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"Felicità eterna", estratti dalle puntate 49, 50, 51, 52, 53, 54, 55, 58 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:35

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“Felicità eterna”, estratti dalle puntate 49, 50, 51, 52, 53, 54, 55, 58

«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

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«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

Le puntate integrali sono pubblicate su sgi-italia.org/riviste/nr/wordpress/

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[49] Shin’ichi desiderava che i compagni di fede che avevano accumulato anni di esperienza, manifestassero la meravigliosa prova concreta della fede nella loro vita.
Qual è la suprema, la più grande prova che si può mostrare nell’età matura? Non sono certo il denaro, il ruolo nella società o la fama. Piuttosto, è la luce sfavillante del proprio valore come esseri umani. Il calore con cui si è in grado di avvolgere tutte le persone, il cuore sincero che nutre riguardo verso gli altri, l’incrollabile convinzione verso un meraviglioso ideale, il desiderio di incessante automiglioramento. Tutto ciò va ad alimentare quella luce dello spirito che rappresenta il vero splendore del valore umano. È un tipo di bellezza che assomiglia alle foglie rosse d’autunno.
Gli arbusti che hanno resistito tenaci sotto la coltre di neve fanno sbocciare i loro germogli, estendono i loro rami protesi verso il cielo, si coprono di foglie e vengono temprati dal sole cocente. Il risultato di questo processo sono quelle meravigliose foglie rosso fuoco. Fino all’istante in cui cadono dai rami, esse continuano ad ardere, fino a consumarsi. Sembra quasi che vogliano portare felicità a chi guarda.
Le foglie rosse d’autunno rappresentano l’ultima fase della vita, quella bellezza fatta di una vivida combinazione di colori, che è il risultato di un’esistenza completamente vissuta. Si tratta di una bellezza matura, che non è da meno della meravigliosa giovinezza delle foglie verdi. Se i compagni più anziani nella fede sono in grado di risplendere sempre più della meravigliosa luce del valore umano, se sono amati dalla gente, affidabili e rispettati, tutto ciò contribuirà all’espansione del movimento di kosen-rufu. Essi sono l’orgoglio di tutti i compagni di fede, l’inestimabile tesoro della Soka Gakkai. […]

[50] […] La sera dell’11 giugno 1955, nel corso di una conversazione insieme al secondo presidente Josei Toda, qualcuno domandò: «Come dovremmo interpretare l’espressione “contribuire alla propria comunità”?»
«Diventare discepoli di Toda e lottare per kosen-rufu non è forse il modo più splendido di lasciare un contributo eterno alla nostra comunità? Non è forse questo il contributo che resterà per sempre?».
Egli desiderava che quei giovani incidessero indelebilmente nella loro vita che la cosa veramente importante a cui aspirare non ha niente a che fare con l’onore, la fama o la posizione sociale, ma è dedicare interamente la propria vita a kosen-rufu. Quei giovani leoni Soka, avendo compreso che il massimo onore, per un essere umano è vivere per adempiere alla missione di Bodhisattva della Terra, ovvero per kosen-rufu, rinnovarono profondamente la loro determinazione. E dopo aver fatto ritorno nelle varie località del paese, diedero impulso alla grande crescita del movimento che portò all’adesione al Buddismo di Nichiren Daishonin di settecentocinquantamila famiglie, il voto del presidente Toda.[…]

[51] […] La parola “cultura” è composta da due ideogrammi che significano “cambiare con le parole”, ed esprime l’opera di coltivare il cuore umano.
La cultura è quella forza che contrastando fattori esterni che minacciano l’individuo come la violenza, il potere autoritario o finanziario, porta alla vittoria della natura umana. Il movimento di kosen-rufu basato sulla trasformazione della vita umana, che aspira alla prosperità della società e a stabilire la pace, costituisce l’avanguardia della cultura.
Shin’ichi voleva fortemente che in quella poetica terra di Yamanashi si costruisse un’ampia cittadella di kosen-rufu in ogni comunità, e che venissero coltivati dei magnifici fiori di cultura umanistica. Pertanto era fondamentale concentrarsi nella formazione di persone capaci, affinché emergessero numerosi compagni di fede dai molteplici talenti.
[…] Qual è dunque il punto chiave nella formazione di persone di valore? Esso consiste nei continui sforzi dei responsabili che mirano alla propria crescita personale. Gli individui raccolgono tutte le proprie forze nel momento in cui vengono ispirati, stimolati dagli altri. Ma per poter stimolare altre persone bisogna prima di tutto continuare a crescere noi stessi, quotidianamente. Per questa ragione è cruciale che i responsabili, con il maestro sempre nel cuore, coltivino il loro spirito di ricerca, si lancino continuamente in nuove sfide e si impegnino a temprare e perfezionare se stessi. Dovranno prendere serie precauzioni per non cadere nell’arroganza. Sarà inoltre importante che, desiderando la crescita e la felicità di tutti i membri, agiscano insieme a loro e si preoccupino di trasmettere i principi fondamentali della fede. Le persone non potranno crescere se lasciate a se stesse. Potranno farlo solo se sostenute affettuosamente, con impegno sincero, come i meravigliosi alberi da frutto che colorano la terra di Yamanashi. La convinzione dei leader che dedicano la loro vita a kosen-rufu dovrà essere ferma e inamovibile come il mae­stoso monte Fuji. […]

[52] La sera del 9 novembre 1978, Shin’ichi prese l’aereo per Osaka. Quell’anno era la sesta volta che si recava nel Kansai a dare guide ai membri. […]
Erano passati ventidue anni dalla campagna di Osaka del 1956, quando insieme ai compagni di fede aveva raggiunto un risultato incredibile in termini di nuove adesioni al Buddismo del Daishonin. Shin’ichi desiderava preparare il terreno per un ulteriore progresso del movimento del Kansai, affinché costituisse eternamente una grandiosa fortezza di kosen-rufu, “sempre vittoriosa”. Appena arrivato a Osaka si incamminò verso il Makiguchi Memorial Hall del Kansai, dove partecipò a una riunione dei massimi responsabili. Lì cominciò la sua lotta, a partire dalle guide ai responsabili centrali.
«Molti sono i requisiti di un responsabile, e oggi parlerò di alcuni punti che desidero confermare con voi. Naturalmente la cosa più importante per un leader di kosen-rufu è basare la propria vita su una forte fede, ma bisogna ugualmente ampliare e approfondire la propria cultura. I titoli di studio, le conoscenze di una persona non diventano automaticamente la sua “cultura”. L’autentica cultura si riconosce quando ciò che si è imparato si manifesta sotto forma di intelligenza, di profonda capacità di giudizio, quando fa brillare la personalità di un individuo. Attraverso la lettura di numerosi libri, lo studio e le riflessioni, una persona di cultura continua quotidianamente a sforzarsi per migliorare se stessa.
«Il secondo requisito necessario per compiere il lungo viaggio di kosen-rufu è la salute. Fondamentalmente, siamo noi stessi e nessun altro a salvaguardare la nostra salute. Bisogna evitare di eccedere nel mangiare o nel bere, e fare attenzione a come e cosa si mangia. Appena ci accorgiamo di aver accumulato stanchezza, dobbiamo trovare il tempo di riposarci, il prima possibile. Inoltre è importante fare un po’ di ginnastica ogni giorno, sottoporsi periodicamente a visite mediche di controllo, insomma fare accuratamente tutto ciò che è necessario per mantenersi in buona salute. Il Buddismo è ragione. È sbagliato pensare che, pur non curandoci della salute, poiché pratichiamo non ci capiterà niente. Un credente determina profondamente di essere in buona salute, si impegna a tale scopo nella recitazione del Daimoku e conduce con saggezza una vita regolata».

[53] Shin’ichi proseguì: «Nel mondo della fede ogni questione va trattata con serietà. Le attività della Gakkai rappresentano ai nostri tempi la più importante pratica buddista attraverso cui affrontiamo e superiamo i nostri limiti, sviluppiamo uno spirito più forte ed espandiamo il nostro stato vitale. Pur preoccupandosi di salvare le apparenze agli occhi degli altri, una persona fondamentalmente superficiale e poco seria non sarà in grado di fare la propria rivoluzione umana, mentre chi è sincero, serio e costante nella pratica potrà sicuramente realizzare una notevole crescita. Se procediamo per inerzia nella fede, il nostro impegno si indebolirà e finiremo per fingere di praticare con dedizione. Qualunque sia la nostra responsabilità, non proveremo più la gioia di praticare e non potremo essere di ispirazione o di stimolo per nessuno. Ventidue anni fa la campagna di Osaka si è potuta coronare con una grande vittoria proprio perché tutti i membri hanno partecipato con profondo impegno e serietà. In questo modo si sprigionò la gioia, fiorirono tanti benefici, emerse una solida convinzione e, tra tante emozioni, un canto di vittoria risuonò in tutta l’organizzazione. Mirando alla costruzione di un nuovo Josho Kansai (“Kansai sempre vittorioso”), chiedo a tutti voi responsabili di non dimenticare questo». Nel tono di voce di Shin’ichi si riconosceva il forte desiderio che il Kansai facesse un nuovo, grande balzo in avanti. […]

[54] […] Al termine della cerimonia di Gongyo (presso il Centro culturale di Sakai, confinante con Osaka, n.d.t.) il suo sguardo si soffermò sul volto mite di un uomo con gli occhiali. Era Hiroshi Asada, che era stato il primo responsabile di capitolo di Sakai. Shin’ichi si rivolse a lui con nostalgia: «Sono veramente felice di vederla dopo tutto questo tempo! Il fatto che i compagni più anziani nella fede, che hanno lottato nella fase pionieristica del nostro movimento, continuino a impegnarsi con gioia nell’attività infonde speranza ai compagni più giovani. La verità del Buddismo e della fede della Soka Gakkai devono essere dimostrate attraverso il comportamento di un essere umano, attraverso la sua vita. Vivere fino in fondo per kosen-rufu, con gioia, anche a settanta, ottanta o novant’anni, senza mai rinunciare alle convinzioni coltivate in gioventù. Vedere un atteggiamento del genere nei compagni più anziani nella fede consente ai più giovani di impegnarsi con serenità, convinti che questa pratica è veramente efficace e che non avranno rimpianti nel dedicarvi la propria esistenza. Al contrario, vi sono membri che nonostante un tempo si siano dedicati con impegno come responsabili, d’un tratto hanno smesso addirittura di partecipare alle riunioni. Immaginate quanto possano sentirsi tristi i loro compagni più giovani! È davvero grande la responsabilità dei membri più anziani nella fede. Per questo bisogna portare fino in fondo la fede, per tutta la vita. Confido in voi».
«Sì, mi impegnerò nel farlo!» rispose Asada. Aveva già compiuto settantasei anni, ma nella sua voce si avvertiva lo spirito combattivo di un giovane.
«Come sono felice – disse Shin’ichi -, sembra davvero un giovane. Questo entusiasmo rappresenta lo spirito della Soka Gakkai, qualsiasi età si raggiunga. Questa è l’eterna giovinezza!».

[55] Shin’ichi proseguì in tono informale: «Grazie ai vostri tenaci sforzi, la Soka Gakkai si è sviluppata enormemente, divenendo una presenza capace di assumersi grandi responsabilità all’interno della società. Di pari passo, è naturale che il nostro movimento si stia trasformando profondamente; questa è la dimostrazione di quanto la Soka Gakkai sia un movimento religioso che vive insieme alle persone e al passo coi tempi. Ad esempio, se la Gakkai della fase pionieristica è paragonabile a un motoscafo, quella attuale si può paragonare a una nave cisterna.
Se una nave cisterna avanzasse con eccessiva velocità all’interno di una baia, solleverebbe onde troppo alte e tutte le piccole imbarcazioni attorno verrebbero sballottate con violenza. Per questo è necessario che essa avanzi con calma, prestando la massima attenzione e preoccupandosi di ciò che la circonda.
Non deve assolutamente accadere che la Soka Gakkai, pur di avanzare rapidamente, trascuri la sua funzione nella società. Desidero che la nostra organizzazione, più di ogni altra, rispetti sempre la convivenza sociale, e che anche voi lo facciate. Questa è la base da cui partire per dare una continuità eterna alla Soka Gakkai. Perciò sarà sempre più importante riuscire a creare una forte unità in famiglia e, consolidando innanzitutto le proprie basi, estendere profondamente le radici della fiducia all’interno della società, che è un insieme di nuclei familiari. Una famiglia armoniosa e vivace, piena di calore, è di per sé la prova concreta della validità del Buddismo. Essa rappresenta un faro che illumina la traversata per la comunità in questo viaggio verso la felicità. […]
L’anno successivo avrebbe segnato l’ultimo rintocco delle “sette campane”, che dava il via a una nuova partenza. Shin’ichi aveva determinato in cuor suo di recarsi nelle zone che non era mai riuscito a visitare prima, e di incontrare più membri possibile per incoraggiarli. Compiere un altro passo avanti e incontrare nuove persone: in questa azione c’è il segreto dell’espansione di kosen-rufu. Quando un singolo compagno di fede si alza con il cuore che arde di senso di missione, questa fiamma, come una piccola scintilla in una vasta distesa, divamperà propagandosi immediatamente nel cuore dei compagni, uno dopo l’altro.

[…]

[58] Per Shin’ichi giunse il momento di tenere il suo discorso alla cerimonia di Gongyo per l’apertura del Centro culturale di Senshu. In quell’occasione egli parlò dell’aspetto fondamentale della fede.
«In definitiva, il punto fondamentale della fede è “basarsi sul Gohonzon”. In che modo possiamo realizzarlo nel quotidiano? Nella vita, non si può sapere ciò che accadrà. Non si procede mai facilmente, senza ostacoli, e ci si scontra inevitabilmente con le vicissitudini e gli alti e bassi dell’esistenza. Vivere è lottare. In un certo senso la vita si può definire come un susseguirsi di sofferenze e difficoltà. Possono capitare malattie, incidenti imprevedibili, problemi economici, sofferenze legate ai propri figli o ad altre relazioni umane. Tuttavia il Buddismo insegna che le illusioni e i desideri sono Illuminazione e che le sofferenze di nascita e morte sono nirvana. Non bisogna mai dimenticare questi principi, qualunque sia l’illusione o la sofferenza che ci troviamo ad affrontare. Nichiren Daishonin ha rivelato il Gohonzon per darci la possibilità di trasformare le illusioni e i desideri in Illuminazione, le sofferenze di nascita e morte in nirvana, e gli otto tipi di sofferenza universali1 nelle quattro virtù di eternità, felicità, vero io e purezza, e di vivere intensamente un’esistenza felice e appagata. Possiamo dunque affermare che il Gohonzon rappresenta il principio cardine della trasformazione delle illusioni e delle sofferenze, e che attraverso il Daimoku facciamo scaturire la forza per realizzare tale trasformazione. Tuttavia, quando ci imbattiamo in situazioni difficili ci disperiamo dicendo che non c’è più niente da fare e la nostra fede tende a vacillare. Accade questo perché ci lasciamo influenzare dalle cause esterne e il nostro pensiero fondamentale, il nostro ichinen, si allontana dal Gohonzon. Quando invece la nostra vita si fonde con il Gohonzon, possiamo sicuramente superare qualunque difficoltà.
La quintessenza della fede è ricercare il Gohonzon e recitare Daimoku con tutte le forze, qualunque cosa accada. La fede basata sul Gohonzon, la fede corretta, si riconosce quando si mantiene tenacemente questo atteggiamento, nei momenti felici come in quelli più dolorosi e tristi. In questo modo non è possibile che il Gohonzon non ci sostenga, e sgorgheranno in noi una grande forza vitale e saggezza per superare ogni difficoltà. Sappiate che basando sempre il vostro profondo ichinen sul Gohonzon e mantenendo questa fede potrete “godere di pace e sicurezza nell’esistenza presente e nascere in circostanze favorevoli nelle successive” (cfr. SDL, 155). Parliamo spesso di “sviluppare le radici della fede”: ciò significa mantenere una fede costante».

(continua)

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