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Gli iris offerti alla luna - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:22

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Gli iris offerti alla luna

Quando i seguaci di Nichiren si dedicano al benessere dei propri compagni di fede, si sprigiona una condizione vitale che può coinvolgere intere comunità. È la condizione dei Bodhisattva della Terra che sbocciano come fiori e si offrono agli altri permettendo così alla fede e alla vita di tutti di scorrere nel modo più naturale che c’è

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Quando i seguaci di Nichiren si dedicano al benessere dei propri compagni di fede, si sprigiona una condizione vitale che può coinvolgere intere comunità. È la condizione dei Bodhisattva della Terra che sbocciano come fiori e si offrono agli altri permettendo così alla fede e alla vita di tutti di scorrere nel modo più naturale che c’è

Il Nuovo Rinascimento presenta alcuni estratti dal volume 25, pubblicato sulle pagine del Seikyo Shimbun. Il testo integrale è disponibile su www.ilvolocontinuo.it

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

La luna brillava nel cielo. Era luna crescente.
Dal cancello alla porta d’ingresso, sulla destra, vi era un giardino di diversi metri. Le piante di iris crescevano in fila, i dolci boccioli illuminati dalla luce della luna.
Shin’ichi si fermò un istante ad ammirare i fiori.
Chuji Tabe disse: «Questi iris sono stati piantati dai membri, nella speranza che lei un giorno venisse a trovarci e potesse vederli».
«Grazie infinite. La vostra sincerità mi commuove, provo immensa gratitudine per tutti voi. Desidero inoltre ringraziarla dal profondo del cuore, signor Tabe, per aver offerto questo Centro culturale per la comunità». E mentre diceva queste parole, Shin’ichi si inchinò in segno di rispetto. Tabe si sentì avvampare dall’emozione.
Il Centro culturale Tabe era stato aperto nel luglio dell’anno prima. Precedentemente Chuji Tabe viveva in un altro quartiere, ma si era trasferito nel quartiere di Kokuraminami quando ne era diventato responsabile.
Nel quartiere di Kokuraminami non vi era un Centro culturale sufficientemente grande per accogliere tutti i membri. Inoltre, molti di coloro che desideravano ricevere una guida o un consiglio da Tabe, nel quartiere precedente, dovevano prendere vari autobus per raggiungerlo e impiegavano molto tempo per andare e tornare.
Profondamente preoccupato, Tabe prese una decisione: «Voglio costruire un Centro culturale nel quartiere di Kokuraminami, per l’incolumità dei nostri membri e per kosen-rufu». Vendette la casa che possedeva nel quartiere di Kokurakita e ne costruì una nuova nel quartiere di Kokuraminami, una casa da poter offrire anche come Centro culturale. Il secondo piano misurava circa ottanta metri quadrati.
Tabe si guadagnava da vivere vendendo vasi per i fiori. Recitò intensamente con il desiderio di costruire un Centro culturale privato per kosen-rufu. Il suo lavoro si sviluppò oltre ogni previsione e infine riuscì ad acquistare un terreno per costruire la nuova casa e il Centro.
Quando una persona si impegna per realizzare un grande obiettivo per kosen-rufu, manifesta nella propria vita la condizione vitale di Bodhisattva della Terra e, in base al principio di non dualità di vita e ambiente, riesce a smuovere l’intero universo. Innumerevoli fiori di benefici sbocciano dalla terra di una vita dedita a kosen-rufu.
Appena entrato nel Centro culturale, Shin’ichi Yamamoto si rivolse ai membri che lo avevano atteso: «Siete tantissimi! Se riusciamo a fare Gongyo senza disturbare i vicini, possiamo farlo tutti insieme. Che ne dite?».
«Certo, non c’è problema!» rispose Tabe.
«Allora facciamo Gongyo a bassa voce. Molte famiglie offrono la loro casa per le riunioni, ma dobbiamo sempre avere riguardo dei vicini. Se le voci si sentono dall’esterno e c’è il rischio che disturbino, allora è meglio evitare di fare Gongyo tutti insieme e di cantare le nostre canzoni.
Qualunque fede religiosa che sia così sconsiderata da non preoccuparsi dei vicini non avrà futuro e non potrà diffondersi nella comunità. È importante portare avanti la nostra fede in maniera naturale, serena, come un fiume che scorre».
Dopo Gongyo, Shin’ichi offrì parole d’incoraggiamento a ogni Divisione. Alla Divisione giovani uomini disse: «Sforzatevi con coraggio!»; alla Divisione giovani donne: «Basatevi sullo studio!»; alla Divisione uomini: «Proteggete le vostre famiglie», e alla Divisione donne: «Siate il sole nella vostra famiglia armoniosa e allegra!».
E continuò a incoraggiare i membri con tutto se stesso: «Vi prego, portate i miei saluti ai membri che oggi non sono potuti venire. Vorrei poter incontrare tutti i compagni di fede, ma sono solo uno e non è possibile. Anche i nostri membri d’oltreoceano mi stanno aspettando. Per questo, ogni giorno recito Daimoku per tutti voi. Spero che anche voi facciate lo stesso. Così le nostre vite potranno comunicare a un livello più profondo e saremo sempre insieme».
Per concludere, Shin’ichi suonò il pianoforte per tutti. Era deciso a dedicare la sua vita alla realizzazione di kosen-rufu e al bene di tutti i membri, i figli del Budda. Ritornando a casa, compose una poesia per i membri di Kokura:

La luna dialoga
con gli iris sinceri;
che gioia aver incontrato
i membri di Kokura.

Una brezza gentile, colma di speranza, riempì i cuori dei membri quando ascoltarono questa poesia, e fiori di felicità sbocciarono nel loro cuore.
La sera del 25 maggio 1977 risuonarono dei passi rapidi su per le scale, verso l’appartamento. Col respiro affannato, un giovane spalancò la porta. All’interno, c’erano tre studenti in attesa.
«Ehi, muovetevi! Sta succedendo qualcosa di incredibile! Il presidente Yamamoto è arrivato al Centro culturale di Saga e ha chiesto di incontrare tutti gli studenti dell’Università Soka!» esclamò Shizuya Dei, un responsabile di gruppo della Divisione giovani uomini.
Dei lavorava per una ditta di disinfestazione a Saga e si era laureato all’Università Soka nel marzo di quell’anno. Viveva in un appartamento sopra l’ufficio della società per cui lavorava, dove in quel momento non c’era nessuno. Nella sua stanza c’erano tre giovani membri della Divisione studenti della prefettura di Saga che studiavano all’Università Soka. Avendo sentito da un membro anziano che il presidente Yamamoto sarebbe venuto a Saga, erano rientrati di corsa nella loro città natale con il desiderio di rendersi utili in qualche modo. I tre studenti viaggiarono con Dei in auto fino al Centro culturale di Saga. Uno di loro aveva lasciato l’appartamento talmente di fretta che aveva dimenticato di indossare i calzini e la cravatta.
Shin’ichi si trovava al Centro culturale in attesa dell’arrivo degli studenti dell’Università Soka. Era partito dal Centro culturale di Kitakyushu poco prima delle due del pomeriggio e aveva preso due treni, cambiando alla stazione di Tosu, e poi un’auto. Poco dopo le quattro e mezza, sotto una pioggia sottile, era arrivato al Centro culturale di Saga. Era la sua prima visita dopo dieci anni.
Appena giunto aveva partecipato alla cerimonia di inaugurazione di un monumento che recava incise le parole dei primi due presidenti. Senza un attimo di riposo, aveva tenuto una riunione con circa cinquanta membri, quasi tutti della Divisione giovani.
«Desidero incontrare i giovani! Voglio farli crescere! Sono loro che riceveranno il testimone di kosen-rufu». Con questa profonda convinzione e impegnandosi a fondo, Shin’ichi aveva proseguito le sue attività nel Kyushu. Il campanello dorato della gioventù risuona potente quando qualcuno lo fa vibrare con tutto il suo essere.
Durante la riunione informale che si tenne al Centro culturale di Saga, Shin’ichi si rivolse innanzitutto ai responsabili di prefettura della Divisione studenti. Sapendo che la Divisione studenti della prefettura di Saga stava utilizzando la rivista degli studenti per approfondire la fede, e si stava impegnando nella propagazione, Shin’ichi disse sorridendo: «È meraviglioso. Se la Divisione studenti lotta con tanto vigore, il futuro risplenderà. Sforzandovi nella fede e nella pratica buddista, nel periodo in cui siete studenti, state costruendo solide fondamenta nel castello della vostra esistenza. Ma la vera sfida per il vostro sviluppo, che deciderà la vittoria o la sconfitta, arriverà dopo la laurea. Spero che dedichiate le vostre vite alla realizzazione di kosen-rufu, impegnandovi in prima fila nella nostra organizzazione, seguendo la corrente originale della Soka Gakkai per tutta la vita.
Ci saranno momenti in cui sarete molto impegnati nel lavoro e avrete voglia di abbandonare tutto, oppure vi sentirete frustrati perché non andate d’accordo col vostro capo. Ma nonostante tutto, continuate a costruire fondamenta solide per la vostra vita, senza lasciarvi scoraggiare dalle circostanze».
Poi Shin’ichi si rivolse alla responsabile della Divisione giovani donne della prefettura: «Lei è Mitsuko Ageishi, vero? Che lavoro svolge?».
«Lavoro con mio padre nella sua società di forniture per l’edilizia. L’azienda di mio padre è fallita due volte in passato, ma ora che tutta la famiglia si sta impegnando mettendo al centro la fede, finalmente gli affari vanno bene».
«Capisco. Dev’essere stata molto dura. Ma la sofferenza ci rende persone capaci di comprendere le sofferenze degli altri. Mi dispiace che l’azienda di famiglia sia fallita, purtroppo sono cose che accadono di frequente nella società. La cosa importante è non fallire come esseri umani. In altre parole, è non essere mai sconfitti dalle proprie debolezze».
Un uomo annuiva confermando le parole di Shin’ichi: era Teruo Ageishi.
«Lei è il padre di Mitsuko, non è vero?» domandò Shin’ichi. «Ha una figlia molto brava. Continui a fare del suo meglio. Anche se ha superato il rischio di fallimento, per poter trasformare il karma è necessario portare avanti la propria rivoluzione umana continuando a migliorarsi sempre. È importante continuare a lottare per kosen-rufu, perfezionando se stessi lungo il percorso e lucidando lo specchio della propria vita». L’unico modo per manifestare il grande beneficio della trasformazione del karma è continuare a sforzarsi incessantemente, con spirito serio e combattivo.
Shin’ichi parlò poi con una rappresentante della Divisione donne, con delle studentesse, con la Divisione giovani uomini e con la Divisione uomini, incoraggiandoli come se li stesse abbracciando uno a uno.
Poi Shin’ichi notò un giovane uomo, magro, con il viso rotondo e gli occhiali, seduto in fondo alla stanza. Era Katsuhiko Teratsu. Si era laureato all’Università Soka due anni prima ed era tornato a vivere nella sua casa nella prefettura di Saga, dove lavorava presso gli uffici del municipio. Quando i loro sguardi si incrociarono, Teratsu cominciò a parlare.
«Mi chiamo Ka­tsuhiko Teratsu e mi sono laureato al primo corso di laurea dell’Università Soka. Al momento ci sono nove membri che si sono laureati all’Università Soka, nella prefettura di Saga. Alcuni di loro fanno parte dello staff che ha organizzato questo evento. Ci sono anche trentacinque studenti, residenti a Saga, attualmente iscritti all’Università Soka, e tre di loro sono qui oggi».
«Capisco – disse Shin’ichi -. Quindi alcuni degli studenti dell’Università Soka sono tornati a casa appositamente per la mia visita. Mi piacerebbe incontrarli. Potreste chiamarli? Chiedete pure a tutti i laureati Soka di raggiungerci». «Certo, vado a chiamarli. Grazie infinite!».
Teratsu si precipitò al primo piano, dove si trovava lo staff degli studenti dell’Università Soka, e riferì il messaggio di Shin’ichi. Shizuya Dei, che si trovava alla riunione con Teratsu, tornò di corsa al suo appartamento per chiamare i tre studenti dell’Università Soka che stavano là ad aspettare.
Mentre Teratsu lasciava la riunione, Shin’ichi si rivolse a Tomio Nakamori, responsabile della prefettura di Saga: «I nostri giovani crescono bene, stanno diventando splendide persone. Sono davvero felice. Riesco a vedere quanto sicuramente forte diventerà Saga nel ventunesimo secolo. Il futuro sarà luminoso».
«Sì, lo penso anch’io» disse Nakamori sorridendo orgoglioso, con gli occhi che brillavano dietro le lenti.
La vittoria – o la sconfitta – nel futuro dipende dagli sforzi che facciamo nel presente per far crescere i giovani.
Nakamori aveva circa cinquanta anni e gestiva un’agenzia immobiliare. Suo padre gestiva una miniera di carbone e un negozio di liquori vicino a Karatsu, nella prefettura di Saga. Aveva sperato che il figlio continuasse il lavoro della famiglia, ma Nakamori aveva preferito frequentare l’Università di Tokyo e aveva trovato lavoro in un impianto di fibre chimiche nella prefettura di Shiga. Sua madre era cagionevole di salute e i genitori gli avevano chiesto con insistenza di ritornare a Saga al più presto per occuparsi dell’impresa familiare. Nakamori non aveva alcun interesse per le miniere di carbone, né per i negozi di liquori, ma nel 1953 era tornato a Saga per amore dei suoi genitori.
Tomio Nakamori si trasferì nella prefettura di Saga e cominciò a lavorare nella miniera di carbone gestita da suo padre. Sua moglie Emiko si occupava del negozio di liquori insieme alla madre di Tomio, che spesso era costretta a letto a causa di problemi gastrointestinali.
La famiglia Nakamori per tradizione faceva parte della Nichiren Shoshu, ma la sorella maggiore di Tomio e suo marito, dopo essersi sposati, entrarono a far parte della Soka Gakkai. Anche il marito della sorella soffriva spesso di problemi gastrointestinali, ma i suoi sforzi nella fede e nella pratica del Buddismo di Nichiren Daishonin gli avevano permesso di recuperare la salute. La figlia raccontò questa esperienza alla madre.
«Mamma, a casa abbiamo sempre avuto il Gohonzon, ma solo per tenerlo custodito nel mobile. Invece recitando Daimoku e trasmettendo agli altri il Buddismo del Daishonin iniziano a emergere grandi benefici nella nostra vita. In questo modo la tua condizione vitale migliorerà e riuscirai a guarire dalla malattia. La Soka Gakkai ci insegna a praticare il Buddismo proprio come lo ha trasmesso il Daishonin». La madre pensò: «Se davvero posso guarire grazie alla pratica buddista, anche io voglio entrare nella Gakkai e impegnarmi seriamente».
Sia Nakamori che suo padre non avevano una buona opinione della Soka Gakkai, e quindi la madre decise di entrare a farne parte per il momento da sola.
Entrata nella Gakkai, iniziò ogni giorno a recitare Daimoku con tutte le sue forze. Giorno dopo giorno acquistava sempre più forza, finché dopo un mese riuscì ad alzarsi dal letto e infine a uscire di casa piena di allegria per partecipare alle riunioni della Gakkai e far conoscere agli altri il Buddismo.
Vedendo questo cambiamento, nel mese di gennaio del 1957 anche la moglie di Tomio, Emiko, decise di diventare membro. La sua sofferenza derivava dal fatto di non essere ancora riuscita ad avere figli, dopo tre anni di matrimonio. Subito dopo aver cominciato a praticare rimase incinta, così la sua fiducia nella pratica buddista aumentò. Incoraggiava costantemente suo marito a unirsi alla Soka Gakkai, così come faceva la madre di Tomio con il proprio marito. Avendo osservato con i propri occhi la prova concreta del funzionamento della pratica, i due uomini non poterono trovare ragioni valide per continuare a rifiutarsi, e così divennero anche loro membri della Soka Gakkai, nel maggio di quell’anno.
Nichiren Daishonin scrive: «Quando il Sutra del Loto viene esposto da una persona in grado di esibire adesso una prova chiaramente visibile, ci saranno anche persone che crederanno» (RSND, 1, 455). Niente è più convincente della prova concreta.

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