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Gli "insegnamenti orali" e la gioventù - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:24

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Gli “insegnamenti orali” e la gioventù

Secondo appuntamento della nuova serie che Daisaku Ikeda dedica ad approfondire il significato di una frase di Gosho analizzando i vari aspetti della vita. Partendo dagli Insegnamenti orali in questo saggio analizza il potenziale insito nel mondo di Buddità

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Secondo appuntamento della nuova serie che Daisaku Ikeda dedica ad approfondire il significato di una frase di Gosho analizzando i vari aspetti della vita. Partendo dagli Insegnamenti orali in questo saggio analizza il potenziale insito nel mondo di Buddità

«Se in un singolo istante di vita [esercitiamo gli sforzi di milioni di kalpa], allora istante dopo istante sorgeranno in noi i tre corpi del Budda di cui siamo eternamente dotati. [Recitare] Nam-myoho-renge-kyo è proprio una tale pratica diligente»
(cfr. Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 124, 56)

«Daisaku, desidero che tu incida questo brano nel cuore. I membri della Gakkai non dovrebbero mai dimenticare queste parole», mi disse con solennità il mio mentore Josei Toda poco tempo dopo aver iniziato a praticare il Buddismo di Nichiren Daishonin. Si riferiva al passo citato dalla Raccolta degli insegnamenti orali, che studieremo questa volta.
Nel quindicesimo capitolo del Sutra del Loto, “Emergere dalla terra”, leggiamo: «E allo scopo di ricercare la via del Budda, giorno e notte si applicano sempre con diligenza» (SDL, 288). Ciò descrive il modo in cui l’infinita moltitudine di Bodhisattva della Terra è stata istruita da Shakyamuni e ha praticato la saggezza del Budda fin dall’infinito passato. Per tutto questo lungo tempo, giorno e notte essi hanno ricercato con un’unica mente il sentiero indicatogli dal Budda, ottenendo così un alto e nobile stato vitale. È in riferimento a questo passo del Sutra del Loto che il Daishonin fa la suddetta affermazione. Egli sta incitando noi, praticanti della Legge mistica dell’Ultimo giorno della Legge, a compiere uno sforzo concentrato, pari a innumerevoli kalpa, in ogni istante della nostra esistenza. Questa, egli dice, è la pratica di Nam-myoho-renge-kyo.
Fino ad allora era convinzione diffusa che la pratica buddista dovesse essere esercitata per un tempo incredibilmente lungo di infiniti kalpa. Ma il Daishonin ci dice che non è così: recitando Nam-myoho-renge-kyo possiamo far emergere istantaneamente dalla profondità delle nostre vite «i tre corpi del Budda di cui siamo eternamente dotati», cioè lo stato vitale del Budda così com’è, che risiede in ognuno di noi. In altre parole, l’azione di recitare Daimoku è la vera pratica che condensa l’eternità in un singolo istante dell’esistenza.

L’immenso stato vitale della Buddità dentro di noi

L’espressione “tre corpi del Budda” si riferisce a tre aspetti della vita del Budda: il corpo del Dharma o corpo della Legge (la verità fondamentale), il corpo della retribuzione (la saggezza) e il corpo della manifestazione (la compassione). Il grandioso e onnicomprensivo stato vitale che abbraccia questi tre aspetti prorompe dall’interno quando recitiamo Daimoku. È meraviglioso il beneficio della Legge mistica, una Legge così profonda. Quanto è ricca di significato la nostra pratica! Noi persone comuni possediamo lo stato vitale immensamente nobile della Buddità: questa è l’essenza dell’umanesimo buddista.
Esaminando la storia di molte religioni a livello mondiale troviamo numerosi esempi di ecclesiastici affamati di potere e di autorità religiose che hanno oppresso la gente relegandola in una condizione di inferiorità.
Possiamo considerare la Raccolta degli insegnamenti orali come una sfida diretta contro tali tendenze discriminatorie e repressive della religione.
Fin da giovane è stata mia la salda determinazione di «esercitare gli sforzi di milioni di kalpa» in tutte le mie battaglie come discepolo di Toda. Per sostenere e assistere il mio mentore, un grande leader di kosen-rufu, e per realizzare ciascuno dei suoi sogni e scopi, ho fatto voto di dare il massimo in ogni istante della mia esistenza.
Ho servito e sostenuto Toda per dieci anni, ma le cose che io e il mio maestro abbiamo realizzato in quel periodo sono equivalenti a quelle che avrebbero piuttosto richiesto un secolo o addirittura un millennio per essere attuate.
«[Recitare] Nam-myoho-renge-kyo è proprio una tale pratica diligente». Questa è un’affermazione molto profonda. Il termine “diligente” (in giapponese shojin) è formato da due caratteri cinesi. Il carattere cinese per sho significa puro e si riferisce alla fede pura, mentre il carattere per jin significa incessante e si riferisce al continuo progresso. Svolgere diligentemente questa pratica di fede pura e di avanzamento incessante è il sentiero diretto attraverso il quale possiamo conseguire l’Illuminazione, o Buddità. Per noi, «esercitare gli sforzi di milioni di kalpa» vuol dire progredire costantemente mentre lottiamo per la causa di kosen-rufu.
La nostra determinazione nel momento presente è la chiave per la vittoria. Il grande autore russo Lev Tolstoj (1828-1910) ha scritto di quanto sia saggio vivere nell’istante, fare del nostro meglio esattamente nel momento in cui si sta vivendo. In altri termini, la nostra precisa determinazione di questo istante può aprire la strada a un futuro più luminoso. Sebbene la nostra decisione sia intangibile, essa si rivela come azione. Il Daishonin scrive che davanti a un ostacolo «il saggio si rallegrerà, mentre lo stupido indietreggerà» (I tre ostacoli e i quattro demoni, RSND, 1, 568). Aver fede significa essere determinati ad accogliere tutte le sfide della vita con coraggio e gioia. Il Daimoku è la forza trainante che ci permette di continuare a proseguire coraggiosamente.
Ogni persona sperimenta sofferenze e problemi. A volte dobbiamo affrontare difficoltà finanziarie o malattie, ma coloro che recitano Nam-myoho-renge-kyo e lottano instancabilmente per kosen-rufu sono in grado di conseguire la Buddità. Possono far sgorgare la saggezza e la forza di quel supremo stato vitale interiore e sconfiggere così qualunque ostacolo, possono approfondire il senso della propria esistenza e diventare forti come l’oro puro.

La più nobile delle preoccupazioni

Toda diceva spesso: «Le persone si preoccupano di non avere abbastanza soldi. Si preoccupano per la propria salute. C’è sempre qualcosa di cui angustiarsi nei diversi aspetti della vita. Tuttavia, noi della Gakkai, oltre che dei nostri personali problemi ci preoccupiamo di come diffondere il Buddismo del Daishonin e aiutare gli altri a diventare felici. Sono inquietudini che derivano dal desiderio di impegnarci per il bene della Legge, per il bene delle altre persone e per il bene di kosen-rufu, basate sulla fede nel corretto insegnamento buddista: queste sono le preoccupazioni più nobili».
La Buddità si manifesta in ogni istante nella vita di chi agisce in accordo con il grande voto di maestro e discepolo. Le attività della SGI, nelle quali noi ci impegniamo con tutto il cuore «giorno dopo giorno e mese dopo mese» (Le persecuzioni che colpiscono il santo, RSND, 1, 885), sono l’equivalente moderno della “pratica diligente”. Come membri della SGI, tutti voi siete nobili Bodhisattva della Terra impegnati attivamente, e in voi pulsa vigorosamente, «istante dopo istante», il vasto stato vitale eternamente dotato dei tre corpi del Budda.
Avanziamo intrepidamente oggi stesso ancora di un altro passo, con l’orgogliosa convinzione di essere i grandi campioni della pratica diligente nel ventunesimo secolo.
La Raccolta degli insegnamenti orali è una raccolta di lezioni che Nichiren Daishonin tenne su una selezione di brani importanti del Sutra del Loto dopo essersi trasferito sul monte Minobu.
Poiché conteneva l’essenza dei suoi insegnamenti, fu trascritta da Nikko Shonin (1246-1333) e si dice che fu approvata dal Daishonin.
Dopo aver trionfato su tante gravi persecuzioni e aver conseguito uno stato vitale indomito e vittorioso, nell’ultimo periodo della sua vita il Daishonin si dedicò a istruire i suoi successori, nell’interesse dei posteri.

Nikko Shonin, il discepolo

Dei tanti seguaci del Daishonin, Nikko Shonin si distinse come discepolo particolarmente coraggioso e intraprendente. Quando il Daishonin si trasferì sul monte Minobu all’età di cinquantatré anni, Nikko ne aveva ventinove. Scegliendo la provincia di Suruga (nell’attuale prefettura di Shizuoka) come base per le sue attività, Nikko si mise alla guida della regione tra Suruga e la provincia di Kai (nell’attuale prefettura di Yamanashi), area in cui era situato il monte Minobu, per proteggere il Daishonin e i suoi insegnamenti. Qui Nikko condusse la sua opera di propagazione e si prese cura di moltissimi giovani, che più tardi diventarono figure primarie tra i discepoli del Daishonin.
Le autorità secolari e religiose del Giappone di quel tempo si sentivano minacciate dallo spirito risoluto e coraggioso del Daishonin e decisero di provare a ostacolarlo attaccando i suoi discepoli. Perciò rivolsero la loro attenzione verso Nikko e coloro che stavano praticando con lui, riuscendo ad allontanare diversi discepoli del Daishonin, preti e laici, tramite loschi espedienti.
Fu durante il periodo in cui il Daishonin conduceva le sue lezioni sul monte Minobu che ebbe inizio la persecuzione di Atsuhara. Il suo giovane discepolo Nikko combatté questa crudele persecuzione. Mentre il suo maestro esponeva la profonda essenza del Sutra del Loto per il bene delle generazioni future, Nikko da parte sua impiegava «gli sforzi di milioni di kalpa» per confutare il falso e rivelare il vero, provando la correttezza dell’insegnamento del Daishonin.
Il maestro lavora duramente, e il discepolo si impegna ancora più duramente. È in questa lotta comune che gli eterni e indistruttibili insegnamenti del Buddismo del Daishonin prendono vita e fluisce l’eredità della verità e della vittoria.
Mentre si impegnava al massimo per proteggere il Daishonin e propagare la Legge mistica, Nikko sferrò anche un’offensiva contro le forze negative che li attaccavano. Riferiva al Daishonin ogni dettaglio dei suoi progressi su tutti i fronti, richiedendogli istruzioni per i passi successivi da compiere. Nikko vinse mettendo in pratica i consigli del Daishonin e agendo senza indugio in perfetto accordo con il suo spirito.
Queste riunioni con Nikko e gli altri discepoli che venivano a consultarsi con lui erano senza dubbio incontri per rafforzare la loro unità e proseguire energicamente la lotta. In altre parole, stavano conducendo quelle che oggi sono le riunioni di responsabili della Gakkai, che hanno lo scopo di rendere ognuno capace di vincere nella propria impresa.
Mentre si dedicava ardentemente alle varie battaglie in cui era coinvolto, Nikko si impegnò al massimo per trascrivere accuratamente le lezioni del Daishonin per i posteri. Prendendo fedelmente a cuore ogni parola pronunciata dal suo maestro – parole che trasmettevano un messaggio imperituro per la felicità di tutte le persone delle generazioni a venire – era determinato a combattere strenuamente contro la natura demoniaca del potere. Nikko considerava le proprie responsabilità con grande serietà – un atteggiamento agli antipodi rispetto a quello degli altri cinque preti anziani[ref]I cinque preti anziani: cinque dei sei preti anziani, designati da Nichiren poco prima di morire come suoi discepoli principali. Sono Nissho, Nichiro, Niko, Nitcho, e Nichiji; tutti tradirono gli insegnamenti del Daishonin dopo la sua morte.[/ref].
Fu questa sua dedizione che gli permise di redigere un’esatta registrazione degli insegnamenti originali del Daishonin. La Raccolta degli insegnamenti orali è il frutto della lotta congiunta e vittoriosa di maestro e discepolo.
La storia è fatta da esseri umani che interagiscono con altri esseri umani. Un tipico esempio di ciò è l’interazione tra insegnante e studente, tra maestro e discepolo.
Una vita dedicata alla pratica diligente per la realizzazione di kosen-rufu insieme con il proprio maestro nella fede è una vita di felicità ineguagliabile, una successione di giorni gloriosi illuminati da uno splendore indistruttibile.

Le lezioni di Toda

Toda si risvegliò alla verità fondamentale del Buddismo mentre era in prigione, dove aveva accompagnato il suo mentore Tsunesaburo Makiguchi incarcerato a causa del suo credo. Egli non era né uno studioso né un prete, era un praticante, un devoto che sostenne la Legge suprema con la propria vita. Le sue guide e lezioni entusiasmanti – a volte severe, a volte generose, e a volte divertenti – accesero la fiamma del coraggio e della speranza nel cuore di tantissime persone. Toda mi istruiva e mi guidava in continuazione, non importa dove fossimo o che ora fosse.
Le nostre lezioni avvenivano in qualunque posto, non solo quando ci incontravamo a casa sua o al vecchio quartier generale della Soka Gakkai di Nishi-Kanda a Tokyo. Spesso discorreva degli scritti del Daishonin mentre camminavamo per strada, o mentre viaggiavamo in treno per visitare altre regioni del paese. Sosteneva: «Coloro che prendono veramente a cuore le mie lezioni miglioreranno immensamente. Vedrai».
Da allora, la Soka Gakkai proseguì con energia verso la realizzazione dell’obiettivo caro a Toda della conversione di settecentocinquantamila famiglie. Nel mezzo di questa lotta estrema, passavo intere nottate insieme a mia moglie a trascrivere le guide del mio maestro. Era nostro grande desiderio che le sue parole fossero trasmesse nella loro interezza alle generazioni future.
Dopo la morte di Toda mi imbarcai nell’impresa di scrivere il romanzo La rivoluzione umana per raccontare la storia della sua vita, mentre portavo avanti tutte le altre mie responsabilità. Ho realizzato la raccolta delle sue opere, la registrazione delle sue conferenze e ho parlato instancabilmente delle sue idee agli altri.
Ora sono passati più di cinquant’anni dalla sua morte, avvenuta nel 1958. Ho dedicato tutta la mia esistenza alla missione di far conoscere al mondo la vita e il pensiero del mio maestro. «Il Buddismo è una questione di prova concreta – era solito dire -. Senza prova concreta rimane un’astratta teoria». Ora desidero passare il testimone di questa missione e l’onore condiviso di maestro e discepolo ai membri della Divisione giovani.
Il 2009 è l’anno dei giovani e della vittoria. Per i discepoli, l’unica via per trasmettere nel futuro il nostro movimento Soka è quella di essere uniti al maestro nello spirito, recitare Daimoku con energia ed esercitare uno sforzo concentrato. Dichiaro che la lotta per kosen-rufu consiste nell’impegno congiunto e vittorioso di maestro e discepolo, un’impresa che si estende a tutto il mondo.
Toda disse: «Ho fatto crescere Ikeda, così tutto andrà bene». Non c’è onore più grande per un discepolo che udire simili parole. Non c’è felicità più grande che avere la fiducia del proprio maestro.
Toda disse anche: «Siamo nati per lottare e sfidare noi stessi. Siamo nati per progredire e vincere. Questo è il significato di una vita dedicata alla felicità e alla pace. Si vive per essere vittoriosi». E la chiave per la vittoria è recitare Nam-myoho-renge-kyo.
Con la più grande delle aspettative mi appello ai membri della Divisione giovani, i miei diretti discepoli: «Miei discepoli, “esercitate gli sforzi di milioni di kalpa” in ogni istante della vostra vita. Sforzatevi duramente! Temprate e perfezionate voi stessi nelle fiamme delle avversità e costruite un io solido come una fortezza possente e indistruttibile. Realizzate insieme con me strepitose vittorie e scrivete pagine imperiture negli annali del nostro movimento!».

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