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"Felicità eterna", estratti dalle puntate 60, 61, 62, 63, 64, 66, 68, 69 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:33

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“Felicità eterna”, estratti dalle puntate 60, 61, 62, 63, 64, 66, 68, 69

«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

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«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

Le puntate integrali sono pubblicate su sgi-italia.org/riviste/nr/wordpress/

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[60] La famiglia della signora Akiko Nagai (responsabile delle guide personali per la Divisione donne nell’area di Senshu, n.d.t.) aveva aderito al Buddismo della Soka Gakkai nel febbraio del 1959. Sei anni e mezzo dopo Tadashi, il marito, che gestiva una fabbrica di rivestimenti in mattonelle, fu vittima di un incidente stradale che lo costrinse a un lungo periodo di degenza in ospedale. […] Dopo dieci mesi fu dimesso e tornò al lavoro, ma fu costretto a continui ricoveri in ospedale. Akiko, per aiutare il marito, prese la patente e iniziò a lavorare in fabbrica. Nello stesso tempo si impegnò con dedizione nelle attività della Gakkai come responsabile di capitolo delle donne.
Le tempeste del karma si abbatterono inesorabili su di lei. A dicembre del 1966 Tadashi morì lasciandola sola con tre figli, di cui il primogenito frequentava ancora la terza media. Akiko non sapeva più cosa fare, ma non si diede per vinta e alzò risolutamente la testa, pensando in cuor suo: «Devo vincere assolutamente, per il bene dei miei figli e per dimostrare la grandezza di questo Buddismo! Non posso assolutamente mettere in cattiva luce la Soka Gakkai». Akiko decise di portare avanti la ditta del marito. […] Si trattava di una piccola ditta con pochi dipendenti, ma lei la gestì al meglio, con tutte le sue forze. Non era un ambiente facile per una donna. Akiko continuò a recitare incessantemente Daimoku affrontando ogni giornata con grande impegno. Una preghiera risoluta si trasforma in coraggio e saggezza.
La primavera dell’anno successivo alla morte del marito, si tenne a Tokyo una cerimonia per commemorare tutti i compagni scomparsi lungo il cammino di kosen-rufu. Alla cerimonia partecipò anche Akiko. In quell’occasione Shin’ichi la incoraggiò con forza: «Dev’essere veramente dura aver perso tuo marito con i figli da mantenere, ma ricordati che se tu sei triste, lo sarà anche tuo marito. Se, al contrario, ti dedicherai con vitalità ed entusiasmo alle attività della Gakkai e ne gioirai, questo tuo stato vitale si trasmetterà a tuo marito. Così insegna il Buddismo».

[61] Akiko non dimenticò mai l’incoraggiamento ricevuto da Shin’ichi. Ogni volta che stava per cedere, ricordando quelle parole spronava se stessa a recitare Daimoku e si impegnava nelle attività della Gakkai. Vedendo come si dedicava anima e corpo, con spirito sincero al suo lavoro, le persone attorno pian piano iniziarono a sostenerla. Dodici anni dopo la morte del marito, la ditta stava incrementando con regolarità il suo fatturato. Avendo saputo che il giorno della tredicesima commemorazione funebre del marito di Akiko si stava avvicinando, Shin’ichi le disse: «Domani vi sarà una cerimonia di Gongyo per l’inaugurazione del Centro culturale di Senshu. Che ne dice se facciamo anche una commemorazione per suo marito? Se lo desidera può portare i suoi figli. […] Sarei molto felice di poterli incontrare, lodare e incoraggiare». Ogni essere umano vive immancabilmente sostenuto da qualcuno. Per riuscire a incoraggiare e rivitalizzare una persona è importante lodare e incoraggiare coloro che la sostengono […].

[62] Parlando con i figli di Akiko, Shin’ichi aggiunse: «[…] Vorrei conferire a vostra madre il riconoscimento di “regina delle persone comuni” ed “esperta di felicità”. Siate profondamente orgogliosi di lei […]».
Shin’ichi era felice. Voleva elogiare dal profondo del cuore questa “madre di kosen-rufu” che affrontando con coraggio le tempeste del karma aveva cresciuto meravigliosamente i suoi tre figli. Nella vita ci attendono varie prove. Solo alzandoci risolutamente nella fede e affrontando le avversità, soffrendo e lottando, saremo in grado di migliorare e forgiare noi stessi. In questo atteggiamento risiede la nostra rivoluzione umana. […]
Durante la cerimonia del pomeriggio parlò dei punti cardine per costruire una famiglia armoniosa basata sulla fede: «In una famiglia, anche una sola persona che coltiva con cura la sua fede può rendere felici tutti i membri della famiglia. Non deve accadere che sorgano controversie a causa della fede. Prendiamo ad esempio il caso in cui i figli non pratichino. A volte sarà necessario dire le cose con fermezza, ma sia i nostri gesti che le nostre parole devono comunque nascere sempre da un profondo amore verso di loro. Possiamo anche suggerire loro di praticare per la felicità di tutta la famiglia. Quando invece ascolto i racconti di chi ha avuto delle dispute a causa della fede, mi accorgo che spesso si cerca di far praticare i propri cari per se stessi e ci si lascia prendere dalle emozioni. Il cuore di un genitore che si preoccupa sinceramente per i figli prima o poi verrà percepito anche da loro, e verrà sicuramente il giorno in cui decideranno di iniziare a praticare. Non vi è alcun bisogno di farsi prendere dalla fretta».

[63] Shin’ichi spiegò concretamente l’atteggiamento da tenere nei confronti della famiglia da parte della Divisione donne: «Una madre praticante potrebbe rivolgersi al figlio in modo stizzito, superficiale o aggressivo, dicendo: “So che domani hai una verifica: hai recitato Daimoku? Guarda che i tuoi voti non miglioreranno se non reciti Daimoku!”. Ma questo è un atteggiamento così lontano dalla compassione! Chiunque si ribellerebbe».
Una risata scoppiò nella sala.
«L’essere umano è dominato dalle emozioni – proseguì Shin’ichi -. È importante evitare di incalzare le persone o di impartire ordini, esprimendosi invece in modo saggio, piene di premura. Potremmo dire, ad esempio: “Figlio mio, tu sei libero di scegliere come percorrere la tua vita, ma non si sa mai cosa può accadere. L’unica cosa che possiamo trasmetterti per affrontare la vita è il tesoro supremo della fede. Grazie alla fede, infatti, siamo in grado di far emergere la forza per non essere mai sconfitti. Qualunque cosa accada bisogna recitare Daimoku. Se farai così, sarai sicuramente in grado di superare ogni difficoltà. Non dimenticarlo mai”. Se vi rivolgete così ai vostri figli, sicuramente si troveranno d’accordo con voi. E nel caso in cui vostro marito non pratichi, potreste dirgli: “Desidero essere felice con te per tutta la vita amandoci reciprocamente. È per questo che mi sto impegnando così tanto nella fede e ti sto incoraggiando a provare”. Vi sono casi in cui i familiari dei responsabili non praticano […], ma non è un buon motivo per sentirsi a disagio nella Gakkai, per perdere la convinzione o abbattersi. Se anche una sola persona della famiglia si alza con una forte fede, sarà in grado di condurre tutti i familiari e i parenti verso la felicità, perché questo è il meraviglioso potere della Legge mistica. Se i membri della vostra famiglia non praticano, basterà recitare Daimoku con forte determinazione per la felicità di tutti loro, mirando a una “famiglia armoniosa unita nella fede”. È proprio perché ci sono problemi da affrontare che nasce la spinta a impegnarsi nella fede. Non esiste una vita libera da preoccupazioni. I Bodhisattva della Terra sono coloro che vivono fino in fondo la propria missione per kosen-rufu lottando con gioia e coraggio contro le sofferenze, senza lasciarsi mai sconfiggere».

[64] Terminato il suo discorso, Shin’ichi si affrettò verso la piccola sala dove coloro che non erano riusciti a entrare in quella principale stavano seguendo l’audio della riunione da un altoparlante. Dopo aver rivolto loro parole di incoraggiamento, si diresse verso il pianoforte: «Non sono certo bravo a suonare il piano, ma se questo può rendervi felici, vorrei suonare qualcosa per voi. Cercare di fare tutto il possibile, questo è il mio pensiero. Voi tutti vi siete sempre dedicati a kosen-rufu in modo ammirevole e con il massimo impegno. Per questo siete stati continuamente oggetto di calunnie e avete sofferto, subendo terribili maltrattamenti. Ogniqualvolta venivo informato di ciò, sentivo il mio cuore lacerarsi. Oggi permettetemi di suonare qualcosa per voi. Questa vuole essere una lode e una ricompensa alle vostre fatiche» […].

[66] […] Il 12 novembre Shin’ichi partecipò a una riunione generale delle giovani donne. Iniziò a parlare pregando in cuor suo per la loro felicità: «Non vi è nulla di più meraviglioso della luce che brilla nelle giovani vite. Voi probabilmente non ve ne rendete conto, ma la giovinezza è la suprema bellezza. Nella gioventù vi è freschezza e speranza; questa è la sua forza, il suo privilegio esclusivo. Tutte voi inoltre, avete conosciuto e mettete in pratica la fede, la Legge suprema e assoluta capace di elevare e forgiare il vostro spirito, e di far brillare al massimo la vostra personalità. Per questo desidero che voi, coltivando una forte convinzione in voi stesse, viviate fino in fondo risolutamente, senza andare alla ricerca di una felicità che dipende da altri. Gli anni trascorsi nelle giovani donne sono quelli in cui si costruisce la rotta per la felicità di tutta la vita. Ciò che permette di delineare questo cammino è la forza della fede e dello studio. Vivere significa lottare con il proprio karma. Nel corso di questo cammino, per risolvere i problemi legati al karma non c’è altra via che affidarsi al Buddismo, la grande Legge della vita. Anche questo è il motivo per cui desidero che approfondiate lo studio, facendo saldamente vostra la filosofia della vita che conduce alla felicità. Desidero inoltre che attraverso la fede basata sulla pratica per sé e per gli altri, accumuliate tanta buona fortuna e vi impegniate per la felicità degli amici espandendo il vostro stato vitale, in modo tale da non lasciarvi mai sconfiggere, qualunque cosa accada». […]

[68] […] Shin’ichi si diresse verso il Centro culturale di Minami, a Osaka. Venuto a sapere che era in corso una riunione generale dei responsabili di nucleo, sebbene non fosse in programma decise di partecipare per incoraggiarli.
Non voleva sprecare nemmeno un istante, desiderava utilizzare per i compagni di fede e per kosen-rufu, anche quel breve tempo a disposizione. Sono queste continue azioni quotidiane che portano a sviluppare lo spirito di “non lesinare la propria vita per la Legge” e “dedicare completamente la vita alla propagazione”.
Egli lanciò questo appello con tutte le forze: «La vita è un alternarsi di alti e bassi, di montagne e valli. Da un certo punto di vista si può affermare che tutto è transitorio. Persino in una coppia che si è amata per tanti anni, è inevitabile che uno dei due debba vedere l’altro precederlo nella morte. La sofferenza del distacco da chi si ama è inevitabile. Ma alla base di questi fenomeni transitori risiede il principio eterno della Legge mistica. Se ci fondiamo su di essa realizzando una rivoluzione della nostra condizione vitale, saremo in grado di non lasciarci vincere dalle sofferenze che continuano ad abbattersi su di noi come onde, e potremo superarle con serenità. Questa è la ragione per cui il Daishonin ci ha insegnato il Daimoku e ha iscritto il Gohonzon. In pratica ci ha mostrato come si possa godere, anche in questo mondo dominato dall’impermanenza, di un’esistenza pervasa dalle quattro virtù di eternità, felicità, vero io e purezza, e come assaporare la vera gioia». […]

[69] Durante la cerimonia di Gongyo presso il Centro culturale di Kakogawa, Shin’ichi diede una guida citando il passo di Gosho: «Usa la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra» (RSND, 1, 889). Sottolineò come in ogni aspetto dell’esistenza, dalla vita quotidiana, al lavoro, agli affari, sia possibile vincere basandosi sulla fede, e ribadì l’importanza di sviluppare una grande convinzione.
[…] Si diresse poi verso sera al Centro culturale di Himeji. Erano undici anni che non visitava quella terra: «Siate buddisti che coltivano una convinzione solenne come il castello di Himeji. Questa è la mia preghiera». […] Shin’ichi continuava ad agire senza curarsi della stanchezza accumulata «con la profonda consapevolezza che adesso è l’ultimo momento» (Ibidem, 189).
Il giorno dopo incontrò i responsabili di capitolo uomini e donne presso il Kansai Toda Memorial Hall, e fece una foto insieme ai membri locali.
Poi visitò il Kansai Makiguchi Memorial Hall e fece Gongyo e Daimoku insieme ai membri della zona e, prima di ritornare a Tokyo, continuò a dare incoraggiamenti e guide.
Tuttavia, lungo il viaggio che la Soka Gakkai stava compiendo, si addensavano fosche nubi e si presagiva l’arrivo di nuove terribili tempeste. Tutti i compagni di fede, pur tra sofferenze di ogni genere e situazioni disperate, lottavano senza sosta per riuscire a compiere la propria missione in questa vita. I sinceri e nobili inviati del Budda erano come il fiore di loto che sboccia nella melma.
Shin’ichi non poteva fare a meno di lodarli e incoraggiarli. Desiderava profondamente che ciascuno di loro, nessuno escluso, potesse far risuonare il canto di trionfo della propria vita. In questo atteggiamento puro e sincero si manifesta il vero aspetto dei Bodhisattva della Terra. «Oh miei leoni, non lasciatevi vincere!». Con questa preghiera, Shin’ichi continuò a ruggire.

(Fine del capitolo “Felicità eterna”)

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