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Ho fatto della debolezza il mio punto di forza - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:31

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Ho fatto della debolezza il mio punto di forza

Francesco Riva, Milano

«”Quando c’è da soffrire, soffri; quando c’è da gioire, gioisci. Considera allo stesso modo sofferenza e gioia, e continua a recitare Nam-myoho-renge-kyo”. Incoraggiato dal Gosho Felicità in questo mondo posso dire di aver trasformato il veleno in medicina»

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«”Quando c’è da soffrire, soffri; quando c’è da gioire, gioisci. Considera allo stesso modo sofferenza e gioia, e continua a recitare Nam-myoho-renge-kyo”. Incoraggiato dal Gosho Felicità in questo mondo posso dire di aver trasformato il veleno in medicina»

Ho ventidue anni e conosco il Buddismo da quando sono nato. Fin da piccolo manifestai un talento particolare: a quattro anni imitavo a memoria pubblicità, cartoni animati e sketch, insomma interpretavo tutto ciò che mi capitava a tiro. Così a sette anni mia madre decise di iscrivermi a un corso di teatro e appena salito sul palcoscenico mi sentii subito a mio agio.
A otto anni mi fu diagnosticata una forma di dislessia, disgrafia e discalculia grave abbastanza da crearmi difficoltà a scuola. Le elementari sono state una gran fatica: non riuscivo a imparare le tabelline, a fare le operazioni di calcolo basilari, e non ero in grado di leggere l’ora… Inutile dire che mi sentivo stupido. Grazie agli insegnanti di sostegno e ad alcuni – pochi – professori comprensivi, riuscii tuttavia a superare elementari e medie. Al liceo le cose cambiarono decisamente: in meglio, perché iniziai a praticare il Buddismo di Nichiren Daishonin; in peggio, perché i miei compagni, vedendomi spesso insieme all’insegnante di sostegno con compiti personalizzati, cominciarono a prendermi in giro, e così iniziai a subire situazioni di bullismo psicologico e fisico. Recitavo Daimoku per superare queste offese e dopo qualche tempo le mie preghiere ebbero risposta: i miei compagni smisero di prendermi in giro e iniziarono a complimentarsi per le mie capacità di attore. Ne fui sorpreso e felice, era la mia prima vittoria con il Gohonzon! Grazie a Nam-myoho-renge-kyo riuscii a portare a termine il liceo linguistico con una media tra le più alte della scuola e la conoscenza di tre lingue straniere.
Concluso il liceo, sempre a suon di Daimoku, preparai le audizioni per accedere all’Accademia dello spettacolo e seguire il mio profondo desiderio di diventare un attore professionista. Fui ammesso all’Accademia europea di Roma, dove mi trasferii. Quei tre anni fuori casa mi misero a dura prova sotto tutti i punti di vista, emotivo, fisico e psicologico. Lo stress quotidiano a cui ero sottoposto mi portò a perdere la fiducia in me stesso, come attore e come persona, e affrontai un periodo di profonda sofferenza e depressione. Ma incoraggiato dalle guide del mio maestro mi aggrappai con tutto me stesso al Gohonzon, promisi che non sarei stato mai sconfitto, che avrei trasformato il mio karma e sarei diventato felice.
Cominciai a impegnarmi nell’attività al Centro culturale e nella responsabilità di settore giovani uomini, mentre gli amici a cui facevo shakubuku si moltiplicavano. Dal punto di vista artistico riacquistai fiducia nel mio talento e, cosa più importante, ricominciai a divertirmi sul palcoscenico. Decisi con coraggio di seguire la mia strada, senza un futuro certo, e ritornai a Milano portando con me un monologo teatrale sulla dislessia, da me scritto e interpretato, dal titolo DiSlessiA… Dove Sei Albert?”. Presi la decisione di proporlo al massimo esperto in materia e scrissi una lettera a sensei determinando che questo monologo avrebbe creato un grandissimo valore per kosen-rufu. Dopo neanche due settimane il luminare, entusiasta, mi propose di collaborare con lui portando in tutta Italia il mio spettacolo nel contesto delle sue conferenze: mi sentivo esplodere di gioia!
Il 23 settembre partimmo insieme per la nostra missione in giro per lo stivale, un mese di grandi successi, davvero entusiasmante! Tuttavia, finita la tournée mi ritrovai con un senso di vuoto e vidi riemergere le mie tendenze negative, in particolare il bisogno continuo di approvazioni e conferme dall’esterno.
Nel frattempo continuavo a frequentare le riunioni e, grazie alle esperienze e agli incoraggiamenti dei compagni di fede, decisi di rilanciare con due ore di Daimoku al giorno, due shakubuku al mese e due turni di attività soka-han, con l’obiettivo di non dipendere più dalle circostanze e diventare il vero protagonista della mia vita.
In breve fui chiamato da due agenzie di cinema e pubblicità e le cose cominciarono a muoversi di nuovo, ma questa volta ero io a muoverle, con il mio Daimoku e con la pratica corretta.
Attualmente il mio spettacolo continua a dare un contributo importante alla causa della dislessia e ha ricevuto importanti riconoscimenti, tra interviste Rai, testate giornalistiche e conferenze nazionali. Un mese fa ho aperto la partita iva e ho la fortuna di potermi dire attore professionista, a ventidue anni.
Grazie a quest’esperienza sto costruendo una profonda relazione con sensei, sento un’enorme gratitudine verso di lui, per i miei genitori che mi hanno sempre sostenuto in tutto, per i miei fratelli, per i compagni di fede e per tutte le persone che hanno fatto parte del mio percorso, anche quelle che mi hanno fatto più soffrire.
Posso dire sinceramente di aver fatto della debolezza la mia forza, e di aver trasformato il veleno in medicina. Sto lavorando a molti altri e nuovi progetti e desidero rilanciare con il desiderio di mostrare il mio monologo al mio maestro Ikeda e di avere l’occasione di recitarlo per lui, per tutti i membri e per kosen-rufu.

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