Vogliamo raccontare la storia di un gruppo di Modena. Anzi, di due. E di come nell’arco di un paio d’anni sia passato da cinque a ventotto presenze e abbia dato vita anche al gruppo Sorgente. Questa esperienza non è basata su regole ma sulla fede, sulla passione e sull’unità. All’inizio del 2010 desideravamo le quattro Divisioni presenti, far crescere i giovani nonché far riavvicinare persone che avevano smesso. Il gruppo allora era composto da due giovani donne, Sonia e Raffaela, e quattro donne: Emanuela, Magda, Cristiana e Judith. Il nostro obiettivo sembrava impossibile. Poi si aggiunge Elena che si collega via Skype da Londra, Antonio e Roxana ricevono il Gohonzon, Isabella, una gran trascinatrice, e poi Silvia, Franco, Irene, Simona, Scirin e tanti ospiti ogni volta. Per la celebrazione dell’ottantesimo anniversario ci siamo tutti: donne, giovani donne, uomini, giovani uomini e addirittura il gruppo Futuro con ragazzi fra i dieci e i dodici anni e alcuni piccoli. Ecco il racconto di questa avventura raccolto durante l’ultimo incontro del gruppo Ercole
Scirin: In questo gruppo ho trovato lo spirito buddista di “coerenza dall’inizio alla fine” nelle esperienze dei partecipanti. Questo mi ha dato il coraggio di ricominciare a praticare correttamente. Qui si sente che ognuno può esprimere la sua Buddità, è una persona importante, e che davvero possiamo portare avanti kosen-rufu. E poi mi piace che ci siano anche i bambini. Mesi fa, durante la consegna dei Gohonzon al Centro culturale di Bologna, mio figlio ha deciso di praticare seriamente e io ho deciso di prendermi cura del gruppo Futuro. Mi avete dato una grossa carica.
Raffaela: La prima volta che sono arrivata in questo gruppo stavo passando un momento di grande cambiamento: avevo avuto il coraggio di togliermi dall’ala protettiva di mia sorella. In quel periodo la paura era la costante della mia vita, non andavo neanche a far la spesa da sola, mi presentavo alle riunioni come “sorella di Lina” e nessuno sapeva il mio nome, non sentivo la mia personalità, non riconoscevo la mia Buddità. Qui nell’arco di un anno ho condiviso obiettivi importanti come la separazione da un marito violento, una nuova macchina e un lavoro stabile. Tante volte sono venuta al meeting con uno stato vitale bassissimo, ma ho sempre trovato qualcuno che mi incoraggiava e che si prendeva cura di me. Sono cresciuta tantissimo con questo gruppo e la sua naturale divisione è stata una grande felicità. Ora mi è stata affidata la responsabilità delle giovani donne del settore.
Sonia: Questo gruppo mi ha aiutato a tirar fuori il lato migliore, a essere più consapevole di me stessa. Io tendo a scappare, ma qui, quando scappo, mi dicono: «Allora, che fai?». Così vado avanti prendendomi le mie responsabilità.
Judith: Parlare della divisione del gruppo equivale a parlare della grande fortuna che abbiamo ad appartenere alla Soka Gakkai. Ho incontrato il Buddismo in un momento molto difficile, grazie a un’amica. Cercavo da anni il Buddismo ma non sapevo a chi rivolgermi. Ho ricevuto il Gohonzon dopo pochi mesi e ho iniziato un percorso di grande felicità. Per me conoscere la storia dei nostri tre maestri è stato fondamentale; mi ha fatto capire che ognuno di noi può cambiare le cose, noi siamo qui grazie a queste persone che hanno preso la decisione, in un singolo istante della loro vita, di alzarsi da sole. E se chi è venuto nel gruppo ha percepito questo rispetto per ogni singolo individuo, vuol dire che siamo riusciti a fare una bella cosa.
(Intanto il campanello continua a suonare e altre persone arrivano, alla spicciolata, sorridenti, accompagnando ospiti…)
Cristiana: Per me condividere un percorso con le persone è un privilegio, un’occasione, che mi ha costretto anche a mettermi in discussione. Vedere tutte queste persone crescere così tanto in questi due anni mi riempie di orgoglio e felicità. Stare in un gruppo significa tirare fuori il proprio valore.
Isabella: Sono entrata nel gruppo un anno fa. Pratico il Buddismo da quindici anni e stavo passando un momento non facile. Sono grata a tutti loro che mi hanno detto “appoggiati a noi” e mi hanno spronato ad abbattere la mia oscurità che mi stava riacchiappando creando un muro con le altre persone. Ringrazio chi mi ha accettato così come sono venendo da me a recitare Daimoku, accettando anche i miei difetti, la mia durezza: l’ho molto apprezzato. Chi già pratica da anni e deve inserirsi di nuovo ha bisogno di sentirsi accolto, non giudicato. Questo gruppo mi ha trasmesso tutto questo. Mi auguro che tutti riescano a liberarsi dai propri limiti e ad arrivare al cuore delle persone, come è accaduto qui da noi.
Da gennaio i due gruppi sono ufficiali. Nel gruppo Ercole (sotto) ci sono state quindici presenze, nel gruppo Sorgente (in alto) diciannove: nascerà presto un nuovo gruppo?