I responsabili della SGI dovrebbero essere come i cavalieri di re Artù che sedevano attorno ad una tavola rotonda per simboleggiare la loro assoluta eguaglianza in cui nessuno si considera superiore o inferiore all’altro
Nel mondo c’è un forte anelito a un umanesimo autentico. L’orizzonte luminoso di kosen-rufu, che il mio caro maestro Josei Toda sognò di poter vedere un giorno, ora si comincia a scorgere. Continuiamo a tracciare il cammino verso kosen-rufu uniti nello spirito di “corpi differenti, stessa mente”.
Prendiamoci cura dei giovani. Toda si accorse di me quand’ero giovane e mi sottopose a un accurato allenamento. Dedicò tutta la sua energia a prendersi cura dei giovani e farli crescere. Aveva un grande acume ed era abilissimo a cogliere l’aspetto essenziale di ogni questione.
Toda parlava spesso del ruolo cruciale delle donne, sia nella famiglia che nella società. In quest’ottica, le nostre giovani donne sono estremamente importanti. Spero che i nostri responsabili le abbiano care come se fossero delle figlie. Sosteniamo fino in fondo la Divisione giovani donne. Se risplende questa divisione, risplende anche il futuro di kosen-rufu. Vorrei che le nostre giovani donne riuscissero a condurre le loro attività con piena soddisfazione mentre continuano ad allargare la loro cerchia di amicizie nella società.
Ai giovani uomini voglio dire di non cercare di prendersi gioco delle donne, pensando di far colpo fingendo d’essere in gamba. Riusciranno a leggervi dentro! Quando ci si preoccupa di atteggiarsi a persone importanti o di far bella figura, non si riescono a usare appieno le proprie capacità.
Un uomo di autentico spessore dà tutto se stesso per combattere i potenti nemici e realizzare vittorie determinanti, incurante di un eventuale scherno o disprezzo altrui. L’importante è seguire il cammino della propria missione con tenacia e risolutezza, senza preoccuparsi della popolarità. La strada di kosen-rufu sarà disseminata di difficoltà e si incontreranno persone malvagie. La vostra sfida sarà nel modo in cui affronterete e sconfiggerete questi ostacoli e in come proteggerete i vostri amici membri della SGI e aprirete una nuova strada. Se smettete di pensare a queste cose, non potete più considerarvi responsabili della Divisione giovani. Non sarete altro che una banda di sciocchi ignoranti, senza compassione e attenzione per gli altri. Dico questo pensando al futuro.
Durante la seconda guerra mondiale, la Soka Gakkai venne perseguitata dal governo militarista giapponese. Quando accadde, le persone che fino a quel momento si erano rivolte al nostro primo presidente chiamandolo rispettosamente «sensei Makiguchi», improvvisamente iniziarono a riferirsi a lui come a «quel dannato Makiguchi!» e lo abbandonarono.
Ogni volta che ricordava questo voltafaccia, Toda piangeva e tremava dalla rabbia. «Come osate riferirvi a lui – reagiva – chiamandolo così! Il mondo potrà anche prendersela con lui, ma non me lo aspetto dai membri della Gakkai. È inqualificabile. È davvero la Gakkai questa?».
Quando, dopo la guerra, incontrai Toda per la prima volta, ne parlava spesso. Le sue parole esprimevano il sincero rammarico di un indomito campione che ha sopportato persecuzioni e affrontato fino in fondo ogni sorta di difficoltà.
Tutto dipende da noi, non da quello che gli altri dicono o fanno. La caratteristica dei grandi esseri umani è di restare fedeli alle proprie convinzioni e percorrere il cammino di maestro e discepolo fino alla fine. Il capitolo Pratiche pacifiche del Sutra del Loto afferma: «[Chi legge il Sutra del Loto] Andrà per ogni dove senza paura / come il re leone. / La sua saggezza brillerà / con lo splendore del sole» (SDL, 14, 274). Chi pratica la Legge mistica porta avanti le proprie attività impavido come il re leone, e la sua saggezza sarà luminosa come il sole.
Tutti voi conoscete la leggenda di re Artù di Bretagna che riunì intorno a sé i cavalieri più valorosi e virtuosi, in grado di sconfiggere formidabili avversari e di ottenere brillanti vittorie. Erano chiamati cavalieri della tavola rotonda perché, secondo la leggenda, questi eroi sedevano attorno a una tavola rotonda, per simboleggiare che nella loro alleanza si consideravano tutti uguali, senza superiori o inferiori. Su un piano diverso, anche gli incontri dei responsabili di kosen-rufu sono riunioni di grandi leader uniti animati da uno stesso scopo e determinati a raggiungerlo.
Nichiren Daishonin scrive: «Una sola verità dissolve molte forze malvagie» (SND, 4, 268). Uniamoci nello scopo di realizzare kosen-rufu.
L’ultimo capitolo del Sutra del Loto, Il Bodhisattva Virtù Universale, afferma: «Fra non molto questa persona [il devoto del Sutra del Loto nell’Ultimo giorno della Legge] si recherà nel luogo dell’Illuminazione, sconfiggerà le armate del demone e conseguirà l’anuttara-samyak-sambodhi [la suprema perfetta illuminazione]. Metterà in moto la ruota del Dharma, percuoterà il tamburo del Dharma, suonerà il corno del Dharma e farà piovere la pioggia del Dharma. È persona degna di sedere sul trono di leone del Dharma, in mezzo alla grande assemblea di esseri celesti e umani» (SDL, 28, 434). In questo capitolo viene descritta anche la promessa leale del Bodhisattva Virtù Universale di proteggere il devoto del Sutra del Loto.
In questa epoca piena di corruzione, solo la Soka Gakkai – solo ognuno di voi – sta portando avanti kosen-rufu. Vi prego di non dimenticare mai la grande nobiltà delle vostre vite. Il Budda e i bodhisattva di tutto l’universo non mancheranno di proteggere voi e i vostri discendenti.
Solo i membri di una particolare comunità possono portare avanti kosen-rufu in quella zona. E meritano il nostro massimo rispetto e un incoraggiamento nella fede. Quando un singolo individuo decide seriamente di agire, può manifestare il potere di cento o perfino mille persone.
È importante considerare ogni riunione con la massima serietà. Spero che gli organizzatori si accordino in anticipo con il conduttore e gli altri relatori, prendendosi il tempo necessario per discuterne e pianificarne ogni aspetto.
Quando ero responsabile della Divisione giovani, mi capitò di tenere una lezione di Gosho senza essermi preparato a sufficienza perché, francamente, ero troppo stanco. Fui rimproverato da uno dei partecipanti, riflettei sul mio scivolone e mi rammaricai per la mia scarsa preparazione.
I membri partecipano alle riunioni animati da sincero spirito di ricerca, a volte sfidando le circostanze più difficili. I responsabili devono stare attenti a non deluderli o farli pentire d’aver partecipato. Immaginate quanto ne beneficerebbe kosen-rufu se ogni persona potesse lasciare le riunioni della SGI felice d’avervi partecipato, colma di rinnovata vitalità e fede rafforzata! Come responsabili, vi chiedo di portare avanti una “rivoluzione delle riunioni” per adeguarle ai tempi che cambiano e rendere i nostri incontri piacevoli e interessanti.
Euripide (c. 484-406 a.C.), poeta dell’antica Grecia, affermò che chi è grande cerca di rendere grandi i propri compagni. La vera grandezza umana si misura dal grado in cui riusciamo a far sì che i nostri amici, coloro che amiamo e le persone più giovani di noi, nella vita e nella fede, esprimano il loro vero valore come esseri umani.
La diffusione di kosen-rufu si raggiunge allargando la propria cerchia di conoscenze, valorizzando la personalità unica di ogni persona. Nel mondo della Soka Gakkai ci sono tante occasioni per svolgere questa inimitabile funzione educativa, dando incoraggiamenti che aprono il cuore, coltivando il potenziale dei giovani, e allenando persone di talento. Spero che voi, come responsabili, diventiate abili a far crescere persone capaci.
Anche in Grecia, considerata la culla della civiltà occidentale, i membri della SGI stanno impegnandosi a dialogare per la causa della felicità e della pace, sulla base della filosofia e degli ideali del Buddismo e portando importanti contributi alla società.
Di recente, la SGI-Grecia è stata ufficialmente riconosciuta come organizzazione religiosa e culturale senza scopi di lucro e ha potuto aprire un centro in cui svolgere le proprie attività. Il 3 luglio si terrà una cerimonia al nuovo Centro della SGI di Atene, per festeggiare la nascita ufficiale della SGI-Grecia. Mi è stato riferito che oltre cento membri “emersi dalla terra” di Grecia si riuniranno per questo evento.
Sono passati più di quarant’anni da quando visitai la Grecia nel 1962 e ora una nuova speranza per il ventunesimo secolo, ispirata all’umanesimo Soka, sta sbocciando anche in questa antica terra, patria di Socrate e Platone, maestro e discepolo. Spero che tutti voi condividiate l’immensa gioia che provo per questo risultato.
Secondo un’antica massima greca sulla persona arrogante si abbatteranno problemi di ogni sorta che la faranno crollare. La storia lo insegna.
Il Buddismo lancia un severo monito nei confronti dell’arroganza, che deriva dal falso senso di superiorità tipico di coloro che «credono di aver ottenuto quello che non hanno ottenuto» (vedi SND, 1, 178-9). Se si lascia campo all’arroganza, la nostra armoniosa compagine di persone piene di buon cuore e dedizione verrà distrutta. Per questo occorre tanta severità nei confronti dei comportamenti arroganti.
Nei suoi scritti, Nichiren Daishonin usa spesso l’espressione «un crine rispetto al vello di nove capi di bestiame» per indicare qualcosa di totalmente insignificante. Nell’insegnare ai suoi discepoli come prepararsi a un dibattito sulle dottrine buddiste, il Daishonin spiega che devono dire: «Quindi, sebbene io, suo discepolo, sia un semplice novizio e la mia conoscenza del suo insegnamento sia minima come una goccia d’acqua nel mare [letteralmente: un crine rispetto al vello di nove capi di bestiame], se qualcuno si presenta ed espone i suoi dubbi sul Sutra del Loto, farò del mio meglio per rispondergli» (SND, 6, 218). Questa frase ci rivela un aspetto importante nella relazione maestro e discepolo.
Questo scritto era indirizzato a Sammi-bo, uno dei suoi principali discepoli fra i preti. Aggirandosi nei circoli di corte a Kyoto, [dove teneva lezioni all’aristocrazia, n.d.r.], Sammi-bo tuttavia cedette alla vanità e all’arroganza, voltò le spalle al Daishonin e in seguito finì miseramente. Tradì lo spirito che il suo maestro si era tanto dato pena di insegnargli. [Sammi-bo fu uno dei primissimi discepoli del Daishonin. Era molto stimato per le sue capacità dialettiche e il suo grande sapere, ma in seguito abbandonò la fede e fece una tragica morte durante la persecuzione di Atsuhara, n.d.r.].
Toda spesso ci esortava a tenere d’occhio i membri eletti a una qualche carica politica perché sarebbero entrati in un mondo governato dagli interessi personali e dal potere, un ambiente tanto diverso dal mondo puro della fede. Se avessero ceduto a futili manie di grandezza, diceva, avrebbero smesso di curarsi della fede, guardato gli altri dall’alto in basso e infine causato la la propria rovina. Sfortunatamente, come ben sapete, a qualcuno è accaduto.
La relazione maestro e discepolo che si trova nella SGI è in accordo con gli insegnamenti del Daishonin. Mentre era in prigione, Makiguchi scrisse: «Sebbene abbia subito persecuzioni, queste sono come “un crine rispetto al vello di nove capi di bestiame” [cioè infinitamente piccole] se paragonate alle persecuzioni del Daishonin e servono solo a rafforzare la mia fede. Poiché godo di un beneficio immenso, non posso dispiacermi per queste persecuzioni. La mia esperienza fino a ora ha dimostrato che in definitiva posso sempre, come dicono il Sutra del Loto e il Gosho, trasformare il veleno in medicina».
L’espressione «un crine su nove buoi» [un altro modo di tradurre gli stessi caratteri cinesi usati per scrivere «un crine rispetto al vello di nove capi di bestiame», n.d.r.] si trova in una lettera scritta dal grande storico cinese Ssu-ma Ch’ien (c. 145-85 a.C.) a un amico più di duemila anni fa.
In passato ho spesso fatto riferimento alla lotta di Ssu-ma Ch’ien per lasciare alla posterità memorie storiche corrette. Per aver apertamente difeso la giustizia, venne cacciato in prigione e sottoposto a persecuzioni che misero a repentaglio la sua vita. Ma egli sopravvisse alle umiliazioni che fu costretto a subire. Perché? Scrisse: «Se mi avessero condannato e giustiziato, per la maggior parte della gente non avrebbe fatto maggior differenza di “un crine su nove buoi”, perché per loro non ero che una formica. Il mondo non mi avrebbe classificato tra gli uomini capaci di morire per i loro ideali, ma avrebbe semplicemente creduto che avessi esaurito la mia saggezza e il mio crimine fosse grande, che non fossi riuscito a sfuggire alla punizione e infine fossi andato incontro alla morte».
Per quanto disprezzato o calunniato, Ssu-ma Ch’ien era deciso a vivere, rimanendo fedele fino in fondo alla proprie convinzioni, per dimostrare la sua rettitudine e morire vittorioso.
Questo eminente storico scrisse: «Confucio era in miseria e redasse Primavera e Autunno; Ch’ü Yüan venne esiliato e compose la sua poesia Incontro al dolore; dopo aver perso la vista, Tso Ch’iu ha composto Racconti dagli Stati; quando a Sun Tzu amputarono un piede, egli espose L’arte della guerra; Lü Pu-wei venne esiliato a Shu, ma il suo Lü-lan è stato tramandato di generazione in generazione; mentre Han Fei Tzu era in carcere a Ch’in scrisse Le difficoltà della disputa e Il dolore di essere solo; la maggior parte delle trecento poesie del Libro delle odi sono state scritte quando i saggi hanno dato sfogo alla loro rabbia e insoddisfazione».
Ssu-ma Ch’ien aveva colto questa profonda legge della storia ed era deciso a seguire la stessa strada. Così, lottando per lunghi anni, completò Memorie di uno storico, un’opera monumentale in centotrenta volumi, costituita da 526.500 caratteri cinesi. È una panoramica di qualcosa come due millenni di storia cinese dalle sue origini fino all’epoca Han, in cui visse Ssu-ma Ch’ien.
Una volta, quando un gruppo di diplomatici stranieri chiese al premier cinese Zhou Enlai (1898-1976) quale opera leggere per comprendere la Cina, egli rispose senza esitazione: Memorie di uno storico.
Burton Watson, che ha tradotto il Sutra del Loto e molti altri scritti di Nichiren Daishonin, è anche un’esperto delle Memorie di uno storico, che ha tradotto per la prima volta in inglese.
Ricordo una interessante discussione con lui sull’argomento in cui mi disse che Memorie di uno storico era stato scritto per «condannare il male e incoraggiare il bene». E proseguì dicendo: «La ricompensa del bene doveva essere la perpetuazione del suo nome e la ricompensa del male era l’oblio».
Secondo lui la lezione che ci insegnano le Memorie di uno storico, è: «Se c’è qualcosa che, almeno in una certa misura, permane in mezzo ai cambiamenti, è il potere duraturo della bontà. Il male distrugge chi lo fa, ma il bene continua a esistere attraverso i figli del padre, i sudditi del sovrano, i discepoli del maestro».
È assolutamente essenziale combattere contro il male. Nel Buddismo è impossibile raggiungere la Buddità senza farlo. Il Daishonin scrive: «Devadatta provò più di ogni altro la validità degli insegnamenti di Shakyamuni. Anche in quest’epoca non sono gli amici, bensì i nemici coloro che aiutano una persona a progredire» (SND, 4, 54).
La Soka Gakkai, che si dedica a realizzare il desiderio del Budda, gode di benefici immensi perché ha combattuto incessantemente contro i Devadatta dell’Ultimo giorno della Legge che hanno cercato di distruggere il nostro armonioso insieme di credenti che si dedicano a kosen-rufu.
Il Daishonin conosceva bene non solo Memorie di uno storico, ma molte opere storiche cinesi. Anche la storia del generale Tigre di pietra che compare nell’omonimo scritto di Nichiren Daishonin è tratta da queste Memorie. Quando un generale, la cui madre era stata divorata da una tigre, confuse una roccia con la belva e scoccò una freccia con l’intenso desiderio di vendicare la morte della madre, la freccia penetrò nella pietra. Ma quando, dopo aver saputo che era una pietra, cercò nuovamente di colpirla, la freccia non vi si conficcò.
Riferendosi a questo famoso aneddoto, il Daishonin incoraggiò il suo leale seguace Shijo Kingo: «Sebbene i nemici ti avessero teso un agguato, la tua risoluta fede nel Sutra del Loto ha sventato le loro persecuzioni» (SND, 4, 183). Una forte fede è la convinzione fondamentale, è la massima espressione di una incrollabile decisione interiore. Niente è più potente del Daimoku. È importante recitare Daimoku per le persone attorno a voi che stanno soffrendo, come è importante offrire loro il più sincero incoraggiamento.
Per concludere vorrrei citarvi una frase del filosofo svizzero Carl Hilty (1833-1909): «Napoleone disse che ogni generazione ha bisogno soprattutto delle madri e questo è verissimo anche per quanto riguarda l’epoca attuale […] Abbiamo bisogno di madri piene di dedizione, coraggiose e dall’animo nobile». Sembra proprio che stia descrivendo le madri Soka.
E Soong Ching-ling (1892-1981), moglie di Sun yat-sen disse che i giovani sono il nostro futuro e sottolineò l’importanza di educare i giovani e aiutarli a crescere. Anche nella SGI facciamo ogni possibile sforzo per aiutare i membri della Divisione giovani e della Divisione futuro a crescere e a svilupparsi.
La signora Soong esortava inoltre i giovani a lottare senza paura contro la corruzione e le ingiustizie.
La voce dei responsabili è importante. «La voce svolge il lavoro del Budda» (GZ, 708). In questi tempi duri, i membri continuano a impegnarsi per kosen-rufu. Come responsabili, per favore, ricambiate questi nobili sforzi usando senza riserve la vostra voce per pronunciare calde e sincere parole di incoraggiamento. La voce è un mezzo per raggiungere kosen-rufu. E sono la saggezza e la fede coraggiosa a permetterci di usare la voce per questo scopo.