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Gli strumenti della pace siamo noi - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:07

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Gli strumenti della pace siamo noi

Questo resoconto riassume i temi centrali sviluppati da Neelakanta Radhakrishnan, un discepolo di Gandhi estimatore di Daisaku Ikeda, nelle presentazioni del libro sul presidente della SGI tenutesi ad aprile a Firenze, Napoli e Roma. I tre discorsi appassionati – pubblicati prossimamente su Buddismo e società, introdotti da studiosi e operatori di pace, hanno puntato il dito sul ruolo attivo dei cittadini e in particolare dei membri della SGI nella trasformazione della società

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Questo resoconto riassume i temi centrali sviluppati da Neelakanta Radhakrishnan, un discepolo di Gandhi estimatore di Daisaku Ikeda, nelle presentazioni del libro sul presidente della SGI tenutesi ad aprile a Firenze, Napoli e Roma. I tre discorsi appassionati – pubblicati prossimamente su Buddismo e società, introdotti da studiosi e operatori di pace, hanno puntato il dito sul ruolo attivo dei cittadini e in particolare dei membri della SGI nella trasformazione della società

Strappare centinaia di persone dalla routine quotidiana per riempire in un giorno feriale una grande sala o un auditorium è una capacità indiscutibile dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai: anche questa volta ha registrato il “tutto esaurito”. Ospite d’onore il professore Radhakrishnan, giunto appositamente dall’India con la moglie per la presentazione del libro dell’antropologa Prisca Giaiero Daisaku Ikeda, maestro di dialogo. Tre le tappe del viaggio: Firenze, Napoli e Roma.
Tra i massimi studiosi e interpreti della filosofia gandhiana, il professore Neelakanta Radhakrishnan è autore prolifico di libri, direttore di due importanti riviste di studi, il Journal of Peace and Gandhian Studies e il Journal of Gandhi Smriti and Darshan Samiti, docente universitario e presidente onorario della Soka Gakkai indiana. È anche attore e drammaturgo. Sicuramente, è un uomo dolce che colpisce per la gentilezza e l’attenzione che rivolge a ogni persona, come ha dimostrato al suo arrivo quando si è precipitato a stringere la mano di ogni singola persona che lo attendeva per dargli il benvenuto.
N. Radhakrishnan è tra i discepoli di Gandhi che si sono impegnati affinché le università indiane promuovessero corsi specifici sul pensiero del Mahatma: trasformare il mondo in un luogo in cui possano convivere in armonia persone di caste, religioni, etnie e nazionalità differenti. E quando le strade del seguace della Grande Anima si sono incrociate con quelle di Daisaku Ikeda è stato un incontro fondamentale. Di quelli che non si dimenticano. Tanto è vero che sono venticinque anni che i due uomini di pace puntualmente si incontrano per continuare il loro dialogo. Di Daisaku Ikeda, in conclusione del suo intervento nella capitale, Radhakrishnan ha detto: «È un grande sognatore, uno degli umanisti più impegnati e più profondi dei nostri tempi» e non ha esitato in più occasioni – da induista – a ricordare alle platee di Firenze, Napoli e Roma che i membri della Soka Gakkai dovrebbero essere orgogliosi di appartenere a un’organizzazione che promuove un modello educativo mediante il quale le persone possono imparare ad affrontare i problemi attraverso la consapevolezza del proprio potere interiore. «Makiguchi ha piantato un seme, un piccolo seme, che però ha provocato una vera rivoluzione. È stato davvero un grande rivoluzionario». Questo è il ruolo che attribuisce, da fedele discepolo di Gandhi, all’educazione. Un’educazione che dovrebbe rendere gli esseri umani più liberi e che non sia mero accumulo di informazioni. Un’educazione che porti gli individui a credere nella possibilità di cambiare e non avere come unico obiettivo piegare i bambini sotto il peso dei loro zaini, come avviene anche in India!
Continuando l’eredità spirituale di Gandhi che vedeva nelle donne un ruolo chiave nel portare avanti il cambiamento nella società, il professore indiano si è felicitato del fatto che l’autrice fosse una donna giovane che ha impiegato le sue energie nella ricerca sul dialogo. «Ikeda sta cercando instancabilmente di far capire a tutti noi che non esiste un futuro per l’umanità, non esiste la pace, se non ci sediamo tutti intorno al tavolo del dialogo. Da lì si muove tutto, senza dialogo non c’è speranza». Le donne e i giovani sono centrali nel pensiero sia di Gandhi che di Ikeda: la società si può trasformare davvero solo attraverso due importanti soggetti, le donne e i giovani. Le une, per il coraggio, sono il vero agente della trasformazione; gli altri, per l’energia e la forza che possiedono per realizzare questa trasformazione della società.
A Roma si è rivolto direttamente ai giovani, presenti in gran numero (la foto di pag. 11 è stata scattata al termine della presentazione del libro). «La grande qualità dei giovani è la capacità di sognare. Il potere della ribellione. Il potere dell’avventura. Il potere di riuscire a guardare a ogni cosa da un punto di vista romantico e allo stesso tempo con allegria. Purtroppo adesso molti giovani non sono più capaci di sognare. E mi chiedo come ciò sia possibile. Martin Luther King, Daisaku Ikeda, Gandhi, Nelson Mandela sognavano e hanno realizzato i loro sogni. Rosa Parks nemmeno sapeva, quel giorno in Alabama, di avere cambiato con il suo gesto il corso della storia, di essere stata lo strumento di una delle più grandi trasformazioni del nostro tempo. Eppure il cambiamento è inevitabile. Giovani: non arrendetevi mai! Mantenete gli occhi aperti. C’è un libro che potrebbe aiutarvi, il Diario giovanile di Ikeda. Molti di voi lo conoscono, leggetelo ogni giorno. Avete tutte le qualità per diventare grandi leader, in quel testo troverete la via».
Certo che spesso ci sentiamo impotenti di fronte alla violenza che impera nel mondo e sviluppiamo un atteggiamento rassegnato. Dal Salone de’ Cinquecento, orgoglioso di essere nella città che per prima in Europa ha abolito la pena di morte, il gentile pacifista indiano ha rivelato la sua anima appassionata, quando ha tuonato: «Tutti desiderano la pace ma essa non viene dal cielo. Cosa possiamo fare per la pace? Anzi, cosa posso fare io? Questa è la domanda da porsi. Noi siamo gli agenti di pace. Cosa posso fare per rendere le persone felici? Come diceva Gandhi: “Sii tu il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”. Ognuno di noi ha un ruolo unico e può contribuire a questo meraviglioso mondo. Gandhi disse: “Dobbiamo guardare dentro di noi e cercare un’alternativa alla violenza, ed è la non violenza”. Ognuno di noi dovrebbe essere un ricercatore di verità e di pace. Ho compreso che dentro di me avevo la medicina per combattere il veleno della violenza: questa è la rivoluzione umana».
La mattina della seconda presentazione, i coniugi Radhakrishnan sono stati vittima di un tentativo di furto della loro borsa che conteneva soldi e passaporti. Un fatto usuale nel nostro paese, diventato lo spunto per parlare del coraggio delle persone comuni: è stata un’esile cameriera a inseguire il ladro e a far sì che lui abbandonasse la refurtiva. «Era piccolina e fragile e lui invece grande e grosso, poteva essere anche armato, quindi pericoloso. Questa giovane ha avuto un grandissimo coraggio. E questo è il coraggio delle persone comuni». Questo è anche il senso profondo del libro su Ikeda. «Dalla bellissima città di Napoli apprendo con dolore dalla stampa e dai giornali che c’è molta violenza e noi cosa facciamo? Reagiamo con impotenza e frustrazione di fronte a tutta questa violenza? Io vi chiedo: che livello di violenza è presente in questa città, nelle nostre case, nelle nostre menti? Noi in effetti spesso siamo rassegnati al fatto che la pace sia una cosa impossibile e invece la risposta alla violenza non è altra violenza, uccidere non è la risposta alla violenza e l’unica risposta all’odio è l’amore. Questo racchiude il significato di questo libro che viene presentato oggi. Ed è nelle persone comuni che si può trovare il coraggio e la forza per cambiare».
Il professore Radhakrishnan, co­me è accaduto anche a Firenze e a Roma, nella conclusione del suo discorso si è rivolto direttamente ai discepoli di Ikeda per ricordare loro quanto sia lunga la strada da percorrere, ma anche quanto essa possa davvero “fare la differenza”, seguendo una massima gandhiana.
«Adesso è il tempo di decidere cosa farà ognuno di noi, perché ognuno ha un ruolo importantissimo. Tutti abbiamo un ruolo ma bisogna decidere di cambiare e portare un cambiamento. È importantissimo essere un membro della Soka Gakkai, sapete che soka significa creazione di valore, e il vostro compito è quindi creare valore universalmente e realizzare una nuova rivoluzione umana. Non possiamo accettare passivamente quello che succede, siamo qui perché abbiamo un ruolo e una missione. Allora non ci resta che sfidarci nell’adottare un nuovo stile di vita, nell’essere rivoluzionari nella mente. E allora sì che anche voi potrete dire con orgoglio di essere dei membri della Soka Gakkai».

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Il libro presentato a Firenze, Napoli e Roma

«Abbandonare il dialogo significa abbandonare la nostra umanità. Senza dialogo la società è come avvolta nel silenzio della tomba» (Proposta di pace 2008). Sono parole di Daisaku Ikeda, traccia del percorso di una vita che lo ha portato a realizzare incontri a ogni livello: dalle persone comuni, ai capi di stato, a premi Nobel. Grazie a questo impegno continuo Ikeda è stato definito “maestro di dialogo” e viene oggi considerato uno dei filosofi viventi la cui attività è improntata all’uso saggio e costruttivo della parola e dell’ascolto.
Tra i riconoscimenti a questo che è forse l’aspetto più importante del suo operato c’è anche il testo di Prisca Giaiero intitolato appunto Daisaku Ikeda, maestro di dialogo (edizioni La Meridiana). L’autrice, antropologa sociale, analizza il pensiero ikediano in un contesto filosofico e sociale che trascende divisioni geografiche, culturali e religiose. L’introduzione è affidata a Giovanni Salio, segue la biografia di Ikeda, che si lega anche alle origini della Soka Gakkai, firmata da Roberto Minganti.
Per comprendere il motivo che ha suscitato nell’autrice, non buddista, l’interesse per il pensiero di Ikeda, basta leggere le prime righe a pagina 33 del suo libro: «Avvicinandosi alla filosofia di Ikeda […] colpisce il fatto che il sistema filosofico-religioso da egli proposto non sia solo teorico ma anche e soprattutto pratico». Ed è anche questo che la stessa Giaiero sottolineerà e dimostrerà nel suo lavoro. Il pensiero – e i dialoghi – del presidente Ikeda, non sono mai astratti né puramente intellettualistici, ma mirano a creare ponti, legami, scambi che durino nel tempo, avvicinando le persone su temi come la pace, il rispetto, la cura dell’ambiente. «Il dialogo ikediano – scrive Giaiero – diviene un mezzo utile a rimuovere la paura e il sospetto tra le persone, per sconfiggere le barriere di avversione, discriminazione, esclusione e gli stereotipi prodotti dalla paura dell’Altro». Il motivo per cui Radha­krishnan paragona Ikeda a Gandhi, Martin Luther King e Nelson Mandela.

Antonella Sinopoli

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Perché è anche il mio sensei
Radhakrishnan ha incontrato i giovani romani presso il Centro culturale. In questa occasione ha raccontato la storia degli incontri con Daisaku Ikeda e di cosa lo ha colpito in quest’uomo

La prima volta che ho incontrato Daisaku Ikeda è stato nel 1984, ed è stato come imbattersi in un magnete di compassione, saggezza, amore e amicizia. Da allora ci siamo incontrati una o due volte all’anno. A volte è venuto lui in India, altre volte sono andato io a Tokyo. Ma ci siamo incontrati anche in Canada o negli Stati Uniti.
Il primo libro che ho scritto è stato Daisaku Ikeda un uomo e una missione, e mi rendo conto che più scrivo su di lui, più mi sento legato a lui. Per me è come un argomento che non si esaurisce mai. Io vedo Gandhi in lui, in un certo senso lo considero il mio maestro.
Ikeda è il più grande promotore di pace. Dovreste essere felici di essere suoi discepoli. Quando lo conobbi ero molto giovane. Lui era già un uomo maturo, aveva fondato l’università Soka e io mi sentivo piccolo in confronto a lui, ma si rivolgeva a me totalmente alla pari. Anche se è un grandissimo leader, tratta tutti in maniera paritaria. Questa è una cosa veramente grandiosa che non avevo mai riscontrato in nessun altro.
Riguardo alla relazione con le persone, mi sono chiesto come sia possibile che Ikeda si ricordi di tutti. Poi ho capito che è il Daimoku: lui recita per ogni persona, ed è questo che gli permette di abbracciare tutti.
Alessandra Caldini

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Dall’antica Grecia ai giorni nostri

N. Radhakrishnan, The living dialogue, Socrates to Ikeda, Gandhi Media Centre, 2006

Questo libro di Radhakrishnan si presenta come una attenta analisi ed entusiastica valorizzazione dell’opera e del pensiero di Daisaku Ikeda. Come dice il titolo stesso, il lavoro esamina i dialoghi di Ikeda con pensatori e personaggi influenti dello scenario internazionale risalendo ai fondatori del metodo dialogico: Socrate e Platone. Radhakrishnan rileva che, così come l’opera di Platone fu dedicata interamente a far conoscere il pensiero di Socrate, suo mentore, le “appassionate e giovanili” attività di Ikeda nascono tutte dal rapporto col suo maestro Josei Toda. Tuttavia, laddove i filosofi ellenisti impiegavano il dialogo per indagare verità meramente intellettuali, Ikeda lo usa per promuovere la pace e il rispetto per la grandezza della vita all’interno di una fitta rete di scambi, di opinioni e di esperienze.

Andrea Bottai

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