Yoshitaka Oba racconta la sua lunga esperienza accanto al presidente Ikeda, in particolare durante il difficile momento nel quale Ikeda rassegnò le dimissioni da presidente della Soka Gakkai
Nel 1952, a causa di una malattia di mio padre, tutta la famiglia si convertì alla Soka Gakkai. Da allora la nostra casa divenne luogo di riunione, sempre aperta alle attività e frequentata da tanti compagni di fede. Quando mio padre dovette subire un delicato intervento chirurgico, i membri della nostra zona venivano tutti i giorni a recitare Daimoku con noi; allora ero un bambino e vedere tutte quelle persone che venivano costantemente a incoraggiarci mi colpì profondamente.
In seguito entrai a far parte della Divisione studenti ed ebbi la fortuna di poter assistere alle lezioni del presidente Ikeda sulla Raccolta degli insegnamenti orali (Ongi kuden). Una volta laureato entrai a lavorare al quotidiano Seikyo Shimbun e dopo pochissimi giorni venni convocato da sensei alla sede centrale. Parlammo per circa mezz’ora. Si informò sulla mia famiglia e ribadì l’atteggiamento che dovrebbe avere chi lavora alle dipendenze dell’organizzazione: lavorare costantemente dietro le quinte sforzandosi di migliorare. In seguito ho avuto altre occasioni di incontrarlo: poteva capitare ad esempio di mangiare con lui in mensa e mi colpiva il fatto che dedicava tutto il suo tempo per incoraggiare le persone. Quello che sono diventato oggi, come persona, lo devo proprio a questo allenamento fatto con il presidente Ikeda. Se ho deciso di impegnarmi al massimo per sostenerlo è perché voglio rispondere alle sue aspettative e ripagare il debito di gratitudine nei suoi confronti.
Nel 1976 venni trasferito al Centro culturale di Kanagawa, ancora in costruzione, del quale divenni responsabile. Coi suoi dieci piani, divenne il più grande Centro del Giappone. Il 3 maggio 1979, a causa dei problemi col clero, Ikeda annunciò le sue dimissioni come presidente della Soka Gakkai giapponese. Quel pomeriggio, invece di andare a casa propria o alla sede centrale, decise di venire a visitare il centro di Kanagawa, che era stato inaugurato da pochi giorni.
«Se anche il mio ruolo dovesse cambiare – ci disse appena arrivato – io come persona non cambierò». Poi ci diede il suo biglietto da visita: c’era scritto “presidente della Soka Gakkai Internazionale”. Infatti da quel giorno iniziò a dedicarsi con rinnovata determinazione al movimento internazionale e ogni volta che incontrava dei membri stranieri li accoglieva col massimo calore. Il risultato è che oggi, come sapete, il nostro movimento si è espanso in 190 nazioni.
In tutto, Ikeda ha soggiornato sessantaquattro giorni a Kanagawa; ho avuto la fortuna di condividere tutti questi momenti al suo fianco e di fare questo allenamento, a volte severo a volte compassionevole, con lui.