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"Giustizia", puntate 1-7 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:25

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“Giustizia”, puntate 1-7

Shin’ichi sapeva che gli accadimenti nel mondo rendevano necessaria la diffusione della saggezza buddista e per questo si impegnava al massimo per costruire una rete globale, fiducioso dell’esattezza delle parole del Budda. Il destino dell’umanità è legato alla realizzazione della pace

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Shin’ichi sapeva che gli accadimenti nel mondo rendevano necessaria la diffusione della saggezza buddista e per questo si impegnava al massimo per costruire una rete globale, fiducioso dell’esattezza delle parole del Budda. Il destino dell’umanità è legato alla realizzazione della pace

Inizia la pubblicazione del secondo capitolo del volume 27, “Giustizia”.

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[1] La missione della Soka Gakkai è kosen-rufu nel mondo. È la quintessenza del Sutra del Loto e significa raggiungere una situazione indistruttibile di pace e di felicità per tutto il genere umano, attraverso la condivisione del Buddismo di Nichiren Daishonin, la grande Legge per il conseguimento della Buddità di tutti gli esseri viventi da trasmettere al cuore delle persone.
Il Daishonin afferma: «Io, Nichiren, consapevole dell’epoca in cui viviamo, desidero adesso propagare ampiamente questa dottrina» (RSND, 2, 927), e ancora: «Può esserci qualche dubbio che, dopo il periodo in cui “la pura Legge sarà oscurata e perduta” predetto nel Sutra della Grande raccolta, la grande pura Legge del Sutra del Loto si diffonderà ampiamente nel Giappone e in tutti gli altri paesi di Jambudvipa?» (RSND, 1, 491).
Nichiren pronunciò il voto di lottare per diffondere la Legge mistica e consentire la felicità di tutta l’umanità nell’Ultimo giorno della Legge, e realizzare questa propagazione nell’intero pianeta. La Soka Gakkai è una religione mondiale basata su princìpi umanitari, nata proprio per compiere il grande voto del Budda originale.
Così espresse le sue ultime volontà Nikko Shonin, il discepolo che ha ereditato e protetto fino all’ultimo l’insegnamento corretto del Daishonin: «Finché kosen-rufu non sarà realizzato, propagate la Legge al massimo delle vostre capacità, senza risparmiare la vostra vita» (Il Buddismo della gente, IBISG, 2013, pag. 109).
Basandosi su questo desiderio, la Soka Gakkai ha innalzato il “vessillo della giustizia” preservando l’insegnamento corretto del Daishonin, e il suo primo presidente, Tsunesaburo Makiguchi, ha dedicato la vita alla propagazione della Legge, terminando i suoi giorni in prigione per aver lottato contro il governo militarista. Anche Josei Toda, il secondo presidente, è stato incarcerato per circa due anni. In prigione si risvegliò alla sua natura di Bodhisattva della Terra e quando ne uscì serbava nel cuore le ultime volontà del maestro Makiguchi. Pur essendo rimasto solo, determinò di realizzare kosen-rufu. Noi ci siamo riuniti sotto questo “vessillo della giustizia”. Ognuno di noi è apparso in questo mondo con la missione dei Bodhisattva della Terra: questa missione è kosen-rufu!
Impegniamoci nel dialogo con coraggio, fino in fondo, per far conoscere l’insegnamento corretto del Daishonin e conseguire la felicità, nostra e degli altri. Rialziamoci senza paura da ogni difficoltà e sofferenza e dalla più profonda disperazione; interpretiamo il grande romanzo della rinascita dell’essere umano e dimostriamo il grande e mistico potere del Buddismo. Viviamo fino in fondo una vita traboccante di gioia, non arrendiamoci mai di fronte a qualsiasi ostacolo coltivando uno spirito generoso e incrollabile, impegnandoci a migliorare la nostra personalità.
È giunta l’alba della nuova epoca di kosen-rufu mondiale.
Il “mondo” non è un qualche luogo lontano. È il grande palcoscenico della nostra splendida missione che svolgiamo in famiglia, nel posto di lavoro, nella comunità dove ci troviamo. Questi sono i luoghi principali di kosen-rufu mondiale.
Rialziamoci dunque e iniziamo ad agire, con il sole del “tempo senza inizio” nel cuore!

[2] Nel racconto La corsia n° 6 lo scrittore russo Anton Cechov scrisse: «Splenderà l’alba di una nuova vita, la giustizia trionferà».
Nell’aprile del 1978, poco prima del diciottesimo anniversario della nomina di Shin’ichi Yamamoto a terzo presidente, la Soka Gakkai si stava impegnando nella presentazione di un coro che simboleggiava il canto di trionfo della gente. Voleva trasmettere alla comunità e alla società, attraverso il canto, la gioia e lo slancio vitale che derivano dalla consapevolezza della propria missione nella vita, raggiunta grazie alla pratica buddista. Voleva infondere l’orgoglio e la gioia di vivere per la felicità della gente e portare un vento primaverile di speranza.
Nell’autunno del 1972 la Soka Gakkai rinnovò il suo slancio inaugurando la seconda fase di kosen-rufu. Passo dopo passo, Shin’ichi preparava la nascita di un vero e proprio movimento di kosen-rufu mondiale. I semi della Buddità che egli aveva piantato e fatto crescere viaggiando in vari paesi dopo essere stato nominato presidente, erano splendidamente sbocciati.
Una dopo l’altra nascevano associazioni della SGI in tanti paesi e territori, che di propria iniziativa promuovevano attività adatte alle rispettive situazioni, andando ad arricchire il “giardino fiorito della felicità” di kosen-rufu. In questo movimento di espansione vi era il desiderio di rafforzare i legami di cooperazione tra le varie associazioni, al di là delle frontiere. A tale scopo vennero costituiti, nel maggio del 1973, l’Istituto europeo Soka Gakkai, in agosto dello stesso anno la Federazione panamericana Soka Gakkai e in dicembre l’Associazione culturale dei buddisti Soka Gakkai del Sud-est asiatico.
Venne inoltre formulata la richiesta di creare un organismo che potesse fungere da cardine per la promozione degli scambi e l’ampliamento nel mondo di tali cooperazioni tra i paesi, e nel settembre del 1974 nacque così a Tokyo, nel quartiere di Sendagaya, il Centro internazionale della Soka Gakkai. Successivamente, il 26 gennaio 1975, si riunirono a Guam [isola del Pacifico teatro di una sanguinosa battaglia, n.d.r.] i responsabili di cinquantuno paesi e territori per partecipare alla prima storica conferenza mondiale per la pace.
La Soka Gakkai ha realizzato la predizione di Nichiren Daishonin su kosen-rufu mondiale impedendo che diventasse solo un’utopia e facendo sorgere l’alba di una nuova era.
Coloro che abbracciano e trasmettono l’insegnamento buddista, proprio come afferma il Daishonin, sono uomini e donne d’azione che lottano fino in fondo nelle loro sfide. Sono persone che mostrano la prova concreta del Buddismo innalzando fermamente il vessillo della vittoria di kosen-rufu.

[3] Nel corso della prima conferenza mondiale per la pace venne fondata la Lega Buddista Internazionale (IBL); Shin’ichi Yamamoto ne divenne il presidente e il patriarca Nittatsu il presidente onorario. Inoltre, con il forte desiderio e il consenso di tutti i partecipanti, sempre in quella sede fu costituita la Soka Gakkai Internazionale (SGI), di cui Shin’ichi assunse la presidenza. Era stata creata una rete mondiale della Soka Gakkai che aspirava all’ideale di kosen-rufu in tutto il pianeta.
Nel suo discorso inaugurale Nittatsu, profondamente emozionato, affermò: «Nam-myoho-renge-kyo è una religione mondiale. Come si rallegrerebbe Nichiren Daishonin se solo potesse vedere questa vostra assemblea!». Successivamente, parlando dell’insegnamento del Daishonin secondo cui la propagazione del Buddismo deve avvenire in accordo coi tempi, dichiarò che quei “tempi” erano stati creati grazie agli sforzi del presidente Yamamoto, perché era giunto il momento di uno sviluppo del Buddismo su scala mondiale.
«Sono certo che tali sforzi – proseguì – verrebbero grandemente elogiati dal Budda originale». Nittatsu espresse inoltre la sua ammirazione nei confronti del presidente Yamamoto che aveva preso l’iniziativa di lavorare per la creazione di un movimento per la pace mondiale contrapponendosi alla guerra, causa della rovina dell’umanità. Terminò il suo discorso appellandosi ai presenti affinché continuassero a perseguire l’obiettivo della realizzazione della pace mondiale, rafforzando sempre di più la loro unità nello spirito di itai doshin (diversi corpi, stessa mente).
Pensando al futuro dell’umanità, Shin’ichi sentiva sempre più urgente l’esigenza di creare una grande corrente per la pace. In quel periodo persisteva la Guerra Fredda e anche il contrasto tra Unione Sovietica e Cina si era aggravato, conducendo le due nazioni quasi a un punto di rottura. Aumentavano inoltre i paesi detentori di armi nucleari, di cui si temeva la proliferazione. La minaccia del nucleare non faceva che aggravarsi. D’altro canto il divario tra i paesi industrialmente avanzati e quelli in via di sviluppo aumentava gli episodi di conflitto e problemi quali la distruzione ambientale e l’insufficienza di generi alimentari diventavano sempre più critici.
Shin’ichi riteneva che l’impegno per la risoluzione di tali problemi fosse di primaria importanza per un buddista, e che ne costituisse la missione.
Con grande perspicacia Arnold Toynbee affermò: «Una religione del futuro deve saper infondere all’umanità la forza necessaria per affrontare e sconfiggere i mali che minacciano gravemente la sua sopravvivenza» (D. Ikeda-A. Toynbee, Dialoghi. L’uomo deve scegliere, Bompiani).

[4] Mentre promuoveva kosen-rufu, Shin’ichi si impegnava in molti dialoghi con personalità di calibro mondiale. In particolare nel 1974, l’anno precedente alla fondazione della SGI, oltre ad aprire nuove vie nell’amicizia sino-giapponese e nippo-sovietica, portò avanti dialoghi con leader di vari paesi al fine di esplorare possibili strade per la risoluzione del conflitto sino-sovietico.
A maggio e giugno di quell’anno si recò per la prima volta in Cina, dove dialogò con l’allora vice primo ministro Li Xiannian. A settembre fece la sua prima visita in Unione Sovietica dove ebbe un colloquio con il primo ministro Alexei N. Kosygin, e a dicembre andò nuovamente in Cina dove incontrò il premier Zhou Enlai.
Attraverso quelle azioni intendeva spingere gli interlocutori ad aprire uno spiraglio al dialogo tra la Cina e la Russia, due paesi divisi da un’ostilità reciproca, le cui relazioni non facevano che peggiorare.
Nel 1975 Shin’ichi concentrò sempre di più le sue energie in azioni mirate al raggiungimento della pace. Il 6 gennaio partì per recarsi negli Stati Uniti e il 10 tenne un colloquio alla sede delle Nazioni Unite, a New York, con il segretario generale Kurt Waldheim. I due ebbero uno scambio di opinioni su diverse tematiche, tra cui l’abolizione delle armi nucleari e i problemi legati al Medio Oriente.
Shin’ichi propose la creazione di un’”Assemblea di cittadini globali per la difesa delle Nazioni Unite” per prevenire la perdita del valore dell’ONU o la sua manipolazione, causate dall’egoismo delle grandi potenze. In quell’occasione presentò dieci milioni di firme di membri della Divisione giovani della Soka Gakkai che chiedevano l’eliminazione delle armi nucleari. Il 13 gennaio incontrò a Washington il segretario di stato Henry Kissinger, con cui discusse a proposito delle problematiche inerenti al Medio Oriente considerato una polveriera mondiale , delle relazioni tra gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica e la Cina e del Trattato SALT (per la limitazione degli armamenti strategici).
Shin’ichi partecipò poi alla conferenza di Guam continuando a intessere dialoghi e a fare passi avanti per la pace.
Nichiren Daishonin intraprese la sua lotta per kosen-rufu innalzando il vessillo dell’”adozione dell’insegnamento corretto per la pace nel paese” (rissho ankoku), facendo proprie le sofferenze della gente comune, causate da epidemie e carestie. Si può dire che una religione che distoglie lo sguardo dalla realizzazione della felicità e della pace degli esseri umani, abbandona di fatto il significato originale della sua esistenza.
Tsunesaburo Makiguchi, primo presidente della Soka Gakkai, afferma: «Può esserci un significato dell’esistenza di una religione nella società, che non sia quello di rendere felici gli esseri umani e salvare il mondo?».

[5] Nichiren Daishonin scrive: «Un grande male preannuncia l’arrivo di un grande bene. Se tutto Jambudvipa dovesse cadere nel caos, non c’è dubbio che [questo sutra] “sarà propagato in tutto Jambudvipa”» (RSND, 1, 995). Un grande male preannuncia un grande bene. Se tutto Jambudvipa o il mondo intero dovesse cadere nel caos più profondo, è assolutamente certo che ciò che è previsto nel Sutra del Loto, ovvero l’ampia propagazione del sutra in tutto Jambudvipa, si realizzerà.
Meditando su questo insegnamento del Daishonin, nell’animo di Shin’ichi crebbe la forte convinzione che proprio in quel momento in cui il pianeta era attanagliato da continui conflitti e situazioni critiche, fosse giunta l’epoca di kosen-rufu mondiale, e che l’umanità desiderasse ardentemente conoscere il Buddismo di Nichiren.
L’insegnamento buddista rivela i princìpi e i modi di procedere per giungere alla soluzione fondamentale dei diversi problemi che affliggono l’epoca attuale. Il Sutra del Loto sostiene in modo ineguagliabile la dignità umana in quanto afferma che ogni individuo è ugualmente dotato della Buddità, e indica un modo di vivere basato sulla compassione, che porta a desiderare la felicità degli altri. Imprimendo questi princìpi nel cuore di tutti si potrà cambiare direzione alla corrente dilagante del disprezzo della vita nella società e porre fine agli orrori provocati dalla guerra.
Inoltre, il principio buddista dell’unicità tra vita individuale e ambiente (esho funi), secondo cui siamo tutti inseparabilmente connessi all’ambiente che ci circonda, potrà diventare la filosofia che ci permetterà di riconsiderare una civiltà che ha portato alla distruzione ambientale e di aprire nuove vie per conseguire la prosperità del genere umano. Il principio dell’unicità tra corpo e mente (shiki-shin funi), che spiega la relazione di indivisibilità tra corpo e mente umana, può indicare nuove strade da percorrere alla medicina moderna, che tende a perdere di vista la visione olistica dell’essere umano. Anche il concetto buddista di origine dipendente (engi), che insegna che gli esseri umani non possono vivere isolati perché connessi tra loro da profondi legami ed esistono poiché si sostengono reciprocamente, può diventare quella forza capace di unire veramente le varie individualità andando oltre le separazioni fra di loro.
Il Buddismo, che spiega il mistero di vita e morte, chiarisce il modo di trasformare la propria esistenza e mostra la vera via dell’essere umano, è la più profonda e preziosa saggezza, il tesoro supremo dell’umanità.
Kosen-rufu significa fare di questo Buddismo un patrimonio condiviso costruendo la pace e la prosperità. Per questo motivo Shin’ichi ha continuato a viaggiare in numerosi paesi e territori del mondo trasmettendo la Legge buddista e piantando semi di pace e felicità nel cuore degli esseri umani.

[6] Ciò su cui Shin’ichi voleva concentrare maggiormente le forze, in questo secondo capitolo di kosen-rufu nel mondo, era approfondire e sviluppare lo studio. Egli percepiva come una questione di primaria importanza approfondire i princìpi dell’eterna e immutabile Legge insegnati dal Daishonin e, ritornando alle origini della grande spiritualità del Budda originario, aprirli e mostrarli in modo comprensibile a chiunque e trasmetterli al mondo per il futuro.
La Soka Gakkai, dopo averne discusso più volte, decise che il 1977 sarebbe stato l’anno dedicato allo studio. Lo stesso Shin’ichi diede il via alle lezioni su alcuni scritti fondamentali del Daishonin, tra cui Il vero aspetto di tutti i fenomeni, dando un impulso a una nuova campagna per la promozione dello studio nel mondo.
Nella nona conferenza del Dipartimento di studio tenutasi il 15 gennaio di quell’anno, Shin’ichi tenne un discorso commemorativo sulla storia del Buddismo. Nel suo intervento parlò di come il Buddismo fosse originariamente una religione al servizio delle persone, di come il vero prete buddista fosse colui che lotta per kosen-rufu in mezzo alla gente comune e del significato originario dei templi buddisti. Anche l’anno successivo, il 1978, fu designato come il secondo anno dedicato allo studio.
Shin’ichi, inoltre, sentiva fortemente la necessità che tutti i membri della Soka Gakkai ereditassero lo spirito del precedente maestro Tsunesaburo Makiguchi e dell’attuale maestro Josei Toda, al fine di aprire la strada a kosen-rufu nel mondo. Lo spirito di Makiguchi risiedeva nella determinazione di dedicare fino in fondo la propria vita a kosen-rufu per la realizzazione della felicità e della pace di tutta l’umanità. È la fede compassionevole e coraggiosa che porta avanti fino in fondo il messaggio di giustizia dell’insegnamento del Daishonin.
Il Buddismo del Daishonin insegna che tutte le persone sono entità di Myoho-renge-kyo e sono tutte ugualmente nobili in quanto possiedono la natura di Budda: in altre parole, insegna i princìpi della dignità della vita e dell’uguaglianza di tutti gli esseri umani. La Soka Gakkai, fin dal tempo in cui era conosciuta come Società educativa per la creazione di valore (Soka Kyoiku Gakkai), aveva sempre promosso la propagazione della Legge portando avanti questo insegnamento: il che però significava negare in toto la concezione shintoista dell’imperatore come personificazione delle divinità ancestrali. Era quindi inevitabile che nascesse uno scontro con il governo militarista, che portava avanti la guerra tentando di fare dello Shintoismo il pilastro spirituale della nazione e di uniformare a esso tutta la coscienza nazionale, e quindi anche la Soka Gakkai. Questa fu la lotta che portarono avanti Makiguchi e Toda.

[7] La Soka Gakkai ha continuato ad affermare con forza la correttezza del Buddismo di Nichiren Daishonin, che sostiene che tutti gli individui sono dei Budda. Durante la guerra ciò significava ingaggiare uno scontro ideologico in difesa della pace.
Quando la tempesta delle persecuzioni messa in moto dal governo militarista si abbatté sulla Soka Gakkai e il presidente Tsunesaburo Makiguchi e il direttore Josei Toda furono arrestati, molti abbandonarono la pratica per paura delle persecuzioni.
Alla fine furono Makiguchi e il suo discepolo Toda, sorretti dalla determinazione di dedicare la propria vita alla Legge, gli unici a difendere fino in fondo la correttezza del Buddismo del Daishonin. Persino durante gli interrogatori parlarono apertamente ed esposero la filosofia del Buddismo.
Il legame tra i due, uniti dal voto formulato nel remoto passato, in quella particolare persecuzione brillò di una splendida e fulgida luce e illuminò il grande cammino dell’eterno legame di maestro e discepolo Soka.
Solo se lo spirito di Makiguchi e Toda di dedicare la propria vita alla Legge avesse continuato a pulsare per l’eternità, lo spirito della Soka Gakkai si sarebbe trasmesso e quel piccolo ruscello si sarebbe arricchito fino a diventare il grande fiume di kosen-rufu. Shin’ichi era profondamente convinto di questo.
Una religione che non trasmette più il suo spirito, che si appiattisce nel formalismo svuotandosi di significato e irrigidendosi nell’autoritarismo, cadrà in declino e si estinguerà.
Nichiren Daishonin afferma: «È il cuore che è importante» (RSND, 1, 889). Nella determinazione, nella volontà di una persona risiede la forza motrice capace di far avanzare kosen-rufu.
Per questo Shin’ichi, in tante riunioni, oltre a evocare fino in fondo la lotta e lo spirito dei due presidenti ricordava, sotto diversi punti di vista, il profondo significato dell’opera da loro compiuta. Propose quindi e promosse l’allestimento, nei principali Centri culturali del paese, di sale commemorative dedicate ai due maestri, per far conoscere i meriti dei defunti presidenti, per trasmetterne la memoria e tramandarne lo spirito e le opere.
Ripensando al cammino percorso dalla Soka Gakkai attraverso i passi compiuti dal maestro Makiguchi e dal suo discepolo Toda, esso si presenta come la storia di una rivoluzione religiosa che ha inaugurato una nuova era ribaltando il rapporto fra religione ed essere umano, dove le persone non sono più al servizio della religione ma, al contrario, è la religione a essere al servizio delle persone.
Per un lungo periodo il Buddismo tradizionale giapponese è stato al servizio dell’autorità politica. Soprattutto nel periodo Edo, con l’adozione del sistema chiamato terauke, esso acquisì un grande potere. In questo modo, tutti furono obbligati a divenire fedeli affiliati a un tempio che rilasciava un apposito certificato di affiliazione, con cui si poteva dimostrare di non appartenere a culti o scuole religiose proibite dallo Shogunato, come ad esempio il Cristianesimo.

(continua)

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