Congratulazioni vivissime per la quattordicesima riunione dei responsabili di centro in concomitanza con le riunioni generali dei Gruppi studenti e futuro!
[…] Negli ultimi anni, è stato evidenziato sempre di più che una delle caratteristiche che contraddistingue i bambini e i giovani giapponesi è la bassa autostima, ovvero la difficoltà a percepire un forte senso di sé e apprezzarsi per quello che si è.
Al contrario, le storie dei giovani Soka pubblicate ogni giorno sul Seikyo Shimbun ci mostrano un vero e proprio spettacolo di rivitalizzazione, che potrebbe essere definito come “riconquista dell’autostima”. Ad esempio, leggiamo: «I membri con più esperienza mi lodano molto. Mi capiscono e mi stimano. Questo mi rende davvero felice, alleggerisce il mio cuore e mi fa sentire a mio agio». Esperienze come questa sono innumerevoli tra i giovani entrati da poco a far parte della Soka Gakkai e tra i membri dei Gruppi studenti e futuro, determinati a impegnarsi al massimo nella fede.
Nella famiglia Soka, l’apprezzamento che esprimiamo attraverso gli incoraggiamenti non è inteso come essere accondiscendenti o fare complimenti di circostanza; piuttosto, nasce dal rispetto autentico e profondo per l’altro, dalla fiducia nel suo potenziale, da una preghiera per la sua felicità e vittoria e da una grande convinzione.
Alla radice di tutto questo vi è la filosofia di vita del Buddismo di Nichiren Daishonin – che spiega che in ciascuno di noi è racchiuso un potenziale infinito – nonché il solido sostegno delle nostre esperienze di fede per cui noi per primi abbiamo rivitalizzato la nostra vita attraverso la pratica buddista.
Durante un dialogo, la futurologa americana Hazel Henderson (1933-2022) chiese a Ikeda Sensei: «Perché le attività della Soka Gakkai si sono diffuse in tutto il mondo?».
Lui rispose in modo semplice e conciso: «Perché ci siamo sempre presi cura di ogni singola persona».
Colui che ha mostrato l’esempio di prendersi cura di ogni persona senza lesinare la propria vita e che ha diffuso questo spirito in tutto il mondo, trasmettendolo a una persona dopo l’altra, è proprio Ikeda Sensei.
Nel 1960, quando ero uno studente universitario, i giovani stavano portando avanti una serie di proteste contro la revisione del Trattato di sicurezza nippo-americano. Anch’io presi parte alle manifestazioni, traboccante del mio ardore giovanile.
Tuttavia, non appena la frenesia di quel momento si placò e mi resi conto di quanto fosse effimero un movimento privo di ideali, provai un profondo senso di vuoto interiore.
Credo che quella difficoltà a percepire un forte senso di sé sia la stessa che molti provano al giorno d’oggi.
Fu in simili circostanze che incontrai per la prima volta Ikeda Sensei. All’epoca ero al secondo anno di università. In quell’occasione, egli diede la seguente guida:
«Le grandi personalità di ogni epoca hanno sempre avuto una religione che faceva loro da “spina dorsale”. Voi abbracciate e sostenete una grande religione. Da ora in poi, impegnatevi al massimo per realizzare una vita meravigliosa!»
Nell’ascoltare le sue parole, pensai: “Piuttosto che mettere al centro la religione, Ikeda Sensei si preoccupa delle nostre vite più di ogni altra cosa. Non solo: invece di concentrarsi su quello che stiamo facendo ora, ha fiducia nel nostro futuro”. In quel momento mi sentii vivo.
L’anno dopo entrai a far parte del primo gruppo di studenti che partecipavano alle lezioni di Sensei su La raccolta degli insegnamenti orali. Ricordo che ogni volta Sensei ci faceva trovare degli snack o dei pasti, e incoraggiava calorosamente ciascuno di noi. A volte, quando vedeva tra le scarpe che lasciavamo all’entrata dell’edificio[1] un paio con le suole consumate, ne regalava un nuovo paio al proprietario.
Attraverso le sue lezioni, Sensei ci ha insegnato il principio umanistico di “prendersi cura di ogni singola persona”, che è anche lo spirito fondamentale della Soka Gakkai, e lo ha messo in pratica con il suo comportamento.
Prendiamoci sempre cura dei giovani
Nel leggere il Seikyo Shimbun, una giovane donna ha affermato con stupore: «La prima cosa che Sensei fa di fronte a una persona che soffre è “apprezzare” i suoi sforzi e credere in lei. Ha la capacità di ispirare e far emergere nell’altro la speranza di potercela fare».
Sebbene siano parole molto semplici, credo che descrivano chiaramente la visione che i giovani di oggi hanno di Ikeda Sensei.
Il 3 luglio 1975, in occasione del trentesimo anniversario della scarcerazione del presidente Toda, alcuni giovani che non lo avevano mai conosciuto chiesero a Ikeda Sensei di parlare di lui. Egli rispose:
«Le guide e gli incoraggiamenti di Toda Sensei sono quasi tutti riportati nei libri, e anch’io vi ho parlato più e più volte di lui. Ora vi esorto a riflettere attentamente sulle sue guide, su chi sia per voi Toda Sensei e su cosa sia per voi il legame di maestro e discepolo nella Soka Gakkai»
La maggior parte degli attuali membri del Gruppo giovani, specialmente coloro che vivono all’estero, non hanno mai incontrato Sensei di persona.
Tuttavia, approfondendo attraverso la lettura de La rivoluzione umana e La nuova rivoluzione umana gli ideali, i pensieri e le azioni di Shin’ichi Yamamoto e mettendoli in pratica nella vostra vita, riuscirete sicuramente a dialogare nel vostro cuore con Ikeda Sensei, a percepirlo come vostro maestro e a sceglierlo come tale.
Cari membri dei Gruppi studenti e futuro, desidero che leggiate con attenzione La rivoluzione umana e La nuova rivoluzione umana, in cui Sensei ha racchiuso il suo cuore e la sua anima, così da potervi imbattere in una frase che vi farà pensare: “Sensei l’ha scritta proprio per me!”.
Mi auguro inoltre che cresciate fino a diventare persone che riescono a infondere negli altri un senso di sicurezza e a trasmettere coraggio ed energia a tutti coloro con cui parlate.
Questo è il desiderio di Ikeda Sensei, ed è questa la realizzazione concreta di kosen-rufu.
Infine, vorrei sottolineare che l’elemento fondamentale per la crescita dei più giovani nella fede è l’esempio che diamo noi, compagni di fede con più esperienza, attraverso il nostro modo di vivere.
Una volta il maestro Ikeda affermò:
«Sebbene non abbiamo mai incontrato Nichiren Daishonin di persona, il suo spirito pulsa in noi. Se esiste un’organizzazione basata sull’unità di itai doshin (diversi corpi stessa mente), è possibile sperimentare concretamente il legame di non dualità con il Daishonin. È così che l’eredità del conseguimento della Buddità continua a essere tramandata»
Coloro che costruiscono un’organizzazione basata sull’unità di itai doshin in cui continua a pulsare lo spirito di Ikeda Sensei e che farà crescere in eterno un gran numero di discepoli uniti al maestro da un legame di non dualità, siamo proprio noi, ciascuno di noi, a cui Sensei ha affidato kosen-rufu e la Soka Gakkai.
Ripaghiamo il nostro debito di gratitudine nei confronti di Ikeda Sensei con il trionfo dei nostri amati giovani e apriamo le porte al centenario della fondazione della Soka Gakkai!
[1] In Giappone è tradizione togliere le scarpe quando si entra in casa o in alcuni luoghi pubblici e privati, n.d.t.
