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Ho cominciato a sentire quanto è preziosa la mia vita! - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:32

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Ho cominciato a sentire quanto è preziosa la mia vita!

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Ho iniziato a praticare a diciassette anni e la mia vita con il Buddismo ha dato una sterzata incredibile: ho chiuso una relazione sentimentale malsana, mi sono iscritta all’università e ho iniziato a condurre uno stile di vita più sano. E soprattutto ho cominciato a sentire che la mia vita era preziosa e aveva un senso.
Mi sono iscritta a Scienze infermieristiche e già dal primo anno di università è iniziata una lotta durissima dentro di me. Non mi sentivo adatta per quel lavoro e i ritmi tra tirocinio, lezioni e studio mi sembravano impossibili. Io che cercavo sempre la via più facile all’improvviso mi trovavo a vivere a dei ritmi insostenibili.
Gli incoraggiamenti del mio maestro Daisaku Ikeda furono fondamentali. Crescere insieme a lui mi ha insegnato che solo affrontando sfide e difficoltà si può raggiungere una vera felicità nella vita. Mi ha aiutato a costruire un’idea di libertà totalmente diversa da prima.
Mi sono sfidata tantissimo sia all’università che nelle attività della Gakkai, il mio motto era “non tirarsi mai indietro” e questo atteggiamento mi ha permesso di far emergere capacità che non pensavo di avere. In tre anni mi sono laureata e dopo due mesi già lavoravo per una clinica privata.
I primi anni sono stati difficili. Mi sono chiesta diverse volte come fossi finita a fare l’infermiera. Dopo un primo momento di entusiasmo iniziai a sentire che il posto dove lavoravo era pieno di tensioni. Come se non bastasse, il mio carattere mi portava ad avere problemi con la caposala, che non perdeva occasione per rimproverare il personale. Facevo dei turni estenuanti e a volte tornavo a casa in lacrime pensando di voler cambiare mestiere o almeno posto di lavoro.
Iniziai a recitare Daimoku per sostenere ogni turno e per tirare fuori dalla mia vita la forza e la saggezza necessarie. In particolare una frase di Gosho mi incoraggiò tantissimo: «L’inferno stesso è la Terra della Luce Tranquilla» (RSND, 1, 403). Volevo sperimentare questa frase e il potere del Gohonzon e decisi che la mia clinica sarebbe diventata la Terra della Luce Tranquilla. Solo io potevo prendermi questa responsabilità. Ogni giorno mi sforzavo di fare mio il cuore del maestro, chiedendomi cosa avrebbe fatto al mio posto e se stavo vivendo in accordo con i princìpi buddisti. Era una lotta istante dopo istante. Ero decisa a vincere su me stessa, su quell’oscurità fondamentale che mi portava a non sentire speranza. Il maestro Ikeda scrive: «Proprio quando ci imbattiamo in situazioni che richiedono una sfida abbiamo bisogno della preghiera. La chiave sta nel pregare intensamente e nell’agire fino a quando non si produce un risultato» (Gli eterni insegnamenti, Esperia, 61).
Piano piano iniziarono ad arrivare tanti colleghi giovani e pieni di entusiasmo. I colleghi più anziani dicevano che erano anni che non lavoravano in un clima così bello, e anche i più burberi nel tempo si sono sciolti e ammorbiditi.
In quel periodo scrissi una lettera a Sensei promettendogli che sarei diventata un’infermiera bravissima. Quella promessa per me significava non mollare e realizzare assolutamente una grande vittoria nel mio posto di lavoro.
L’anno scorso la nostra azienda ha aperto un’altra clinica e dopo anni di partita IVA mi hanno assunta a tempo indeterminato!
In questi anni ho capito che la chiave per vincere è la perseveranza. Ci sono stati giorni in cui mi sentivo una perdente, ma perseverare proprio lì dove mi trovavo mi ha permesso di rafforzarmi e di costruire uno stato vitale solido. Sento gratitudine per il mio lavoro, che mi insegna ad avere sempre grande cura e considerazione delle persone, e anche per la mia caposala, che mi ha “costretta” a fare sempre il massimo.
Tutte le volte che ricevo complimenti da parte dei miei pazienti penso sempre al mio maestro e continuo a impegnarmi ogni giorno con il desiderio di renderlo fiero di me.

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