Da venti anni lavoro nel settore odontoiatrico e fornisco molti dentisti della mia regione. Come tanti, durante la quarantena sono stata costretta a lavorare a casa. I primi tempi erano piuttosto tranquilli. Lavoravo, recitavo due ore di Daimoku, studiavo almeno venti minuti e sentivo tre persone al giorno, cercando di attuare la campagna “1, 2, 3 Be the light”.
Oltre a leggere le nostre riviste, studiavo il volume 30 de La nuova rivoluzione umana che mi ha permesso di approfondire il legame con Sensei. Dopo due settimane, il lavoro ha preso a intensificarsi. Passavo almeno undici ore al computer con il telefono che non smetteva di squillare, tanto che la sera mi venivano delle forti emicranie.
Agli inizi di aprile mi ha chiamato il mio capoarea per comunicarmi che non avrei percepito la somma fissa pattuita all’inizio dell’anno! Sono sprofondata in un baratro di sofferenza. Ero preoccupata per la mia famiglia. Come avrei comprato il cibo? Pagato le bollette? E il mutuo?
Per un paio di giorni anche quando recitavo Daimoku mi pareva di essere in apnea. Avevo perso tutte le speranze. Poi un giorno, recitando Daimoku, ho sentito che tutto ciò era ingiusto.
Ho sempre lavorato con passione, senza risparmiarmi, portando ovunque un sorriso. Ciò nonostante non ero retribuita adeguatamente, e ora mi trovavo in un vicolo cieco. Così ho determinato: “Non so come, ma ne uscirò! Dato che il Gohonzon funziona, è il momento di mostrare una prova concreta”.
In quell’attimo, nel mio cuore la profonda disperazione si è trasformata nella profonda determinazione di vincere per kosen-rufu, per poter incoraggiare le persone del mio gruppo. Leggevo e rileggevo questo incoraggiamento di Kaneko Ikeda: «Una fede invincibile inizia dal recitare Nam-myoho-renge-kyo. Significa pregare fino in fondo di fronte al Gohonzon con la promessa di aprire un varco, assolutamente, e superare ogni ostacolo qualsiasi cosa accada» (NR, 668, IV).
Il mio Daimoku era come un martello pneumatico che doveva aprire un varco nel cemento più duro, nel mio cuore che riprendeva a sperare. Oltre a occuparmi del lavoro, ho fatto diverse richieste per i bonus, moratorie dei mutui, ho ripescato anche vecchi risarcimenti inevasi. Dopo una settimana non pensavo più al mio problema. Non mi faceva più soffrire. Avevo trasformato il veleno in medicina, avevo vinto dentro di me.
La mia preoccupazione adesso era rivolta agli altri, a causa dell’isolamento tutti stavano affrontando grossi problemi. Nel frattempo, con il mio gruppo continuavamo a recitare Gongyo in simultanea. Questo ha unito i nostri cuori più di prima, annullando le distanze fisiche. Una sera, poco prima della riunione di studio online con il mio gruppo, ha squillato il telefono. Era il titolare della mia azienda, che mi comunicava che per i due mesi successivi avrei percepito la metà del fisso concordato. Incredibile! Stavo vincendo. Ora sì che avrei potuto incoraggiare i compagni di fede.
Non era tutto. Credo di essere stata fra i primi in Italia a ricevere il bonus dell’Inps. Inoltre, un volo cancellato mesi prima mi era stato rimborsato, e ho ricevuto svariati altri bonus. Insomma, ho chiuso aprile con il conto in attivo, per me impensabile poiché è sempre in rosso. E a maggio è arrivato il secondo bonus. Con gratitudine per aver cambiato l’impossibile in possibile, ho fatto l’offerta per kosen-rufu. Se penso al disastro economico che vivono moltissime famiglie il cuore mi si riempe di tristezza. Desidero incoraggiare un gran numero di persone, dare loro la speranza che io stessa ho ritrovato grazie al Gohonzon.
Voglio dedicare ancora più profondamente la mia vita a kosen-rufu e sconfiggere le funzioni negative che tolgono la fiducia.
Determino di abbattere tutti i muri, a cominciare da quelli nel mio cuore, e che emergano tanti felici Bodhisattva della Terra nel nostro paese.
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