Marina avrebbe dovuto ricevere il Gohonzon a novembre 2020, ma non è stato possibile a causa della pandemia. Quando sono riprese le cerimonie del grande voto, insieme a lei a diventare membro della Soka Gakkai c’era anche suo marito Nicola
Marina Avrei dovuto ricevere il Gohonzon lo scorso novembre, ma a causa della pandemia non mi è stato possibile perché le consegne sono state rimandate.
Questo ostacolo si è rivelato un’occasione per approfondire la mia fede. Prima di iniziare a praticare, un anno fa, mi ero sempre sentita un pesce fuor d’acqua, ma praticando con determinazione e affidandomi completamente a Nam-myoho-renge-kyo ho trovato un nuovo equilibrio, uno stato vitale diverso.
Tuttavia non sono stati mesi facili, le difficoltà si sono susseguite una dopo l’altra. A Natale tutta la mia famiglia si è ammalata di Covid.
Eppure, anche in quella circostanza, recitando Daimoku con forza ho mantenuto uno stato vitale alto che mi ha permesso di affrontare la situazione con lucidità.
È stato duro vedere in pericolo tutte le persone a me più care, comprese le mie due figlie di 15 e 12 anni. Anche questa condizione si è trasformata in un’occasione per approfondire la mia fede e capire l’importanza dello studio del Buddismo, che inizialmente avevo trascurato. Una frase di Nichiren Daishonin mi ha particolarmente aiutata a riflettere: «Sapere che tu soffri mi addolora, ma d’altra parte è anche motivo di gioia» (La cura delle malattie karmiche, RSND,1, 562).
Attualmente siamo tutti guariti dal Covid, ma io ho dovuto affrontare un’altra sofferenza: l’anoressia della mia figlia piccola che ci ha portate al ricovero in ospedale per quindici giorni.
Dopo un momento di sconforto, con il Gohonzon sempre nel cuore ho iniziato a vedere la nostra stanza di ospedale, che dapprima mi era sembrata il capolinea, come il luogo della rinascita per Alice e anche per me.
Durante la degenza abbiamo condiviso la stanza con un bambino di otto mesi malato di tumore.
Desideravo aiutare la sua mamma che era completamente chiusa nel suo dolore e ho pregato per loro.
Lui ha iniziato a rispondere bene alla chemioterapia e la sua mamma si è aperta chiedendomi dove trovassi la serenità per affrontare la malattia di mia figlia, così le ho parlato del Buddismo. Nel salutarci ci siamo abbracciate come due sorelle. Ora sono a casa con Alice e con tutta la mia famiglia, e l’obiettivo che sento più forte dentro di me è di avanzare insieme a Sensei facendo tanto shakubuku, e utilizzare la mia vita per kosen-rufu.
Nel frattempo anche mio marito Nicola ha maturato la decisione di diventare membro della Soka Gakkai e così finalmente, l’11 aprile, ci siamo recati insieme al Centro culturale per il grande giorno tenendoci per mano.
Tutta la mia famiglia ha partecipato all’apertura del Gohonzon, compresa mia madre e mia sorella che mi ha chiesto di spiegarle la visione buddista della vita. Sono così felice!
Nicola Ho maturato la decisione di diventare membro della Soka Gakkai nel corso di questi mesi.
In particolare quando ci siamo ammalati tutti di Covid mi ha colpito il modo in cui abbiamo affrontato quella situazione con grande calma, sostenendoci tra noi. Ho visto una forza enorme in Marina che si è presa sulle spalle tutta la situazione. Per me questa è stata la prova concreta che mi ha convinto definitivamente.
La cerimonia è stata molto semplice, una grande emozione. Ora sento di aver sciolto alcuni nodi nelle relazioni e guardo ai dieci mondi dentro di me per elevare il mio stato vitale invece che esserne preda.
Questa nuova consapevolezza di me stesso e dei miei comportamenti è il grande beneficio della pratica buddista.