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Ho il "verde" nel cuore - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:00

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Ho il “verde” nel cuore

La filosofia buddista ritiene che la vita si esprima sia negli esseri senzienti sia negli esseri insenzienti, come ad esempio le piante e che anch’esse posseggono il potenziale per l’Illuminazione. Stefano Giannelli, giardiniere, ha fatto suoi questi concetti prendendosi cura del verde con estrema passione

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La filosofia buddista ritiene che la vita si esprima sia negli esseri senzienti sia negli esseri insenzienti, come ad esempio le piante e che anch’esse posseggono il potenziale per l’Illuminazione. Stefano Giannelli, giardiniere, ha fatto suoi questi concetti prendendosi cura del verde con estrema passione

Fai un lavoro che richiede amore e passione, perché le piante sono esseri viventi a tutti gli effetti. Anzi, alla luce delle ultime scoperte in campo di neurobiologia vegetale, le piante vanno oltre: riconoscono altri organismi viventi, hanno memoria e vivono un’infinità di emozioni, proprio come noi. Hai delle esperienze in merito?

È innegabile che le piante siano esseri viventi a tutti gli effetti. È facilmente riscontrabile che anche loro sono dominate da quel ritmo che per noi esseri umani rappresentano le quattro sofferenze: nascita, invecchiamento, malattia e morte. Nel ciclo della loro vita producono semi che cadono a terra e appena le circostanze sono favorevoli, germogliano e danno vita ad altre piante della stessa specie.
Secondo le ultime scoperte in ambito di neurobiologia vegetale – e come già aveva intuito Darwin -, le piante vivono emozioni e hanno memoria. Si ritiene che nelle parti estreme delle radici che si formano progressivamente ci sia un tipo di cellule uguali a quelle che generano memoria e intelligenza nel regno animale.
Quello che posso dire è che ho constatato che le radici si dirigono dove ci sono sostanze nutritive e acqua adatte alla vita della pianta e che le piante rampicanti percepiscono cosa hanno attorno e vi si arrampicano.
Comunque, riflettendo bene, ho avuto puntualmente prova che sforzandomi di capire di cosa ha bisogno una determinata pianta e agendo in quella direzione, in breve tempo la si vede “brillare” del suo massimo splendore, come quando una persona ti guarda con il volto radioso di gratitudine dopo che hai fatto un gesto di amore nei suoi confronti.

Curare il verde richiede amore. Come coniughi il lavoro con la passione?

Sono due aspetti che si incentivano a vicenda e, soprattutto, sono lo specchio del mio stato vitale: se sono nei mondi bassi, mi lamento subito del mio lavoro, la passione cala e non mi piacciono i risultati ottenuti. Se mi siedo a recitare davanti al Gohonzon, a prescindere da quale sia il motivo per cui lo faccio, provo gioia e ho la netta sensazione che attraverso il mio lavoro si percepisca il mio stato vitale.

Quando hai iniziato a praticare il Buddismo facevi già questo lavoro?

Ho iniziato a lavorare in questo settore sette anni prima di incontrare la pratica. Ho lavorato in una azienda agricola e poi in una cooperativa forestale dove ci occupavamo della manutenzione di parchi e giardini. Il lavoro in sé mi appassionava, restava però il fatto che ero un lavoratore dipendente e soffrivo di non avere la libertà di dare la massima espressione alle mie capacità.
Nel 1996 ho iniziato a praticare e ho ricevuto il Gohonzon. Nel 1998, nel bel mezzo di un turbinio di cambiamenti che riguardavano molti aspetti della mia vita, decisi di sfidarmi e di fare in modo che il mestiere che tanto mi appassionava diventasse la risorsa della mia indipendenza e del miglioramento della mia situazione economica. Recitavo molto Daimoku in quel periodo, leggevo gli scritti dei miei maestri, il presidente Ikeda e Nichiren Daishonin.
Ogni giorno, con grande stupore e serenità, mi rendevo conto che riuscivo ad affrontare con forza e saggezza anche le situazioni più difficili. Tenevo sempre stretto nel cuore il profondo desiderio di creare più valore possibile su tutti i fronti e finalmente feci l’azione: mi misi in proprio e aprii una ditta di manutenzione giardini.

Perché ti appassiona la natura?

Ho un’irrefrenabile attrazione verso tutto ciò che la natura ci offre, che va decisamente molto oltre la passione che ho per il verde. Mi dà una grande gioia il solo pensiero di farne parte e starci a contatto entra in forte sintonia con la mia spiritualità.

Il presidente Ikeda, anche nelle sue proposte di pace, è sempre molto attento all’ambiente. Pensi che ce la faremo a preservare questo patrimonio?

Se il genere umano continua a seguire la tendenza di sfruttare l’ambiente in cui vive, senza curarsi delle conseguenze, temo che non sarà possibile. Tsunesaburo Makiguchi considerava la natura come una compagna, «essenziale per affrontare con successo le infinite vicissitudini della vita» (BS, 110, 21). E, come scrive sensei: «far del male alla nostra compagna di vita significa far del male a noi stessi» (Ibidem).
Troppo spesso assistiamo impotenti a drammi come la deforestazione, gli incendi dolosi, lo smaltimento selvaggio di sostanze inquinanti… Allo stesso tempo chi si occupa di neurobiologia delle piante spiega che esse sono esseri senzienti a tutti gli effetti.
A pensarci bene una speranza c’è: qui assume un ruolo fondamentale la rivoluzione umana dei singoli individui che, cambiando il loro comportamento e le loro tendenze, possono ottenere un cambiamento di grande spessore su scala globale.
Penso che nella propagazione del Buddismo di Nichiren Daishonin ci sia il potenziale per preservare il patrimonio naturale in cui viviamo. Daisaku Ikeda dice: «Gli esseri umani possono esistere solo in armonia con l’ambiente» (Ibidem).

Pensi che la cura dell’ambiente abbia lo stesso valore della cura di se stessi?

La relazione tra la vita e l’ambiente è un tema largamente trattato nel Buddismo di Nichiren Daishonin, dove si sottolinea che la vita è presente sia negli esseri senzienti che insenzienti. Come dice il presidente Ikeda è importante creare una relazione diretta con l’ambiente naturale e prendersene cura concretamente. «In tal senso è cruciale che le riflessioni e gli sforzi siano continui e sostenuti e che a loro volta questi siano radicati nella spiritualità e da essa traggono forza». Dice anche: «Possiamo affermare che la nostra felicità nella vita è davvero proporzionale all’ampiezza e alla profondità della nostra relazione con la natura» (Ibidem, 20).

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?

Il mio obiettivo è quello di incoraggiare più persone possibili, attraverso la prova concreta e il dialogo cuore a cuore, a fare della propria passione e del proprio talento la loro risorsa di vita e a far emergere l’infinito potenziale che ognuno possiede, attraverso una fede sincera, la perseveranza e il sostegno reciproco.

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Dagli scritti di Nichiren Daishonin

«La tradizione orale dice che il Budda può diventare erba e alberi. Questo significa che il Budda Shakyamuni del capitolo “Durata della vita” si può manifestare nell’erba e negli alberi. Il Sutra del Loto parla del “segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata”. Non esiste niente, nell’intero regno dei fenomeni, che non sia una manifestazione del Tathagata Shakyamuni» (RSND, 2, 404).

«La lama di diamante afferma: “Una pianta, un albero, un sasso, un granello di polvere: ciascuno di essi ha la natura di Budda, ciascuno è dotato di causa ed effetto, della facoltà di manifestare e della saggezza per comprendere [tale natura di Budda]” (RSND, 1, 315).

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