da questo stato vitale diventano gli artefici della loro stessa sofferenza e autodistruzione.

[L’uso del termine “animali” è basato sulle antiche credenze indiane. Naturalmente vi sono animali, come per esempio i cani da assistenza, che si dedicano devotamente ad aiutare altri, ed è vero anche che alcuni comportamenti degli esseri umani, come la guerra e il genocidio, sono spesso ben più crudeli e brutali di quelli degli altri animali, n.d.r.].

Poiché i mondi di inferno, degli spiriti affamati e degli animali rappresentano condizioni di sofferenza, vengono definiti nel loro complesso i tre cattivi sentieri.

4. Il mondo degli asura

Gli asura sono demoni litigiosi dell’antica mitologia indiana. Una caratteristica del mondo degli asura, o stato vitale di collera, è l’ossessione per la propria superiorità e importanza, una tendenza a paragonarsi sempre agli altri e voler essere migliori di loro.
Chi ha questo stato vitale, quando incontra persone che considera inferiori diventa arrogante e le guarda dall’alto in basso; e anche quando si rende conto che gli altri sono superiori a lui in qualche aspetto, è incapace di rispettarli. Quando invece incontra qualcuno che è veramente molto più potente di lui assume un atteggiamento adulatorio e servile.
Le persone nel mondo degli asura spesso cercano di sembrare persone virtuose e di buon carattere, e a volte si fingono persino umili per far colpo sugli altri. Ma dentro sono pieni di invidia e risentimento verso le persone che percepiscono come migliori di loro. Questa discrepanza fra l’apparenza esteriore e la realtà interiore conduce all’ipocrisia e all’autoinganno, anch’esse tendenze caratteristiche di questo stato vitale.
Perciò il Daishonin scrive che «Il servilismo è il mondo di asura» (RSND, 1, 317). Qui “servilismo” significa la tendenza a nascondere i propri veri sentimenti allo scopo di ingraziarsi gli altri. Questa tendenza perversa si manifesta in due modi: nell’adulazione o nell’inganno, e nel ragionamento distorto.
A differenza di coloro che si trovano nei tre cattivi sentieri – i mondi di inferno, degli spiriti affamati e degli animali, che sono dominati dai tre veleni di avidità, collera e stupidità,2 le persone nel mondo degli asura agiscono di propria volontà. In tal senso il mondo degli asura è considerato uno stato vitale più alto rispetto ai tre cattivi sentieri. Tuttavia, essendo comunque un regno colmo di sofferenza, viene raggruppato insieme ai tre cattivi sentieri per formare “i quattro cattivi sentieri”.

5. Il mondo degli esseri umani

Il mondo degli esseri umani, o stato vitale di umanità è una condizione di calma e compostezza nella quale le persone mantengono le proprie qualità tipicamente umane. Il Daishonin dice: «La calma è [il mondo] degli esseri umani» (RSND, 1, 317). Le persone nello stato vitale di umanità comprendono il principio di causa ed effetto e sono sufficientemente razionali da conoscere la differenza fra bene e male. Il Daishonin scrive: «Il saggio si può definire umano, ma gli sconsiderati non sono altro che animali» (RSND, 1, 756). Nello stato vitale di umanità si è capaci di distinguere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e di esercitare l’autocontrollo. Lo stato vitale di umanità non si può mantenere senza sforzo. In mezzo alla realtà della società, che pullula di influenze negative, è veramente difficile vivere in maniera umana; è impossibile senza un impegno costante verso l’automiglioramento e lo sviluppo personale. Il mondo di umanità è il primo passo verso la condizione vitale nella quale si è capaci di vincere su se stessi. Chi è nel mondo di umanità è ritenuto anche “il recipiente corretto per il conseguimento dei nobili sentieri”3. Queste persone, pur essendo vulnerabili alla possibile caduta nei cattivi sentieri a causa delle influenze negative, hanno anche il potenziale per avanzare verso i quattro mondi nobili, o stati vitali illuminati, grazie alla pratica buddista.

6. Il mondo degli esseri celesti

Nell’antica cosmologia indiana il cielo indica sia gli dèi che possiedono poteri sovrannaturali sia il regno in cui vivono. Nell’antica India si credeva che chi compieva buone azioni nella vita presente sarebbe rinato come divinità nel mondo celeste.
Nel Buddismo il mondo degli esseri celesti, o stato vitale di cielo, è considerato una condizione di gioia che si prova quando i propri desideri vengono soddisfatti attraverso uno sforzo. Il Daishonin scrive: «La gioia è il mondo di cielo» (RSND, 1, 317).
I desideri sono di tutti i tipi: ci sono i desideri istintivi di cibo e sonno, quelli materiali di cose come una macchina o una casa nuova, quelli di tipo sociale come in desiderio di una buona posizione o di riconoscimenti pubblici, quelli intellettuali e spirituali come l’aspirazione a scoprire mondi sconosciuti o a creare nuove opere d’arte. Lo stato di beatitudine che si prova quando si realizzano questi vari tipi di desideri è il mondo degli esseri celesti.
Ma la gioia del mondo degli esseri celesti non è duratura. Svanisce e scompare con il passare del tempo. In questo senso il mondo degli esseri celesti non è la condizione di felicità autentica che dovrebbe essere il nostro scopo fondamentale.

(continua)

(traduzione di Marialuisa Cellerino)

Note:

1. Servilismo: giap. tengoku (goku: contorcere, ten: adulare): è il comportamento tipico del mondo di asura, di chi è prepotente con gli inferiori e servile e adulatorio con i superiori (cfr. RSND, 1, 317). In inglese il termine tengoku viene tradotto con il termine perversity.
2. Questi “tre veleni” sono i tre mali fondamentali della vita che danno origine alla sofferenza umana. Lo studioso mahayana Nagarjuna nel suo Trattato sulla grande perfezione della saggezza considera i tre veleni come la fonte di tutte le illusioni e i desideri. Sono chiamati “veleni” perché contaminano la vita delle persone impedendo loro di indirizzarsi verso il bene.
3. Un passo del Trattato sul sorgere del mondo afferma che gli esseri umani rappresentano il recipiente, o forma di vita, più adatto per il raggiungimento della via del Budda.

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