L’11 aprile è il giorno delle Giovani mamme e ogni anno si tengono delle attività in tutta Italia. Per questa occasione abbiamo dialogato insieme alle coordinatrici nazionali delle Giovani mamme a proposito delle sfide che ci si trova a vivere in questo delicato momento della vita e di come viverlo al meglio grazie alla pratica buddista

Redazione: L’11 aprile 1986 il maestro Ikeda e la signora Kaneko parteciparono a un incontro delle giovani mamme in cui trasmisero un profondo incoraggiamento. Da allora l’11 aprile è il “giorno delle giovani mamme”.
Da qualche anno in questa ricorrenza si tengono vivaci riunioni in tutta Italia. Come sarà l’attività quest’anno?
Valentina: Quest’anno gli incontri giovani mamme si terranno il 1 e 2 aprile.
Il motto delle riunioni è: “Giovani mamme, fiere e con passione scriviamo la nostra meravigliosa storia di vittoria”.
Come materiale di studio verranno approfondite le cinque guide eterne della Soka Gakkai e i due messaggi per le donne e le giovani donne inviati da Kaneko Ikeda nel 2023 e nel 2019 (LINK).
Con l’obiettivo di poter incoraggiare ogni singola giovane mamma e che nessuna venga lasciata indietro, le riunioni si svolgeranno sia in presenza che online, ma anche in modalità mista, in base alle esigenze delle varie zone.
Redazione: Uno degli obiettivi dell’attività delle giovani mamme è aiutare ciascuna a non perdere i contatti con le varie attività e rimanere dentro al flusso di kosen-rufu considerando ogni piccola azione come la causa per una vittoria futura…In particolare riguardo all’obiettivo di quest’anno della Soka Gakkai italiana di accompagnare almeno un giovane in ogni gruppo a ricevere il Gohonzon, come si possono coinvolgere le giovani mamme?
Elena B: Penso che la prima cosa sia continuare a incoraggiare ogni singola mamma anzitutto a recitare Daimoku. Sicuramente la condizione di giovane mamma porta con sé tante difficoltà, come quella di partecipare alle riunioni. Ma abbracciare gli obiettivi della Soka Gakkai e continuare a fare Daimoku fino in fondo per realizzarli, è fondamentale.
Bisogna recitare Daimoku prima di tutto per riuscire a fare noi per prime l’azione di parlare ai giovani del Buddismo. E poi sostenere le nostre compagne di fede incoraggiandole a farle altrettanto.
Come giovani mamme abbiamo occasione di entrare in contatto con un’ampia comunità di famiglie che hanno anche figli adolescenti, quindi non è poi così difficile incontrare dei giovanissimi…
Michela: Personalmente ho abbracciato questo obiettivo nazionale e desidero riuscire a coinvolgere tutte le giovani mamme in questa direzione… Sto cercando di fare delle azioni, anche quando sento che è difficile, o impossibile.
E comunque davanti al Gohonzon “spingo” verso questo scopo. Prego affinché si crei la situazione propizia.
Penso che sia fondamentale il sostegno di tutti i responsabili e di tutti i compagni di fede per far sentire alle giovani mamme che vanno bene così come sono, con quello che possono dare.
D’altra parte loro per prime devono sentirsi okay nelle condizioni in cui si trovano. E questo è proprio l’obiettivo fondamentale della rete delle giovani mamme: riuscire a sentirci bene in questo momento della nostra vita, così come siamo, e sostenerci una con l’altra.
Valentina: Anche se sperimentano svariate difficoltà a partecipare a tutte le attività, le giovani mamme di solito sono felici di contribuire alla realizzazione di obiettivi più grandi, soprattutto se si tratta di obiettivi di Daimoku o shakubuku.
Possiamo condividere il Buddismo con persone giovani al parco, al bar, con le maestre di asili e scuole primarie, quindi ognuna di noi può sfidarsi in questa direzione.
Redazione: Molte mamme hanno difficoltà a conciliare vita familiare, lavoro e attività, e spesso si sentono in colpa nel togliere tempo a uno di questi aspetti della vita a favore dell’altro. Come incoraggiare le mamme che vivono costantemente questa sfida?
Elena R.: I miei bambini hanno ora tre e sei anni e da donna lavoratrice in proprio, senza nonni, la mia vita è abbastanza impegnativa.
Come tante di noi, vorrei essere sempre al cento per cento nelle cose, quindi nel lavoro, nell’attività, in famiglia. Però ho sperimentato che prima di tutto è importante che io sia al cento per cento davanti al Gohonzon, questo lo sento profondamente. Che sia per tre minuti o per un’ora, ho imparato che recitare Daimoku la mattina mi permette di dare il cento per cento in tutte le cose della vita. Questa preghiera che riesco a fare per la mia felicità, mi ritorna durante tutta la giornata.
Un’altra cosa importantissima è percepire che non c’è scissione tra l’attività e la vita quotidiana perché se le separiamo l’attività diventa un impegno in più.
Quindi la stessa cura che metto nelle attività determino di metterla nella cura dei miei figli, della casa, nel lavoro…
È importante imparare a scegliere, dove essere al cento per cento in ogni circostanza. Ad esempio, stasera è più importante mangiare con i miei bambini o andare a sostenere una donna? E scegliere con saggezza, non in base al senso del dovere.
Ne La nuova rivoluzione umana vediamo che Sensei sfrutta ogni momento per incoraggiare le persone, utilizza anche il tempo durante i pasti, i tragitti, camminando insieme…
Penso che anche noi nell’attività giovani mamme possiamo trovare il nostro modo, con un gran senso di libertà.
Io per esempio ho sempre una rivista in borsa così utilizzo ogni momento libero e leggo una frase, chiamo una persona, cerco di creare le occasioni. E proprio perché io stessa ho sperimentato queste difficoltà, ho il desiderio di essere di aiuto a un’altra donna. Il mio obiettivo è che neanche una mamma d’Italia si senta appesantita e aiutare ognuna a riscoprire lo spirito di questa attività e a essere una mamma felice.
Sara: Vorrei condividere una mia esperienza su questo: io sono l’unica praticante a casa mia e quando sono entrata nella squadra nazionale delle coordinatrici giovani mamme, sono stata invitata anche a partecipare al Summit europeo. Dopo l’entusiasmo iniziale ho pensato che non avrei mai potuto rimanere collegata su zoom per due giorni a seguire il Summit, a causa dei tanti impegni familiari… così sono ripartita dal Daimoku, e sforzandomi di stare al cento per cento davanti al Gohonzon è emersa dentro di me una nuova determinazione: “Io voglio fare questa attività. La mia attività non toglierà tempo alla mia famiglia, ma porterà beneficio a tutti”.
E questo è diventato il mio obiettivo per ogni attività che faccio. Sento che quando metto la determinazione sincera di fare la differenza lì dove mi trovo, ne beneficiano tutti, anche la mia famiglia, ed è accaduto anche che in seguito ad alcune attività mio marito sia tornato a casa con una promozione di lavoro!
Sensei ci incoraggia a non preoccuparci se oggi gli altri membri della nostra famiglia non praticano, dice di continuare a fare la nostra rivoluzione umana e così arriverà il giorno in cui i nostri familiari ci chiederanno di fare Daimoku. Nel volume 24 de La nuova rivoluzione umana si legge:
«Un grande ombrello ripara molte persone, analogamente, se un membro della famiglia si impegna nella fede con tutto se stesso, lui o lei saranno in grado di proteggere tutti gli altri» (NRU, 24, 36).
Elena B: Infatti, per incoraggiare le mamme che vivono costantemente questa sfida è anche molto importante condividere, perché ascoltare la sfida di un’altra ci aiuta, ci alleggerisce. Tutte noi sperimentiamo questo tipo di difficoltà. Non credo che esista una giovane mamma che non si sia trovata a dover conciliare il lavoro, la vita quotidiana e la pratica buddista, quindi è importante far sentire loro che non sono sbagliate. Anche Sensei sottolinea che la fase di vita delle giovani mamme è la più difficile perché ci sono tantissime sfide.
Parlarne, condividere le nostre esperienze, di come siamo riuscite nel tempo a trovare il nostro modo è molto importante. Perché poi alla fine si tratta di trovare una “nuova routine”, e mettendo sempre al centro il Daimoku si riesce ad aprire la vita.
È veramente una grande sfida passare da giovani donne a giovani mamme. E questa nuova apertura della vita passa attraverso una lotta che si fa prima di tutto davanti al Gohonzon.
Redazione: A volte, specialmente quando i bambini sono piccoli, le mamme hanno difficoltà a recitare Daimoku regolarmente… come possiamo incoraggiarle a mantenere una fede salda e un forte legame col maestro nonostante i numerosi impegni, la stanchezza ecc. Potete condividere la vostra esperienza personale in proposito?
Valentina: Credo che un punto fondamentale sia vincere sul senso di inadeguatezza e sentire che andiamo bene così come siamo. Per esempio, alcune giovani mamme se sentono parlare di un obiettivo di Daimoku partono dalla convinzione che non ce la faranno e quindi non ci provano nemmeno, pensano di non poter avere un impatto sull’attività o contribuire in qualche modo.
Invece dovremmo sempre incoraggiarci a provarci, a tendere a quell’obiettivo, magari lo realizzeremo fra cinque anni, o un giorno sì e uno no…
È importante inoltre continuare a ricercare quello che è il perno della nostra vita, il Daimoku e la relazione con Sensei. Riuscire a ricercare anche una frase o un incoraggiamento e decidere assolutamente che la nostra vita si fonda sul Daimoku.
È fondamentale che ognuna riesca a porsi un obiettivo di Daimoku a partire dalla propria situazione, senza perdere l’occasione di sfidarsi anche in questa fase della vita. È una fase complicata ma nonostante sembri durare un’eternità, poi passa e tutto cambia. La cosa importante è non dare spazio al senso di colpa, ma rimanere concentrate sul nostro infinito potenziale.
Sara: Ringrazierò per sempre l’attività giovani mamme che è partita quattro anni fa. Ci tiene vicine al maestro e dentro il flusso di kosen-rufu in una fase così complessa, è come bere dell’acqua fresca dopo una camminata in montagna.
Ricordo che quando abbiamo lanciato questa attività a livello nazionale avevamo il forte desiderio di non lasciare indietro nessuna giovane mamma. Avevamo questo obiettivo chiaro: “non perdiamone neanche una!”. E questo spirito ci ha spinte a creare questa meravigliosa rete in tutta Italia. Per me è stata la conferma che stavo facendo ciò che avevo promesso al mio maestro.
Elena B: Il periodo in cui è veramente difficile recitare Daimoku è breve.
In quel breve periodo è fondamentale il sostegno delle altre giovani mamme, cercare di recitare anche poco Daimoku, quello che si riesce a fare, per attraversare quel periodo così difficile e poi via via incrementare…
Quando io sono diventata mamma di Mika, ho sempre continuato a recitare Daimoku però quei due/tre mesi in cui lei era piccolissima, avere intorno a me altre giovani mamme vicine di casa mi ha permesso di attraversare quel periodo che da sola sarebbe stato molto più difficile. Io sono stata importante per loro e loro per me. Questa è la forza della rete delle giovani mamme, proprio perché sappiamo quanto è difficile, è importantissimo sostenerci a vicenda e incoraggiarci a fare Daimoku, a farlo anche insieme, e non mollare.
Redazione: Anche l’educazione dei figli è un tema centrale e spesso ci si interroga su quale sia l’atteggiamento giusto dal punto di vista del Buddismo, ad esempio nell’affrontare le varie fasi di crescita o le difficoltà di relazione che si incontrano con i figli/e. C’è un’esperienza che volete condividere a partire da un incoraggiamento del presidente Ikeda sull’educazione dei figli?
Michela: Nel libro I tesori del futuro Sensei afferma: «La vita dei figli sarà determinata dal modo in cui vivono i genitori. […] L’educazione dei bambini è una nobile impresa in cui genitore e figlio crescono insieme» (pag. 5 e 57).
Mia figlia mi ha portato a fare grandi trasformazioni perché la sua nascita ha risvegliato in me molte cose profonde che io non avevo risolto.
Ad esempio, quando andava alle elementari aveva la tendenza a non mettere passione in ciò che faceva e io ne soffrivo. Poi recitando Daimoku ho capito che dovevo partire da me, che dovevo maturare io e sviluppare la saggezza. E ho compreso che anch’io nella mia vita avevo un atteggiamento simile, e ho cominciato a pregare in maniera diversa, per tirare fuori più amore e qualità in ciò che facevo. Nei suoi confronti d’altra parte ho dovuto far emergere la severità e per farlo ho capito che dovevo risolvere cose legate alla mia infanzia.
Quindi il mio cambiamento nell’atteggiamento verso me stessa ha prodotto un cambiamento in mia figlia, tanto che è migliorata a scuola. Adesso mi dice: “Sto studiando e sono soddisfatta quando mi impegno fino in fondo”.
È proprio vero, come dice Sensei, che educare vuol dire crescere insieme, genitori e figli, per me questo è il punto fondamentale.
Elena R: Anche per me il libro I tesori del futuro è un punto di riferimento.
In particolare mi ha colpito l’incoraggiamento a essere sinceri con i nostri figli, a non cercare la perfezione.
Questa cosa l’ho sperimentata con Cecilia che è arrivata in un momento di grande dolore della mia vita, perché stava morendo mia mamma. E quindi ho vissuto in modo molto profondo la nascita e la morte insieme… Io volevo farmi vedere come una mamma forte, di non farle vedere le mie fragilità. Poi un giorno ho pianto davanti a lei, e lei è rimasta scioccata. Per me è stato un insegnamento perché sono ripartita da lì, dalla sincerità. Questo mi ha portata negli anni a sentirmi libera con loro di essere così come sono, senza censure e questo è un regalo che faccio a me stessa e a loro, perché è bello trasmettere ai nostri figli questa libertà di essere così come siamo, in qualsiasi sfumatura.
Redazione: Il presidente Ikeda spesso afferma che l’elemento cruciale per costruire fondamenta durature per kosen-rufu è la trasmissione della fede in famiglia, da una generazione all’altra. Che significato ha questo alla luce della vostra esperienza personale?
Valentina: Mio figlio non perde occasione per provocarmi dicendo che lui non farà mai Daimoku, quindi in questo aspetto mi sento particolarmente sollecitata…
Sensei afferma che i nostri figli sono i nostri successori di kosen-rufu e questa cosa mi ha dato sempre un grande respiro. Perché nonostante non sembri affatto interessato al Buddismo, lui ha già portato un suo amico a una riunione. Noi educhiamo i nostri figli con il nostro comportamento.
Fino a poco tempo fa con mio marito facevamo Gongyo mentre nostro figlio dormiva per una questione pratica, ma poi abbiamo deciso di farlo sempre davanti a lui, anche se è più complicato, perché abbiamo capito che è importante che lui ci veda davanti al Gohonzon, che sappia come ci impegniamo per trasformare e soprattutto come ci comportiamo tra noi e con le altre persone, come cerchiamo sempre di incoraggiare gli altri.
Sono convinta che questi esempi di comportamento sono il miglior modo per educarlo a diventare un cittadino del mondo. Stiamo educando i nostri bambini semplicemente stando loro accanto, con la nostra sincerità, con l’esempio che diamo. Per questo è molto importante lasciare che i bambini partecipino alle nostre attività, al Centro culturale o agli zadankai, compatibilmente con l’organizzazione familiare, perché i bambini ne hanno giovamento. E incoraggiamo anche le mamme a pensare che i bambini non sono di disturbo alle riunioni!
Michela: Io sto pregando affinché mia figlia sia una Bodhisattva della Terra e faccia emergere tutto il suo potenziale. Anche quando le cose si fanno difficili, io vado avanti perché mi fido delle parole Sensei perché non mi hanno mai tradito e nei momenti di grande difficoltà sono sempre state la molla per fare un salto nella mia vita, per realizzare qualcosa di importante, per cui in questo momento sto sperimentando la preghiera.
Elena B: È fondamentale la preghiera dei genitori affinché i figli comincino a praticare crescendo nel giardino della Soka Gakkai e diventino persone che si assumeranno la responsabilità di cambiare il futuro. Io prego sempre con questo obiettivo. Non dimenticherò mai l’esperienza di una donna il cui figlio era un adolescente ribelle che faceva cose indicibili. E della preoccupazione di questa madre che a un certo punto davanti al Gohonzon fece uno scatto profondo nella fede, dicendo: “Io ho fiducia piena che mio figlio sia una persona meravigliosa e manifesterà appieno il suo potenziale”. Questo scatto nella fede della madre ha portato il figlio a trasformare completamente la sua vita, e oggi è un ragazzo responsabile e generoso che si sta realizzando.
Quel cambiamento nell’ichinen davanti al Gohonzon si è manifestato in un cambiamento nella vita del figlio grazie al legame profondo tra genitore e figlio. È proprio vero che si cresce insieme. Non dimentichiamo mai quanto è potente la nostra preghiera!
