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Forte e libera come Ryunyo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:26

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Forte e libera come Ryunyo

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Quando mio fratello mi parlò del Buddismo, nel 2002, avevo ventuno anni ed ero molto infelice. Avevo scarsissima fiducia in me stessa, pensavo di non essere tagliata per questo mondo di cui pativo la violenza e la cattiveria, mi sentivo senza futuro, limitata. La mia situazione familiare era difficile: i miei genitori, divorziati, non avevano dialogo fra loro e io, ferita e delusa, rifiutavo completamente il loro sostegno, anche quello economico. Così, per guadagnarmi da vivere lasciai gli studi.

Nel 2005, in preda allo sconforto, decisi finalmente di sperimentare la pratica buddista. Diventai membro e, nel giro di pochi mesi, responsabile di gruppo. Grazie all’incontro con il cuore del presidente Ikeda, cominciai subito a praticare per far sbocciare la mia missione e contribuire alla pace nel mondo: era stato il mio sogno fin da bambina e finalmente qualcuno mi diceva che potevo realizzarlo, così com’ero. Presa questa decisione, le cose cominciarono a muoversi velocemente.
Dopo molti lavori sottopagati e tanto faticosi, venni assunta in un piccolo albergo. Cercavo di mettere in pratica gli insegnamenti che leggevo nella Nuova rivoluzione umana e di riportare nel lavoro l’atteggiamento di byakuren. Ogni mattina determinavo di accogliere tutti gli ospiti con il sorriso, senza lamentarmi, ma a fine giornata tornavo davanti al Gohonzon con la sensazione di non essere una brava discepola e di aver fallito. Il lavoro era tanto, vivevo in uno scantinato e lottavo duramente con la mia naturale tendenza a demoralizzarmi. Ma per fortuna l’intensa attività di territorio che portavo avanti non mi lasciava troppo tempo per commiserarmi, ogni istante libero era dedicato alle giovani donne e questo riaccendeva in me la passione e la speranza.

Un giorno, mentre incoraggiavo una giovane donna a non arrendersi, mi resi conto che quella lotta quotidiana protratta per tre anni mi aveva portata a costruire dentro di me una forza e una decisione irremovibili: questa era la mia vittoria. Provai un’infinita gioia.
La mia missione in quel luogo era a quel punto esaurita e contemporaneamente il mio capo decise di chiudere l’albergo per investire altrove. Mi ritrovai senza casa e senza lavoro, ma con un cuore più forte e la certezza che, poiché avevo una missione per kosen-rufu, non sarei mai stata sola. Avevo trentuno anni, non ero laureata e il mio curriculum mi sembrava poco interessante. Accettai mio malgrado un lavoro presso un’agenzia di assicurazioni dove capii subito che l’ambiente non era dei migliori: nessun rispetto per i clienti, e tantomeno per i dipendenti, per lo più giovanissimi.
La vita non sembrava offrirmi alternative e decisi di aprire la strada affidandomi alla strategia del Sutra del Loto.
Nelle puntate della Nuova rivoluzione umana che venivano pubblicate in quel periodo sensei chiedeva ai giovani di diventare dei fari che illuminano il loro ambiente più prossimo e di forgiare la fede attraverso tante esperienze di shakubuku (cfr. vol. 25, cap. 1 “Luce di felicità”).
Così stabilii di recitare ogni mattina due ore di Daimoku per affrontare la giornata con il sorriso e fare shakubuku ai miei colleghi attraverso il mio esempio.
Gli ostacoli non mancarono, per sette mesi non ricevetti lo stipendio tuttavia mi rifiutavo di andarmene senza una vittoria tangibile. Decisi di accettare anche un secondo lavoro in un centro commerciale. Lavoravo complessivamente dieci ore al giorno, sette giorni su sette.

Cambio di rotta…

Nel frattempo venni nominata segretaria nazionale della Divisione giovani donne e anche la mia attività nella Soka Gakkai si intensificò notevolmente. La stanchezza cominciava a farsi sentire, perdevo colpi, ma perseverai nel mio personalissimo sforzo di rivoluzione umana: nessuna lamentela, calma e shakubuku. Riuscii a portare diverse persone a zadankai e alcune iniziarono a praticare.
Sensei ci aveva chiesto di vincere in questi due anni e non potevo mollare. Ricordai tutte le promesse fatte e sentii che la mia responsabilità verso kosen-rufu in quel momento significava vincere sul mio karma. Stabilii di recitare cinque ore di Daimoku al giorno per cinque giorni al termine dei quali avrei chiesto al mio capo di permettermi di partecipare a un corso buddista al quale tenevo molto. Mi ritrovavo a lottare davanti al Gohonzon di notte, sentivo che una grande esperienza richiede un grande sforzo, e io ero disposta a farlo! Recitando Daimoku ci fu un momento in cui “vidi” il mio cuore, riconobbi la sfiducia che aveva sempre condizionato ogni mia scelta, il mio ichinen profondo volto al fallimento e mi dissi: «Se questo è il mio cuore è normale che l’ambiente risponda così. Ora cambio il mio cuore, non ho più paura, posso vincere perché ho il Gohonzon e sono disposta ad assumermi una responsabilità più grande!». Avevo toccato con mano il limite della mia vita e sapevo che se avessi continuato a pregare con tutta me stessa per kosen-rufu sarei riuscita ad abbattere quel muro al di là del quale avrei trovato distese sconfinate.
Al termine stabilito il capo mi negò le ferie, ma quello stesso giorno ricevetti una chiamata che cambiò il corso della mia vita: era la madre di due miei cari amici che aveva fondato diverse associazioni per i diritti dei cittadini e cercava una mano per un periodo limitato. Non aveva la certezza che potesse diventare una collaborazione effettiva e retribuita, tuttavia senza esitare lasciai entrambi i miei lavori e accettai la proposta.
Alla fine di quel mese, in virtù della sua lunga esperienza di azionismo civico fu nominata Consigliere della regione Lazio. Il giorno stesso veniva votata come membro dell’ufficio di presidenza, cosa che, per legge, le permetteva di far entrare nel Consiglio regionale al suo fianco tre persone di fiducia: il capo segreteria e il capo ufficio stampa, che collaboravano con lei da lungo tempo e io, come sua segretaria.
Questo nuovo lavoro mi ha permesso di comprarmi una macchina e di prendere un appartamento tutto mio, ma soprattutto di sfidare il mio profondo senso di inadeguatezza, costringendomi a confrontarmi con situazioni più grandi di me e con persone più preparate di me, in un ambiente completamente nuovo.

Una nuova decisione

A darmi forza e coraggio ancora una volta è stata la decisione di usare ogni occasione per fare la mia rivoluzione umana, per far sì che le persone che mi osservano possano creare un legame con il Gohonzon e con il maestro.
In questi tre anni mi sono sempre sforzata di creare buone relazioni intorno a me e di conquistare la fiducia di tutti, continuando a rilanciare, rilanciare e rilanciare ogni giorno, incurante dei giudizi e delle apparenze. Sono stati anni molto difficili ma anche bellissimi, durante i quali sono successe tante cose, ho affrontato il demone della malattia, sono diventata responsabile delle giovani donne, ho visto mio padre scampare alla morte e rinascere grazie alla preghiera e all’attività nella Soka Gakkai. Ho visto i miei genitori tornare a volersi bene e a rispettarsi, e ora siamo di nuovo una famiglia unita.
Recentemente mi sono trovata ancora una volta a recitare un forte Daimoku per kosen-rufu domandandomi che direzione dare alla mia vita. Ho sentito il desiderio di continuare a scavare sotto i miei piedi assumendomi la responsabilità totale del luogo in cui lavoro. Ho sentito sorgere in me una grande forza e una nuova decisione, e mi sono detta: «Non importa se sei una semplice segretaria, comunque tutto dipende da te. Puoi decidere di crescere, studiare e laurearti se sarà necessario». Con questo nuovo senso di libertà sono tornata in ufficio il giorno dopo e il mio responsabile, capo di tutta la segreteria composta da dieci persone, mi ha avvicinata per comunicarmi di aver accettato un nuovo incarico e che ci avrebbe quindi presto lasciati. Di fronte al mio sgomento ha detto semplicemente: «Ora il capo sei tu!».
Fu uno shock: io, la più giovane, femmina e non laureata a capo di un ufficio di uomini preparati e capaci!
Ma ho ricordato una recente guida del presidente Ikeda che incoraggia le donne e le giovani donne a vivere come supremi soli di felicità che illuminano ogni cosa intorno a loro, come tante piccole Ryunyo: «La figlia del re drago che appare nel Sutra del Loto, liquidò ogni forma di pregiudizio e arrogante disprezzo nei suoi confronti dichiarando davanti all’assemblea: “Guardate come conseguo la Buddità!” (SDL, 264). Diede così una prova concreta sbalorditiva, aprendo la via della felicità a tutte le donne del futuro» (NR, 590, 4).

Non so dove questa nuova avventura mi porterà, ma continuo a recitare Daimoku osservando la foto, che diversi anni fa il presidente Ikeda mi ha regalato, che lo ritraeva mentre indossava la massima onorificenza del comune di San Marino. Nel consegnarmi questo preziosissimo regalo mi fu detto: «Sensei te l’ha regalata per incoraggiarti a fare lo stesso!». In quel momento nel mio cuore promisi: «Non so come e non so quando, ma lo farò!».
Sensei, continuo a portare avanti la mia promessa, per sempre!

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