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"Germogli di gioventù", puntate 50-58 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:28

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“Germogli di gioventù”, puntate 50-58

I bambini hanno bisogno di coltivare il loro potenziale e sviluppare la capacità di sapersi rialzare sempre nella vita: frequentare le scuole Soka era l’occasione per imparare questo. Ma ciò che Shin’ichi desiderava era che quei bambini diventassero leader per contribuire al benessere della società

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I bambini hanno bisogno di coltivare il loro potenziale e sviluppare la capacità di sapersi rialzare sempre nella vita: frequentare le scuole Soka era l’occasione per imparare questo. Ma ciò che Shin’ichi desiderava era che quei bambini diventassero leader per contribuire al benessere della società

Si conclude il primo capitolo del volume 27, “Germogli di gioventù”.

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[50] Mentre Shin’ichi marciava insieme agli alunni scandendo il passo con la voce, si rivolse più volte ai bambini che assistevano alle gare, invitandoli a unirsi a loro. Il numero dei bambini che camminavano con lui arrivò a cinquanta; gli alunni della Scuola elementare Soka applaudirono fragorosamente. Shin’ichi pensò: «Questo è significativo». Tra i bambini delle altre scuole, alcuni forse avrebbero voluto frequentare la Scuola elementare Soka, ma probabilmente erano stati esclusi alle selezioni. Oppure erano lì a guardare con invidia i fratellini o le sorelline che erano già iscritti. «Mi auguro che i nostri alunni sentano il cuore di questi bambini e si impegnino anche per loro»: questo era il suo pensiero.
Shin’ichi si rivolse a quelli che marciavano con lui: «Siate sempre rispettosi verso i vostri genitori, impegnatevi nello studio e diventate persone di spessore». Ai più piccoli rivolse questo invito: «Mi raccomando, venite tutti a studiare in questa scuola. Vi aspetto!». La manifestazione si concluse e iniziò una rappresentazione intitolata Gioia per l’inaugurazione della scuola a cui presero parte tutti gli alunni. Accompagnati da una voce narrante che descriveva i passi compiuti per la costruzione della scuola, i bambini si esibirono in un gioco occupando tutto il campo.
Mentre assisteva allo spettacolo, Shin’ichi sentiva una gioia profonda per la loro crescita e disse agli insegnanti: «È meraviglioso. Mi sembrano quasi troppo bravi… Che i bambini si impegnino con tutte le loro forze è fantastico, ma non c’è alcun bisogno di cercare di inquadrarli negli schemi mentali degli adulti, alla ricerca di un alto grado di perfezione. L’importante è farli crescere spensierati, in un ambiente libero. È essenziale inoltre fare in modo che possano sentirsi sempre liberi e a proprio agio. L’aspetto principale da sviluppare nei bambini è la loro autonoma e spontanea volontà. Non cerchiamo quindi di far crescere dei meravigliosi “bonsai”, ma dei maestosi e grandi alberi che, partendo da radici profondamente piantate nella terra, con le loro fronde possano raggiungere il cielo».

[51] La manifestazione giunse alla cerimonia di chiusura. Dopo i saluti del preside Araki e degli altri ospiti, Shin’ichi salì sul podio: «Ciò di cui vorrei parlarvi oggi – disse – è forse un po’ difficile. È un discorso che vorrei rivolgere ai genitori, più che ai bambini. Ieri ho incontrato un esperto coltivatore di germogli di bambù le cui parole mi sono rimaste profondamente impresse. Questo è il suo racconto: “La maggior parte della gente crede che i germogli di bambù crescano e si sviluppino ogni anno a maggio, ma è un errore. In realtà i piccoli germogli spuntano dagli steli sotterranei non l’anno stesso del raccolto, ma tra luglio e agosto dell’anno precedente. È in questo periodo che si decide tutto. Se osserviamo un germoglio di bambù ad aprile o a maggio, vediamo semplicemente l’aspetto che assume al termine del suo sviluppo”.
«Questa storia mi ha colpito perché lo stesso ragionamento vale anche per l’essere umano. L’educazione che si riceve durante la scuola elementare è un momento importante della vita, che ha un’influenza determinante sullo sviluppo di una persona meravigliosa. Da questo punto di vista mi ha rassicurato constatare, osservando la manifestazione di oggi, che i nostri bambini stanno crescendo con energia; significa che i germogli si stanno sviluppando, e che diventeranno splendidi individui. Come fondatore di questa scuola sono deciso a infondere tutta la mia forza per far sì che nessuno di questi bambini fallisca nella vita, e che crescano tutti come straordinari leader della società. Per questo, d’ora in avanti, confido anche sul vostro sostegno». La profonda determinazione di Shin’ichi infiammò il cuore dei genitori e del personale docente e non docente della scuola.
Il poeta indiano Tagore dichiarò che la scuola da lui fondata superando numerose avversità era un tutt’uno con la sua persona e che “lo sviluppo della scuola era lo sviluppo della sua stessa vita”. Anche Shin’ichi credeva fermamente che l’insieme degli istituti Soka, a cominciare dalla scuola elementare, fosse un tutt’uno con la sua vita. Sentiva che la crescita dei bambini e il successo che i ragazzi provenienti dalla Scuola elementare Soka avrebbero ottenuto nella società erano gli eventi che davano maggior significato alla sua esistenza.

[52] Al termine della manifestazione, Shin’ichi si intrattenne a discutere con gli insegnanti in una sala riunioni della Scuola elementare Soka. Partecipavano all’incontro anche gli insegnanti delle scuole femminili elementari e medie Soka del Kansai.
Shin’ichi disse loro: «Oggi ho marciato con i bambini delle altre scuole elementari non certo per disturbare in qualche modo la gara. I bambini della scuola elementare Soka sono indubbiamente importanti; ma per me quelli che non possono frequentarla lo sono altrettanto. Volevo solamente che capiste questo. Era inoltre mio desiderio trasmettere agli alunni della nostra scuola di non considerarsi mai bambini speciali o privilegiati, ma di sentirsi uguali a tutti gli altri. E questo è ciò che volevo dire anche a voi insegnanti. Se gli insegnanti si credono superiori o privilegiati, questo atteggiamento influenzerà anche i bambini. Lo scopo delle scuole Soka non è certamente quello di formare un’élite di persone che vivono lontane dalla gente comune: la nostra scuola esiste per formare individui capaci al servizio della gente comune. In ambito educativo è molto più importante la sostanza della forma: le convenzioni sono rilevanti, ma non hanno alcun senso se sono prive di contenuto. Ad esempio, quando si organizza un gioco collettivo, è giusto preoccuparsi che i bambini siano allineati e che si muovano in perfetta sincronia. Ma questo non è che uno scopo secondario. Sono ben altre le competenze che i bambini devono riuscire ad acquisire attraverso questo gioco, come ad esempio migliorare la propria forza e sviluppare lo spirito di collaborazione nel gruppo. Inoltre, la cosa importante è che i bambini comprendano le cose ragionando con la propria testa, ponendosi domande quali: “Come possiamo essere più uniti?” oppure: “Se c’è un amico che non riesce a stare al passo con gli altri, cosa possiamo fare tutti noi per sostenerlo?”. Non ha alcun senso parlare di educazione dei bambini prescindendo dalla loro crescita come esseri umani. Pensare solo alla forma, considerando prioritario il fatto che i bambini realizzino uno spettacolo perfetto, significa proprio sacrificare la sostanza per l’apparenza. Questo è ciò che temo».

[53] Shin’ichi era convinto che il processo di apprendimento fosse più importante dell’esigere dai bambini solamente dei risultati. Ad esempio conoscere il significato di una parola è indubbiamente significativo, ma l’educazione non si deve limitare a questo. Riteneva inoltre prioritario che gli studenti, una volta in grado di cercare da soli sul dizionario il significato di una parola, provassero interesse in quel tipo di ricerca.
Negli esperimenti di chimica non sempre si ottengono gli stessi risultati del libro di testo. L’educazione consiste, in questo caso, nello stimolare gli allievi ad andare alla ricerca delle ragioni per cui non si sono ottenuti gli stessi effetti. Se si giudicano i ragazzi solamente in base ai risultati, si corre il rischio di valutarli con parametri estremamente limitati e uniformati. Se invece si dà importanza al loro percorso, si sarà in grado di cogliere le molteplici potenzialità di ciascuno. Il desiderio di Shin’ichi era che gli insegnanti delle scuole Soka, a cominciare da quelli della scuola elementare, mettendo da parte ogni genere di formalismo, praticassero un’educazione realmente concreta con l’obiettivo di formare esseri umani completi.
La successiva visita di Shin’ichi alla scuola elementare Soka avvenne il 2 novembre, a circa un mese da quella manifestazione sportiva. Era previsto che partecipasse al “Raduno degli amici eterni della fenice”, il festival delle scuole medie e superiori, ma prima si recò a far visita alla scuola elementare. Shin’ichi, come fondatore, sentiva in cuor suo la responsabilità della crescita di ogni singolo allievo. Anzi, sentiva la responsabilità per la vita di ogni bambino, che si traduceva nella premura di voler avere notizie anche parziali di come stavano. La visita fu una breve pausa fra i suoi numerosi impegni. Un forte senso di responsabilità si manifesta immediatamente in azioni concrete. Non esiste una sincera determinazione che non si tramuti in azione.
Poco prima dell’una, mentre Shin’ichi stava parlando con il preside e il personale della scuola vicino al cancello secondario, sul lato ovest della scuola elementare, i bambini che si erano accorti di lui gridarono: «Sensei!» e si precipitarono fuori. Una piccola folla di scolari si strinse intorno a lui e, uno dopo l’altro, lo salutarono con voce squillante.

[54] Shin’ichi si diresse verso il campo sportivo insieme al direttore Araki e ad alcuni alunni. I bambini che erano intorno a Shin’ichi gli si aggrappavano addosso lanciando grida gioiose e divertite.
«Ho capito, ho capito, mi stavate aspettando, non è così? Bene, facciamo un incontro di sumo!».
A quelle parole seguì un fragoroso coro di evviva. Un bimbo di prima elementare si avvinghiò a Shin’ichi per simulare un incontro di lotta, dopodiché anche tutti gli altri gli si gettarono addosso, con il risultato che il suo abito nuovo si sgualcì.
«Va bene, avete vinto voi! Terminiamo l’incontro con una bella foto ricordo».
Il direttore Araki disse imbarazzato: «Sensei, le chiedo scusa per i bambini che si sono comportati maleducatamente…».
«Non si preoccupi. L’importante è che siano allegri e schietti. Esprimono direttamente, con il loro corpo, ciò che pensano. Non è tipico dei bambini? In più, io sono il fondatore della scuola e mi sento come un padre per loro. Tra me e gli alunni non ci devono essere muri. Non è meglio insegnare le buone maniere dopo aver consentito loro di esprimersi liberamente, con franchezza e senza tante preoccupazioni? Non possiamo formare leader giusti e coraggiosi se li educhiamo a rimanere miti come agnellini per poi irrigidirsi davanti ad altre persone». Tutti gli alunni della scuola riuniti nel campo sportivo fecero la foto ricordo insieme a Shin’ichi. «Sono felice di trovarvi tutti in forma. Ci vediamo presto!».
Dopo averli salutati, entrò nell’edificio scolastico e gettò un’occhiata all’infermeria, che era vuota. Si rivolse al direttore e agli altri presenti: «Prestate molta cura e attenzione ai bambini che vengono in infermeria. Ad esempio, supponiamo che si presenti un bimbo che ha mal di testa. Può darsi che abbia un raffreddore, o forse ha dormito poco, ma a volte è un sintomo dovuto allo stress, o potrebbe trattarsi dello stadio iniziale di una malattia grave. È importante non rimanere sulle proprie idee preconcette, pensando “sarà una cosa da niente”, ma trattare ogni caso considerando tutte le varie possibilità. In questo modo potremo salvaguardare la loro salute».

[55] Shin’ichi continuò a parlare: «Ho sentito dire che recentemente stanno aumentando i bambini che si sentono male a causa dello stress o dell’eccessiva tensione accumulata in famiglia o a scuola. Quando si presentano dei bambini in infermeria vi prego quindi di ascoltarli bene per cercare di capire se hanno qualche problema o preoccupazione, e di prestare attenzione al loro stato psicologico. In infermeria i bambini possono mostrare un volto diverso da quello che hanno solitamente in classe. Ascoltandoli bene si possono scoprire vari problemi. I malesseri di cui si lamentano spesso sono richieste di aiuto trasmesse dal loro cuore. In ogni caso, esaminate bene cosa si nasconde dietro ai sintomi che descrivono e cercate di capire cosa c’è dentro di loro. Informate poi i genitori con cui bisognerà instaurare un dialogo costante, discutete a fondo tra insegnanti e prendete i provvedimenti più adeguati».
Da allora Shin’ichi, quando veniva in visita alla Scuola elementare Soka, si recava spesso in infermeria. In qualche occasione disinfettò le ginocchia sbucciate di qualche alunno offrendogli parole di incoraggiamento. Egli nutriva piena fiducia nel direttore e in tutto il corpo docente a cui aveva interamente affidato la gestione dell’istituto e l’educazione degli alunni, ma si era ripromesso in cuor suo di aiutarli e sostenerli in quegli aspetti che forse non avevano preso nella giusta considerazione. Era convinto che un fondatore, più che “stare sul palcoscenico”, dovesse impegnarsi a sostenere gli altri dietro le quinte.
L’anno successivo, il 3 marzo 1979, Shin’ichi partecipò al primo evento culturale denominato “Festival dei bambini” della Scuola elementare Soka di Tokyo, nella sala eventi delle Scuole Soka. In quel periodo alcuni, perseguendo interessi personali, si erano uniti ai preti per fomentare un complotto volto a controllare la Soka Gakkai. Intendevano così colpire i maestri e i discepoli della Soka Gakkai che cercavano di realizzare kosen-rufu, il mandato di Nichiren Daishonin. Proprio per questo Shin’ichi, pensando al futuro dell’umanità, dedicava la sua vita a incoraggiare i bambini della Scuola elementare Soka che avevano la responsabilità del domani.

[56] Al “Festival dei bambini” furono presentati vari spettacoli, tra cui un’operetta degli alunni di prima elementare, una danza di quelli di seconda e uno spettacolo teatrale di quelli di terza. Shin’ichi osservava con gioia quanto impegno mettevano nelle interpretazioni e quanto erano cresciuti, e li applaudiva calorosamente. Poi si alzò in piedi per rivolgere qualche parola di saluto: «Sono convinto che tra coloro che hanno studiato alla Scuola elementare Soka nasceranno numerosi leader che contribuiranno alla felicità del genere umano. Anche per questo ora desidero parlarvi del modo di vivere degli esseri umani. Non importa che capiate tutto quello che dico». E così raccontò la storia Il mugnaio, suo figlio e l’asino tratta dalle favole di Esopo.
«Mentre un uomo e suo figlio camminavano tirando un asino che volevano vendere alla fiera, un gruppo di ragazze di un villaggio si mise a schernirli: “Ma perché non ci salite sopra?”. Sentendo quelle parole, il padre fece salire il figlio in groppa all’asino. Arrivarono allora degli amici del padre che commentarono: “Non bisogna viziare i bambini!”. All’udir ciò, il padre fece scendere il figlio e prese il suo posto sull’asino. Continuarono così il loro cammino finché non incontrarono delle ragazze che criticarono il padre: “Ma che padre crudele, far camminare un bambino piccolo mentre lui se ne sta comodo!”. E così i due montarono entrambi sull’asino. Passarono davanti a una chiesa e un prete disse: “Che ingrati quel vecchio e quel bambino, si vede che quell’asino è sfinito!”. I due, che si facevano influenzare da tutto ciò che gli altri dicevano, non sapevano più che fare. Il prete continuò: “Caricatevi l’asino sulle spalle”. Allora legarono le zampe dell’asino a un bastone, se lo caricarono sulle spalle e iniziarono a camminare. Ma mentre stavano attraversando un ponte, l’asino capovolto si affannò, si imbizzarrì e finì nelle acque del fiume dove annegò».
Shin’ichi voleva far capire ai bambini la stupidità delle persone che si lasciano influenzare dalle voci irresponsabili di coloro che le circondano. Voleva che comprendessero che chi agisce per la felicità delle persone viene frainteso, invidiato e diventa oggetto di critiche e calunnie, e che in quei momenti il giusto modo di vivere di un essere umano è quello di portare avanti fino in fondo le proprie convinzioni, senza farsi influenzare dalle critiche.
Nichiren Daishonin descrive così il supremo modo di vivere di un essere umano che segue le proprie convinzioni: «Il leone non teme nessun altro animale e così neppure i suoi cuccioli» (Le persecuzioni che colpiscono il santo, RSND, 1, 884).

[57] Nel corso del primo anno dall’apertura, si erano potute consolidare forti basi nella Scuola elementare Soka di Tokyo e insieme al fondatore Shin’ichi Yamamoto erano stati creati tanti ricordi preziosi. Nell’aprile del secondo anno, ovvero del 1979, giunsero a scuola i nuovi alunni della prima classe, pieni di speranza. Il 24 aprile Shin’ichi si dimise dalla carica di terzo presidente della Soka Gakkai; nel suo cuore c’era l’ardente determinazione di dedicare sempre più le sue energie e la sua vita all’educazione Soka, che avrebbe portato alla realizzazione della pace nel mondo e che egli considerava la sua ultima fondamentale opera. Nel messaggio per la seconda cerimonia di ammissione del 9 aprile, poco prima delle dimissioni, Shin’ichi scrisse: «Diventate bambini che non si arrendono mai, qualunque cosa accada. Anche se il problema che affrontate è difficile e doloroso, non restate lì a piangere, ma avanzate sempre con il sole nel cuore».
Un individuo, per un periodo, può anche attirare l’attenzione degli altri mostrandosi un magnifico vincitore, ma se poi rimane schiacciato dalle continue prove della vita finirà per essere un perdente. Il vero vincitore è colui che ha uno spirito forte e invincibile. Hermann Hesse scrisse: «La vera natura di un essere umano si manifesta chiaramente quando è colpito da un’avversità» (La nevrosi si può vincere, Bompiani, 1991).
Nel marzo 1982 si diplomarono i primi alunni della Scuola elementare Soka di Tokyo. Alla cerimonia di conferimento dei diplomi, Shin’ichi dichiarò: «Desidero che diventiate forti e che vi impegniate tenendo sempre a mente l’obiettivo della pace. Ciò che non dovrete mai dimenticare, per tutta la vita, sono proprio i due ideogrammi che compongono la parola “pace”. L’educazione, la cultura e la religione esistono per la felicità degli esseri umani e per la pace. Anche il compito dell’educazione Soka è forgiare persone capaci, in grado di contribuire alla società e alla felicità delle persone, e di costruire la pace mondiale.
Il padre dell’educazione Soka, Tsunesaburo Makiguchi, previde che nel percorso per realizzare la pace saremmo giunti, dopo le competizioni militari, politiche ed economiche, a un’epoca caratterizzata dalla competizione umanitaria. In questa visione, Shin’ichi aveva fatto della formazione di persone capaci, che potessero prendersi la responsabilità di quest’epoca e contribuire al bene dell’umanità, lo scopo del suo operato.

[58] Shin’ichi, al quale il direttore Araki aveva chiesto un nome per l’associazione dei diplomati della scuola, propose “Associazione Gloria Soka”, il cui scopo era sviluppare un gruppo di persone di grande talento che agiscono nella società, con l’onore di aver ricevuto l’educazione Soka.
Nell’aprile del 1982, quando i primi diplomati accedevano alle scuole medie, le medie e il liceo Soka si apprestavano a una nuova partenza diventando, da scuole maschili, scuole miste. Nello stesso anno fu inaugurata la Scuola elementare Soka del Kansai a Hirakata, in provincia di Osaka. Inoltre, nella stessa provincia, anche le Scuole medie e il liceo femminili Soka a Katano iniziarono ad accogliere sia ragazze che ragazzi. L’intero ciclo formativo basato sull’educazione Soka, così completato e ampliato, iniziava la sua attività proteso verso il ventunesimo secolo.

Innalzatevi in volo!
Giovani fenici riunite nelle Scuole Soka,
voi siete la mia vita, la mia speranza.

La vostra patria è la Terra,
la vostra nazionalità è globale, la vostra etnia è l’umanità.

Voi che con il vostro indomabile spirito gioiosamente vi sfidate,
con nobili aspirazioni
che attraversano l’immensità del cielo,
tenaci ed entusiasti
nell’affrontare i problemi davanti a voi
ricordate che non c’è compimento senza sforzi,
né vittoria senza dure battaglie.

Il futuro è nelle vostre mani.
Unite i cuori delle persone separate
dalla diffidenza e dall’odio
e assolutamente impegnatevi a creare
terreni fertili per la pace
dove sbocciano i fiori del sorriso.

Io sono contento. Poiché ci siete voi.
Sono pieno di gioia. Poiché ci siete voi.
Io sono felice. Poiché ci siete voi.

(fine del capitolo 1, vol. 27)

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